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Veronica e suo figlio parte seconda


di simba97
12.10.2014    |    16.968    |    1 9.3
"Ci toccavamo i seni e il sesso..."
Dopo quella fuggevole visione, decisi di “di non farmi più indurre in tentazione”.
Non potevo eccitarmi come una volgare troia nel vedere nudo mio figlio!!! Quindi presi una decisione, visto che Massimiliano era ormai maggiorenne ed era altresì capace di gestirsi da solo, pensando anche ad un cambiamento radicale di vita, comunicai al mio maschietto che gli lasciavo l’appartamento di mia proprietà e che me ne sarei andata a vivere in una stanza d’albergo, poi, con calma, avrei trovato una sistemazione migliore.
Non ero ricca, ma qualche soldo da parte l’avevo e poi tutti i mesi mio marito mi passava, un lauto mantenimento. Detto fatto da lì a qualche giorno trovai un buon Hotel e me ne andai a vivere da sola. Forse, come spesso era successo nella mia vita, non feci la scelta giusta. Senza compagnia mi accorsi di vivere in uno stato di continuo torpore. Tentai di uscire e di frequentare locali alla moda per socializzare un po’. Ma poi mi accorsi che, bruciata dall’esperienza matrimoniale, rifiutavo a priori le amicizie maschili e mi sentivo quindi inutile e disprezzata. Quando qualcuno mi rivolgeva la parola, riuscivo ad essere solo diffidente e sgarbata. Camminavo per molte ore senza una meta precisa, immersa in pensieri cupi e tristi. Alla fine, capii che avevo bisogno di una rottura totale con il passato, per riprendere fiducia in me stessa.
Un pomeriggio, dentro a quella lussuosa camera d’Hotel, nuda, mi soffermai a guardarmi nello specchio dell’armadio. L’immagine frontale che vidi fu alquanto positiva. Il seno sembrava più voluminoso del solito, più provocante di sempre, e pensare che da adolescente, lo nascondevo il più possibile, sotto dei maglioni molto larghi, senza mai riuscire ad attenuarne le effettive dimensioni. A farmi recuperare il piacere d’avere un bel seno era stato proprio Marco. Lui, all'inizio del nostro rapporto, era sempre molto affascinato dalle mie grosse poppe e spesso mi diceva che ne dovevo essere fiera. Così superai il complesso delle grandi tette e cominciai ad evidenziarle vestendomi con magliette ed abiti più attillati.
Proseguii l’attento esame di me stessa, beh, il ventre era piatto e ben teso, il delta di Venere era coperto da una folta ma curata peluria scura, i fianchi pieni il giusto, le cosce tornite e gli stinchi dritti e fini. Ero alta un metro e settantadue e su questa statura tutto l’apparato mi pareva ben distribuito. Esaminai la parte posteriore e compresi che il bel sederino di Massimiliano era la copia del mio al maschile. Il mio volto era del tipo mediterraneo, occhi scuri, nasino regolare, bruna, capelli lunghi appena oltre le spalle e mossi in fondo.
Dato il mio fisico proporzionato non avevo cellulite da nessuna parte e nel complesso sembravo proprio essere, come mi aveva detto mio figlio, una “bella figa”

Uscii di casa, anzi dall’Hotel, e mi recai in un negozio d’abbigliamento a comperarmi alcuni capi eleganti e anche un po’ sexy. Dopo averne provato un numero infinito ne comprai alcuni e assieme ci misi pure un paio di completini intimi piuttosto provocanti e delle mutandine parecchio troieggianti.
Tornai in albergo mi cambiai e riuscii nuovamente, vestivo con un tailleur rosso corto una decina di centimetri sopra le ginocchia, con una scollatura regolabile con dei bottoncini. Io ne avevo sbottonati tre su cinque e si vedeva bene il canale intermedio tra le mie tettone.
Mi ero messa un paio di scarpe con il tacco piuttosto alto, truccata finemente e con i capelli lunghi e sciolti.
Camminavo tutta impettita ancheggiando anche un po’ quando mi imbattei in Veronica. Con lei c’eravamo conosciute all'epoca in cui frequentavo dei corsi di pittura all'istituto di belle arti, che avevo poi abbandonato dopo il matrimonio. Non era cambiata. Vestiva sempre in modo stravagante e il suo corpo slanciato non era ingrassato nemmeno di un etto.
Ci sedemmo in un bar e, come una liberazione, le raccontai tutto quello che mi era capitato. Più parlavo e più mi sentivo liberata da un peso. Ecco cosa mi serviva, un’amica, semplicemente una buona amica. Lei, volle sapere perché io e Marco avevamo deciso di separarci e rimase molto sorpresa quando le confessai che si era trovato un'altra donna ed aveva deciso di andare a convivere con lei.

