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Gay & Bisex

La Festa di Carnevale


di VersusMax
30.01.2024    |    15.287    |    18 9.1
"Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare la cosa che mi spinse quell'enorme membro fino in fondo alla gola..."
Carnevale del 2017. Avevo appena compiuto diciassette anni e quel sabato sera sarebbe stata una delle prime feste a cui avrei partecipato in autonomia, senza essere accompagnato dai miei genitori o di altri.
Ero cresciuto e potevo tranquillamente iniziare a muovermi senza l'ausilio di "adulti".
Mancavano solo due giorni a quella fatidica festa in maschera che aspettavo ormai da diverse settimane.
A causa della mia poca fantasia mi ero ridotto all'ultimo senza uno straccio di idea su quale travestimento adottare per la serata. Messo come me c'era anche il mio migliore amico Daniele.
Passò ancora un giorno e, infine, optammo per un'idea che aveva buttato lì una nostra amica, anch'essa presente alla festa. Ci saremmo travestiti da donna entrambi. Lo so banale, ma ci interessava più partecipare alla festa che risaltare come miglior idea di travestimento.
Decidemmo, insieme a questa nostra amica di andare a comprarci qualche indumento abbastanza economico per non sembrare comunque due scappati di casa.
Camicetta bianca, che sarebbe poi stata legata verso l'ombelico, reggiseno, una minigonna nera, perizoma grigio e collant a vita alta scuri. Per le scarpe ci avrebbe pensato mia madre a prestarcele, avendo un piede abbastanza lungo.
Più che da donne, ci volevamo vestire da "puttanelle" insomma, giusto per farci qualche risata.
Le risate quella sera non mancarono in effetti, a partire da casa di mio cugino. Saremmo andati con lui alla festa perché avendo patente e macchina era l'unico modo per non dover prendere i mezzi pubblici.
Arrivammo alla festa verso le 20.30 e fin da subito notammo che c'era davvero una marea di gente. La serata proseguì molto piacevolmente e ci divertimmo parecchio.
Quando furono circa le 23.30 iniziammo a cercare mio cugino, ma dopo mezz'ora di lui nessuna traccia. Scoprimmo in seguito che aveva portato a casa due suoi amici perché troppo sbronzi per continuare la festa.
Attendemmo ben un'altra ora mio cugino, ma nulla. Non rispose nemmeno alle chiamate e allora ci decidemmo a prendere il pullman che portava dal centro alla periferia. Ci incamminammo verso la fermata, e per non camminare scalzi eravamo costretti a farcela tutta sui tacchi prestati da mia madre. Un incubo vero e proprio.
Ad un certo punto, a poche decine di metri dalla fermata, ci si accosta un'auto e presi dall'imbarazzo facciamo finta di non notarla. Dopo un paio di fischi ci giriamo e rimaniamo piacevolmente stupiti dalla presenza, nell'auto, di tre ragazzi con cui abbiamo scherzato tutta la sera alla festa che ci chiedono se vogliamo un passaggio. Ovviamente non esitammo nell'accettare, non ne potevamo più di quei tacchi e dell'imbarazzo pubblico.
Salimmo e continuammo a scherzare e divertirci, mentre ci riportavano a casa. Il primo fu Daniele che decise di tornare scalzo per timore di rovinare le scarpe a mia madre. Riprendemmo la strada e a pochi metri da casa mia iniziai a notare che i due ragazzi con cui ero seduto nei sedili posteriori iniziavano a scherzare in maniera diversa da prima e soprattutto in modo troppo "fisico", pacche sul sedere e sul finto seno e altre cose del genere. Nomignoli come "puttanella" o "troietta" ad ogni virgola.
Preso dalla situazione non troppo gradevole, non mi accorsi che il ragazzo alla guida non aveva ascoltato nella strada di casa mia ma aveva proseguito dritto accelera di anche un po' l'andatura. Al mio chiedergli chiarimenti mi disse: "Zitta troietta! Decido io dove portarti". Non osai controbattere per paura che uno dei tre iniziasse ad alzarmi le mani in maniera violenta. Non volevo credere di essere finito in una situazione del genere.
Arrivammo sotto ad un condominio, non troppo lontano dalla mia zona. Mi spinsero giù e scesero con me i due ragazzi seduti dietro. Tenendomi per le braccia e accompagnandomi con il braccio dietro al collo mi avviarono al portone e in pochi minuti ci ritrovammo nell'appartamento al terzo piano.
Subito mi fecero sedere sul divano e mi dissero: "Non ti preoccupare, ora ci beviamo ancora qualche birra poi ti riportiamo a casa". Pochi istanti dopo ci raggiunse il terzo ragazzo che nel frattempo aveva parcheggiato l'auto.
