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La Zia Terrona


di Giorgio_2013
08.01.2014    |    94.110    |    3 9.6
"Poi con lo scopone iniziò a passarlo sul pavimento, sino ad arrivare ad un metro dal letto, e qui si accovaccio allargando le gambe, manovrando il manico..."
(per gentile concessione e a favore di un’amica in A69)

Mio padre è di origine siciliana, si è trasferito al nord per lavoro ed ha conosciuto mia madre, e con lei ha fatto me.
Al sud, nella piana di Catania, ha ancora il fratello sposato con Immacolata, Zia Imma per noi. Lo zio ha 53 anni e la zia 50 anni. Lei è la classica donna siciliana, scura di capelli con fisico corpulento, non grasso, tonico dal movimento che fa tutto il giorno a pulire, cucinare, lavare, curare l’orto e il giardino: una vita frenetica, molto attiva.
L’ho sempre vista durante le feste comandate quando venivano su a trovarci, o durante le ferie quando noi scendevamo in Sicilia (lì mio padre ha ancora un cascinale lasciatogli dal nonno).
In seguito per ragioni di lavoro lo zio, che fa l’autotrasportatore, ha ingrandito l’azienda e mio padre si è unito nella nuova impresa familiare e ci siamo trasferiti al sud… Mia madre avrebbe fatto da segretaria nell’azienda, così non si doveva assumere altro personale. Per me fu un dramma…
Fatto sta che ci trasferimmo alla fine dell’anno scolastico e, mentre il casale del nonno fu messo in ristrutturazione, abitammo per un bel pò dagli zii.
Ci lasciarono due stanze al piano superiore del loro casolare, una per me ed una per i miei genitori, con due bagni, per cui di code non ce ne sarebbero state. Mentre per la cucina avremmo mangiato tutti assieme.
Dopo poco scoprii che la mia camera era adiacente al bagno usato in prevalenza dagli zii e dalle loro figlie, due cuginone di 17 e 20 anni.
Lo scoprii per caso, perché zia Imma canticchia anche quando va in bagno… E la curiosità è femmina, ma io non lo sono…
La curiosità mi spinse ad ingegnarmi per vedere le cugine al bagno. Trovai uno specchio con il manico a cui aggiunsi un bastone per allungarlo, con il risultato di vedere la zia Imma in bagno, cosa che mi colpì parecchio.
Scoprii che, andando in bagno per i suoi bisogni, dopo di si sedeva sul bidet e se la lavava accuratamente e se la asciugava diligentemente. Capitava che, dopo essersi messa le mutande bianche, con un rasoio si radeva i peli nerissimi che le uscivano dall’elastico laterale delle mutande. Per un ragazzo prossimo alla maturità sessuale era uno spettacolo!
In tutto il periodo che rimanemmo in casa loro, sfruttai quello specchio ogni volta che zia Imma si recava in bagno. Sgattaiolavo in camera, chiudendomi per sicurezza, e la spiavo. Speravo sempre che, oltre a lavarsi, se la accarezzasse, come a volte accadeva, con calma e lentezza, lisciandosi il pelo con cura, quasi volesse pettinarsi la fica, o come la si chiama giù, lo “sticciu”. Mi feci un mare di seghe a causa di quegli spettacoli.
Il tempo passò e due anni dopo, finalmente per i miei, entrammo nella nostra casa, che distava un chilometro da quella degli zii.
Durante il periodo in casa loro e dopo, la zia, previo consenso dei miei, usava affidarmi dei lavoretti nell’orto, in casa o commissioni nel vicino paese, ed anche ora, quando squillava il telefono, era per una commissione o un lavoretto di cui lei abbisognava.
La cosa iniziava a stancarmi anche per il fatto che, alla soglia dei 18 anni, volevo la mia indipendenza e la mia libertà. Prendere la patente al primo colpo fu per me un niente, ma avere la macchina ce ne passò.
Comunque la zia Imma continuava a darmi incarichi ed arrivò il momento in cui mi ribellai, iniziando a scansare il lavoro.
Ci fu il caso della tinteggiatura del casale dello zio. Gli operai iniziarono ma poi lasciarono la mia ex cameretta ed un bagno da tinteggiare. Così la zia mi chiese di farlo ricorrendo al perentorio ordine di mio padre.