“Mi spiace, Valentina... sono davvero addolorata...”

Alzai le spalle rassegnata.

“Avrebbe potuto farsi qualche donnetta ogni tanto e continuare lo stesso a vivere con te.”

Aveva ragione, ed infatti ero stata io a volere la separazione ed il conseguente divorzio, ma non volli dirglielo per non fare la figura della moralista intransigente.
Mi invitò a casa sua , per mostrarmi dei quadri, ma sapevo che lo faceva per non lasciarmi sola a piangermi addosso.
La seguii nel suo appartamento, un attico molto grande e luminoso, con delle belle vetrate. Ammirai i suoi quadri; aveva davvero molto talento e mi ricordai cos'era che all'istituto di belle arti la distingueva dalle altre allieve: uno stile personale fatto di chiari-scuri, molto forti e violenti. Usava pochi colori: solo il nero, l'ocra e il verde intenso. Guardando le sue tele, si provava una certa angoscia e non poco turbamento.
Dopo avermi offerto una coppa di vino, parlammo del più e del meno; poi lei mi fece domande sulla mia vita di coppia. Vedendomi reticente, mi esortò, dicendomi:

“Rilassati Valentina, puoi raccontarmi tutto. Anche se non ci vediamo da tanto tempo sono pur sempre una tua amica!”

Le sue domande erano molto precise ed io facevo fatica a rispondere, poi il vino che avevo bevuto mi diede un po' di coraggio e decisi di confidarmi:

“Sessualmente, sai, la situazione stava diventando invivibile.”

“Cosa intendi dire?”

Quando, sottovoce, bisbigliando appena, le raccontai che Marco prima di arrivare a comportarsi come se non provasse più nessuna attrazione per me, aveva cominciato a possedermi solo ed esclusivamente come se io fossi un uomo, mi resi conto che la cosa, oltre ad interessarla, l'eccitava. Lei, riempiva i nostri bicchieri con la stessa velocità con cui li svuotavamo.

“In poche parole vuoi dire cheee……. tii………. inculava?”

“Beh... sì... mi sottomettevo volentieri. D'altra parte a me è sempre piaciuto, non avevo di certo problemi ad accontentarlo..”

“Hai detto che ti è sempre piaciuto prendertelo nel…. culo???”

“Sì... non è che sia giunta al matrimonio vergine... Da ragazza ho avuto le mie esperienze... come tutte...”

Dopo un breve giro di parole, però, finii per raccontarle di come il mio culetto avesse perso la sua verginità quando avevo appena diciotto anni. Il vino mi stava aiutando e avevo abbandonato ogni reticenza e non avevo più alcuna vergogna. Le dissi che ero molto sensibile, da quella parte, che fin da giovane mi masturbavo frequentemente e spesso mi solleticavo anche nell'ano infilandoci un ditino o anche due. Lo facevo cercando di capire quali sarebbero state le sensazioni che avrei provato in seguito con il cazzo di un ipotetico amante. Mi vergognavo, quando mi masturbavo e mi infilavo anche le dita nel culo, ma godevo più intensamente di quando mi toccavo soltanto la fessura.

“Farsi sodomizzare, non piace a molte donne, ma tu, evidentemente, sei speciale... E cos'altro ti chiedeva di fare?”

