Gay & Bisex

Psicologo


di enriche
28.12.2012    |    14.625    |    5 9.5
"Era semplicemente … meraviglioso!! Non so quanto durò il tutto, avevo perso la cognizione del tempo, mi sembrava di essere proiettato in un altro mondo, un..."

Questi fatti risalgono a qualche mese fa e hanno cambiato la mia vita credo per sempre ...
Da tempo soffrivo di alcuni malesseri legati a stomaco e intestino, avevo già fatto ogni sorta di esame e tutti i medici mi dicevano che non avevo nessun problema e che probabilmente i miei disturbi erano legati allo stress. D'accordo, ho un lavoro stressante, ma come tanti miei colleghi e, oltretutto, l’ho sempre vissuto con grande entusiasmo e passione, insomma... io non credo proprio che potesse essere il mio lavoro a farmi stare male. E allora?
Esasperato dal fastidio di non riuscire a cavare un ragno dal buco, seguii il consiglio di uno dei medici che mi aveva visitato e an dai da uno psicologo.
La prima visita fu un po' deludente, sostanzialmente parlammo del più e del meno e mi accorsi che la soluzione al mio problema non era evidente, lì pronta ad aspettarmi. Lo psicologo, Daniel, era molto conciliante, gentile, affabile. Mi aveva sorpreso la sua giovane età, probabilmente meno di trent'anni, eppure me lo avevano consigliato come un tipo molto in gamba. Il suo aspetto era molto curato, mi aveva affascinato la sua pochette coordinata con la cravatta, particolarmente intonata ai suoi occhi verde smeraldo.
La sera seguente al primo incontro stavo per decidere di non tornare più da lui, mi sembrava di perdere del tempo, ma... mi resi conto che in realtà qualcosa dentro di me mi spingeva a rivederlo, non saprei spiegare che cosa di lui mi incuriosisse, fatto sta che prenotai un altro incontro per la settimana successiva.
Durante il secondo incontro, tra una domanda e l'altra sulla mia vita, i miei interessi, le mie passioni, Daniel mi chiese com'era la mia vita sessuale, se mi sentivo appagato, se c'era qualcosa che avrei desiderato ma non avevo mai avuto il coraggio di chiedere... Io, senza rifletterci troppo, risposi che andav a tutto bene, che non percepivo alcun problema o mancanza e che, anzi, avendo una relazione stabile da parecchio tempo con una persona con la quale avevo una bella sintonia, mi sentivo soddisfatto.
Lui sorrise, enigmatico, e mi sembrò quasi di cogliere una punta di ironia nella sua espressione, come se volesse dire "Torneremo sull'argomento... e la tua risposta non sarà la stessa di adesso!"
Ma magari fu tutto frutto della mia immaginazione...
La "visita" proseguì a lungo parlando di tutt'altro: del mio lavoro, della mia famiglia, della mia ragazza. Quando per la prima volta guardai l'orologio, mi stupii nel vedere che si era fatto molto tardi: ero entrato in quello studio alle 19 ed erano ormai le 21 passate. Daniel, accorgendosi della mia sorpresa, si scusò e alzandosi subito mi disse: "Immagino che tu adesso debba andare, la discussione ci ha un po' presi e mi è sfuggita l'ora, ci vediamo la prossima settimana?"
Io fui quasi dispiaciuto per la brusca interruzione della nostra conversazione, stavo scoprendo che mi piaceva parlare di me, raccontare tutto ciò che mi veniva in mente e soprattutto ero sorpreso di notare che mi piaceva farlo con uno sconosciuto, una persona alla quale non dovevo spiegazioni e al quale non dovevo dimostrare nulla. Ero rilassato insomma con quel giovane, che parlava poco ma ascoltava avidamente, fissandomi con uno sguardo incuriosito e forse anche... sensuale...
Sì, non riuscivo a capire se fosse una mia impressione o meno, ma Daniel sembrava attratto da me. O ero io attratto da lui? No, impossibile, non diciamo sciocchezze... mi stavo facendo suggestionare da un g iovane affascinante che prometteva di risolvere i miei problemi.