Tremendamente seccato mi recai da lei e battibeccando cercai di rimandare:
– O quante storie per due camere da pitturare. Dai su fai il bravo, che poi la zia Imma ti farà un bel regalo o, se hai qualcosa che preferisci, la zia esaudirà ogni tuo desiderio.
– Sì, sì dici così, ma poi…
– Parola di zia: tutto ciò che vorrai. Ma ora inizia, che se no si va alla lunga.
Così dicendo la zia se ne andò sciabattando come sempre, su quegli zoccoletti che mi facevano impazzire, con quelle gambe tozze ma ancora toniche.
Mal volentieri mi immersi nel lavoro e, mentre dipingo la stanza, zia Imma andò in bagno, ripetendo il copione che avevo visto molte volte, sempre eccitandomi, ma ora con la consapevolezza di cosa desideravo e volevo.
In capo ad un giorno e mezzo finii il lavoro e pulito il tutto, mi incamminai per andarmene. Avevo attraversato per metà la cucina che la zia mi chiamò:
– Bel lavoro, sono contenta. Ora dimmi cosa vuoi, come promesso.
La guardai per un paio di minuti senza parlare, lei incalzò:
– Su non facciamo notte, dai.
Non so come mi uscirono le parole dalla bocca:
- Una cosa c’è, zia… vorrei vederti tutta nuda.
Un gelo calò sulla cucina. La zia mi fissava rossa in viso, poi alzo la mano lentamente. La paura di uno schiaffo mi paralizzò, poi senza dire niente con la mano alzata e con l’indice mi indicò la porta.
Muto, mortificato e con la mente confusa mi girai ed uscii dalla cucina.
Bighellonai parecchio prima di rientrare a casa: inutile rimandare l’inevitabile.
Appena entrai in casa, mi dissero che la zia aveva telefonato, dicendo che avevo fatto un buon lavoro, ma mi avrebbe tirato le orecchie per gli asciugamani usati per pulire.
Tutto qui? Non ci credevo…
Mio padre non era ancora arrivato, strano...
Dal cortile arrivò il rumore di un auto, una panda… Cazzo, era quella di mia zia.
Sorpresa. Scende solo mio padre, il quale mi chiama ad alta voce… Ci siamo ora le prendo...
Macché.
Mi guarda, mi dice di dargli una lavata e che la potrò usare con criterio. Ma che rimane sempre a disposizione della zia quando ne avrà a bisogno.
Incredibile…
Dopo tutto mi da la macchina, ma sotto ci sarà qualcosa…
In effetti… Il giovedì è giorno di spese e mia madre, prima di uscire per andare al lavoro con mio padre, mi dice che la zia l’ha chiamata per la macchina perché deve andare a fare la spesa. Mi aspetta per la mezza, cosi posso mangiare da lei e poi andare a far la spesa con lei.
Come da copione sono le 12 circa e sto per entrare nel viottolo che porta al casale. Mi squilla il cellulare. È zia Imma:
– Ciao, zitto ed ascolta! Con la macchina entra da dietro; mettila nel box; poi sali da dentro, senza fare casino; vai in bagno; c’è una borsa con asciugamani ed accappatoio, bagno schiuma e profumo. Fatti una bella doccia e non fare troppo disastro. Poi sali in camera mia e metti sul letto, ma non fare casino. Chiaro?!
E stacca senza farmi parlare.
Come un automa ubbidii e in capo a mezzora, salivo al primo piano in camera della zia. Nessuno… mi sdraiai, come aveva detto, ed attesi.
Mentre attendevo zia, sentivo l’aspirapolvere acceso e lei canticchiare come al solito mentre faceva le pulizie. Poi l’aspirapolvere si spense.
Sentii lo sciabattio provenire dal corridoio e di lì a poco entrò in camera, senza degnarmi di uno sguardo. Indossava il suo solito vestito a portafoglio, chiuso in vita da una cinta; le ciabatte col tacco da 4/5 cm con la fascia, che prendeva solo parzialmente il collo del piede lasciando libere dita e caviglia, senza calze. Il vestito conteneva il prosperoso seno di zia Imma e la parte centrale dei seni, bianca, contrastava con il resto delle spalle colorite dal sole.
