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Lui & Lei

Payback: 05


di Extales
24.02.2013    |    4.258    |    0 9.6
"Si appoggiò al muro inarcando la schiena, esponendo il suo uccello ancora di più alle attenzioni della ragazza..."
Capitolo 5

I rapporti con Enrica erano diventati quasi cordiali ma Giovanni era nervoso.
Nessun accenno a quello che era successo tra loro, lei manteneva le distanze e questo era già un miglioramento rispetto alla condizione precedente. Avevano addirittura iniziato a salutarsi incontrandosi per strada, ma ricevere un invito per la festa di compleanno di Tortona era qualcosa che l'aveva profondamente scosso.
Difficilmente veniva invitato a una festa e questa era la prima volta che si ritrovava un invito del genere tra le mani. Sabato sera. Nella villa della ragazza.

Marco impiegò una settimana intera per convincerlo. Giovanni avrebbe voluto stare a casa. Non era un animale da festa, non gli piaceva stare in mezzo alla gente e nonostante tutto c'era la possibilità, anche se improbabile, che fosse una trappola, che Tortona volesse vendicarsi per quello che era successo nei bagni. Invece alla fine aveva ceduto e ora si trovava davanti al citofono in attesa che qualcuno gli aprisse il cancello.
Il signor Tortona era un uomo molto ricco. Aveva fatto fortuna con la sua agenzia immobiliare e ora ostentava ricchezza con la volgarità di chi si è arricchito in troppo poco tempo. La sua villa, completamente rivestita in pietra, si sviluppava in quattro piani ed era enorme. I due ragazzi si guardarono intorno con una certa soggezione quando Enrica venne ad aprire sorridendo con calore.

«Ce l'avete fatta allora» disse Enrica facendoli entrare in casa. Erano arrivati verso mezzanotte e la festa era già iniziata da almeno un ora.
Enrica si trattenne con loro un paio di minuti. Le fecero gli auguri dandole due baci imbarazzati sulle guance dopo di ché lei si congedo andando ad accogliere la sua migliore amica, Claudia.
Il deejay mixava musiche da discoteca come se stesse sparando con una mitragliatrice ma il risultato poteva essere peggiore.
I due ragazzi presero una birra per iniziare la serata, poi Marco andò a salutare qualche altro compagno di classe.
Giovanni restò da solo, in un angolino nascosto del salone principale. Intorno a lui c'erano decine di ragazzi ma nessuno sembrava prestargli attenzione, erano tutti troppo concentrati su Enrica.

Giovanni si allontanò, girando un po' per la casa. Nelle altre stanze c'erano ragazzi intenti a chiacchierare, gridare, pomiciare, e bere. In una di queste prese un'altra birra. Qualche ragazzo lo invitò a unirsi a loro. Lui declinò educatamente e riprese il suo giro di esplorazione in compagnia di quella bionda.
Mentre attraversava un lungo corridoio saltò improvvisamente la luce. Si senti un vociare in tutta la casa mentre dei ragazzi urlavano e battevano i piedi. Giovanni si ritrovò a ridere quando qualcosa di morbido andò a sbattere contro di lui facendogli quasi cadere la birra di mano.
«Scusa, non ti ho proprio visto» Senti sghignazzare una vocetta femminile un po' stridula.
«Non preoccuparti, come avresti potuto»
«Giovanni?»
«Sì.» rispose lui un po' imbarazzato. Aveva capito cos'era la morbidezza che l'aveva appena colpito. Claudia era una ragazza abbondante nelle forme e il suo seno era tra i più inseguiti dagli sguardi dei ragazzi della loro classe e non solo.

«Questa proprio non ci voleva, Enrica sarà incazzata a come una iena.» rise allegra «Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli e poi ecco l'imprevisto che rovina tutto, poverina.»
«Già, che sfiga...»
Giovanni era troppo intimidito per poter pensare a una risposta più complessa. Dalla bocca gli uscivano solo monosillabi e mezze parole. Claudia era una bella ragazza ed era una delle poche che negli anni passati l'aveva sempre trattato con gentilezza, ma nonostante questo Giovanni si sentiva comunque a disagio.

