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Lui & Lei

"Le vacanze estive" brano tratto dal mio primo romanzo "Le avventure erotiche del giovane MC"


di ilromantico73
08.05.2017    |    4.793    |    6 9.4
"” “Come no, ci credo, è prerogativa di voi ragazzi raccontare tutto, anche quello che non avete fatto..."
Un estratto de "le avventure erotiche del giovane MC" rinarrato e corretto. Seguitemi anche sul mio profilo Facebook

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ci saranno succose novità, retroscena e curiosità sui personaggi.

Periodicamente rimetterò qualche estratto.
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“Mamma sono io, ascolta… ho deciso, vado a fare l’università a Bologna.”

***

Era l’estate della maturità, con alcuni compagni di classe avevamo deciso di passarla insieme ed eravamo partiti per un camping piuttosto frequentato in quegli anni.
Quasi nessuno di noi aveva idea di cosa avrebbe fatto dopo, anche perché l’università sarebbe iniziata a novembre e avevamo tutto il tempo per decidere. Eravamo intenzionati solo a goderci l’estate, il mare e possibilmente le ragazze.
Il gruppo era costituito da quattro ragazzi e quattro ragazze, non accoppiati ma speravamo che qualcosa di buono potesse venir fuori anche se le probabilità erano decisamente basse, anche perché come sempre accade in queste situazioni puntavamo tutti alla stessa ragazza: Lucia. Era la più bella della classe e forse della scuola, in alternativa anche Marta era molto carina, mentre Sofia l’avremmo corteggiata solo dopo aver bevuto un po’ e Sonia nemmeno dopo finito tutto l’alcool del mondo… e come si sa in queste situazioni si fanno sempre e solo figure di merda.
Ora sarei ingiusto a dire che noi fossimo tutti dei bei maschioni. C’era Marco che era il belloccio del gruppo, quello disinvolto e che spesso aveva successo con le ragazze e sapevamo già che alla fine Lucia avrebbe detto di sì a lui. C’era Luigi che era anche lui un ragazzo carino che avrebbe potuto riscuotere i suoi successi tranquillamente se non fosse stato timido fino al midollo. Ancora si rideva di quando una ragazza di un’altra classe in terza era entrata nello spogliatoio maschile dopo educazione fisica e si era tolta la maglietta davanti a lui chiedendogli:
“Allora, che te ne pare?” E lui imbarazzatissimo rispose:
“Belle. Complimenti.” E scappò via dallo spogliatoio.
Poi c’era Ettore che era davvero brutto, ma era uno dei nostri più cari amici e ce lo portavamo sempre dietro anche se a volte funzionava da vero scaccia-figa. L’ultimo ero io, non bello ma nemmeno brutto, magro, alto, un po’ allampanato ma con la faccia come il culo, per cui spesso mandavano avanti me quando si trattava di provare ad attaccar bottone con un gruppetto di ragazze.
Comunque eravamo arrivati in questo camping, non avevamo un soldo per cui eravamo in quattro nella stessa tenda e già dalla prima sera avevamo capito che quelle due settimane sarebbero state un bagno di sudore e puzza. Le ragazze invece avevano prenotato due piazzole con due tende per cui si divisero e stettero più comode. Inoltre noi lasciavamo tutte le valige dentro la tenda o fuori con diversi disagi ogni qualvolta dovevamo cambiarci mentre loro avevano delle mini tende come guardaroba.
Ma niente di tutto questo ci impensieriva, eravamo lì per divertirci e per trovare ragazze, anche avessimo dovuto dormire in spiaggia nulla ci avrebbe fermati, come è normale per dei diciottenni.
La prima mattina, dopo colazione, ci dirigemmo tutti verso la spiaggia con palla, biglie, racchettoni e qualunque altro oggetto potesse dar noia agli altri bagnanti. Stendemmo tutti gli asciugamani tanto da occupare un ettaro di spiaggia, rigorosamente libera e ci buttammo in acqua a ridere e scherzare.
La situazione iniziò subito a volgere per il peggio. Marco e Lucia iniziarono a scherzare tra di loro e dopo poco si allontanarono in acqua a chiacchierare. Era fatta, eravamo fregati, restava solo Marta e quindi ci lanciammo su di lei come squali attirati dal sangue, e giustamente lei, capita l’antifona, ci rimbalzò tutti. D’altronde nessuna ama essere una seconda scelta, è una cosa che capii presto e di cui cercai di far tesoro negli anni a venire.
