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incesto

L'(o)zio [1] - Shopping.


di velo
10.06.2020    |    308    |    0 8.7
"La guarda nella sua “posizione da ferma”, il peso tutto sbilanciato su una gamba (che quasi freme per l’emozione) e l’altra leggermente sollevata, col..."
Eccola là, si è piantata di fronte a un’altra vetrina. Riesce a fare al massimo una ventina di passi (davvero !; li ha contati.) prima che la sua attenzione venga risucchiata dentro uno di quei tentacolari palcoscenici multicolore che si affacciano, come tante porte del Paese dei Balocchi, sulle vie del centro. La guarda nella sua “posizione da ferma”, il peso tutto sbilanciato su una gamba (che quasi freme per l’emozione) e l’altra leggermente sollevata, col ginocchio che disegna una morbida curva, e mezza natica che le esce succosa dagli short pants. L’indice e il pollice che tormentano il delicato labbro inferiore impercettibilmente contratto. L’avambraccio distrattamente poggiato sull’enorme seno. Ha puntato la sua preda e nulla potrà fermarla.
Lui conosce a memoria quella scena e sa alla perfezione ciò che sta per succedere. Vive il succedersi degli eventi come in un sogno. Ma sa anche un’altra cosa, ne conosce (e pregusta) anche l’oscuro risvolto. E l’uccello gli si fa duro nei pantaloni.
“Nicci-Nicci ! Vienivienivieni !” cinguetta lei. Lui si avvicina, le si fa accanto con mansueta pacatezza. Gli occhi nocciola-ambrato della ragazza mandano bagliori elettrici ed esprimono una gioia che sarebbe ingiusto e persino crudele, non definire genuina.
Sono uno di fianco all’altra, il tessuto della sua giacca sfiora il braccio nudo di lei. “Quelle” dice lei, come se recitasse una formula magica. Indica graziosamente con una mano in direzione di un qualcosa al di là del vetro mentre lascia scivolare l’altra sulla schiena dell’uomo; sul sedere e infine fra le sue cosce. Come se accarezzasse la testa del suo cagnolino mentre guarda un tramonto mozzafiato. Sul cartellino del prezzo una grafia elegante ha tracciato la cifra 350. Entrano.
Lei lo precede, saltellando come un passerotto e tirandoselo dietro tenendogli entrambi i polsi con le mani dalle lunghe dita affusolate. Nella foga di quel balletto, il culo di lei schiaffeggia “involontariamente”, un paio di volte, i palmi dell’uomo. Prima che il personale della boutique possa cogliere nel comportamento dei due clienti la sia pur minima stravaganza, lei riprende la più perfetta padronanza di sé. Si avvicina con noncuranza alla grande parete di fondo, letteralmente tappezzata di scarpe in esposizione. Facendo su e giù con passo lento e svagato, attende che un solerte commesso si avvicini per chiederle se le serve aiuto. E non deve aspettare molto. Quasi dal nulla compare una ragazza con la divisa del negozio. Avrà 3 / 4 anni più di Alessia. Le si para davanti sorridente. Lui, poco distante, finge di esaminare il tessuto di una tuta. Si diverte nel guardarle mentre si fronteggiano. Sorrisoni e fair play. Ma nei loro occhi, anche se a distanza, riesce a leggere il dialogo autentico. “Ma guarda che squallida troietta ! Te ne vai in giro col culo di fuori e credi che il Mondo sia ai tuoi piedi. Ti si vogliono tutti scopare ma è già un miracolo se sai scrivere il tuo nome...” “Povera sfigata, credi che ‘sto posto sia tuo perché hai fatto un paio di corsi sulle tecniche di vendita e ‘se non le faccio io le cose qua dentro… !’ ma più che farti odiare da tutti, nella vita, non sai fare.”