Complice quell'oscurità inaspettata e la grandezza della villa furono costretti a trovare a tentoni un divano e fermarsi li a parlare scambiandosi sorsi della birra di Giovanni, quando la finirono ne spuntò una seconda e poi una terza offerta da ragazzi che a tentani si avventuravano per quelle stanze buie condotti dalla luce di qualche candela o del proprio telefono.
Fu soprattutto Claudia a condurre il discorso. Parlava di tutto e di niente. Piccoli pettegolezzi, qualche aneddoto divertente e il fatto che era finita in quel corridoio cercando di sfuggire a un ragazzo molto insistente e poco interessante.
«E tu che stai facendo qua tutto solo?»
«Andavo un po' in giro senza meta, niente di che.» fu tutto quello che Giovanni riuscì a dire
«Io stavo cercando di andare in bagno e inizio davvero a non resistere più» ridacchiò allegra.«Purtroppo con tutto questo buio non saprei dove andare.»
Giovanni prese il telefono e la luce del flash led illuminò il corridoio in cui si trovavano.
«Oh, grazie per esserti offerto di accompagnarmi, dovrebbe essere di qua, aspettami un attimo.»?
«Vuoi che ti accompagni?» Esclamò sorpreso.
«Non lo sai che le ragazze non vanno mai in bagno da sole?»

Lungo i corridoi e le rampe di scale non incontrarono nessuno, il chiacchiericcio dei ragazzi si faceva sempre più lontano e indistinto.
Claudia entrò in bagno e chiuse la porta dietro di se. La pareti erano così sottili che Giovanni poteva sentire tutto. La tavoletta che veniva alzata, la zip della gonna che si abbassava, lei che si sedeva e soprattutto il suono della pipì che scendeva.
Il rumore dello sciacquone e dell'acqua che scorre fece capire a Giovanni che lei aveva finito.
Uscì dal bagno e gli sorrise.
«Ah, molto meglio adesso!»
Giovanni le sorrise e sorseggio la birra che aveva in mano continuando ad illuminare la stanza col telefono.
«Tu non devi farla?»
«In effetti sì, reggeresti questo?» Giovanni fece per porgerle il telefono. Claudia invece di prenderlo porto la mano alla zip dei pantaloni di lui e la fece scendere lentamente.
«Volentieri.» sussurrò lei.
Giovanni era sbalordito dall'intraprendenza della ragazza e incapace di agire ma il suo cazzo prese rapidamente consistenza. Claudia lo spinse in bagno e chiuse a chiave la porta senza lasciare i suoi pantaloni. La sua mano si infilò all'interno di essi, cercando l'oggetto dei suoi desideri.
«Oddio!» Esclamò con sorpresa quando riuscì a tirarlo fuori. «È tutto vero.»
Claudia aveva una mano sul cazzo di Giovanni e l'altra sulla propria bocca, come se nemmeno lei potesse credere a quello che stava facendo, gli occhi sgranati per lo stupore. Lo condusse alla tazza del water e sollevò la tavoletta.
«Dai, piscia.» ordinò senza mezzi termini masturbandolo dolcemente.
Giovanni provò a concentrarsi ma senza successo. Lo stimolo c'era ma la situazione, l'imbarazzo e quella manina lo stavano facendo morire.
«Non riesco, Cla» ansimò lui.
«Ti vergogni a farti vedere da me?» Lo stuzzicò maliosa.
«No, non è quello. È che...»
«...non riesci perché è troppo duro vero?»
Giovanni annuì.
«Poverino. Vediamo cosa possiamo fare a riguardo allora» e subito portò anche l'altra mano su quell'uccello così duro, massaggiando dolcemente sia l'asta che le palle. «Punta la torcia su questo cazzone, voglio vederlo bene.» Ordinò ancora.
Giovanni non poté far altro che obbedire.
«Enrica mi ha raccontato tutto, sai?»
Claudia accarezzò lentamente lo scroto di Giovanni, smettendo solo quanto bastava per lasciar colare un po' di saliva, lubrificandolo sulla punta.
«E da allora non ho voluto altro che verificare di persona la sua storia.»