Ovviamente ormai anche con Sofia, anche dopo aver bevuto, sarebbe stato difficile provarci, già essere la seconda scelta non piace a nessuna, figuriamoci la terza, per cui pensai che l’unica alternativa fosse cominciare a guardarsi intorno e capire se ci fossero altri gruppi di giovani, ma anche qua non avemmo particolare fortuna.
La nostra situazione economica ci aveva costretti a prendere due settimane di bassa stagione per cui non c’era ancora tutto quell’affollamento di ragazze che sarebbe arrivato in seguito.
Decisi di non scoraggiarmi: ci avrei provato con Sofia anche se era appunto la terza scelta. Solo che dovevo giocarmela bene, non farle capire che stavo ripiegando su di lei per fame ma proprio perché mi piaceva. Così una sera mentre eravamo alla discoteca del camping bevvi un po’ più del solito per rendermi più intraprendente e cominciai a corteggiarla.
“Certo che vestita così sei davvero carina.”
“Cosà c’è Marta, ti ha rimbalzato?” rispose subito lei, seccata.
“Marta? Perché pensi mi piaccia Marta?”
“Perché ormai Lucia fa coppia fissa con Marco e Marta è la vostra seconda scelta, no?”
“Guarda che stai fraintendendo, certo Lucia è bellissima, ma Marco già prima di partire ci aveva detto che ne era cotto e ci aveva chiesto di lasciarlo provare a corteggiarla” mentii spudoratamente, lo avevamo odiato tutti appena ci aveva provato e per vendicarci gli mettemmo il dentifricio nelle mutande mentre dormiva già la prima notte “e Marta è carina, ma oltre a piacere a Luigi non è assolutamente il mio tipo” mentii ancora più spudoratamente.
“E perché non sarebbe il tuo tipo?”
“È troppo magra, quasi senza seno.”
“E quindi vorresti dire che io sono grassa?”
“Cazzo, ma perché voi ragazze dovete sempre fraintendere tutto. Non ho detto questo, ho detto che se una è troppo magra non c’è gusto ad abbracciarla, senti solo le ossa e poi io amo i seni prosperosi, come il tuo.”
In effetti Sofia pur non essendo molto carina e bassina, aveva qualche chiletto in più che ben si posizionava sul seno, rendendolo abbondante e assai gradevole e un culo non molto tonico ma che se sculacciato, avrebbe avuto il suo perché.
La tecnica sembrò funzionare. Sofia si ammorbidì subito nei miei confronti e cominciammo a flirtare, ma dovevo stringere i tempi, non potevo aspettare troppi giorni per concludere, mi sarebbe costato troppo in bevute, per cui già la sera dopo iniziai a farle una corte più serrata. Avevo notato che andava proprio fiera del suo seno, e faceva bene, era di sicuro una quarta e le altre ragazze del gruppo erano decisamente piatte anche se molto più carine, per cui concentrai tutta la mia attenzione su quelle tettone, la ricoprii di complimenti, dissi che chiunque poteva goderne anche solo della vista era un uomo fortunato, che avrei voluto essere un neonato solo per esserne allattato, e altre mille cazzate che si dicono da ubriaco quando si vuol portare a letto una ragazza. Alla fine le mie parole sortirono un effetto positivo quando si girò verso di me e mi disse:
“Vuoi vederle?”
Era fatta! Ma dovevo giocarmela bene.
“Eh, magari, anche solo vederle sarebbe un premio… ma preferisco evitare.”
“Perché?” mi chiese lei con aria stranita.
“Perché mi conosco e so che se vedessi un seno così bello non resisterei dal toccarlo, ma non vorrei mai mancarti di rispetto.”
“Ma che ne sai, magari mi va bene che me lo tocchi…”
“Sì, ma una volta toccate non riuscirei di certo a resistere dal baciarle e morderle e… no dai, davvero sarebbe troppo una sofferenza per me resistere davanti a quelle meraviglie.”
“Vieni cretino, andiamo nella mia tenda.”
Mi portò quindi per mano nella tenda che divideva con Marta ed entrammo. Appena entrati cominciammo subito a baciarci con passione; dopo un paio di minuti che non facevamo che scambiarci le lingue in bocca mi allontanai e le chiesi: “Ma non dovevi farmele vedere?”