Quella notte la passai quasi interamente sveglio, non riuscivo a togliermi dalla testa queste riflessioni. Io sono sempre stato un tipo razionale, quasi freddo a detta di qualcuno, sicuramente poco portato a fantasticare. Perchè allora quegli occhi verdi continuavano ad apparire nella mia mente a tradimento e tanto più violentemente quanto più cercavo di non pensarci?
Basta, era deciso, n on sarei più tornato dallo psicologo, non era quello di cui avevo bisogno!
Prima che potessi chiamare per disdire l'appuntamento per la settimana successiva (stavo forse ritardando appositamente quel momento o stavo solo cercando il coraggio di farlo?), fu Daniel a chiamare. Aveva voluto il mio numero di cellulare e ora lo stava usando per dirmi che la settimana successiva non aveva neanche un'ora a disposizione per la mia visita, perchè gli si erano accavallati diversi appuntamenti. Io lo trovai un segno del destino e stavo per cogliere la palla al balzo:" Non preoccuparti, rimandiamo..."
"E forse ho capito che non mi servono più i tuoi consigli" stavo per dire. Ma Daniel non me ne lasciò il tempo, "E se ci incontrassimo fuori dall'orario canonico degli appuntamenti? Per esempio, tu saresti libero mercoledì per... diciamo le 21?"
"No, no, no!" avrei voluto dire. Quell'uomo iniziava a spaventarmi un po', e pensare che era sempre stato così gentile, affabile... Appunto!
Come potrete immaginare, invece, la mia risposta fu diversa. Balbettando leggermente, dissi: "Ma, non saprei... non è necessario che tu lavori oltre l'orario normale... " e aggiunsi quella che voleva essere una battuta un po' stentata: "... non sono un caso così grave...".
Diamine, io che ero sempre così sicuro di me parlavo come un ragazzino!
Naturalmente Daniel ebbe gio co facile a convincermi che per lui non era un problema, che anzi era un piacere parlare con me e quindi mi diede appuntamento per il mercoledì successivo in un locale nei pressi del suo studio.
Nei giorni successivi provai a convincermi che era tutto normale, che in fin dei conti si trattava solo di fare quattro chiacchiere con una persona che poteva aiutarmi a risolvere i miei disturbi causati dallo stress, se poi questo si fosse rivelato anche piacevole... beh, tanto meglio, no?
Ciò nonostante, quel mercoledì sera mi presentai alla cena in evidente stato di imbarazzo, ero teso e perfino la calorosa stretta di mano che mi riservò Daniel quando ci incontrammo fuori dal locale mi provocò un vago senso di disagio.
In quell'ambiente informale Daniel era più solare, più propenso a scherzare e ancora più amichevole rispetto a quando si trovava nel suo studio. Anche il suo abbigliamento era più sportivo, anche se estremamente curato: indossava abiti e accessori firmati da capo a piedi. Non potei fare a meno di notare quanto quell'abbinamento di colori che sfoggiava fosse impeccabile e quanto fosse buono il suo... profumo! Mio Dio ! Stavo assaporando il suo profumo e non riuscivo a non fissare la piccola parte di petto che si intravedeva dalla camicia sbottonato per i primi due bottoni: era depilata e liscia...
Mi sarebbe piaciuto vedere la restante parte del torace, sicuramente era completamente depilato e anche... abbronzato, come il suo viso... Da sotto il maglione si intravedevano anche le spalle e le braccia leggermente muscolose, sicuramente faceva un po' di palestra, anche se non esagerava...Non mi sarebbe affatto dispiaciuto vederle nude!
Ma cosa diavolo stavo pensando??? Siamo impazziti???
Daniel non era mica gay! E io men che meno! Suvvia, facciamo le persone serie, facciamo quattro chiacchiere in maniera rilassata e basta! Al massimo, essendo grossomodo coetanei e trovandoci simpatici, avremmo potuto diventare amici, quello sì.
La prova che avevo ragione me la stava dando lo stesso Daniel: era rilassato, scherzava, mi parlava di sè, d ato che nel nostro precedente incontro avevo parlato praticamente solo io. Decisamente non stavamo facendo una "seduta di psicanalisi", ci stavamo conoscendo, in quel momento non c'era un rapporto "paziente-medico", ma eravamo alla pari ed eravamo lì per il gusto di stare insieme.