Capii che Veronica si stava eccitando sempre di più; voleva sapere tutto, anche i minimi particolari. Più le raccontavo, più il mio corpo si distendeva. Mi sentivo svuotata e sollevata. Con Veronica non avevo paura, come con mio marito, di dire qualcosa di scurrile e impudico; stavamo ritrovando la complicità di un tempo.

Mi spiegò poi che stava cercando una coinquilina che l'aiutasse a sostenere le spese dell'appartamento.

“Se vuoi, puoi rimanere, in attesa di trovare qualcosa di diverso.”

Nonostante non avessi problemi economici mi faceva piacere vivere sotto lo stesso tetto con un’amica e quindi accettai subito la sua proposta. Mi fece visitare l’appartamento e nella stanza da letto vidi un grande giaciglio, più delle classiche due piazze di un matrimoniale.
Era immenso, glielo dissi e lei si mise a ridere dicendomi che lo aveva scelto tra molti altri proprio per quella sua caratteristica. Poi lei lesse nei miei occhi il dubbio che avevo dentro e che non osavo esternare, lei mi diede immediatamente la risposta da me voluta……

“Saremo obbligate a dormire insieme. Hai dei problemi per questo?”

Immaginai il suo corpo snello di fianco a me e provai una sensazione strana. Non avevo più dormito nella stessa camera con una ragazza dalla fine degli studi, quando condividevo con Lisa la stessa stanzetta al pensionato.
Vi erano, fra quelle quattro mura, due lettini, due comodini e due armadi. Null’altro.
Molte volte Lisa, allora la mia migliore amica, mi raggiungeva nel letto. Ci toccavamo i seni e il sesso. Fu lei, molto più disinibita di me, che mi insegnò a migliorare la tecnica della masturbazione. Erano passati molti anni da allora, lei ed io eravamo entrambe giovanissime, ed io, di quel breve periodo, portavo dentro un bellissimo ricordo. Questa era stata l’unica mia esperienza di amore saffico.

Mi feci una doccia mentre Veronica uscì per fare delle commissioni. Il bagno era pieno di specchi, ad ogni muro ce n’era appeso uno, persino sul soffitto c’era uno specchio.
Colsi l’occasione per meglio osservare ancora il mio corpo da tutte le angolazioni. Ripensai a Marco, che all'inizio del matrimonio, amava tanto guardarmi nuda mentre mi lavavo.
Mi lavai scrupolosamente sotto la doccia e quindi mi asciugai e rivestii. Uscii dalla camera da bagno e mi distesi sul divano. Nella mente ricomparve imperiosa l’immagine dell’enorme cazzo di mio figlio e quasi inconsapevolmente la mia mano finì sulle mutandine. Scoprii improvvisa, la voglia di assaggiarlo dentro di me e questo immondo e innaturale pensiero mi fece bagnare la figa. Infilai un dito sotto gli slip e sentii tra le morbide labbra dischiuse l’umidità vischiosa che desiderava un cazzo. Mi mancava veramente tantissimo un uomo.
Il clitoride era gonfio di desiderio e me lo sfiorai. Strinsi le gambe come per avvolgere quell'immenso cazzo virtuale che mi perseguitava nella mente. Mi toccai in modo più approfondito e gli umori aumentarono sotto le mie dita. Continuai a masturbarmi sempre più violentemente. Non riuscii a trattenere un grido, quando l'orgasmo mi scoppiò nel ventre, facendomi torcere e sussultare...
Ebbi appena il tempo di ricompormi che sentii una chiave girare nella toppa della porta d’ingresso. Veronica con le braccia cariche di pacchi fece il suo ingresso in casa. Portava una gonna con dei pizzi, che le dava un'aria da zingara. Sotto il corpetto si intravedevano nitidamente i capezzoli turgidi, Ero turbata all'idea di dover dormire nel suo stesso letto.
Dopo cena, parlammo ancora a lungo, bevendo con calma, sedute in salotto, un paio di bicchierini di Jack Daniel’s . Poi a turno ci recammo in bagno e quindi entrambe fummo in camera da letto.
Ci impiegai un secolo prima di spogliarmi, mentre lei, senza battere ciglio in poche mosse fu integralmente nuda.
La guardai ammirata, non osavo ammetterlo, ma mi sentivo particolarmente sedotta da quel suo corpo snello e sinuoso. Magrissima, molto diversa da me, a partire dal viso. Bionda naturale, occhi azzurri e visino da eterna bambolina. Seni piccoli con in punta le aureole chiarissime ed i capezzoli più piccoli dei miei ma di molto più lunghi. Aveva i fianchi appena accennati ed un sederino piccolo, ma tondo, sporgente e sodo.
Le cosce bellissime e carnose il giusto, le ginocchia magre e puntute, i polpacci dritti, lievemente muscolosi ma piacevoli alla vista completavano l’insieme. Diciamo che nella sua esagerata magrezza aveva le forme proporzionate ed era anche molto attraente.

