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La causa di tutto 2


di MasterT2
05.04.2023    |    11.165    |    1 9.5
"Gli occhiali che colano, accompagna con la mano le ultime gocce poi si alza leccandosi le dita e va in bagno..."
La causa di tutto – Vent'anni dopo

Mi avete convinto. Ecco il seguito e conclusione. Come nella vita reale, anche per Stefano e la mamma sono passati vent'anni. Venti lunghi anni.

Dopo la sbronza di sesso del racconto precedente, sono passati ben vent'anni. Vent'anni dove ho sempre aspettato, cercato un segno che quello che era successo non era un sogno. Il ricordo, la voglia, mi hanno accompagnato nelle mie seghe quotidiane. Da lei nessun segno che qualcosa fosse successo. Mai mancato sorrisi, carezze affettuose, tutto quello che accompagna un rapporto madre e figlio, ma e' stato come se tutto fosse un sogno, bellissimo, ma sempre un sogno. La vita prosegui'; ragazza, laurea, fidanzata, matrimonio, figli, divorzio. Ed eccomi qui, di nuovo nella casa dov'ero nato, la stessa stanza rimasta stranamente com'era, una capsula temporale. Mia mamma appena pensionata, vedova da poco, mio padre ci aveva lasciato per una di quelle malattie che si prendono una vita in poco tempo. Con la mia ex i rapporti sono rimasti amichevoli, sembrava essersi messa con uno, ma adesso e' ancora sola, i miei figli passano dopo la scuola a piacere e spesso sono con me il fine settimana. Mamma e' contenta di non essere sola. E' ancora una bellissima donna, almeno ai miei occhi, arrotondata, appesantita, lo sguardo sempre dolce ed amorevole. Stamattina mi sono alzato con un forte dolore, ventre, schiena, reni, un po' tutto. Telefono in ufficio e resto a casa. Lei sente ed arriva.
“Stefano, caro, cosa c'e'? Cosa ti senti? Ti porto dal dottore?”
“Aspettiamo un po' a vedere se passa. Non mi sento male, solo fitte, qui, qui, anche qui.”
Indico varie zone del zone del ventre, alto, basso, di lato, un po' dappertutto insomma.
“Mmmm, vediamo un po”!”
Mi tira su la giacca del pigiama e comincia a palparmi mentre mi fa il terzo grado. Cos'hai mangiato? Cos'hai bevuto? Hai preso freddo? Quando sei andato l'ultima volta?
Qualche giorno fa ero stato fuori a cena, forse bevuto un po' troppo, forse un colpo d'aria, e si, adesso che ci penso sono forse piu' di due giorni che non vado. Mi rilasso, se e' cosi', non e' grave.
“Pensi che sia quello?”
“Mah, la pancia sembra dura, qui e qui, hai stimolo di andare?”
“No, veramente no, ma il massaggio decisamente allevia un po' il dolore.”
“Mmmm, beh, io penso che un bel clistere caldo dovrebbe risolvere e, al massimo, non fa male.”
“Mamma! Davvero? Na non basterebbe una purga?”
“Io penso che visto che sei un po' impattato, la purga potrebbe anche essere dolorosa e poi ci vuole il suo tempo. Il clistere e' immediato. Cosi' vediamo se ci vuole il dottore. Vado a preparare la camomilla.”
“Ma mamma!”
“Zitto, zitto, cosa vuoi che sia! Ci penso io!”

La sento trafficare in cucina. Quando la professoressa saliva in cattedra non c'era verso, percio' cerco di rilassarmi massaggiandomi i punti doloranti. Intanto arriva con cuscini, e asciugamani. Mentre sistema tre cuscini in mezzo al letto, ben coperti dagli asciugamani e altri tutt'attorno, aspetto sulla sedia.
“Ormai sono diventata un'esperta. Ho dovuto fare pratica per forza con tuo padre, la chemio lo institichiva da matti e le purghe non le sopportava. Vedrai, dieci minuti e sarai come nuovo. Ecco, levati il pigiama e sistemati col sedere sui cuscini, dobbiamo farlo scendere. Arrivo subito.”