Giovanni gemeva sommessamente di piacere. Avrebbe voluto fare qualcosa anche lui ma era diventato incapace di prendere qualsiasi iniziativa. Era completamente diverso da quanto era successo con Enrica. Non era arrabbiato con Claudia, anzi, le era riconoscente per cinque anni di rispetto a cui si aggiungeva il piacere che le stava dando in quel momento. Si appoggiò al muro inarcando la schiena, esponendo il suo uccello ancora di più alle attenzioni della ragazza.
«Ti piace vero?» Chiese Claudia, aumentando il ritmo di quella sega.
«S-sì»
«E queste? Ti piacciono anche queste?» Claudia abbassò la vistosa scollatura della maglietta che portava quella sera. I suoi seni balzarono fuori sfidando la gravità. «Illuminale con la torcia, voglio fartele vedere bene.»
Le tette di Claudia erano grandi, tonde e sode. Se non potevano battere quelle della Lonzi in quanto a dimensioni sicuramente vincevano per quando riguardava la consistenza, erano gonfie e piene come solo a diciotto anni possono essere.
Timidamente Giovanni si risolse ad accarezzarle il seno. Posò la bottiglia di birra sul davanzale della finestra dietro di se e lo accarezzo dolcemente, stringendo i capezzoli tra le dita.
Claudia sospirò, Giovanni l'attirò a se e continuò con la bocca ciò che aveva iniziato con le dita.
Lei era sempre stata sensibile a quel tipo di attenzioni e quella sera non faceva eccezione. Sì lasciò sfuggire dei piccoli gridolini, attirandolo di più a se.
«Non essere così delicato. Baciale, mordile, stringile!»
Ma Giovanni voleva essere delicato, aveva sempre avuto una piccola cotta per lei, di quelle che soffochi perché sai che lei non ti ricambierà mai.
Lei gli prese la mano e lo forzo a stringerla sul suo seno.
«Così dai!»

C'è qualcosa di sbagliato, pensò Claudia. Aveva fantasticato su quel momento per giorni e non stava andando assolutamente come aveva sperato. Tenere in mano quel cazzo bastava a farla bagnare copiosamente, ma lui era troppo delicato, troppo prudente. Nelle ultime sere si era toccata intensamente pensando al racconto della sua amica, immaginando di essere al posto suo, in balia della voglia di quel ragazzo che invece la stava trattando con una dolcezza che non tollerava. Doveva fare qualcosa, doveva smuoverlo in qualche modo.

Sì sottrasse alle sue attenzioni inginocchiandosi ai suoi piedi, desiderando che fosse lui a prenderla per i capelli forzandola ad abbassarsi. Da vicino il cazzo di Giovanni la impressionò ancora di più. Aprì la bocca e l'avvicinò alla cappella facendogli sentire il proprio respiro su di essa prima di iniziare un lento pompino.

Giovanni prontamente portò una mano sulla sua testa avvolgendo le dita tra i capelli di lei.
Ci siamo, pensò Claudia con un fremito di eccitazione ma quando le accarezzo dolcemente i capelli perse tutte le speranze.
Cosa stava sbagliando? Cosa c'era di diverso in lei? Forse non osava perché avevano poca confidenza? In cinque anni avevano scambiato due parole poche volte e in quelle occasioni lei si era sempre dimostrata gentile e... Ecco! Era sempre stata gentile. Enrica invece gli aveva reso la vita un inferno per tre lunghi anni fin quando la fatidica goccia aveva fatto traboccare il vaso.

La luce tornò improvvisamente com'era andata via, accolta dalle urla dei ragazzi e dalla musica che riprendeva ad animare la festa. Il bagno, finalmente illuminato, si rivelò essere proprio come la villa. Grande e lussuoso fino al cattivo gusto.
Questa novità interruppe i pensieri di Claudia e per la prima volta i due ragazzi poterono guardarsi negli occhi.
Giovanni rimase stupito dalla bellezza della ragazza. Riusciva a non essere volgare nonostante gli stesse succhiando l'uccello. Le accarezzò delicatamente la testa accompagnandola nel movimento.
Quei capelli e quegli occhi castani gli stavano facendo più effetto di quanto avesse immaginato.
Era così bella che decise di osare.
Giovanni le sollevò il mento con due dita e si chinò verso di lei avvicinando le labbra alle sue, chiuse gli occhi. Stava per baciarla, un bacio che aspettava di darle dal giorno in cui l'aveva conosciuta.

Per Claudia il tempo rallentò di colpo. Vide quel viso tondo e arrossato avvicinarsi al suo, gli occhi di Giovanni chiudersi nel trasporto dell'emozione. Il poverino doveva avere una cotta per lei.
In una frazione di secondo capì cosa doveva fare.