Pian piano, complice anche un po' di buon vino, mi stavo rilassando, quasi cullato dalle parole di Daniel, dalla sua voce bassa, calda, avvolgente.
Terminata la cena, il mio nuovo amico mi disse: "Non so se vale questa seduta, perchè ho parlato soprattutto io, ma a volte è interessante anche notare come il tuo interlocutore ti osserva, vedere il suo sguardo, i suoi gesti...". In effetti in quel modo mi stava facendo riflettere sul fatto che quella sera quasi non lo avevo ascoltato, probabilmente avevo lo sguardo un po' perso, mi trastullavo nei miei pensieri, se ne era accorto forse?
Una volta usciti dal locale si era creato quel classico momento di empasse in cui non ci si vorrebbe lasciare così, si vorrebbe stare ancora insieme, ma bisognerebbe trovare una scusa plausibile... D'altronde, nessuno di noi due era una giovane fanciulla da riaccompagnare a casa... Il giorno dopo oltretutto si la vorava, quindi era proprio il caso che entrambi andassimo a letto.
Ci dirigemmo entrambi verso la metropolitana, dandoci appuntamento per una vera seduta nel suo studio per la settimana successiva. Uno strano senso di tristezza mi stringeva lo stomaco mentre scendevamo i gradini della fermata di Temple: per tutta sera mi ero fatto un film su qualcosa che non esisteva e avevo fatto anche una pessima figura con il mio psicologo, chissà che cosa stava pensando di me in quel momento... Il primo tratto di metro che dovevamo percorrere era comune, sulla linea verde. Dopo una breve attesa in cui nessuno di noi due parlò, salimmo su un vagone semivuoto e ci sedemmo uno accanto all'altro.
Speravo che quei minuti passassero in fretta, perchè mi sentivo ormai a disagio, Daniel sembrava aver perso quell'ilare spontaneità che lo aveva contraddistinto per tutta la sera ed io volevo solo farmi una doccia fredda e mettermi a letto, per buttarmi definitivamente alle spalle tutte le strane sensazioni di quella serata.
Ci aspettavano ancora un po' di fermate prima di quella in cui dovevo scendere, Mile End, quando Daniel si voltò verso di me sorridendo, quasi spi nto da un improvviso coraggio e, appoggiandomi una mano sulla coscia, mi disse: "Dimmi la verità, sei stato bene stasera? Mi sei sembrato un po'... assente...". A dispetto delle parole, il suo tono era calmo e amichevole, come sempre.
Stavo per rispondere in maniera evasiva che ero semplicemente un po’ stanco a causa del lavoro, ma Daniel me lo impedì, mi passò delicatamente l’indice sulle labbra ad indicare che non dovevo giustificarmi perché aveva capito benissimo e ad un tratto … mi baciò!
Non so dire quanto sia durato quel bacio, un secondo,… un’ora…, per me il tempo si era fermato!
Dapprima le nostre labbra si sfiorarono, un brivido mi percorse interamente la schiena e sentii una vampata di fuoco avvolgermi il volto, il ritmo del battito del cuore aumentare di colpo. Non muovevo neanche un muscolo, mi sentivo come paralizzato, ma … non lo avevo respinto! Forse incoraggiato dalla mia assenza di reazione, si fece più audace e mi insinuò la lingua tra le labbra. Era una sensazione meravigliosa e … dolcissima. Lui era così delicato, così lento …. Dio mio, mi stavo ecci tando in maniera incontrollabile! Improvvisamente Daniel fece la cosa che più temevo: mosse la mano, che fino ad allora aveva tenuto appoggiata sulla mia coscia, e la avvicinò al mio inguine. Ero spacciato! Non potevo più nascondermi … si sarebbe accorto della mia poderosa erezione! Quando appoggiò la mano sul mio pacco, accarezzandolo con decisione, sentii il pene che si gonfiava tanto da darmi la sensazione che dovesse esplodere! Non potei fare a meno di abbracciarlo, rompendo così quella sorta di paralisi che mi aveva colto e il nostro bacio divenne più appassionato. A quel punto eravamo entrambi in preda ad un’eccitazione irrefrenabile e io non feci più niente per nasconderla.
Fortunatamente, nelle fermate successive non salì nessuno nel nostro scompartimento, anche perché a quell’ora in un giorno feriale c’era poca gente in giro.