Rimango un'attimo interdetto. Sarei stato tutto esposto. Non che mi vergognassi di lei, ma adesso sono adulto. Ecco il tarlo maledetto che parte. Mi levo il pigiama. Mi scappa un'occhiata sullo specchio dell'armadio. Odio quella pancetta. Non mi ricordavo cosi' peloso. Sospirando mi accomodo. Davvero in alto cosi'. Si, c'e' un po' d'ansia, cosi' a palle per aria. Arriva di corsa con l'appendi abiti che di solito sta vicino alla porta, nell'entrata. Lo mette vicino al letto. Un sorriso e scappa tornando con la sacca piena, il lungo tubicino e il mio occhio cade sulla cannula nera, col rubinetto. Uff, respiro. Almeno e' quella sottile.
“Ecco qua. Pronto caro?”
Non un commento, una battutina, niente.
“Piu' pronto di cosi!”
Riesco a darle un'occhiata prima che rimanga nascosta dalle mie gambe. Espressione seria e concentrata dietro i soliti occhiali. Punta della lingua tra I denti. La sua mano sulle chiappe, due dita mi socchiudono il buchino. Il fresco della crema. La sfregatina, il dito che spinge leggermente, entra, solo la punta. Mi sento ansare un po'. La punta dura si fa strada. Non sembrava tanto lunga. Apre. Il liquido caldo mi invade. Alza la borsa e l'appende. Il getto si fa piu' forte e lo sento risalire dentro. Piacevolissimo, rilassante. Con una mano tiene la cannula spinta dentro, con l'altra mi massaggia un po in senso orario, un po' al contrario. Comincio a sentirmi pieno. Ohoh, un crampetto. Gemo e mi irrigidisco. Subito chiude e massaggia con piu' forza. Mi rilasso e riapre. Ancora un paio di interruzioni. Ha le dita magiche a trovare il punto dolorante. Ed e' finito.
“Bravo Stefano. C'e' stato tutto. Un bel litro abbondante. Adesso cerca di resistere. Piu' lo tieni e meglio fa. Lasciamo dentro la cannula. Ti aiuta a tenere. Poi vado a preparare l'altro.”
“Ancora? Ma non basta?”
“No, per liberarti bene ce ne vogliono almeno due, a volte tre.”
Vorrei rispondere, ma sento la pressione che monta. La sua mano continua leggera, adesso spingendo piu' verso l'alto. Respiri lunghi e profondi. Devo scappare.
“Mamma, mamma, non ce la faccio piu'!”
“Tranquillo, riassati. Concentrati un'attimo.”
Come sento la cannula sfilarsi parto. Quasi di corsa, la paura di cominciare a perdere per strada. Ma perche' il bagno e' cosi' lontano? Ci sono. Giusto a tempo. Ce l'ho fatta. Il liquido sotto pressione esce scrosciando meschiato a pezzi di materia dura. Chissa' cosa avevo dentro. Qualche crampetto. Ci siamo. No. Ancora un po'. Come mi sento meglio!
Resto seduto fino a quando mi sento vuoto e passo al bide'. Uscendo mi scappa l'occhio allo specchio. Bene, sembra proprio bello moscio. Mi aspetta in camera, la sacca gia' appesa. Sembra proprio piena e gonfia. Sguardo interrogativo.
“Una meraviglia mamma. Mi sento proprio meglio. Credo sia uscito tutto.”
“Dai, dai, poche storie. Questo lo fai ancora. Poi mi ringrazierai.”
“Ma dove hai imparato a farli? Mica li insegnano a matematica?”
“Stupidone! Mi ha insegnato la dottoressa di papa'. Era imparare o pagare un'infermiera.”
Ora che mi sento meglio, si risveglia un po' della mia innata spavalderia. Mi accomodo di nuovo subito rendendomi conto di cosa sto mostrando. Ecco quel formicolio pericoloso, sotto le palle. Speriamo bene. Si ripete. Apre, crema, dito, cannula, liquido caldo. Sospiro di piacere a sentirlo salire, riempirmi. La mano che preme circolando sul ventre. Si scontra col mio cazzo duro. Oddio, ce l'ho duro! Lo sfiora ancora. Ad ogni passaggio lo spinge. A destra, a sinistra. Col polso, Trattengo un gemito di piacere. Ferma il flusso, toglie un cuscino. Riapre, massaggia, ferma, via altro cuscino. Rischio un'occhiata. Non mi guarda. Guarda in basso. E' durissimo, tutto scappellato. Ricomincia. Il massaggio, le toccate, gli sfregamenti. Che voglia irresistibile di prenderlo in mano, stringerlo forte, menarlo. Chiudo gli occhi. Resisto. Di nuovo chiude. La cannula si muove. Mi afferra il cazzo. Lo raddrizza. Ferma. Apro gli occhi e incrocio i sui. Mi guarda sopra gli occhiali. Sorride forse un po' birichina. Lo ha in mano, stretto.