I miei bagagli erano rimasti in albergo e così dovetti chiederle una camicia da notte. Mi prese in giro:

“Sei ancora rimasta ad abitudini da signora borghese! Fai come me, dormi nuda!”

Detto questo lei si infilò nel letto e si coprì con il lenzuolo. Quando mi tolsi il reggiseno, feci finta di non notare il suo sguardo adorante fisso sulle mie tette. Legata ancora mentalmente al matrimonio, mi sembrò strano spogliarmi davanti a qualcuno che non fosse mio marito. Feci scendere le mutandine ed i suoi occhi non abbandonarono nemmeno per un solo secondo tutta l’operazione di svestizione.
Quando mi sdraiai sotto le lenzuola, Veronica venne a strusciarsi con dolcezza contro di me:

“Sei contenta che ci siamo ritrovate?”

L'impulso di abbracciarla mi fece battere forte il cuore, ma mi trattenni. Veronica mi accarezzò le spalle, ricoprendole di baci, con molta naturalezza. Questa ambiguità mi eccitava, ma non osavo ricambiare i baci che mi dava.

“Sai Valentina... a me piacciono anche le donne... e tu sei molto bella... affascinante...”

Sentii accelerare il respiro, quando tolse il lenzuolo per guardarmi il corpo nudo.

“Ti ricordi, molti anni fa quanto mi piaceva toccarti le tette???...”

“Sì, ricordo quando a scuola ci rinchiudevamo nel gabinetto e tu mi mettevi a nudo il seno per accarezzarlo e baciarlo...”

“Intanto ci masturbavamo... sì... era bello... Averti qui accanto, mi eccita da morire...”

Molti pensieri si accavallarono nella mia testa, e fra essi la domanda se Veronica mi avesse ospitata solo per godere del mio corpo.

“Baciami...”

La sua bocca si posò sulla mia e le mie labbra permisero alla sua lingua di cercare la mia.

“Ohh... aspetta... aspetta...”

“Ti voglio, Valentina, ti voglio……”

Mi rovesciò sul letto, si stese su di me, i nostri corpi schiacciato l'uno contro l'altro. I seni compressi dalla voluttà che stava esplodendo sotto la pelle. Ci baciammo ancora, con più desiderio questa volta, perchè anch'io le invasi la bocca con la lingua, che lei subito succhiò dolcemente. Mi piacque subito la sua bocca morbida, molto di più di quella più ruvida ed irruente di Marco. Un vortice di sensazioni indistinte, ma piacevolissime invasero il mio corpo e la mia mente.
Veronica mi accarezzava le cosce, io le scostai lasciando salire in alto la sua mano. Combattuta le richiusi, cercai di resistere, ma la sua insistenza ebbe facile sopravvento sul piacere al quale, ormai, non volevo rinunciare.