Con lo straccio iniziò a togliere la polvere dal comò. Abbassandosi la gravita attirò il seno verso terra, lasciandomi una generosa vista di rimando dallo specchio delle sue mammelle. Andò alla finestra spalancandola e scosse lo straccio, poi la voce di Nilla, la vicina:
– Ma non dovevi andare a far la spesa? Ho sentito la macchina…
– Sì, era mio nipote, me l’ha portata. Ora è andato al campetto in bici, ma aspetto che torni. Ci vado con lui dopo a fare spesa, ciao Ni.
Mii, ma i cazzi sui non se li fa mai la vicina...
Chiuse parzialmente le persiane e tiro la tenda. Poi con lo scopone iniziò a passarlo sul pavimento, sino ad arrivare ad un metro dal letto, e qui si accovaccio allargando le gambe, manovrando il manico affinchè passasse sotto il letto. La visione delle mutande bianche tra lo spacco del vestito mi eccitò da impazzire. Per alcuni minuti rimase cosi, poi alzandosi:
– Eh, le mie vecchie ginocchia non ce la fanno più a stare china.
Si avvicinò al letto, sistemando il manico dello scopone in modo da non cadere; si sfilò una ciabatta e alzò la gamba posando il piede sul letto, così facendo il vestito si allargò:
– Allora, è cosi che volevi vedere la zia Imma, o vuoi di più?
Con lentezza si slacciò la cinta lasciandola cadere a terra: ora il vestito lasciava fuoriuscire il suo corpo, uno spettacolo per me.
Lentamente lo sfilò e lo lasciò cadere. Non aveva il reggiseno e le mammelle penzolavano (una 4ª seppi poi), ma erano ancora voluminose e sode, con il capezzolo grosso quanto un dito, l’aureola scurissima in netto contrasto col biancore del resto del seno, che non esponeva mai al sole.
Le mutande lasciavano trapelare la leggera protuberanza della pancia, che monopolizzò i miei occhi, simbolo di un corpo robusto, ricco e procace, con un’intensa carica erotica dettata dall’età.
La zia si stringeva le tette con voluttà, poi iniziò a stringersi i capezzoli con forza strizzandoli forte e torcendoli aumentando la mia libidine…
Avevo la faccia vicino al bordo del letto e lei mise il piede accanto al mio viso. L’odore del piede misto all’odore del cuoio della ciabatta mi colpirono il naso: istintivamente con la lingua iniziai a leccagli le dita del piede, accarezzando con la mano prima la caviglia poi il polpaccio, sentendo la pelle liscia appena depilata. Zi Imma mi lascio leccare il piede per un po’, poi si sfilo le mutande.
Una foresta liscia, nera, pelosa, molto pelosa: per poco non mi sborrai addosso dall’eccitazione.
Sali sul letto e con le ginocchia si mise a cavalcioni sulla mia faccia, mettendomela lì a pochi centimetri:
– Allora e cosi che volevi vedere la zia? Cosi va meglio? O forse vuoi mettere la lingua lì in mezzo?
Muto osservavo lo spettacolo, un mare di peli a contorno di una conchiglia rossa, con due labbra pendule scure ed un pisellino, sì il clitoride, che era grosso quanto la punta del dito mignolo.
– Dai licca datti da fare, vulivi u sticchiu a zia? E a ora licca, licca … Ubbidire...
Ma certo, iniziai a leccare come un forsennato.
– Piano piano, licca piano, ca punta da lingua, su un gillettu, piano piano.
Ubbidii e la sentii fremere, un qualcosa di liquido scese nella mia bocca. Mandai giù il suo umore. Lei roteando i fianchi mi spalmava il suo umidume su tutta la faccia; facendo colare dal buco della fica la sua goduria mi lavava la faccia; poi venne più avanti e mi mise il buco del culo a portata di lingua. Mi fermai aspettando…
– Licca nipute licca.
Con la punta della lingua iniziai a leccarle il buco del culo, penetrandolo di quel che la lingua mi permetteva; la zia allora si allargo con decisione le chiappe mettendomelo più a portata di lingua e, mentre affondavo la lingua in quel buco nero, le scappo un
– Huuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu…
Il leccarla per parecchi minuti per me fu un piacere, finche lei si levò decisa e, sedendosi sul bordo, mi intimò di scendere e di levarmi l’accappatoio.