“Pero' e' cresciuto da allora!”.
“Mamma, sono passati...”
Volevo dire “vent'anni “ ma non ci riesco. Lo stronzo prende lui la direzione e comincia a spruzzare. In faccia a lei. Proprio come allora. Vorrei sprofondare e invece schizzo.
“Stefano! Ma sei sempre lo stesso!”
Ma non lo molla. Gli occhiali che colano, accompagna con la mano le ultime gocce poi si alza leccandosi le dita e va in bagno. Mi sento come avessi fatto uno sprint. Sto ancora prendendo fiato che torna con l'asciugamano bagnato. Mi pulisce.
“Forza, puoi andare adesso.”
Oddio. Mi sono dimenticato. Sono pieno e sta spingendo. Corro via. Torno pensando di non trovarla, sapendo nel subconscio che l'avrei cercata. Invece e' ancora li'. Nuda dalla vita in giu'. Fianchi larghi, culo sodo, pancetta rotonda. Il folto cespuglio attira il mio sguardo. Mi mette una mano sulle spalle e mi guarda dritto negl'occhi.
“Stefano, tesoro, sembra il destino ci detti le cose. Beh, ora sei adulto. Si, mi ricordo tutto. Non l'ho mai scordato. Non sai quanto mi sia costato trattenermi. Ora non c'e' piu' motivo. Siamo solo io e te.”
Nei suoi occhi quel lampo, sulle labbra quel sorriso. Lo riconosco e mi sento vivo. La sua mano mi tocca, mi stringe leggermente. Le leggo in faccia il desiderio.
“Stefano caro, vuoi fare il porcellino con la tua vecchia mamma? Dai, fallo tu a me, adesso!”
Il mio sguardo un po' confuso la fa sorridere. Mi da un bacetto sulle labbra e una menatina all'uccello.
“Il clistere caro. E' tutto pronto, devi solo mettermelo. Non ti dispiace vero?”
“Cosa? No, no, certo che no. Beh, non l'ho mai fatto, ma non credo sia difficile. Faro' come hai fatto tu!”
“Bravo, proprio cosi'”
Si sistema sul letto, i cuscini sotto le reni, spalanca le gambe e le alza.
Visione paradisiaca! La sua fica tutta aperta! Non capisco piu' niente. Mi ci abbasso sopra e comincio a leccarla. Dio che gusto! Che piacere! Geme e mi prende la testa. Prima se la spinge contro e poi mi spinge via.
“Dopo Stefano, dopo! Ora fammelo. Il clistere. Ti prego.”
“Sei sicura?”
“Tesoro, non parlare. Fammelo e basta.”
Taccio. La guardo negli occhi, vedo voglia, libidine, desiderio, amore, forse un po' di insicurezza. Sorrido, le tocco il buchino col dito, lubrificando. Geme, spalanca gli occhi.
Insinuo il dito ruotandolo leggermente. Me lo stringe, poi rilassa e scivolo dentro, nel suo buchino. Allora non lo avevamo fatto li', ma ero un ragazzo. Mia moglie me lo dava, ogni tanto, nelle occasioni speciali. Ma mamma? Vedo la libidine crescere nel suo sguardo. La lingua fioretta tra le labbra dischiuse. Levo il dito e metto la cannula.Leggeri sospiri. Apro. Sospiro profondo. Massaggio dolcemente fno a che non mi strige la mano. Chiudo. Respiro profondo. Apre gli occhi e sorride. Appoggiata al mio braccio si alza e va in bagno. Ritorna. Sorride sempre. Bacetto sulle labbra. Mani sulle spalle. Adesso e' tutta nuda. I capezzoli duri mi solleticano il petto. Il mio cazzo duro contro la sua pancia.
“Ancora una volta, tesoro. Poi ti spiego. Basta quello che e' rimasto.”
