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Lui & Lei

Payback: 02


di Extales
21.10.2012    |    5.735    |    1 9.9
"Enrica trovò la cosa buffa, ridendo mentre continuava ad andare incontro ad Amedei, poi sentì una sensazione di calore intensissima salire improvvisamente..."
Potete trovare la prima parte del racconto su http://www.annunci69.it/racconti-erotici/trio/Payback-01_33515.html


Capitolo 02

Il professor Amedei le porse delle salviette umide con cui Enrica poté finalmente ripulirsi il viso.
Non era mai stata nel suo studio, ma essere vicepreside non doveva comportare grossi vantaggi. La stanza era piccola e piuttosto sacrificata, probabilmente ottenuta da un'aula più grande, divisa successivamente in due locali più piccoli.
Enrica si guardò intorno tamburellando nervosamente sul bracciolo della poltroncina su cui era seduta senza riuscire a controllare l'agitarsi inconsulto della sua gamba.
Il professor Amedei era di fronte a lei, appoggiato alla sua scrivania. Silenzioso e con lo sguardo furente.
Finì di ripulirsi e porse al professore la scatola di salviettine.
«Alzati e buttale nel cestino» soggiunse lui infine.
Lei esegui meccanicamente prima di tornare a sedersi sulla poltroncina.
«Cosa pensavate di fare?» sbotto infine il professor Amedei.
Enrica non rispose, trincerandosi nel suo silenzio.

Marco e Giovanni erano nello studio della Preside. La Lonzi e Amedei avevano deciso di affrontare la situazione separatamente prima discutere del da farsi. Quindi lei si trovava lì da sola, senza avere la minima idea di come uscire da quella situazione.

«Avete preso questa scuola per un bordello? In tutta la mia vita non ho mai assistito a una scena più vergognosa di quella. Cosa ne direbbe tuo padre?»
Enrica non aveva mai visto il professore così arrabbiato in vita sua. Era rosso in viso e le vomitava addosso parole cariche di disprezzo.
«Non ti è bastato perdere due anni? Vuoi perderne un terzo? Hai idea delle conseguenze che un gesto del genere potrebbe portare alla tua reputazione e a quella di questa scuola?»

Enrica ne aveva un'idea ben chiara. Se si fosse saputo per lei sarebbe stata la fine. Con che faccia si sarebbe presentata a scuola il giorno dopo o quegli successivi e con che faccia avrebbe potuto guardare nuovamente i propri genitori e questo solo se non fosse stata anche sospesa, in caso contrario le conseguenze sarebbero state ben peggiori. No, nessuno doveva saperne nulla all'infuori dei diretti interessati.
Doveva pensare a una soluzione e doveva pensarci in fretta.
«Posso fumare?» domandò infine.
«No, non puoi! Oggi osserverai almeno il divieto di fumo in questa scuola!»
Facendo finta di non averlo sentito Enrica prese una delle sue MS e l'accese soffiando il fumo in faccia al professore.
Fu come se avessero sventolato un drappo rosso in faccia a un toro. Il professore percorse i pochi passi che li separavano e le strappo la sigaretta di bocca spegnendola per terra.
Enrica non si lasciò intimidire. Con lentezza ripeté il gesto fissando negli occhi il professore che ora la sovrastava. Prese un'altra boccata di fumo. Finalmente aveva un piano.

«Da quanto tempo ci stava guardando?»
Il professor Amedei stava per toglierle di bocca anche questa sigaretta ma si fermò sorpreso.
«Cosa vuoi dire?»
«C'è un dettaglio a cui sto ripensando da quando mi ha trascinata qui dentro. Quante possibilità ci sono che lei sia arrivato proprio nel momento in cui Marco e Giovanni mi sborravano in faccia?»
Prese una profonda boccata e sbuffo tutto il fumo in faccia al professore che non poté fare a meno di tossire.
«Lei è arrivato molto prima ed è restato in disparte tutto il tempo a guardarci. Non è così?»
«Ma cosa stai dicendo? Sono venuto per cercare te e Marco e vi ho interrotto appena mi sono accorto della situazione.»
«Balle! Non c'era più niente da interrompere quando ci siamo accorti di lei.» Enrica decise di bluffare, non aveva più niente da perdere a quel punto. «Sono sicura che lei fosse lì da quando è arrivato Marco e non ha potuto fare a meno di osservarci.» Fece una pausa. Stava fumando rapidamente, era nervosa ma doveva riuscire a controllarsi.