Sofia allora si tirò su a sedere, si levò maglietta e reggiseno e liberò quel meraviglioso seno abbondante, morbido e leggermente appesantito. Lo guardai per alcuni secondi con gli occhi lucidi, non so se per l’alcool o per la gioia di poter finalmente concludere qualcosa. Passati i primi secondi, lei mi disse: “Scusa, non avevi detto che una volta viste non avresti saputo resistere?”
“Sì, hai ragione, è che sono ancor più belle di quello che mi aspettassi!”
Sofia si mise a ridere e si sdraiò sul materassino, mi avventai su quelle tette come un assetato alla fontana, iniziai ad accarezzargliele, leccarle e baciarle.
Le leccavo l’ascella depilata per poi scendere fino al capezzolo e una volta lì, lo succhiavo, lo mordicchiavo e lo aspiravo di nuovo in bocca facendolo passare dai denti tenuti stretti in modo da aumentare la pressione e darle quel misto di piacere e dolore. Continuai a scendere con i baci verso il basso, le leccai la pancia e passai la lingua per lunghi minuti sull’ombelico. Poi presi a scendere ancora più in basso, le abbassai la gonna e le mutandine insieme. Mi fermò, la guardai negli occhi dalla mia posizione e le dissi: “Non vuoi più? Mi devo fermare?”
“No, non è questo, è che… non so cosa ti aspetti, ma ecco… io non sono più vergine. Non è che questa cosa ti dà fastidio?”
“Perché mai dovrebbe? Neanche io lo sono.”
“Sì, ma per una ragazza è diverso, tutti i maschi vorrebbero essere i primi a farlo, inoltre si sentono in competizione.”
“Non devi preoccuparti con me, è una cosa tua e se lo hai fatto posso solo sperare che ti sia piaciuto, non ho problemi di competizione.”
“E non vuoi sapere con chi l’ho fatto, neanche se lo conosci?”
“No, non mi interessa” ed era vero anche perché non avevo la minima voglia di raccontarle la mia prima volta “e poi ora sei con me e non con lui” frase a effetto che sicuramente le piacque perché mandò la testa indietro e sollevò il culo per farsi sfilare meglio la gonna e le mutande.
Ripresi a baciarla dall’ombelico, non c’è niente di peggio che avventarsi sopra una fica come un morto di fame che non aspetta altro, il piacere va fatto salire piano piano. Ripresi con calma e delicatezza, leccando il basso ventre e arrivando all’inguine, lei aprì le gambe piegandole per offrirsi in tutto il suo splendore. Era buio, non vedevo benissimo ma l’odore del suo sesso era inconfondibile, dolce e forte al tempo stesso.
Intravedevo le sue grandi labbra coperte da una peluria ben curata, iniziai a torturarla leccando, baciando e mordendo l’inguine, l’interno coscia e la parte esterna di lato alla fica. Sofia non resistette a lungo a quel trattamento e fu lei stessa a spostarsi per permettermi di arrivare con la bocca direttamente sul suo sesso. Iniziai così ad aprirle le grandi e le piccole labbra solo con la lingua, senza aiutarmi con le mani. Una volta completamente aperta, affondai la lingua all’interno di quella carne calda e umida, facendola sussultare.
Sono sempre stato un chiacchierone fin da bambino, non so se sia stato questo a rendere la mia lingua particolarmente lunga e resistente, ma so che era una cosa che le ragazze apprezzavano particolarmente, infatti subito si inarcò esclamando:
“Cazzo, che bello! Sembra quasi di avere dentro il tuo dito!”
Mi staccai un attimo da lei e feci la battuta del secolo.
“Perché pensi che sia così loquace? Perché ho la lingua allenata” e gliela rimisi tutta dentro, godendomi le contrazioni del suo ventre.
La scopai per cinque buoni minuti solo con la lingua, quando mi accorsi che stava iniziando a godere, salii più in alto a succhiarle il clitoride, e nello stesso movimento infilai il dito medio a fondo nella sua fica. Presi a succhiarla e scoparla con il dito sempre più velocemente, tempo pochi secondi e compresi che stava per venire, cercò di spostarmi la testa, feci forza per non indietreggiare e per farle capire che volevo mi venisse in bocca, così mi afferrò per i capelli e tirò a sé con ancora più forza. Esplose in un orgasmo meraviglioso, ne sentii tutto il sapore, ne avevo la bocca piena e ingoiai tutto, continuando a leccarla dolcemente ed estraendo piano il dito fradicio.