Stavolta si gira e si mette a pancia in giu' sui cuscini. Il bel culo spinto in alto. Le gambe aperte mi offrono sempre la visione paradisiaca della sua fica bagnata, dell'occhiello scuro li' in mezzo. Il cazzo mi fa quasi male. Come vorrei acchiapparla per i fianchi e spingerlo dentro la sua fica. Dev'essere bollente. Mi trattengo e di nuovo gioco delicatamente col buchino. Piu' rilassato adesso. Ripeto il rito fino a riempirla del liquido rimasto. Stavolta mi bacia a lungo prima di andare in bagno e me lo stringe.
Sto entrando in ansia. Ascolto tutti i rumori e finalmente eccola. Mi abbraccia, mi bacia.
“Stefano, solo una cosa e sono tua. Tutta tua. Avrei voluto farlo da tanto, ma la vita cosi' ha deciso. Oggi cominciamo un nuovo capitolo. Quel prologo di tanti anni fa e' ancora con me, passo a passo. Adesso sei un uomo adulto. Voglio tutto. Darti tutto.”
Si inginocchia davanti a me e lo prende in bocca. Brucia. Prima me lo scopa con la bocca, senza toccarlo, poi lo prende in mano, massaggia le palle e alterna leccate libidinose a profonde succhiate. Sembra faccia uno sforzo a staccarsi e tirarmi sul letto. Su di lei! Basta giochini, girarci attorno. Le sue gambe sono sulle mio spalle ed io lo spingo dentro. Dentro di lei che geme forte, quasi urlando un infinito “Siii” di un piacere totale. E' talmente calda che quasi mi sento sciogliere dentro di lei. Stringo i denti e scontro il movimento dei suoi fianchi, sempre piu' veloce. Ancorata alle mie braccia urla, la bocca contorta, il volto stravolto. Urla il suo orgasmo. Aumento il ritmo per seguirla, ma lei mi ferma, ansando.
“No. Ste. No. Aspetta. Nel culo Ste. Ti prego, mettimelo nel culo, adesso. Dai, Ste. Nel culo. Tutto nel culo. Inculami.”
Spronato dalle sue parole, con un ronzio nelle orecchie, quasi come un automa, lo sfilo e lo punto sul buchino. E' cedevole. Spngo forte vincendo un filo di resistenta e scivolo tutto dentro. Fino in fondo. Un lungo urlo mi accoglie, mi accompagna, le sue mani artigliate alle mie braccia. Il suo sfintere pulsa, mentre entro e mi blocca in fondo.
“Oddio, oddio Ste. Ferma. Fermati un attimo. Oddio, me l'hai messo tutto. Tutto nel culo Ste. Oddio, si, mi sento proprio porca, tanto porca Ste. Dare il culo a mio figlio. Si, Ste. Ora, Ora, dai. Si, scopami il culo. Dai, dai Ste, dai che godo ancora.”
Il suo sfintere mi rilascia e do' il via alla danza accompagnato dai suoi incitamenti frammisti a frida e mugolii. Presto sono sulla via del non ritorno. Chiavo con forza quel buchetto che mi stringe come un guanto. Stringendo con forza le sue gambe, spingo, spingo, fino che non mi si annebbia il cervello ed esplodo dentro di lei con un urlo animalesco. Ansando torno in me. Rilascio ancora un paio di spruzzi. Mi rendo conto che sta pulsando. Il suo culo pulsa forte contro il mio cazzo. Lei geme ancora forte al ritmo degli spasmi. E' venuta anche lei. Ha goduto con me. Guardo in basso. La fica aperta e gonfia e' fradicia. Umori colano su di me. Rilascio le sue gambe che mi stringono forte e mi abbasso a baciarla. Un bacio lungo e profondo, da amanti. I suoi gemiti ora di completa soddisfazione. Lentamente mi sfilo e giaccio al suo fianco. La sua testa sulla mia spalla, ci accarezziamo, molto lentamente.
“Vent'anni Stefano, vent'anni per godere cosi'. Non parlare adesso. Stringimi. Parliamo poi.”


Bene, il resto potete immaginarlo. Magari tra qualche anno ci rimettero' mano.
MasterT.

Curiosita' e tutto il resto, scrivetemi a: [email protected]
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