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Lui & Lei

TURBAMENTI DI UNA MATTINA QUASI QUALUNQUE


di Membro VIP di Annunci69.it oltreconfine
10.04.2014    |    6.207    |    5 9.5
"Assorto in questi pensieri, mentre cercavo di mettere un pò più a fuoco le immagini sensoriali del sogno, sento Valeria alla mie spalle esclamare:..."
Quella mattina, come tante altre, arrivai in ufficio come mio solito di buon'ora. Ho sempre apprezzato la quiete dell'ufficio prima che si metta in moto il suo frenetico trambusto, tra telefoni che squillano e "urgenti" scartoffie da compilare. Un modo come un altro per sorseggiare tranquillamente un caffè erogato per pochi cent. dall'immancabile macchinetta e affacciarmi in finestra ad osservare colleghe e colleghi che arrivano alla spicciolata.Ma l'osservazione più attenta è sempre stata nell'ansia,nell'attesa di vedere arrivare la mia capo ufficio della quale io sono il vice. Con lei ci conosciamo ormai da anni e sebbene il nostro rapporto sia improntato a stima,amicizia e confidenziale simpatia reciproca, quel piccolo passo per andare oltre non ho mai avuto il coraggio di muoverlo. Ma quella mattina sentivo che non era come tutte le altre e nel chiedermi il perchè, mi sovvenne il sogno della notte appena trascorsa.Come in tutti i sogni,almeno in quelli che faccio io, non c'è mai una vera e propria trama(da qui, forse, la difficoltà a ricordarli) ma piuttosto delle quasi inafferabili sensazioni,gradevoli o spiacevoli a seconda dei casi, vestite però con gli abiti delle persone a noi più vicine; e la notte scorsa, adesso non avevo più dubbi, gli abiti erano proprio quelli di Valeria, la mia capo ufficio. Eh si, riflettevo tra me: "questa notte era proprio lei e devo a lei questo strano,irrequieto venticello nello stomaco del mattino".Assorto in questi pensieri, mentre cercavo di mettere un pò più a fuoco le immagini sensoriali del sogno, sento Valeria alla mie spalle esclamare: "buongiorno Ale; ma come siamo pensierosi stamane!". Ero talmente distratto nel trastullarmi in quei miei pensieri, che il saluto di Valeria mi colse di sorpresa e quasi lo sentii come un suo entrarmi nel pensiero e per un attimo temetti addirittura che avesse potuto percepirne il contenuto. Girandomi per rispondere al suo saluto, devo aver assunto un'espressione talmente insolita, tipo ebete che cerca di dissimulare il proprio deficit mentale, che Valeria aggiunse: "ma Ale...sicuro di stare bene? Mi riconosci? Sono io, Valeria e non credo di somigliare ad un incubo per come mi guardi". Devo proprio essergli apparso come in trance e probabilmente quel mio particolare stato di stordimento mi ha fatto pronunciare in risposta alle sue parole qualcosa che altrimenti non non avrei mai detto: "Si,si Valeria, sto bene, non preoccuparti; il fatto è che tu non sei un incubo, ma il sogno segreto di tutti questi anni di lavoro insieme". Valeria spalancò, tra l'incredulo, il compiaciuto ed il divertito, come mai li avevo visti, i suoi occhioni azzurri e sorridendo aggiunse: "e no Ale, stamane hai qualcosa che non va! Non appena stai un pò meglio raggiungimi nella mia stanza che ne parliamo". Mentre si allontanava e ne osservavo le sinuose movenze, tipiche della sua andatura dovuta anche ai generosi tacchi, mi resi conto di aver fatto la frittata, come peggio non avrei potuto.

Poco più tardi bussai alla sua porta, non prima di essermi sistemato il nodo della cravatta e abbottonato la giacca , quasi che quei due piccoli gesti potessero porre rimedio,rendendomi formalmente impeccabile, all'enormità delle mie parole di qualche minuto prima. Entrai e trovai, diversamente dal solito, Valeria seduta sul divano anzichè alla sua scrivania. Mi chiese gentilemente di accendere il segnale di occupato sulla porta e m'invitò a sedermi sulla poltrona davanti a lei. Pronunciai un "grazie Valeria",schiarendomi la voce con un colpetto di tosse che altro non era che il segno di tutto il mio imbarazzo. Mi sentivo uno scolaretto davanti alla sua maestra intenta a corregergli un compito tutto da rifare ma,nel contempo, cercavo di non mostrarlo, sfoggiando un sorriso che fosse il meno possibile di circostanza. Valeria era bellissima. Quella mattina indossava un tailleur che le stava un incanto; sufficientemente attillato da esaltare le sue forme ma senza scadere in stile ed eleganza.Il colletto abbondante della camicetta celeste fuori del giacchino faceva risaltare ancor più l'azzurro dei suoi occhi e quel secondo bottone della camicetta leggermente tirato, dava con chiarezza l'idea della prosperità del suo seno. Le gambe lunghe,tornite e accavallate, mi avevano sempre fatto attendere con ansia il momento in cui si sarebbero date il cambio, per farmi scorgere qualcosa in più delle sue autoreggenti...ma adesso, in quel frangente, sempre più insistentemente e quasi sfacciatamente la fissavo negli occhi, ricevendo a mia volta il suo sguardo angelico, abbellito da quella sua usuale espressione sorridente del viso. "Allora Ale, ti sei ripreso?" mi domandò tranquillamente e senza partciolare enfasi nella voce. "Tutto bene Valeria, scusami per prima, non capisco proprio come mi siano uscite quelle parole e...." m'interruppe portando l'indice della mano sinistra sulla punta del suo nasino in segno di silenzio e poi, questa volta, fu lei a darmi l'impressione che non stesse bene esclamando: "tesoro mio, ma tu credi davvero che una donna abbia bisogno delle parole per accorgersi dei turbamenti profondi che provoca o che avverte lei stessa?" e diede tre puffetti con il palmo della mano destra sul cuscino del divano nel gesto d'invito a sederle accanto.