Entrando e vedendomi lì seduto con una birra in mano esclamò: "Ma che ci fa la troietta ancora vestita?!"
Gli altri ragazzi risero, ma io sbiancai come se avessi visto un fantasma.
Ciò che ormai la mia mente stava immaginando si stava avverando.
Quel ragazzo iniziò a prendermi da dietro e a strusciarsi come se fossi una bambola. Sentivo il suo pene muoversi sulla minigonna in direzione delle mie chiappe.
Pian piano iniziai a sentirlo sempre più grosso e lui cominciò a toccarmi il petto con presenti le mie finte tette.
Iniziò a muoversi sempre più violentemente e ad un certo punto, come se si fosse trasformato, mi spinse a terra e mi tirò giù la minigonna.
In poche parole mi stavo trovando inginocchiato a terra a carponi e i gomiti a terra. Provai a rialzarmi, ma gli altri due ragazzi si avventarono su di me e mi bloccarono in quella posizione.
Ero terrorizzato per ciò che stava sicuramente per accadere. Iniziò anche a scendermi qualche lacrima e i miei mugugni di paura e spavento iniziarono ad assomigliare a dei veri e propri gemiti.
Pochi istanti dopo ero nella stessa posizione ma a coprirmi avevo solo più la camicetta. Sotto non avevo più niente.
Non tardò a ripresentarsi il suo membro a contatto con le mie natiche. Ma sta volta la sensazione era diversa. Non c'era più nulla a dividere la mia carne dalla sua. Mi sentivo già in quel momento come profanato.
Ad un certo punto il suo pene si allontanò e nacque in me quasi come una speranza che quella situazione si stesse per concludere.
Mi si gelò il sangue in vena quando sentii sul mio buco del culo una lingua che iniziava a leccare e a spingere con una violenza inaudita.
Mi stava leccando il buco del culo e ogni tanto ci sputava anche sopra.
In un paio di minuti sentivo tutta quella zona bagnata come se mi fossi fatto una doccia pochi istanti prima. Smise di leccare e nel giro di pochissimi secondi mi ritrovai il suo grossissimo cazzo davanti alla faccia. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare la cosa che mi spinse quell'enorme membro fino in fondo alla gola. Mi venne quasi un conato che riuscii a trattenere a stento. Ma lui continuò a spingermelo in bocca avanti e indietro. A quanto pare gli stava piacendo molto scoparmi la bocca.
Andò avanti per molti minuti e smise poco prima che le mie lacrime finissero di fuoriuscirmi dagli occhi.
Col cazzo sudicio della mia saliva si alzò in piedi e si riportò dietro di me. Sentii la.sua cappella appoggiarsi sul mio ano e come un fulmine me lo ficcò dentro tutto d'un colpo.
Iniziai ad urlare di dolore. Non avevo mai provato un dolore così grande in vita mia. Stavo piangendo disperatamente mentre lui come un forsennato continuava a scoparmi il culo. Andò avanti, probabilmente, soltanto per qualche minuto, ma a me sembrò almeno un'ora. Non vedevo l'ora che tutto ciò finisse. Fortunatamente notai che più andava avanti più il dolore si sentiva meno. Addirittura ad un certo punto iniziai a credere di aver perso sensibilità.
Raramente qualche piccolo.dolore c'era ancora, ma mi accorsi che il mio pene era ormai come di marmo. Era durissimo! Non penso di averlo avuto mai così duro prima di allora.
Lui mi disse: "Finalmente ti stai eccitando zoccola!"
A quelle parole iniziai a sentire come una sensazione di eccitamento. Realizzai che ero arrivato ad un punto nel qualche tutto quello mi stava piacendo. Anzi, mi stava facendo godere.
Portai la mia mano sul mio pene e sincronizzandomi col ritmo delle sue ficcate iniziai a segarmi con una sregolatezza irreale.
Stavo godendo talmente tanto che ad un certo punto lui lo tirò fuori ed io mi girai velocemente per prenderlo in bocca e succhiarglielo come se fosse il mio gioco preferito.
Sentii uscire dal suo pene un liquido caldo che man mano che continuavo aumentava di volume. Mi stava sborrando in bocca e proprio in quel momento provai un grossissimo orgasmo e venni copiosamente sul pavimento.
Avevi goduto di un rapporto anale non cercato, ma alla fine accettato di buon grado.
Forse grazie a quella mia conclusione in stile "troietta" non mi è stato fatto ulteriore male da parte loro. Mi fu detto solamente che "potevo andare". Non corsi nemmeno via, ma me ne andai tranquillamente come se la paura fosse totalmente andata via per non tornare mai più.
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