«Vedo come mi guarda quando siamo in classe, come il suo sguardo si insinua nelle mie scollature o come sia sempre dietro di me mentre mi inchino da qualche parte. Quando mi ha visto con due cazzi in bocca non ha avuto il coraggio di fermarmi, voleva vedere fino a che punto mi sarei spinta. È così vero?»
Il professor Amedei era arrossito di colpo. Enrica non riusciva a capire se di rabbia o di vergogna.
«Modera il linguaggio, non ti permetto di insinuare ch...»
Enrica non diede segno di averlo sentito.
«Avrebbe voluto unirsi a noi vero? Ero così eccitata che non mi sarei fatta pregare, ma lei ha preferito aspettare e trascinarmi qui per farmi la morale, ma solo dopo averci guardato fino alla fine. Ipocrita! Sono sicura che stasera si farà una sega pensando a me.» concluse con disgusto.
Per un attimo ebbe la sensazione che Amedei stesse per schiaffeggiarla, invece si chino su di lei, completamente rosso in viso.
«Sei a tanto così dal farti sospendere! Non permetterti mai più di rivolgerti a me in questo modo o ti giuro che l'anno prossimo sarai ancora qui.»
«Ma sì, faccia quello che le pare basta che poi mi lasci in pace, sono stanca, ho avuto una mattinata faticosa io.» fece un mezzo sorriso prima di tirare l'ultima boccata e gettare la sigaretta per terra.
«Forse non ti rendi conto di quello che stai dicendo, guarda che sono serissimo.»
«Mi rendo conto invece. Le sto dicendo di prendere una decisione.» Continuò Enrica fissando Amedei negli occhi. «Decida se sospendermi o se ficcarmelo in bocca anche lei seduta stante!» Chiuse gli occhi e appoggio la testa alla spalliera della poltrona.

«Ah, Cristo!» disse il professore e il rumore di una zip che veniva abbassata le fece capire che non sarebbe stata sospesa quel giorno. Amedei tirò fuori un cazzo durissimo spingendola ad ingoiarlo ed Enrica, come gli aveva preannunciato, non si fece pregare iniziando a succhiarglielo selvaggiamente.
Il terzo cazzo della giornata e non era nemmeno mezzogiorno pensò.
«Era questo che volevi vero?» Disse sputandogli sul cazzo e masturbandolo con foga «Volevi mettermelo in bocca, farmi succhiare come una troia vero bastardo?»
«Sì, ma non mancarmi di rispetto troia, ricordati che devi darmi del lei.»
«Devo darle del lei» gemette. «Mi scopi in bocca allo.. uhg!»
Amedei la interruppe prendendola per i capelli e andandole incontro con movimenti del bacino. La stava scopando in bocca come lei gli aveva chiesto e come aveva visto fare ai suoi studenti poco prima.

Aveva mandato il signor Bruno a cercare Marco nel bagno dei ragazzi quando non l'aveva visto tornare in classe, poi sentendo degli strani rumori in quello delle ragazze si era incuriosito ed era entrato ritrovandosi davanti quella scena incredibile.
Era rimasto in disparte domandandosi come reagire a un fatto del genere ma il suo corpo non era stato preso dalla stessa indecisione sorprendendolo con un'erezione di quelle che non gli capitavano da anni. Avrebbe voluto che scopassero la sua alunna in quel cesso, ma non era stato così fortunato. Quando Marco le venne in bocca capì che era finita e che ci si aspettava da lui una reazione da adulto. E ora invece aveva il naso di Enrica Tortona immerso tra i peli del suo pube per quanto le stava spingendo il cazzo in gola.

Le dettava il ritmo tenendole la testa con entrambe le mani. Infilandogliene in bocca più di quanto lei potesse prenderne. Quando si spingeva troppo in là, Enrica conteneva un colpo di tosse ma non si lamentava, anzi, lo incitava con lo sguardo fisso nel suo, quello stesso sguardo che lo stava facendo impazzire.
Non importava quanto in fondo infilasse il suo cazzo, quegli occhi azzurri non si toglievano dai suoi, fissandolo vogliosa e carica di desiderio. Lei sopportava tutta la sua passione e Amedei non era affatto in vena di galanterie.
Senza smettere di succhiare Enrica si sollevò la maglietta e abbasso il reggiseno mettendo in mostra un seno non troppo grande ma veramente sodo.
Amedei non aspettò un secondo massaggiandolo mentre continuava a dettarle il ritmo di quel pompino indemoniato.