Non me lo feci ripetere due volte e, alzandomi dalla poltrona, inciampai sul bordo del tappeto e finii con l'atterrare sulle gambe di Valeria, praticamente catapultato dalla quasi caduta per terra dovuta all'inciampo. Con le mani mi ritrovai ad afferrare le sue cosce,praticamente in ginocchio davanti a lei, e alzando lo sguardo verso il suo, la vidi sorridere divertita come non l'avevo vista mai."Sono proprio una frana stamane Valeria, scusami ancora, ma si vede proprio che mi mandi nel pallone" pronunciai. "Solo stamane dici?E' quanto mi è sempre piaciuto in te mio caro Ale, ma devo dire che stamane effettivamente hai superato te stesso e meriti un premio" mi rispose, chinando il viso verso il mio e porgendomi le sue labbra. Fu un bacio tenerissimo,che ancora oggi,scrivendone, mi dà i brividi, ma che si trasformò subito in qualcosa di travolgente. Senza mai staccare la bocca dalla sua, mi ero finalmente seduto accanto a lei e l'abbracciavo così forte da farle mancare il respiro; sentivo le sue mani vellutate dalle dita lunghe,curate e affusolate che mi accarezzavano il viso quasi fossero la naturale propagine dei suoi baci umidi, caldi e ricchi di passione. Le nostre lingue ballavano tra loro una danza iniziatica, concedendosi brevi pause soltanto per leccarci reciprocamente e con avidità il viso.Di tanto in tanto ci sfuggivano alcune parole a tratti incomprensibili perchè dette nell'eccitazione e pronunciate reciprocamente dall' una nella bocca dell'altro. Alla Valeria simpatica ma formalmente inavvicinabile, attorno alla quale avevo ricamato le mie fantasie per anni, adesso si era sostituita una Valeria che superava ogni mia più segreta speranza, ivi compresa quella di conquistare con le dita il bordo delle sue mutandine, andare lentamente oltre e affondarle nella sua fighetta bagnata e sensibile ad ogni mio movimento. Quelle stesse dita le ponevo poi tra le nostre labbra, per un attimo ad interrompere i baci senza sosta ed insieme le leccavamo, le succhiavamo, le baciavamo in un irrefrenabile istinto primordiale di possesso. Sentivo Valeria armeggiare ansiosamente con la cinta dei miei pantaloni, poi con i bottoni ed infine la sua mano frugarmi negli slip.Duro,lo teneva in pugno e di tanto in tanto mi accarezzava lo scroto con sapienti gesti di dolcezza, alternati da una voglia appena frenata di stringermi più forte le palle.Scivolò lentamente con il viso verso il basso e dopo aver giocato di lingua, labbra e saliva per attimi infiniti con il mio glande, ingurgitò sino in gola tutto il mio cazzo. Afferrai la sua testa e accompagnai i suoi movimenti lenti della bocca la quale trovava, ad ogni centimetro che ispezionava del mio cazzo, un motivo per fare una sosta:ora per leccarlo,poi per mordicchiarlo,poi ancora per baciarlo ed infine per irrorarlo di saliva filante. Non solo sentivo tutto questo, ma riuscivo a vederlo attraverso i vetri a specchio di una consolle posta davanti a noi.Uno spettacolo al quale Valeria pose fine quando alzando lo sguardo languido, mi fece capire dai gesti con i quali si accarezzava la figa che era venuto il suo momento/turno.Affondai la testa tra le sue cosce riservandomi però la gioia di tenerla in tensione, leccandole dapprima l'inguine e avvicinandomi, solo dopo un'attesa per lei estenuante, al centro del piacere. La sentii sussultare di spasmi incontrollati quando iniziai a leccarle le grandi labbra e poi sempre più dentro,ma lentamente, facendo attenzione ad ogni suo più piccolo sospiro di piacere capace così di guidare la mia bocca ove più acceso si faceva il suo respiro. La sentivo sussurrare i suoi intimi "lamenti": "oh,si, così,ancora, è meraviglioso Ale, mi fai impazzire, ho le lacrime agli occhi ,succhiami,così..." fin quando finalmente non invocò di essere scopata con il cazzo: "dammelo!ora!subito!voglio sentirlo dentro!riempimi!".

Abbiamo fatto l'amore in un crescendo di eccitazione. A stento sono riuscito a controllare il mio orgasmo pur di vedere Valeria venire due volte, scopandola prima nella figa e poi nel culo. I suoi orgasmi somigliavano alla danza delle "tarantolate":potenti,straripanti,incontrollati in tutto e per tutto. Il mio orgasmo, più modesto, si è "limitato" ad inondarle il viso sorridente e luminoso di una luce tutta sua, facendomela apparire ancora più bella del sogno della notte.
Dopo quel mattino, i rapporti tra me e Valeria non sono stati, come è facile intuire, più gli stessi. Potrei scriverne un libro, ma il capitolo al quale resto più affezionato sono i turbamenti di questa prima volta e penso che lettrici e lettori ne comprenderanno la ragione.
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