Stavo per perdere la mia fermata, quando all’ultimo, mentre la metro aveva già le porte aperte, lessi “Mile End” sul muro di fronte e sussultai: “Devo scendere!” Mi alzai, Daniel si alzò con me e … scese con me! E la cosa mi sembrava quasi ovvia, scontata, lui sarebbe venuto a casa mia ed io non avrei fatto nulla per evitarlo …
La fermata non era lontana da casa mia e percorremmo quelle poche centinaia di metri quasi di corsa, entrambi ridendo per il nervosismo come due adolescenti.
Una volta entrati, chiusa la porta alle mie spalle, fui colto dal panico. Adesso eravamo soli, io e lui, il mondo esterno era fuori e non poteva vederci. Che cosa avevo fatto? Oddio … ero impazzito! Mi sembrava di essere in trappola e di non poter più fuggire da quella assurda situazione.
Daniel invece non sembrava preoccupato, dava l’impressione di sapere esattamente che cosa sarebbe successo e che la prospettiva non gli dispiacesse affatto.
Per prendere tempo gli offrii qualcosa da bere, come da copione. In realtà ero molto impacciato, inutile dire che con un uomo non sapevo come muovermi. L’eccitazione di pochi minuti prima si era tramutata in paura, in quel momento ero terrorizzato all’idea di quello che sarebbe potuto succedere .
Daniel comprese il mio evidente stato di inquietudine, mi prese le mani tra le sue e mi disse: “ Ehi, stai tranquillo! Qui a casa tua conduci tu il gioco! Non faremo niente di più di quello che tu vorrai. Possiamo rimanere a parlare, possiamo dormire o me ne posso andare se vuoi. Vuoi che me ne vada?”
“No!”, risposi, senza neanche pensarci su. Non volevo che se ne andasse, mi piaceva, mi piaceva da morire. Ripensai al nostro lungo bacio, al suo profumo muschiato, leggermente amaro, al sapore delle sue labbra … alla sua lingua morbida a contatto con la mia & hellip; Mi ritrovai ad immaginare la sua lingua sul mio collo, dietro alle orecchie, i suoi baci sul petto, le sue mani dappertutto. Forse non stavo più immaginando … chiusi gli occhi e lasciai che Daniel mi togliesse il maglione, la camicia, la cintura. L’eccitazione stava tornando prepotente e Daniel ebbe modo di accorgersene quando, inginocchiandosi di fronte a me, mi baciò sulla protuberanza che sporgeva dai pantaloni. Che sensazione meravigliosa! Mi baciava attraverso lo spesso tessuto ruvido dei pantaloni e ogni bacio era un sussulto. Intanto mi palpava le natiche e io iniziai ad accarezzargli i morbidi capelli scuri. Non mi reggevo più in piedi … “ Fammi sedere, sto per avere un mancamento”, gli dissi con la voce roca. Lui mi sorrise e questa volta fui io a tirarlo verso di me prendendogli la testa tra le mani e a baciarlo con tutta l’intensità dell’emozione che stavo provando. In quel momento stavo bene, ero eccitato come mai nella vita e volevo solo lasciarmi andare. Iniziai a spogliarlo, volevo vedere il suo corpo, volevo toccare la sua pelle …
Daniel ad un certo punto mi slacciò i pantaloni e mi disse: “Stai fermo ora, lascia fare a me!” Solo nel sentire quelle parole provai un desiderio furibondo di infilare il mio uccello nella sua bocca calda, volevo sentirlo andare su e giù con energia! Appena percepii le labbra umide di Daniel sulla pelle della cappella … “Aaahhh…!!” … “Non so quanto resisterò”… Quando sentii la sua lingua bollente percorrere tutta l’asta del pene, dalla base alla punta, pensai di venire nel giro d i pochi secondi. Il piacere era alle stelle! Ma lui si fermò, mi guardò con quegli occhioni verdi che mi sembravano ancora più incantevoli alla luce soffusa della lampada della mia sala, ed esclamò: “Mettiamoci più comodi, sul divano si sta stretti”. Lo avrei ucciso! Ma dissi, con un filo di voce: “Ok, andiamo di là.”