Mi sollevai e mi sdraiai accanto a lei. Sofia mi guardava con occhi lucidi, era ancora provata dall’orgasmo e sussurrò: “Perché cazzo abbiamo aspettato le vacanze dell’ultimo anno?”
L’abbracciai e ci baciammo nuovamente. Lei era soddisfatta ma io ancora morivo dalla voglia, avevo il cazzo stretto nei pantaloni e non ce la facevo più, solo che volevo fingere di fare il galante fino alla fine.
“Vuoi che me ne vada?” dissi con il tono più rilassato che potei simulare.
“Sì, certo e così dirai ai tuoi amici che dopo avermi fatto venire non sono stata capace di fare altrettanto!”
“Non scherzare, non racconterei mai a nessuno quello che abbiamo fatto.”
“Come no, ci credo, è prerogativa di voi ragazzi raccontare tutto, anche quello che non avete fatto.”
“Io sono diverso, il sesso è una cosa che resta tra me e la mia compagna, non racconterei mai niente a nessuno” ed era vero, per quanto fossi un cazzaro contaballe che ci provava con tutte, non raccontavo mai agli altri, nemmeno agli amici più cari, cosa avevo fatto. Difatti mi credevano tutti vergine proprio per questo.
“Sei dolcissimo, ma è uguale, non ti faccio andare via senza fare nulla e senza farti godere”. Detto questo iniziò a baciarmi il petto, replicò quasi in tutto quello che le avevo fatto, evidentemente le era piaciuto e voleva ripeterlo.
Arrivata ai miei pantaloni, l’aiutai subito a levarli, ammirò il mio cazzo ritto e fiero, lo prese delicatamente con una mano, lo mosse su e giù con una sega dolcissima. Proseguì baciando tutto intorno: l’inguine, le palle, a lungo, mi torturava come io avevo torturato lei. Dopo pochi minuti non ce la facevo più per cui la implorai.
“Ti prego, non ce la faccio più.”
“Visto? Non sei l’unico capace di far salire il desiderio.”
“Tranquilla non avevo dubbi” le dissi sorridendo, estasiato.
A quel punto cambiò tattica e prese a baciare e leccarmi la punta, tutto intorno alla cappella e all’asta e infine se lo mise tutto in bocca! Riusciva ad arrivare praticamente fino in fondo! Era meraviglioso, quasi sentivo sul glande la sua gola, era un pompino stellare, non sarei resistito ancora molto… quando compresi che stavo per venire, glielo dissi e cercai di allontanarla ma lei senza fare una piega: “Te l’ho detto, non sono da meno di te.”
E se lo rimise tutto in bocca. Altre due pompate e venni tutto quello che potevo venire. Sofia teneva in bocca la punta e con la mano mi masturbava velocemente, con la lingua fermava gli schizzi per non farseli andare dritti in gola.
Ci sapeva fare, non doveva essere la sua prima volta nemmeno in quello. Quando terminai di schizzare, mi guardò, sorrise, poi si girò verso l’apertura della tenda, aprì la cerniera e messa la testa fuori sputò per terra il mio sperma. Dopo di che rientrò e venne a sdraiarsi accanto a me, abbracciandomi e cercando di baciarmi.
Io non apprezzavo molto limonare con una cui ero appena venuto in bocca, ma era pur vero che dopo averle leccato la fica, l’avevo baciata, per cui feci finta di nulla e la baciai. Il sapore non era il massimo anche se era il mio, poi di nuovo feci lo spiritoso.
“Però sei un po’ meno brava di me, io non ho sputato nulla” dissi per punzecchiarla un po’.
“Sì, ma non è la stessa cosa, noi ragazze non veniamo così tanto come voi” disse subito sulla difensiva.
“Ok, se cerchi scuse va bene, ma hai comunque perso.”
“Perso?” disse ferita nell’orgoglio, anche se era evidente che entrambi scherzassimo “guarda che al massimo hai vinto il primo round, il bello deve ancora arrivare” e detto questo tornò subito giù a riprenderselo in bocca.
Dopo nemmeno un minuto ero già pronto per il secondo round, ma questa volta non si scherzava, i preliminari erano finiti ora lo facevamo davvero.
“Cazzo!” disse lei “non ho i preservativi e ora la farmacia del camping è di sicuro chiusa.”