“Sì... sì... Veronicaaaa”

Ora li cercavo io i suoi baci e non aspettavo più che la mia volontà fosse leggermente costretta, per far parlare il desiderio. Slinguare con Veronica, non solo mi eccitava, ma mi aiutava a farmi trasportare nel delirio dei sensi, nel quale sapevo di essere ormai diretta.
Veronica, intanto aveva ormai infilato due dita fra le grandi labbra della mia fessura. Mi sussurrò languidamente…….

“Sei bagnata...”

“Siii, sono bagnata ti desidero anch’io……”

Le sue dita mi aprirono la figa e vi entrarono scopandomi velocemente…. Ancora la sua voce roca e calda soffiarmi nell’orecchio…..

“Le senti le mie dita? Senti come le muovo..., ti piace amore? Ti piace????”

Dopo un attimo il suo movimento variò, iniziò a ruotare dentro quasi a volermela allargare. Nuovamente quel caldo e armonioso mormorio, a domandarmi……

“E ora? Ti piace se muovo le dita così?”

“Ohh! Sììì! Le sento! Hhhmmm...”

Ansimai, mentre provavo una sensazione di indescrivibile piacere sotto il felice tocco delle sue dita. Poco dopo, fece scivolare una mano fra le natiche e mi infilò un dito nell'ano.

“Così ti piace ?

“Siiiii…. siiii ... mettimene due...uuummhhh dueee……”

"Porcella, maialina, vuoi che ti inculo con due dita???”

Veronica ora Infilava le dita prima nella figa e poi nel culo…..

“Uuuummhhhh sei molto aperta, die…troooo. Ti sei fatta sfondare per bene da tuo marito porcella che non sei altro!!!!”

“Siiiii, sono una porca, mi piace il cazzo in culoooo……”

Le sue dita si infilavano senza difficoltà nel buchetto, poi mi masturbavano il clitoride. Avevo l'impressione di avere un cazzo tra le natiche, tanto la mia amica ci sapeva fare con le mani.
Mi chiese……

“Ti faccio male?”

“Nooo, noooo, continuaaa, continuaaaa…….”

Scivolò giù con il corpo e si mise a baciarmi il collo e le spalle, poi arrivò con la bocca su un capezzolo. Lo baciò una volta, poi lo leccò due o tre volte e subito dopo lo baciò ancora. Con la mano, intanto, non trascurò l'altro seno che strinse, come per assaggiarne la consistenza. Si mise a succhiarmi forte il capezzolo….

“Mmmmhhhh….. Ti piace se faccio cosìììì?

“Wowwww, siiii, siiiii tantissimooooo……..”

Lasciò il capezzolo per chiedermi….

“Se te lo mordo più forte?

Mi addentò il capezzolo facendomi male…… Strillai……

“Aiaaaaa…… Noooo! Mi fai maleeee!”

“Ummmhhhh….. faccio più piano alloraaa...”

Morse ancora il capezzolo, usando una leggera pressione. Continuava ad insistere sullo stesso capezzolo, con la mano, invece, si diresse verso il ventre. Sperai di essere nuovamente masturbata, ma la mia attesa fu delusa. Non mi sfiorò nemmeno i peli del pube. Si limitò ad accarezzarmi intorno al ventre, continuando ad indurire al massimo il capezzolo con l'aiuto dei denti.
Passò all'altro capezzolo, dove si soffermò per pochi secondi, prima di continuare a scendere con la testa, raggiunse il ventre, che palpitò al passaggio delle labbra, Nello stesso tempo si aiutò con le mani per allargarmi le cosce.

“Sì... baciamela... siiiiii……

Mi rispose con una leccata fra le labbra della vagina fradicia.

“Che bello mmmm leccartiiii, che buon sapore ha la tua figaaa...mmmmmm….. “

Poi smise, non mi toccò più, mi leccò il pube passando la sua lingua sui miei peli. Lo faceva apposta a tenermi in spasmodica attesa del piacere, voleva gustarsi tutta la mia voglia ed i miei fremiti in attesa di impazzire.

“Leccala ancora... ti prego!”

Stava giocando con il mio desiderio, ma alla fine sentii la punta quasi acuminata della sua lingua distendersi fra le labbra del mio più nascosto anfratto.

