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Gay & Bisex

Al professore piace il pecorino - prima parte


di patrick90
21.03.2021    |    721    |    1 8.0
"Stava parlando con sua moglie o con la sua compagna e le stava chiedendo di comprare del pecorino al supermercato perché aveva voglia di mangiarne un po’ per..."
Era il primo anno alle scuole superiori, non ero un ragazzo popolare… anzi… tuttavia i miei coetanei benché mi snobbassero alla grande non avevano su di me un grande appeal; cosa che invece suscitava il professore di storia e italiano: il prof. Eugenio Negri.
Il prof. Negri non era esattamente quello che si può definire un bell’uomo, ma i miei gusti erano già a quel tempo “particolari”, non ero fan dei palestrati dal corpo perfetto o cose così… no, mi colpivano gli uomini dal modo di fare che avevano, dal carattere, e quel professore carattere ne aveva eccome… era brillante, sapeva farsi ascoltare, suscitare interesse e poi era simpatico. Una simpatia mai banale, era sicuro di sé, era anche il vice preside dell’istituto e si sapeva far rispettare. Ora vi starete chiedendo com’era fisicamente…vi dico solo un numero: 195. Era un omone, robusto, alto, con qualche chilo in più e su di me un omone così… ha sempre scatenato l’ormone! Era scattata da subito la passione per il mio professore, anche se non ero un ragazzo malizioso e non avrei mai osato fare pensieri del genere verso una persona che ricopriva un ruolo del genere prima d’ora oltre che per il fatto che si trattava di un adulto, io avevo solo 15 anni e dovevo ancora “sbocciare”, ero chiuso nel mio guscio. Durante l’estate appena prima di iniziare il primo anno di liceo avevo fatto un puzzle, e ora… ne avevo iniziato un altro, il prof. Bianchi era il mio puzzle e io venivo colpito ogni giorno da un nuovo pezzo del puzzle: il primo giorno che ci fece lezione fui colpito dalla sua voce prima ancora che dalla sua figura, eravamo in classe e lo sentimmo arrivare parlando al telefono dal corridoio con la sua voce profonda.. stava parlando con sua moglie o con la sua compagna e le stava chiedendo di comprare del pecorino al supermercato perché aveva voglia di mangiarne un po’ per cena… io arrossì sentendomi anche un po’ in colpa per la mia malizia. Lui entrò, posò borsa e giacca e fece i saluti di rito, io ero paonazzo infatti già allora ero emotivo e mi si leggeva subito in faccia se c'era qualcosa che non andava e lui mi chiese con un tono gentile ma allo stesso tempo deciso se andava tutto bene, io annui… immaginandomi a pecorina sulla cattedra per soddisfare le sue voglie!
Il giorno seguente mi svegliai bagnato, avevo avuto delle polluzioni notturne ma non ricordavo chi avessi sognato, ma lo immaginavo perché avevo già in mente lui che fece il suo ingresso alla seconda ora. Io tenni lo sguardo basso per l’imbarazzo e fu allora che mi colpirono le sue scarpe: erano enormi, degli stivaletti di un marrone chiaro scamosciato che potevano essere un 46 o 48, non lo credevo possibile ma i suoi piedi mi rimasero in testa durante tutta la lezione e non pensai ad altro.
Giorno dopo giorno i tasselli del puzzle vennero al pettine, lo so sono parole a caso, ma lui era anche il mio professore di italiano e capirete che mi è rimasta un po’ di confusione anche in quella materia! Aveva un naso dritto ma imponente che ai miei occhi stava bene con i suoi lineamenti e lo caratterizzava, capelli castani, il doppio mento e un bel po’ di pancia. L’anno scolastico volgeva al termine, era primavera e quel giorno dovevamo fare un tema, la mia fortuna perché i temi di attualità erano l’unica cosa che mi salvavano visto che durante le sue lezioni non riuscivo a concentrarmi. Durante la lezione però mi persi a guardare fuori dalla finestra, era proprio una bella giornata e mi immaginavo già di essere fuori a fare una passeggiata con il mio cane… ma fu allora che arrivò un colpo secco alle mie orecchie: un battito di mani mi fece fare un sussulto, mi voltai e una cosa grossa come un melone mi spaventò ancora di più, il professore quella mattina aveva dei jeans chiari molto stretti e praticamente avevo il suo pacco in faccia che era compresso nei pantaloni e sembrava voler scoppiare da un momento all’altro… le emozioni contrastanti mi fecero cadere dalla sedia! Il professore mi diede una mano ad alzarmi e si scusò: il suo voleva solo essere uno scherzo per richiamare la mia attenzione ed era sinceramente dispiaciuto, per una volta non era così sicuro di sé, si sentiva in difetto, non poteva neanche immaginare i pensieri che avevo in testa.
Era l’ultimo giorno di scuola ed ero felice, l’unica cosa che mi dispiaceva era non rivedere più il mio uomo preferito, ogni pronostico suggeriva che mi avrebbero bocciato e non l’avrei avuto più come insegnante eppure quella mattina il mio uomo mi sorprese di nuovo: mi disse che mi avrebbe dato la sufficienza in entrambe le sue materie e che quindi avrei superato l’anno… rimasi senza parole, era l’ultima ora e proprio non me l’aspettavo, suonò la campanella ma io non volevo uscire da quella classe o meglio, volevo rimanerci con lui è così accadde: persi tempo a raccogliere le mie cose mentre tutti i miei compagni uscirono, lui venne verso di me e mi posò una mano sulla spalla. Mi sentivo completamente avvolto, la sua mano era grande e calda e io ero un ragazzino di un metro e settanta per 50 kg, faceva un certo effetto sentire quel contatto fisico da quel professore che evidentemente aveva visto in me qualcosa. A quel punto sussurrò qualcosa ad un tono leggermente più basso “sono stato un po’ generoso con i tuoi voti, ma penso che hai del potenziale nascosto e… non potevo immaginare il prossimo anno scolastico senza di te” io come al solito annui e basta. Tornando a casa maledetti me stesso per non aver proferito parola e pensai alle sue parole ambigue ma sicuramente quell’ambiguità non c’era, era solo frutto della mia mente. Ad ogni modo mi promisi di non pensarci più e trascorrere una bella estate, non poteva essere un chiodo fisso, non potevo pensare a un adulto in quel modo a quell’età.
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