“Non prendi la pillola?”
“No, i miei non sanno che faccio sesso e non approverebbero, per cui lo faccio sempre e soltanto con il preservativo.”
“Non sai che ti perdi, comunque nessun problema, ne ho io” dissi prendendo i miei pantaloni accanto al materassino e tirando fuori da una tasca una bustina.
“Brutto porco, quindi avevi già pianificato di scopare con me questa sera!” esclamò un po’ tra il risentito e il divertito.
“Scherzi? Un ragazzo porta sempre un preservativo in tasca, anche andasse a giocare a calcetto con gli amici.”
Si mise a ridere, prese il profilattico, lo aprì e se lo mise tra le labbra aperte a O, si abbassò sul mio uccello duro, lo avvolse con la bocca e di conseguenza con il preservativo. Cazzo se era esperta!
Si vedeva che anche questo lo aveva fatto spesso. Poi si sdraiò a pancia in su, aprì le gambe e mi tirò con decisione sopra di lei.
“Mi raccomando, fai con delicatezza, non mi piacciono i modi violenti.”
“Stai tranquilla, nemmeno lo sentirai” dissi io scherzando.
“Ora non esageriamo, voglio sentirlo bene!” rise aprendo bene le cosce.
Cominciai a passare la punta del cazzo tra le sue grandi labbra e la trovai subito aperta e bagnata, entrai piano ma inesorabile fino in fondo. Sofia si mordeva il labbro e si godeva quella penetrazione. Una volta infilato tutto, mi avvicinai alla sua bocca la baciai e cominciai a entrare e uscire muovendo solo il bacino, mi alzai sulle braccia e iniziai ad accelerare i colpi cercando di variare il ritmo. Con una mano le strizzavo un seno e il capezzolo, alternando il destro con il sinistro. Lei mi aveva agguantato con le gambe la schiena e mi tirava con forza a sé E meno male che voleva farlo piano… comunque andavo dentro e fuori sempre più velocemente aiutato dalle sue spinte, fino a che sentii contrarre la sua fica in un altro orgasmo e mollò la presa con le gambe, stanca e sudata. Pure io lo ero, ma complice il fatto che avevo bevuto un po’ troppo, che ero già venuto una volta, che avevo il preservativo e che lei era molto bagnata, non riuscivo a venire.
Allora le presi una gamba e la passai davanti a me a raggiungere l’altra, lei capì subito cosa volevo fare e senza farsi pregare, si girò del tutto a pecorina senza mai toglierlo da dentro. Brava la ragazza!
Ora la scopavo da dietro, adoravo la pecorina, mi dava come una sensazione di controllo, di dominio e nel sesso è importante ogni tanto assumere dei ruoli, dei giochi, ora di dominio ora di sottomissione. Mentre la prendevo così con le mani, le massaggiavo quel bel sedere abbondante, gli aprivo e chiudevo le chiappe, ero tentato di darle un sonoro sculaccione ma non ero certo che avrebbe gradito e non volevo certo interrompere quel momento. Desideravo troppo venire ancora, per cui cercando di farla cadere come una di quelle conversazioni che si fanno mentre si fa sesso, iniziai: “Mmmhhh, hai un sedere fantastico!”
“Non trovi che sia troppo grosso?”
“No, trovo che sia troppo perfetto, vorrei mangiartelo, mordertelo, sculacciarlo perché è così bello e provocante che sembra faccia apposta per tentarmi.”
Lei rise e io lo presi come un tacito assenso, per cui le diedi un piccolo colpetto a mano aperta su una chiappa. Non disse nulla ma fece un piccolo mugolio. Lo considerai come un’ulteriore cenno di assenso e la colpii di nuovo ma stavolta un po’ più forte e anche il suo mugolio si fece più forte. Incoraggiato da questo, iniziai a dare alcuni schiaffi su quel culo via via sempre più forti, lei ansimava e mugolava e mi diceva: “Lo sapevo, fai il romantico ma sei un porco come tutti gli altri.”
“No, non come tutti gli altri, di più, ma anche te non scherzi, ti sta piacendo, vedo.”
“Te l’ho detto, non sono da meno di te, se una cosa la fai tu la faccio anche io.”