Ubbidii senza fiatare. Il cazzo era già “ A pali i vigna”; zi Imma mi fa cenno di avvicinarmi, con la destra me lo prese decisa e provò la consistenza, con la sinistra mi accarezzava le palle delicatamente, poi si avvicinò con le labbra lo annusò.
– Bene pulito, sa solo di cazzo come piace a me, bravo.
Poi con le labbra avvolse la cappella, e piano piano iniziò ad ingollarlo tutto, arrivando sino alla radice; nel tornare indietro aspirava come un idrovora; ripetè l’operazione diverse volte, facendomelo indurire come il marmo, mentre con l’altra mano mi accarezzava le palle di continuo, arrivando sino al culo, lisciandomi il solco delle chiappe.
Stavo quasi per venire, la zia se ne accorse e con decisione smise la pompa, con indice e pollice mi strinse la base del cazzo e con il pollice dell’altra premette sul foro della cappella, ricacciando indietro la monta che mi stava salendo, un paio di minuti cosi e riprese il ritmo.
Zi Imma stendendosi sulla schiena ed allargando le gambe a dismisura mi invitò a leccarla ancora, cosa che non mi feci ripetere; la lingua volò veloce dal grilletto al buco della fica, ogni tanto succhiavo il piccolo cazzetto della zia, e dopo poco rantolando mi bloccò la testa godendomi in faccia.
Mentre si riprendeva mi attirò a se e, mettendomi la lingua in bocca, iniziò una voluttuosa limonata, intanto il cazzo strusciava contro la sua fica. Lei con la mano lo guidò e con le ginocchia mi cinse la schiena… spingendo su il bacino se lo fece entrare tutto in fica, mugolando di piacere, e mentre mi limonava, assaporava la durezza del cazzo giovane …
– Dai ora futti, fa l’ommo, futti a zia
Neanche a ripetermelo, mi diedi da fare avanti ed indietro, come avevo visto fare nei filmini porno, tirandolo fuori e ricacciandolo dentro, sbattendo le palle contro le gambe della zia, le succhiavo le tette con forza mentre lei se le strizzava furiosamente… Le morsicai la pancia con le dita: mi faceva impazzire quella pancetta leggermente rilassata, che ondeggiava mentre la montavo come un forsennato, e nel mio cervello un unico pensiero “Minchia quanto mi arrapa la zia, minchia quanto e troia…“.
Poi la zia alzò le gambe al soffitto e cingendole con le mani se le portò al seno offrendomi una vista pazzesca, fica e culo oscenamente aperti e questo mi ingrifò maggiormente… Dalla sua fica una schiuma bianca colava densa sino al lenzuolo; con voce roca mi disse che aveva già goduto quattro volte, ma voleva continuare. Mi tuffai in quel buco violentemente arrivando a toccarle il collo dell’utero:
– MMMMMmmmmmmmmmmm mi sfunni fighiu, dai dai dai!
Mi incitava la porca di zi Imma.
Mentre lo scopavo con furia, vedere quel buco nero li poco distante, leggermente aperto con quel liquido bianco che ballava dentro mi diede una perversa idea…
Tirai fuori il cazzo dalla sua fica e con decisione lo puntai al buco del suo culo e spinsi senza rifletterci causa la foga. La mia posizione di favore e l’impossibilità di zia di muoversi favorirono il mio impeto, il cazzo entrò quasi tutto dentro… Zi Imma cacciò un urlo, mentre mi bloccava i fianchi con le braccia, fermandomi in quella posizione; col cazzo quasi tutto dentro per un lungo minuto il viso di zia rimase bianco, il respiro corto e veloce, poi riprese colore. Lei ora respirava nuovamente in modo regolare, e sentii il mio cazzo affondare ancora di più nel suo culo, fino sbattere le mie palle sulla sua schiena.
Piangendo mi baciò come se fossimo fidanzati, roteando la lingua nella mia bocca:
– Si ora muoviti dai fottimi il culo, dai, fotti il culo di zia.
Iniziai lentamente a retrocedere e rientrare, cosi per un bel po’, sino a che uscendo rientrai nelle fica con ancora un paio di bordate, spingendo sino in fondo, gli sborrai dentro. Zia mi strinse a se con forza contraendo la fica per spremermi tutto il succo.