. Lo portai nella mia camera da letto, che era davvero in disordine, ma non credo che lui se ne accorse. Ci buttammo sopra alle lenzuola e a quel punto mi accorsi che Daniel indossava ancora i pantaloni e che io invece volevo vederlo … tutto! Mi feci coraggio e glieli tolsi. A quel punto rimasi turbato: indossava slip aderenti grigio scuro con l’elastico alto con stampato il nome di una nota marca. Mettevano bene in evidenza le natiche muscolose e soprattutto un pacco gonfissimo che mi sembrava in quel momento di dimensioni spropositate. Non avevo mai visto così da vicino un pene in ere zione, ce l’avevo a meno di dieci centimetri dal viso e provavo l’impulso, totalmente inaspettato, di prenderlo in bocca! Ma mi vergognavo … Allora iniziai a baciarlo, senza abbassare le mutande. Sentii un gemito di Daniel, poi un altro, ad un tratto non ce la fece più ed estrasse il suo uccello gonfio all’inverosimile. Me lo trovai davanti alle labbra, bello, liscio, lungo e invitante … Non potei resistere! Lo baciai proprio sulla punta, poi dischiusi le labbra e lentamente presi in bocca la cappella,. Sentii un urlo soffocato … La conferma del suo piacere mi spingeva ad osare sempre di più. Afferrai la base del pene con una mano e lo infilai in bocca più in fondo che potei e inizia a succhiare … su e giù con movimenti ritmici, accompagnando il gesto anche con la mano. Tempo pochi istanti e Daniel mi fermò, non voleva venire subito ed esclamò: “Aspetta! Avevo lasciato un lavoro in sospeso& rdquo;. Mi sfilò gli slip e si mise sopra di me a formare la posizione del 69 che tanto piaceva a me e alla mia ragazza. Questa volta però sopra la mia bocca c’era una enorme proboscide penzolante che non chiedeva di meglio che di essere succhiata fino … alla fine … In fondo era tutto molto intuitivo: a Daniel faceva piacere quello che avrebbe fatto piacere a me, non dovevo sforzarmi di capire che cosa dovevo fare: quello che avrei voluto che lui facesse a me! Trovavo bella l’idea di questa simmetria che si poteva instaurare tra due uomini.
Stavo raggiungendo rapidamente il culmine del piacere e percepivo che per Daniel era lo stesso, avevo già sentito qualche goccia di sperma in bocca … L’unica cosa che mi preoccupava era l’idea di ritrovarmi tutto il suo seme in gola. Mi faceva un po’ schifo l’immagine, anche se non mi era mai capitato di sentirne il gusto. Avrei potuto sputarlo …
Non ebbi il tempo di concludere le mie riflessioni che “AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH” con un urlo animalesco venne con un numero di schizzi imprecisato nella mia bocca e io ingoiai vorace ogni singola goccia. La cosa, lungi dal farmi ribrezzo, mi dava una bellissima sensazione di intimità con il mio nuovo partner. La cosa mi eccitò al punto che venni immediatamente anch’io. Negli istanti successivi mi sentii in paradiso: rilassato, appagato … feli ce! Daniel si girò verso di me e ci baciammo a lungo, lentamente, con la bocca dell’uno impregnata del gusto del seme dell’altro.
Ancora oggi penso a quei momenti con infinita dolcezza, mi sembrava di conoscere Daniel da una vita invece che da pochi giorni …
Restammo abbracciati per un tempo che mi sembrò infinito, lui di tanto in tanto mi baciava il petto e io gli accarezzavo i capelli, fino a quando ci addormentammo.
Il mattino dopo la sveglia ci riportò alla realtà. Io mi scoprii avvinghiato al corpo di un uomo, sentii la sua barba pungermi il petto, mi fece impressione … Cosa diavolo avevo fatto??? Ero spaventato, direi … terrorizzato … Dovevo subito gettarmi alle spalle quella notte e … dimenticarla per sempre! Daniel mi stava scrutando, evidentemente si aspettava la mia reazione e il suo sguardo di timore mi fece sentire in colpa. Non potevo buttarlo fuori di casa come un ladro dopo quello che era successo, gli dovevo un po’ di rispetto! Mi resi conto che non sapevo come gestire la situazione. Senza dire niente andai in bagno. Daniel capì, si rivestì velocemente e se ne and&ogra ve; subito, dicendo solo: “Alex, stai tranquillo, non ti chiamerò, se vorrai potrai farlo tu”.
