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Lui & Lei

come al solito ero in ritardo


di angiolettobirikino
26.10.2011    |    4.021    |    0 9.8
"Risalendo ancora solo ora notai distintamente i seni che graziosamente sobbalzavano all’impeto di ogni passo segno evidente che non portava reggiseno..."
Come al solito ero in ritardo. Anche questa mattina nonostante la levata di buon ora ero riuscito a fare tardi e a perdere il treno. Accidenti questa mattina non avrebbe dovuto succedere!
Ero li, nel sottopasso della stazione, appoggiato al muro rivestito di mattonelle tipo mosaico di un colore tristissimo che contribuiva ad ingrigire il mio umore già di per se rabbuiato per l’ennesimo disguido.
Guardavo con fare sconsolato il tabellone delle partenze di fronte a me, ormai tristemente vuoto: sembrava dirmi”anche questa mattina te l’ho fatta”!
Ero come ipnotizzato dallo sconforto.
Nonostante il mio apparente stato di momentanea catalessi una piccola figura in rapido movimento tra la folla mattutina, assonnata e forzatamente frenetica, attiro la mia attenzione.

Lucia come tutte le mattine da un pò di anni a questa parte percorreva il solito triste sotto passo ferroviario che separa mestre da marghera per andare a prendere il solito monotono treno, con le solite monotone facce, tristi ed assonnate, di tutti i santi giorni della settimana.
Era una pratica triste e deprimente che contrapposta alla sua natura esplosiva e colorata mal si intonava a quello squallido grigiore.

Ciò che avevo scorto in lontananza era una figura femminile che per un non so che cosa risaltava rispetto alla monotonia della folla che la circondava.

Era evidentemente in fretta dato che si ingrandiva sempre piu’. In poco tempo era perfettamente distinguibile anche ad uno corto di vista come il sottoscritto.

Mano a mano che si avvicinava i dettagli prendevano forma. Era vestita con un top attillato di maglia leggera a righine e orizzontali colorato di quelli corti che fanno scorgere l’ombelico. Dai pochi centimetri di pelle che restavano scoperti si poteva immaginare un ventre piatto e ben proporzionato con un piccolo ombelico che a seconda del movimento deambulatorio faceva capolino dall’orlo inferiore del top: ora si vedeva e ora no.
Piu’ in giu’ la ragazza indossava una minigonna nera vertiginosamente corta che lasciava scoperte delle lunghissime gambe esili e ben tornite. Dalla foga della camminata si intuiva benissimo che la ragazza era una sportiva infatti la quasi corsa imposta dall’evidente ritardo non la affaticava affatto soprattutto considerando che calzava delle elegantissime scarpe con i tacchi a spillo anch’esse di color nero.
Fu proprio questo dettaglio che accese la mia fantasia: chissa’ perche’ da sempre le scarpe con i tacchi alti indossati su un piede magro che continua con una caviglia slanciata su una gamba esile, ben tornita e kilometrica come in questo caso avevano il potere di arraparmi.

La ragazza era davvero ben fatta caspita!

I miei occhi ritornarono a salire su questa gamba che non voleva mai finire. Notarono il ginocchio minuto e via via che si saliva il quadricipite che si allargava in un’armonia di proporzioni raramente viste. La tipa sgambettava davvero bene e ora che era a pochi metri da me cominciava a stordirmi con il suo profumo. I nostri sguardi si incorciarono e mi scopri’ mentre il mio sguardo continuava nella piacevole risalita del suo corpo armonioso. Ora ero arrivato al bordo della mini: peccato non intravedere il prezioso tesoro celato sotto quelle stoffe. Ormai ero ritornato al simpatico ombelico. Risalendo ancora solo ora notai distintamente i seni che graziosamente sobbalzavano all’impeto di ogni passo segno evidente che non portava reggiseno. Avra’ avuto forse una terza misura, sicuramente non di piu’, ma il movimento sussultorio a cui erano sottoposte rivelava anche che erano sicuramente belle sode.

Il collo nudo svettava dalla scollatura a girocollo ed era impreziosito da un esile crocettina di argento in equilibrio su una semplice catenina anch’essa di argento.
Il viso era luminoso e seppur privo di trucco rivelava una personalità forte che disorientava rispetto all’immagine di assoluta grazia che in complesso scaturiva dal suo volto.

Cio’ che rapi’ tuttavia la mia fantasia furono le labbra non carnose ma belle piene e naturalmente rosse che incorniciavano un sorriso amichevole e sincero. Le stesse erano leggermente inumidite si da renderle lucenti ai bagliori dell’illuminazione artificiale del sottopasso e lasciavano intravedere una dentatura regolare e bianchissima. Ormai era davanti a me e seppur imbarazzato in quanto scoperto nello studio delle sue fattezze non riuscivio a distogliere lo sguardo da lei, ero magneticamente prigioniero della sua stessa presenza. Quando sentii la sua voce chiedermi l’ora risposi quasi in automatico senza guardare l’orologio. La melodia della sua voce mise in risalto la flessuosita’ delle sue labbra e la lingua rossa e carnosa. Il pensiero di cio’ che poteva fare con quella lingua mi sconvolse. Nel giro di un secondo mille pensieri perversi affollarono la mia mente ed un improvviso rigonfiamento nei pantaloni mi disse che la mia mente aveva ragione. Avrei desiderato sentire il suo umido bacio su di me come avrei voluto assaporare la dolce intrusione della sua lingua nella mia bocca. Anche lui avrebbe voluto poter godere del caldo e umido abbraccio delle sue labbra al lavoro sull’estremita’ nuda della mia virilita’, affondando in profondita’ in quel baratro di piacere sicuramente gia’ esperto a dispetto della giovane eta’.

Quando sollevai lo sguardo dalla sua bocca e mi specchiai nei suoi occhi provai un profondo sentimento di vergogna per aver pensato a tutto questo ma immediatamente annegai nella profondita’ di quello sguardo cosi’ intenso.

Lucia con una perspicacia tutta femminile capi’ immediatamente la natura dei pensieri di quel giovane e per nulla turbata ringraziando per l’informazione si allontano’ verso la scalinata che portava ai binari. Sali’ pochi scalini giusto per portare il suo fondoschiena all’altezza degli occhi del giovane che intanto non l’avevano persa di vista e improvvisamente simulando la caduta della borsettina che portava a spalla si sollevo’ leggermente la gia’ corta mini e si chino’ ampiamente per raccoglierela.

Fu allora che dall’orlo inferiore della minigonna fece capolino un morbido ciuffetto di peluria leggermente arruffato e folto che mi saluto’. Non portava le mutandine.

La ragazza aveva capito tutto e fu proprio cosi’ che volle omaggiare me e la mia fantasia.

A quel punto mi resi conto che la piega negativa della giornata era completamente scomparsa: lei in un attimo mi aveva fatto dimenticare tutti casini della mia esistenza e allo stesso tempo mi aveva insegnato quanto la vita possa essere generosa anche quando tutto sembra perso.


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