«Leccami anche i coglioni» ordinò imperioso.
La lingua di Enrica eseguì l'ordine come la migliore soldatessa continuando a masturbare quel cazzo che le aveva esplorato bocca e gola come un vandalo, andando addirittura oltre, concentrandosi tra l'ano e le palle per poi risalire e imboccarlo di nuovo completamente, provocando Amedei con un occhiolino.
«Ma quanto sei troia?» commentò lui premendole nuovamente la testa contro di se fino a farla tossire.

Enrica non ne poteva più. Si staccò improvvisamente, spingendolo via con le mani.
«Basta! Mi fotta adesso!»
Il professore non la fece attendere. La spinse in avanti facendola piegare a pecorina sulla scrivania, slacciandole i Jeans e abbassandoglieli alle caviglie
«Prendi la pillola?» disse scostandole il perizoma e infilandole due dita nella figa, trovandola completamente fradicia.
«Sì...» fu la sua unica risposta e alle dita di Amedei seguì immediatamente il suo cazzo.
Iniziò a fotterla lentamente ma profondamente, la penetrava fino in fondo per poi uscire quasi del tutto. A ogni spinta seguiva un rantolo di Enrica. Godevano entrambi di un piacere che si erano negati per troppo tempo.
Lei era fuori di se. Stava venendo scopata in presidenza da un uomo che poteva avere l'età di suo padre e che la trattava come se fosse solo un buco da riempire. La teneva per il fianco con una mano premendole la testa al piano con l'altra e impedendole di muoversi. A renderla completamente impotente contribuivano i suoi jeans che non le consentivano di allargare nemmeno le gambe. L'unica cosa che poteva fare era reggersi alla scrivania e prendere tutto quello che il professore stava dandole.

Amedei aumentò il ritmo. Non avevano molto tempo e aveva un disperato bisogno di venire. Iniziò a muoversi velocemente, scopandola con movimenti sempre più decisi e profondi.
Enrica godeva del trattamento, ma forse un po' troppo. Urlava ad ogni spinta cercando di andare incontro al cazzo di Amedei come meglio poteva.
«Zitta! Devi stare zitta troia! Vuoi che ci sentano in tutta la scuola?» Le tappo la bocca con la mano ed entrò completamente dentro di lei. Con un piede le libero la gamba destra dall'ingombro dei jeans permettendole finalmente di allargare le gambe.
La sollevo contro di se massaggiandole il seno con forza, strappandole mugolii e gemiti di piacere mentre la scopava in piedi.
Quella ragazza tirava fuori il peggio di lui, la stava scopando come non aveva mai osato fare nemmeno con la sua ex-moglie
Enrica soffocò nuovamente un urlo mordendo con forza la mano che la zittiva.
Anche Amedei urlo, ma di dolore stavolta, la sbatté di nuovo contro il piano della scrivania
«Ti piace mordere eh?» le sussurrò all'orecchio. «E allora mordi questo!» Strappò qualche foglio da un block notes, lo appallottolò e lo forzò nella bocca di Enrica, come una museruola improvvisata.

Enrica trovò la cosa buffa, ridendo mentre continuava ad andare incontro ad Amedei, poi sentì una sensazione di calore intensissima salire improvvisamente lungo la spina dorsale. Quel gesto era così assurdo e gratuito che la stava portando all'orgasmo. Contrasse la figa stritolando ritmicamente l'uccello che l'aveva scopata fino a quel momento.

Fu troppo anche per il professore che stimolato dalla ragazza le pianto il cazzo dentro fino alla radice e la riempi di sborra con un grugnito.

Restarono ansimanti l'uno dentro l'altra per qualche minuto, incapaci di rendersi conto di ciò che era appena successo.

Enrica si stacco da lui e priva di forze, si lasciò cadere per terra mentre piccole gocce di sperma uscivano da lei bagnando il pavimento. Sputo i pezzi di carta che le tappavano la bocca e sollevò lo sguardo facendo un sorriso storto al suo professore.

Amedei le accarezzò i capelli in un gesto quasi paterno, poi la ricondusse lentamente verso il suo cazzo.
«Puliscilo dai.»
Questo non avrebbe mai osato chiederlo alla sua ex-moglie, pensò con un sorriso mentre la ragazza leccava via ogni goccia del piacere di entrambi senza distogliere lo sguardo dal suo.

Continua...


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