Detto questo, mi leccai il pollice destro e presi ad accarezzarle il buco del culo. In un primo momento si irrigidì ma piano piano tornò docile e vogliosa. Continuando ad aggiungere saliva e accarezzandola, il buco del culo piano piano iniziò a cedere e in poco le affondai tutto il pollice nell’ano. Impazzì totalmente e iniziò a spingere indietro con sempre più forza. Voleva il cazzo e il pollice più dentro che poteva. Tempo un minuto di questo trattamento e urlò tutto il suo godimento. Lo avranno sentito a tre piazzole di distanza, e crollò in avanti sdraiata sul materassino. Io rimasi in ginocchio con il cazzo ancora duro, non ero riuscito a venire nemmeno questa volta. Ciò che io trovavo snervante e avvilente, lei erroneamente lo prese come segno della mia grande virilità. Mi guardò e disse: “Cazzo, sei incontentabile, mai trovato uno come te” stavo per dirle che era un errore, che non riuscivo a venire ma per una volta che una situazione negativa sembrava positiva, feci finta di niente.
“Sì, lo so, ho sempre voglia, se poi sono con uno splendore come te…” replicai con un tono di finta modestia.
Questo evidentemente la eccitò di nuovo, mi disse di sdraiarmi che mi avrebbe distrutto, salì sopra di me e iniziò a cavalcarmi come se galoppasse. Si alzava e abbassava a ritmo forsennato e io mi beavo di quelle enormi tette che ballonzolavano davanti a me, così provai a darle degli schiaffetti anche sui seni e sui capezzoli, niente di forte, ma abbastanza per farla fremere un po’… ma non era ancora abbastanza.
Lei sempre più bagnata mi dava sempre un minor contatto sul cazzo e nonostante gli affondi insistenti, la sentivo via via di meno, non sapevo come fare. Se continuava così mi si sarebbe ammosciato. Ero preso dal panico e fu lì che lei ebbe uno di quei colpi di genio che cambiano completamente un amplesso, un po’ come il mio pollice nel suo culo. La vidi girare la testa di lato, si allungò un po’ a sinistra e dal sacchetto della biancheria sporca prese delle mutandine molto sexy, me le mise davanti e mi disse: “Queste sono le mutandine di Marta, le ha tenute tutta la sera, ieri.”
“Cosa?” dissi io con la faccia totalmente stupita.
“Hai capito, non fare il finto tonto” e subito me le mise in faccia, sul naso, così mentre scopavo quella furia sentii il forte odore di Marta pervadermi le narici. Fu un’unica scossa elettrica che partì dal naso per arrivare al cervello e proiettarsi direttamente al cazzo. Sborrai in un attimo e lo stesso fu per Sofia.
Si sfilò da me e si sdraiò accanto, io estrassi il preservativo e lo annodai… cazzo che orgasmo, la guardai e lei mi disse: “E meno male che Marta non ti piaceva ed era troppo magra!”
“Ma che c’entra” replicai “non sono mica venuto per l’odore della fica di Marta.”
“Ah, quindi si sentiva bene il suo odore?”
“Dai, hai capito bene cosa volevo dire, è stata tutta la situazione, mi hai sorpreso e sono venuto.”
“Sì, certo, ci credo?”
“No, davvero non mi interessa Marta, sono qui con te” continuai a mentire “se avessi davvero voluto Marta sarei rimasto da lei a prescindere dal risultato che potevo ottenere, invece volevo stare con te.”
“Sei un adorabile bugiardo ma anche un cretino.”
“Perché un cretino?”
“Lascia perdere.”
Lo capii solo diversi giorni dopo cosa intendeva, comunque mi rivestii e uscii dalla tenda. In lontananza vidi che stavano arrivando i ragazzi, feci un giro più largo fingendo di arrivare da un’altra direzione che non fosse la tenda di Marta e Sofia. Li raggiunsi e salutai: “Oh ciao” mi disse Luigi che teneva a braccetto Marta “dove è Sofia?
“Non lo so” finsi “credo sia tornata in tenda, ha detto che non stava tanto bene, io stavo facendo un giro in spiaggia per vedere se c’era qualcuno di nuovo.”
Mi guardarono tutti dubbiosi, Marta mi lanciò un’occhiataccia, lasciò il braccio di Luigi e si diresse a lunghi passi verso la sua tenda. Che mi avesse visto uscire e fosse incazzata perché avevo scopato nella sua tenda? O beh, cazzi suoi.
Con gli altri si ritornò tutti alle tende, mi chiedevano insistentemente se mi fossi fatto Sofia, ma come avevo detto anche a lei, io non raccontavo mai queste cose.