«Cazzo, ma allora sei proprio un coglione! Si può sapere cosa stai facendo?» Sbottò di colpo, allontanando disgustata la bocca dalla sua.
«Cosa ti sei messo in testa?! » urlò schiaffeggiandolo sull'uccello, facendole gemere di dolore. Ora che era tornata la corrente non si preoccupava di tenere bassa la voce. La musica al piano terra era così assordante che si sentiva distintamente al loro piano.
«I-io, pe-pensavo...» Giovanni era così sorpreso che iniziò a balbettare cercando inutilmente una giustificazione. Il suo faccione era diventato ancora più rosso.
«T-tu P-pensavi cosa?» Lo derise lei. «Ti sto succhiando il cazzo quindi voglio anche baciarti? Cosa pensavi? Che mi sarei accorta di quanto sei speciale e questo squallido pompino si sarebbe trasformato in una relazione romantica?»

Giovanni la fissava attonito.
«Chiariamoci Palla di Lardo» continuò lei, «gli unici motivi per cui sono qua sono questo cazzo e il racconto di Enrica. Se tu ti illudi che io possa avere anche il minimo interesse per te sei fuori strada!»
Claudia vomitava parole a ripetizione, ogni cattiveria, ogni insulto che le venisse in mente veniva pronunciato senza che fosse necessariamente coerente col discorso.
«Io, io per un attimo avevo creduto che in questi anni tu... »
Giovanni era arrivato al punto di non ritorno. O si metteva a piangere o stava per darle quello che voleva.
«Stai confondendo la pietà con l'affetto. Sei una nullità! Solo perché non ti ho umiliato come faceva Enrica non significa che non abbia riso con lei mentre ci chiedevamo se la notte non piangessi fino ad addormenr-uuugh!»

Giovanni non stava per mettersi a piangere.
L'aveva afferrata con entrambe le mani e zittita spingendole il cazzo così in fondo alla bocca da farla tossire. Rimase fermo dentro di lei, respirando affannosamente per la rabbia e la scarica di piacere e soddisfazione che gli aveva dato farla smettere di parlare. Claudia cercò di divincolarsi. Lui la tenne così, stringendola tra se e la tazza del water. Contò i secondi. Dieci, quindici. Poi la liberò osservandola cercare disperatamente di prendere fiato.
La guardò. Nei suoi occhi lesse solo sconcerto e eccitazione. L'aveva provocato di proposito.

La prese esattamente come prima, infilandole il cazzo fino a che dei colpi di tosse non l'avvertirono che oltre non poteva andare e riprese a contare i secondi. Dieci, quindici, venti. La liberò ancora facendole prendere un breve respirò poi iniziò a scoparle oscenamente la bocca.
«È questo che volevi?! È questo che volevi?!» Ripeté ossessivamente questa frase, penetrandole la bocca come fosse una figa.

Claudia avrebbe voluto urlare. Sentiva la sua eccitazione farla bagnare a dismisura. Si aggrappò alle chiappe flaccide di Giovanni e cerco di contenere tutta la sua foga senza soffocare. Era completamente in sua balia mentre quel cazzo le allargava la bocca a dismisura sfregando sulle sue labbra fino a farle bruciare.

Giovanni la teneva prigioniera di quella morsa come un carceriere crudele. Si fermava solo quanto bastava per un rapido respiro e poi ricominciava.
In una di quelle “ore d'aria” la schiaffeggiò sul viso con l'uccello. Quel gesto era diventato ormai un'abitudine.
«È questo che volevi!?» Chiese ancora.
«Sì! Dammelo cos-ugh!»
Giovanni le aveva fatto quella domanda proprio per poterla interrompere. Lo eccitava enormemente zittirla così.

Sì scostò dalla bocca di Claudia nel disappunto di lei. La prese per entrambe le braccia e la mise a sedere sul bordo del water.
A suo confronto la ragazza era una piuma e fu uno sforzo da nulla sollevarla da terra.
Con sua sorpresa vide che portava delle calze autoreggenti. Giovanni dovette solo scostarle il tanga per puntarle il cazzo contro la figa. Fece per entrare ma poi si sollevò di poco andando a stimolarle intensamente il clitoride. Ma quella era solo una fermata intermedia, il capolinea era più su.
Le strinse le tette tra le mani e prese a servirsi una spagnola guardandola negli occhi.
Claudia sostituì le sue mani a quelle di Giovanni.
«Fammi sentire quanto è duro tra le mie tette! Non ce la fai più Palla di Lardo? Vuoi già innaffiarmele di sborra?!» Lo provocò infine.