Finito di svuotarmi scivolò fuori…
Zi Imma mi scostò e mi fa scendere dal letto; lei sempre seduta sul bordo mi prense il cazzo in bocca e come una macchina mungitrice iniziò un trattamento rigenerativo.
Coi piedi mi allargò le gambe e iniziò ad accarezzarmi le palle arrivando al solco del culo, mentre mi godevo la mungitura, si cola della saliva in mano strisciandomi le palle arrivò dietro ed insinuò la mano nelle chiappe. Sentii la punta di un dito toccarmi l’ano, stranamente la cosa non mi diede fastidio, anzi le facilitai l’opera piegando leggermente le ginocchia.
Zia sempre col cazzo in bocca mi guardò e sorrise, poi con decisione mi infilò il dito tutto nel culo, cercai di ritrarmi ma i denti di zia stringevano la cappella e mi intimò a bocca piena:
– Fermo, vedrai che ora la cosa ti piacerà e ti verrà ancora più duro di prima, fidati
La lasciai fare, in fondo alla sua età ne saprà più di me. Di fatto prese a toccarmi la prostata e dopo alcune pressioni il cazzo rispose positivamente. Nuovamente “a pali i vigna”! E forse più duro di prima.
Zia continuò il trattamento mungitura e ditalino al culo per un bel po’, poi sicura della mia rinnovata turgidità, si tolse e mettendosi a sponda di letto, con la mano si umetto il buco del culo con la sua saliva e, con entrambe le mani, si dilatò il più possibile l’ano rosso dalla precedente inculata.
– Dai nipute fottimi nel culo, spaccamelo bene, dai sfonda a zia!
Buttai un cuscino a terra e gli entrai nel culo con una violenza tale che lei urlò nuovamente.
– Ooooooooooooooooooooossssiiii cosi sfondaaaaaammmmmelooooooo
Invogliato da quella richiesta lamentosa entrai ed uscii ancora più furiosamente, presi ad allargarla con le mani affinche il cazzo entrasse sempre con violenza senza incontrare ostacoli; lunghi minuti di andi/rivieni mentre la zia affondava il viso nelle lenzuola soffocando le grida ormai di godimento, mentre la schiuma del suo piacere usciva ed entrava dal foro ormai blu per la violenta inculata sino a che sentii arrivare il mio orgasmo.
Aumentai a bestia il ritmo, cercando di penetrarla più forte possibile quasi a volerle fare più male possibile, sino a che l’esplosione della voglia ebbe il sopravento. Con un ultimo colpo deciso e violento affondai il più possibile nel suo sfintere, scaricando tutta la mia seconda carica di sborra calda, viscida, tanta…
Stetti fermo spingendo il più possibile sino a che le pulsazione, che fanno fuoriuscire la sborra, cessarono, poi scivolai sul letto esausto…
– Zi Imma perché prima piangevi?...
Le chiedo ansimando.
– Vedi voi uomini siciliani le vostre mogli le trattate bene, mentre tutte le altre sono bottane, esclusa la mamma. Io volevo farmi fare il culo da zio, ma lui mi ha sempre detto che una brava moglie non deve fare le cose da buttanazza. Prima mi sono messa cosi apposta sperando che… e non mi sono sbagliata. Ora sono contenta: mi hai rotto il culo. Sì, sono contenta almeno a 55 anni posso dire di non avere più niente di sano. Ma ora vai fatti la doccia e non lasciare sporco sotto. Riprendi la macchina e vai. La spesa l’ho fatta stamani.
Dopo di che si girò lentamente dandomi le spalle, si raggomitolò come volesse dormire; in silenzio scesi.
Sono quasi 5 minuti che sono in macchina viaggiando contento verso la città, che squillò il cellurare: zi Imma…
– Sì zia dimmi.
– Ciao senti volevo solo ricordarti che la prossima settimana mi occorre di nuovo la spesa… senza obbligo, sai la zia e vecchiarella ed ha bisogno … lo zio è fuori per lavoro… comunque avviso tua madre che verrai da me per le commissioni, eh a zia lo fai sto piacere?
– Ma certo zi ora per te un paio di giorni a settimana per le tue commissioni li trovo, eccome se li trovo.
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