“Macché, certo con quelle bombe me la farei volentieri, deve essere anche una bella porca, ma no, non me la sono fatta, tanto lo sapevamo che con loro quattro saremmo andati in bianco.”
“Parla per te” disse Marco.
“No, aspetta, stai dicendo che ti sei fatto Lucia?” esclamai sgranando gli occhi.
“Non ancora, ma ha detto che mi vuole e non esclude che prima della fine della vacanza qualcosa si faccia.”
“See vabbè, te la sta facendo annusare per farti fare lo schiavetto” replicò Luigi.
“No, no, davvero, anche lei è cotta, me la faccio di sicuro.”
“Certo, come no.”
“Ma tu, Ettore? Non hai intenzione di provarci con Sonia?”
“Stai scherzando? Sonia è brutta.”
“Sì, ma non è che te sei sto fiore.”
“Senti, vaffanculo fattela te Sonia”.
“I brutti con i brutti e i belli con i belli.”
E così parti la solita minirissa nella tenda strapiena. Eravamo così, amici ma ci si prendeva volentieri per il culo, ci si menava un po’ e si rideva.
“A parte gli scherzi, Luigi, tu con Marta hai concluso?” dissi io “vi ho anche visti a braccetto.”
“Macché, è stata tutta la serata a cercare te e Sofia non so che cazzo dovesse dirvi, mi ha preso a braccetto solo quando ti ha visto davanti a noi prima che girassi dietro la siepe.”
“Scusa ma mi avete visto prima che facessi il giro.”
“Sì, io e Marta, pensavo volessi far paura agli altri o uno scherzo a Ettore, invece sei apparso come un cretino a salutare.”
“Che vuol dire uno scherzo a me? Che sono il vostro pagliaccio?”
“Certo.”
E riscoppiò una nuova rissa. Poi ci mettemmo a dormire.
Marta mi aveva visto e sembrava arrabbiata con me.
Era gelosa? Forse le piacevo? Sì, certo esattamente come Lucia voleva far sesso con me non con Marco e come tutte quelle che conoscevo che non vedevano l’ora di saltarmi addosso. Nella mia mente tutte desideravano far sesso con me, ma era giusto una mia fantasia!
La mattina dopo andammo in spiaggia.
Come sempre si rideva e scherzava, tutti tranne Marta che sembrava sempre arrabbiata o nervosa. Forse dormire nella teda che odorava di sperma, sesso e fica non doveva esserle risultato particolarmente gradevole. Sofia mi salutò con un bacio sulla guancia, molto vicino alla bocca, ma nulla più, per il resto si sedette lontana e non mi rivolse molto la parola. Ero stupito, forse avevo fatto qualcosa di male o forse aveva litigato con Marta per la puzza, o semplicemente non voleva far sapere che avevamo fatto qualcosa insieme. Io, anche se ora ero sobrio, non mi sarei tirato indietro se voleva che stessimo insieme, almeno per queste vacanze. Non me ne sarei certo vergognato.
Quando rimanemmo da soli le parlai.
“Scusa, ma sei arrabbiata con me?”
“No” mi rispose in tono un po’ freddo.
“Cazzo, e se eri arrabbiata che mi facevi?”
“No, davvero, non sono arrabbiata, ma non vorrei che tu fraintendessi, non stiamo insieme.”
“Ma queste non sono cose che dicono gli uomini dopo il sesso? Pensavo fossimo stati bene insieme, a me è piaciuto, a te no?”
“Sì, da impazzire, ma è stato solo sesso, non stiamo insieme e non voglio stare con te, e non lo rifaremo.”
“Cazzo, ma perché? Hai un altro?”
“Forse, o forse hai te un’altra…”.
“No, io non ho nessuna, davvero te lo giuro.”
“Magari ce l’hai senza saperlo… lascia perdere, siamo complicate noi ragazze.”
Boh, non ci capivo nulla, ero stato scaricato da una che in realtà nemmeno avevo voluto in partenza e non capivo nemmeno il motivo… vabbè, non mi sarei fatto rovinare le vacanze da questo, alla fine una bella nottata di sesso l’avevo avuta.
