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L’(o)zio [2] – La camera di mamma e papà.


di velo
10.06.2020    |    1.015    |    0 6.0
"“Ti prego tesoro, fai felice il tuo povero zietto..."
“Ti prego Lallilallina, dillo… Lo sai che mi eccita da morire...” (Sua nipote si chiama Alessia ma tutti, in famiglia, l’hanno sempre chiamata Lalli. Quel nomignolo le è stato dato perché un cuginetto suo coetaneo cominciò, di punto in bianco, a chiamarla così. E tutti lo trovarono un soprannome carino. Lui, inoltre, aveva sempre trovato che anche tutto il resto, di lei, fosse molto carino. E per giunta, essendo la figlia di suo fratello e, ovviamente, della moglie di suo fratello, che aveva sempre considerato una gran figa, scoparsela gli procurava un piacere davvero indescrivibile!).
“Zio sei davvero un gran porco !” risponde ridendo la Lalli, agitandogli provocatoriamente sotto il naso quel suo culetto sodo e rotondo. “Ti prego tesoro, fai felice il tuo povero zietto...” insiste scherzosamente lui, accarezzando le natiche perfette e abbassandole gli slip di morbido cotone elasticizzato fino a metà delle cosce lisce e ben tornite. “E va bene, maialone… Solo perché sei tu !” sghignazza ancora lei. Lui resta in attesa. In uno stato quasi ipnotico. Fremente. “Scopami nel culo, zio.” dice infine lei, caricando un po’ l’intonazione della voce in un tono provocante e lussurioso. Quella frase, quel ‘giochetto’, aveva sempre il potere di scatenare in lui un’eccitazione quasi incontenibile. L’uccello gli si gonfia fino quasi a fargli male. “Dai...” lo incalza lei che, evidentemente, esaudendo la richiesta del parente, si è “scaldata” e gli preme con malizia le natiche contro la verga fieramente eretta, stuzzicandola. Lui poggia simmetricamente i palmi delle mani sulle chiappe della ragazza e con i pollici, le dischiude. Lo sfintere si mostra in tutto il suo gradevole, eccitante disegno. Un liscio, delizioso, innocente forellino. Lui prende la mira e vi lascia cadere sopra una grossa stilla di saliva. Accosta la punta della cappella all’ano e massaggia leggermente la superficie, guidando i movimenti del pene con la mano. Sente il respiro di lei farsi più pesante e irregolare. La ragazza porta le proprie mani alle natiche e le allarga in modo più marcato. Lui le cinge i fianchi sottili e spinge piano. L’ano si apre pigramente e si richiude intorno al bulbo della cappella, accompagnato da un leggero gemito di Alessia. Spinge ancora, facendosi sempre più spazio dentro quella calda, gradevolissima guaina elastica. La penetra con prudenza, come sempre, attento a non farle male e, come sempre, aspetta che sia la ragazza a prendere l’iniziativa. La Lalli si spinge contro il corpo di suo zio, facendo in modo che l’uccello di lui le si pianti ulteriormente in profondità nel retto. E comincia a muoversi ritmicamente, pompandolo. Lui allora sa che può “osare di più” e si dedica a scopare quel buchetto paradisiaco con grandissimo impegno e godimento. La nipotina, da sotto, si porta una mano fra le cosce, premendosi e tormentandosi il clitoride con le dita, che si fanno sempre più umide e scivolose dei suoi bollenti umori. Ogni tanto le lascia scivolare un po’ più oltre, alla ricerca dei coglioni e della verga di lui, sfiorandoli con quell’umido, elettrizzante contatto. Poi torna a concentrarsi sul suo sesso, ormai oscenamente aperto, pulsante, fradicio e grondante. Lo massaggia scompostamente con selvagge, concentriche carezze, vi preme contro il palmo tremante, vi affonda dentro le dita, ritraendole zuppe di traslucido godimento. Grosse gocce della sua essenza cadono con piccoli tonfi luccicanti sul materasso. I loro respiri si confondono in una sorta di torrido, animalesco canto a due voci.
“Sborrami ! Sborrami, zio ! Sborrami che vengo !” Grida a un tratto, quasi isterica, la Lalli. Nicola, come sempre, viene folgorato da una sorta di shock quando la ragazza se ne esce con espressioni del genere. Ne resta deliziosamente, profondamente sconvolto. Fa quasi fatica a riconoscere la voce della nipote. Resta sempre impietrito, scosso da un’eccitazione devastante, tutte le volte che quella voce, a cui ha sentito, e sente, tutti i giorni, dire tante cose “normali”, all’apice del piacere sessuale, cambia di tono e di accento, come posseduta e stravolta da “qualcos’altro” e, così spontaneamente, sfacciatamente si fa da cassa di risonanza per esternazioni tanto cariche di una volgare, pruriginosa, gustosissima e perentoria volontà di godere.
Quasi fosse in un sogno, con un lieve suono gorgogliante, sfila l’asta pulsante dal buco del culo di quella bestia scatenata, operazione, questa, che lo porta a una potentissima, liberatoria, trionfante eiaculazione. La sborra zampilla copiosa, inarrestabile, prepotente e sferza con schizzi selvaggi il culo, la schiena e le cosce della nipote che, a sua volta, sussultando, rigurgita dalla vagina un inarrestabile torrente di denso e caldo appagamento. Grugniscono e sborrano insieme. Poi ricadono, totalmente svuotati, sul materasso umido.
Dopo un lungo silenzio Alessia volta pigramente il volto verso quello di suo zio. “Non ti vergogni a chiavarti così la tua nipotina ?” ridacchia, gli fa l’occhiolino.
“Nemmeno un po’...” risponde lui con la voce impastata.
“Zio, ce l’hai una sigaretta ?”
“Non dirmi che vuoi fumare in camera dei tuoi ?! Già tua madre non gradisce troppo il fatto che fumi, se poi sente odore di sigaretta qui dentro, ti ammazza !”
“Ma no cretino ! Andiamo in veranda... C’è ancora un bel sole fuori.”
La Lalli si alza con un improvviso, aggraziato scatto da cerbiatta. Lui, gradevolmente privo di forze, la osserva estasiato. Il giovane culo perfetto ancora lordo della sua sborra.
“Faccio una doccia prima, però!” ride, di un riso fresco e cristallino. La sua figura si perde sinuosa nella penombra del corridoio.
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