“Vorrei provare queste” indica l’oggetto dei suoi desideri “Un 36. Forse 37… Dipende da come calzano.” “Te le porto subito e le provi con calma”. Torna con un paio di scatole dai colori vivaci e blablabla… “Provo anche questi pantaloni” blablabla “I camerini sono là in fondo, ti accompagno così ti aiuto a portare la roba”. La commessa la scorta diligentemente fino alla zona camerini le dice fai con comodo, chiama se ti serve qualcosa. Lei la ringrazia e, prima di sparire dietro il separé, lancia un’occhiata all’indirizzo dell’uomo. Per accertarsi che la stia raggiungendo.
Lui è ora inginocchiato ai suoi piedi, come un fedele cavaliere medioevale pronto a servire la sua regina. Con cura quasi reverenziale le sfila dal piede ben modellato il sandaletto che ella gli ha porto allungando la lunga gamba affusolata. Se lo porta al volto e inspira con voluttà l’inebriante odore di cuoio misto a quello del sudore di lei. L’estasi lo inebria; come se sollevasse una preziosa coppa si porta il piede alla bocca; bacia e lecca sia il dorso che la pianta, ne succhia le dita, una alla volta e poi tutte insieme. Il sapore della ragazza dilaga nella sua bocca scuotendo selvaggiamente i suoi sensi. Le labbra di lei si allargano in un sorriso sognante e soddisfatto. Muove languidamente il piede, offrendo alle attenzioni dell’uomo la porzione di pelle sulla quale desideri egli si concentri. Allarga le dita come una gattina che si stiracchi nel piacevole momento delle coccole.
“Fammi vedere quanto sei eccitato, porco.” sussurra lei. L’uomo si alza, slaccia la cintura e i bottoni dei pantaloni e li lascia ricadere alle sue caviglie. Il suo enorme cazzo è ritto e vibrante di fronte al viso di lei. Lei lo osserva compiaciuta, incrociando leggermente gli occhi luminosi. “Mi vuoi sborrare ?” chiede. “Si” risponde lui con voce gutturale “voglio sborrartelo tutto quel bel faccino da troia”. “Facciamo ‘il giochetto’, però...” bisbiglia lei con un tono divertito.
L’uomo si riveste, esce dal camerino, si dirige nel reparto biancheria e sceglie un paio di mutandine di suo gusto. Fa ritorno e porge l’indumento e il cazzo alla fanciulla. Lei avvolge il grosso membro negli slip e comincia a segarlo. Lo sente farsi ancora più duro nel suo palmo. Lui reclina docilmente la testa all’indietro, la sensazione del tessuto che scorre sapientemente sulla sua verga gonfia tormenta gradevolmente con diaboliche scosse elettriche le sue terminazioni nervose.
Solleva infine una mano e cinge delicatamente il collo di lei, chinando la testa per guardarla. E’ il segnale. Lei si sporge leggermente in avanti, offrendogli il viso e la bocca sensualmente socchiusa; continuando a segarlo. La pelvi dell’uomo è scossa da un potente singulto e i suoi occhi osservano con bramosia la faccia della ragazza riempirsi di selvagge ondate di un liquido lattiginoso. Ondate che sembrano non voler finire mai. Si abbattono furiose sui lineamenti di lei, schiaffeggiandole guance, labbra, mento. E colandole sul collo e sul petto. Lei sorride emettendo un gorgogliante risolino beffardo, avvolge la punta gocciolante del pene con le labbra e ne succhia con avidità le ultime stille. Quell’ulteriore, piacevolissimo stimolo richiama dai suoi testicoli un’ultima, perentoria bordata che si infrange sulla lingua e il palato di lei. Trattenendo a stento dei grugniti animaleschi le affonda con delicatezza, fin quasi ai coglioni, l’uccello in gola e, muovendosi impercettibilmente avanti e indietro, da’ fondo al suo piacere in quel caldo, avvolgente abbraccio.
Sentendolo pago, lei si sfila l’uccello dalla bocca e, massaggiandogli dolcemente lo scroto, sussurra divertita “Va bene zio, ora fuori di qui !, devo provarmi le scarpe.”
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