Nel pomeriggio, con il sole alto e stando sempre in spiaggia, iniziava a bruciarmi la schiena. Chiesi a Sofia se mi poteva mettere della crema, ma mi sbatté sul muso un rifiuto e si allontanò. Marco e Lucia erano come sempre in acqua a fare i piccioncini, erano rimasti Ettore e Sonia cui non lo avrei mai chiesto, preferivo bruciarmi, per cui mi voltai verso Luigi e gli chiesi.
“Mi metti la crema sulla schiena?”
“Ti sembro frocio per caso?” avevamo sempre questi modi bruschi e offensivi tra di noi anche se in realtà ci volevamo bene e nessuno di noi aveva nulla contro i gay, ma prendersi in giro sulla virilità a diciotto anni era un po’ lo standard per tutti.
“Guarda che non ti ho chiesto di succhiarmelo o di mettermelo nel culo.”
“Eh, ma ti piacerebbe…”
“Vaffanculo, è colpa mia che ancora parlo con te.”
Marta allora si girò e con tono seccato mi disse: “Ascolta, hai intenzione di rompere le palle a tutta la spiaggia con sta crema? Sdraiati che te la metto io.”
“Grazie…” le risposi con un sorriso.
Mi spalmò la crema solare, ma se l’avessi versata sulla sabbia e mi ci fossi rotolato sopra sarebbe stato più gradevole. Strusciava forte e senza un minimo di delicatezza specialmente dove ero arrossato, immaginai lo facesse apposta. Comunque appena finito, mi passò con sgarbo la crema e mi chiese se avessi potuto ricambiare il favore. Cazzo, doveva essere scema, dopo avermi trattato in quel modo mi sarei vendicato, sarebbe stato come scartavetrarla. Le misi la crema sulle spalle e iniziai a spalmarla, già al primo passaggio però tutti i miei propositi di vendetta sparirono. Aveva una pelle liscia, abbronzata e profumata, era impossibile farle del male volontariamente. Cercai quindi di essere il più delicato possibile, l’accarezzai accuratamente guardando quel suo fisico esile ma bello, quei capelli corti neri a caschetto. Era davvero bella, non come Lucia che era molto appariscente, Marta di una bellezza sobria, se vogliamo elegante.
Da lontano, Sofia mi pareva mi guardasse non molto amichevolmente, ma d’altronde era stata lei a mollarmi! Finito di ungere il corpo di Marta, misi via il flacone e lei mi guardo con aria un po’ stupita, forse anche lei si era aspettata una vendetta per come mi aveva trattato ed era rimasta piacevolmente colpita che non l’avessi fatto.
“Grazie, sei molto bravo a spalmare la crema solare, dovrei chiedertelo più spesso.”
“Sarebbe un piacere per me, odio toccare quegl’intrugli, ma per te farò sempre un’eccezione.”
Si girò guardandomi attentamente con i suoi profondi occhi scuri e a me tornò in mente l’odore della sua fica annusata dalle mutandine la sera prima ed ebbi una poderosa erezione, per cui mi dovetti alzare e correre verso il mare per un tuffo rinfrescante.
La sera, come sempre, andammo alla discoteca del camping. Iniziavano ad arrivare le prime comitive di ragazzi della nostra età ma ancora non c’era niente di particolarmente stuzzicante che valesse la pena, per cui stavamo sempre tra noi otto. A un certo punto Marta mi disse: “Guarda che mica puoi dire quelle cose in spiaggia e poi scappartene.”
“Quali cose?” replicai fingendo indifferenza.
“Che mi metteresti la crema tutti i giorni anche se lo detesti.”
“Beh è vero, ne varrebbe la pena.”
“E perché non ti sei vendicato? Io te l’ho spalmata forte per dispetto.”
“Sì, me n’ero accorto, e in un primo momento volevo fartela pagare, ma non ce l’ho fatta…”
“Come mai?”
“Hai una pelle troppo bella, sono rimasto affascinato e non avrei mai potuto farti un torto simile.”
“Stupido” e mi diede un bacio a stampo sulle labbra andando via… e poi ero io quello che faceva qualcosa di sorprendente per poi scappare.
Per quella sera non la rividi e anche i gironi successivi era comunque più sfuggente, non mi guardava più con disprezzo, ma mi evitava. Non sapevo più cosa pensare. Le vacanze si stavano avviando verso la fine, almeno per le ragazze che sarebbero rientrate una settimana prima di noi che invece avevamo deciso di trattenerci. Avevamo risparmiato con la soluzione a una sola tenda, ma non ero ancora riuscito a chiarirmi con Marta.
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