Non so dire quanto mi sentii male nei giorni successivi, provavo amarezza per come mi ero comportato con Daniel, che con me era sempre stato meraviglioso: gentile, educato, delicato, non mi aveva fatto pressioni di nessun tipo. Ed io lo avevo umiliato trattandolo con una freddezza che non si meritava. D’altra parte non riuscivo ad accettare ciò che era successo tra di noi, diamine io non potevo essere stato a letto con un uomo! Io che ogni giorno mi sentivo su Skype con la mia ragazza, la quale mi raggiungeva dall’Italia ogni qualvolta le era possibile. Io che mi stavo facendo strada in una car riera manageriale, che ero considerato un “duro”, uno che morde! Era ovvio che non avrei potuto parlare con nessuno di ciò che mi era successo, eppure non trovavo pace … Diciamoci la verità: Daniel mi mancava, avrei voluto dirgli tante cose, chiedergli scusa per prima cosa. Soprattutto avrei voluto abbracciarlo, rivedere quello sguardo dolce nei suoi occhioni verdi … Ma … con che coraggio potevo rifarmi vivo?
Il coraggio lo trovai quando più forte di me fu il bisogno di risentire la sua voce calda e profonda. Lo chiamai una sera, dopo aver bevuto un goccio di troppo. “Pronto, Daniel?”. “Ciao Alex”. Silenzio … Dovevo dirlo subito o non ce l’avrei più fatta: “Mi dispiace, non volevo fare lo stronzo”
“In effetti ci sei riuscito” fu la risposta che mi gelò, “ma ti capisco …”. Come faceva ad essere cordiale e comprensivo in quel frangente? Provai a giustificarmi dicendo che ero confuso, che per me era tutto così nuovo, che ero stato colto alla sprovvista da emozioni inaspettate. Daniel sembrò non ascoltarmi: “ Ho detto che ti capisco, va bene, non preoccuparti. Buona serata” e riattaccò. Non posso descrivere il dispiacere che mi colse, mi sentivo solo, molto solo in quel momento e ricominciai a bere.
Un’oretta dopo venni svegliato dal suono del campanello, quasi caddi a terra quando provai ad alzarmi per aprire. Suonò di nuovo e, a fatica, raggiunsi il citofono. Era Daniel.
“O mamma! Non posso farmi vedere in questo stato! Puzzerò di alcol a distanza!”. Ma non potevo certo non aprirgli, dopo quello che gli avevo già fatto. E poi la gioia di rivederlo era talmente forte che aprii subito. Mi resi conto di avere avuto un’improvvisa erezione alla vista della figura al citofono …
Appena sentii che Daniel era arrivato al pianerottolo e socchiusi la porta, lui si precipitò dentro, mi gettò le braccia al collo e mi baciò. Ci baciammo con tutto il trasporto e la passione di cui eravamo capaci. Lo volevo, lo volevo da morire e non potevo più negarlo.
Quello che successe quella notte fu meraviglioso, l’esperienza più intensa e più sconvolgente della mia vita.
Non ebbi il tempo di pensare alle mie paure, ai miei dubbi, mi lasciai solo trasportare dalle sensazioni e dalle emozioni. La mente leggermente annebbiata mi permise di lasciarmi andare senza freni …
Daniel fu semplicemente perfetto …
Nel giro di pochi istanti i nostri abiti erano stati tutti gettati sul pavimento della sala. Mentre ci dirigevamo, senza smettere di baciarci, verso la camera da letto, sentivo il pene che mi esplodeva sotto le mutande. Daniel iniziò ad accarezzarlo esercitando una pressione sempre maggiore, finchè mi spinse con energia sul letto e mi sfilò gli slip.