Giovanni la costrinse ancora a prenderlo in bocca fermandosi poi dentro di essa. Contò nuovamente. Dieci, quindici, venti, venticinque, ascoltando quei colpi di tosse soffocati con sadica soddisfazione. Le tirò i capelli facendole reclinare la testa all'indietro e la baciò. Non fu un bacio dolce come avrebbe potuto essere quello di prima. Fu un bacio arrabbiato e carico di rancore al termine del quale Claudia si avventò nuovamente sul suo cazzo. Lo leccò partendo dalla base alla punta per poi fargli riprendere il posto che gli spettava tra le sue tette, riprendendo la spagnola da dove era stata costretta a interromperla.

Giovanni la prese per un braccio e la trascinò davanti allo specchio costringendola a dargli le spalle e facendola appoggiare al lavandino.
La montò così, senza preavviso. Da dietro, con forza, spingendole il cazzo fino in fondo.
«Oh sì!» gemette Claudia allargando le gambe.
Finalmente poteva vedere il proprio riflesso. Era uno spettacolo. Il mascara le era colato lungo le guance insieme alle lacrime, gli occhi erano arrossati e le labbra in fiamme.
Vedersi in quelle condizioni la eccitò a dismisura. Il suo seno esposto penzolava fuori dalla maglietta scollata e ondeggiava avanti e indietro, seguendo la cadenza dei colpi che stava ricevendo. La stava scopando così forte che spesso scivolava rischiando di perdere l'equilibrio costringendola a reggersi come poteva, facendo cadere gli asciugamani, aprendo il rubinetto dell'acqua o rovesciando per terra il contenitore del sapone.
Prese il ritmo di Giovanni e gli andò incontro, rendendo la penetrazione ancora più profonda. Quando lui la prese per i capelli tirandoli all'indietro così forte da farle inarcare la schiena, fu sul punto di venire.

Ora si trovava al di là delle sue fantasie. Enrica non era stata scopata, lei invece stava venendo letteralmente sventrata da quel ragazzo grassoccio e dal suo cazzo fuori dal normale.
Non prestava più attenzione a nulla, ne alla musica della festa, ne alle urla dei ragazzi ne al lavandino che si era riempito fino a traboccare sotto di lei.

Quando si accorse che Giovanni la stava spingendo verso il basso fu troppo tardi per reagire.
Cercò di divincolarsi ma quel ragazzo era il doppio di lei.
«No! No! No Giovanni! Ti prego! No!» Claudia aveva capito cosa stava per succedere ma era troppo tardi. Giovanni le infilò la testa sott'acqua e contò fino a venti.

La sorpresa, l'eccitazione e la mancanza di ossigeno portarono Claudia a un orgasmo intensissimo.
Riemerse accompagnata dal suono delle proprie urla. Gridava a squarciagola tutto il suo godimento mentre Giovanni le chiedeva ancora se era questo che voleva, aumentando vertiginosamente le sue spinte dentro di lei.

Il ragazzo sentì l'orgasmo montare. Costrinse Claudia a immergersi ancora una volta poi si scostò da lei trascinandola in ginocchio sul freddo pavimento.
Claudia afferrò il cazzo iniziando una sega feroce. Prese la cappella in bocca masturbandolo con foga. Quando sentì che era al culmine lo puntò sulle tette.
«Dai dammela, dammela Giovanni!»
Con un rantolo sofferto Giovanni l'accontentò. Piccole gocce di sborra cominciarono a cadere sulle tette di Claudia fin quando un fiotto molto abbondante non le investi entrambe.
La ragazza accolse la cappella in bocca per l'ultima volta le diede due pompate prima di lasciarsi cadere a terra scoppiando a ridere a più non posso.

«Che scopata, cazzo che scopata!» Fu tutto quello che riuscì a dire.

Rimasero in silenzio a lungo, fradici e sfiniti, ascoltando il respiro affannato l'uno dell'altra. La musica era ancora molto alta, la festa era ancora nel vivo.

Quando Claudia ebbe ripreso le forze si pulì come meglio poté, cercando inutilmente di darsi un'aria presentabile.
«Aspettami qui, vado a cercare un fon» si risolse quando capì che era tutto inutile.

Continua...

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