Me lo prese in bocca con decisione e io venni in meno di un minuto credo. Non provai neanche a resistere, ero troppo eccitato e privo di controllo. Fu un’esplosione di piacere che corrispose ad un’ondata di liquido caldo direttamente nella gola di Daniel, che sembrò sorpreso del mio “entusiasmo”. A quel punto tolsi io gli slip a lui per ricambiare e, senza esitazione, iniziai a succhiargli la cappella. Ma, non era quello che aveva in mente …
Mi disse: “Mettiti a quattro zampe e mostrami le tue belle chiappe!”. La cosa mi metteva un po’ in imbarazzo, forse mi sentivo ridicolo, ma non volevo contraddirlo, lui era sicuramente più esperto di me.
Feci come mi diceva e immediatamente sentii la sua lingua insinuarsi agilmente a solleticarmi l’ano. Era una sensazio ne stranissima e mai provata ,ma … molto, molto bella! Avevo paura di ciò a cui quel gesto poteva preludere, ma provavo un piacere sempre maggiore e non mi ritrassi. Quando mi infilò un dito proprio lì, provai un improvviso fastidio e istintivamente strinsi i muscoli e mi feci un po’ male, ma Daniel non estrasse il dito e con tono calmo mi disse: “Stai tranquillo, proverai solo piacere. Più di quanto immagini!”. Continuò ad andare su e giù prima con un dito e poi con due, pian piano mi stavo abituando a quel tipo di “intrusione” che mi aveva sempre terrorizzato. Non era poi così male … Ad un certo punto sentii qualcosa di più grosso che spingeva delicatamente, ma con insistenza, era inequivocabilmente il grosso pene di Daniel che tentava di farsi strada! Ma non sarebbe mai entrato da quel buchino così piccolo! Mi tremarono le gambe …
Lui mi disse, con la voce roca per l’eccitazione: “Che ne dici di aiutarmi?”. Impiegai un secondo a realizzare che cosa intendesse, poi lo vidi afferrare qualcosa sul comodino ed estrarlo rapidamente dalla custodia. Ma certo, che stupido! Non avevo pensato al preservativo . . . Meno male che a Daniel non era sfuggito!
Fu un momento molto piacevole e di grande intimità srotolare sulla sua grossa asta quel cappuccio trasparente, lubrificando ben bene leccandolo su e giù. Es eguita quell’operazione però Daniel era pronto per tornare alla carica e io riuscii solo a sussurragli: “Fai piano”. “Sarà bellissimo!” fu la sua risposta. E aveva ragione.
Devo ammettere che Daniel fu davvero un sogno come prima esperienza: delicato, sensibile, altruista. Mi guidò con abilità in un vortice di sensazioni incredibilmente intense e travolgenti.
Appena entrato rimase fermo alcuni secondi, mentre mi abi tuavo a quella nuova presenza “ingombrante”. Poi iniziò con movimenti lenti, delicati e sempre più profondi. Fino a quando, inaspettatamente, inizia a desiderarlo, volevo che spingesse più forte! Mi ritrovai a muovermi verso di lui per accompagnare la penetrazione e pian piano il ritmo aumentò e io non potei più trattenere le urla. Ormai lo incitavo a possedermi con foga. Era semplicemente … meraviglioso!! Non so quanto durò il tutto, avevo perso la cognizione del tempo, mi sembrava di essere proiettato in un altro mondo, un mondo fatto solo di piacere e di desiderio. Daniel ad un certo punto rallentò il ritmo e mi chiese di cambiare posizione, ma mi stava piacendo troppo e con insistenza ripresi ad andare avanti e indietro per incitarlo a proseguire. Lui ebbe solo il tempo di dire: “Non ce la faccio più …” che sentii un fiotto caldo riversarsi dentro di me e poi colarmi sulle gambe. Era la sensazione più eccitante che avessi mai provato. Il desiderio di venire fu per me irrefrenabile e, non appena Daniel si avvicinò per prendermelo in bocca e le sue labbra mi sfiorarono lo inondai.
Restammo abbracciati a letto per molto tempo, per poi rifare l’amore in altri modi, ponendoci come unico limite la nostra fantasia. Venne anche il mio turno di penetrarlo e fu semplicissimo, d’altro canto per lui non era certo la prima volta. Mi sorprese la quantità di posizioni che si potevano adottare e che non avrei mai pensato potessero funzionare tra due uomini.
Da quella notte Daniel ed io continuiamo a frequentarci, praticamente si può dire che lui si sia trasferito a casa mia. Ora si tratta di spiegarlo alla mia ragazza ...
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