“Eccooo…. Siiiii…....cosììììì... continuaaa!”

E la sua lingua colma di saliva passò ancora sullo stesso punto, raccogliendo il miele che sentivo colare.

“Uuuummmmhhhh…. bellissimoooo...”

Lei smise di leccarmi e sollevò il viso da in mezzo alle mie cosce, mi guardò ed io vidi sulle sue gote, tutt’attorno alla sua bocca un velo lucido di umori miei. Mi sussurrò ripetendomi nuovamente ………….

“Che sapore stupendo la tua figaaaa…………”

Rituffò il viso fra le mie gambe e riprese a leccare infilandomi la lingua nella figa. La muoveva con frenesia, entrava e usciva dalle piccole labbra e risaliva nell'incavo bagnato, fermandosi sul clitoride e la stimolazione di quel mio sensibile bottoncino mi faceva emettere urletti acuti che preludevano all'intenso orgasmo che di lì a poco sarebbe arrivato. Lo attendevo da molto e quando giunse fu come una tempesta, esso si scatenò, facendomi sprofondare in un godimento sfinente e completamente svuotante di energie.
Quando riaprii gli occhi, lei, la mi amante, era distesa al mio fianco, una mano tra le cosce nell’operazione di toccarsi pigramente la figa.

“Sono contenta, d’averti fatta godere così tanto…….”

Allungai la mano verso il suo ventre e le accarezzai i peli biondi.

“Ti è piaciuto venire con me?”

Senza rispondere mi lasciai scivolare in fondo al letto. Le aprii le gambe sollevandole le ginocchia. Avvicinai il viso al centro del suo piacere, sfiorai con il pollice il suo clitoride e vidi la sua figa palpitare, continuai a titillarle il grilletto e lei mi prese il capo fra le mani e me lo attirò verso la sua vagina. Lentamente premetti due dita sulle labbra umide, disegnando piccoli, delicati cerchi, mentre entravo nel suo corpo. Sentii le pareti bagnate e calde contrarsi e aprirsi alla mia pressione. Affondai il volto fra quelle cosce dischiuse. Bevvi il suo piacere, sorpresa di gustare un sapore così simile al mio. La sentii ansimare e la mia lingua penetrò fin dove poteva, prima di spingersi sul suo bocciolo turgido. Inarcò la schiena spingendo il mio viso verso l'alto contro il suo monticello ardente. Mi fermai, decisi di farla soffrire un po’.

“Anche tu hai un gusto buono, mi piace sai……”

“Mettimi un dito dentroooo!!!!”

“Voltati, girati sulla pancia…..”

Feci scivolare la lingua in mezzo alle natiche e leccai quel solco profondo. Sollevò il culo ancora di più, divaricò oscenamente le gambe ed ebbi il suo anello grinzoso a pochi millimetri dalla mia bocca….

“Sei ancora brava adessooo…. Più di alloraaaaaa…….”

Mi ritrassi un momento, per farle agognare di più il piacere. Lei protese una mano dietro, me l’appoggiò sulla nuca e mi spinse a continuare. Le incollai le labbra contro l'ano, infilandovi la punta della lingua.

“Uuuummmm… continuaaaaa….. non fermartiiiiii……..”

Veronica, stava con una mano appoggiata sul mio capo e con l’altra fra le gambe intenta a sditalinarsi il clitoride. Sotto l'effetto delle mie lappate, lo sfintere si contraeva e si rilassava; spinsi la lingua ancora di più. In quel momento, non paga dell’orgasmo precedente, provai una fortissima eccitazione, ero emozionata e ancora una volta il cuore batteva all’impazzata. Leccarle il culo e vedere la su amano titillarsi la figa mi creava un turbamento incredibile. Come se stesse scopando muoveva il bacino dall’alto verso il basso e viceversa. Si contorceva e gemeva lanciando anche dei piccoli ed acuti urletti. Poi successe che i vetri delle finestre tremarono, urlò la prima lettera dell’alfabeto lungamente, continuai a leccarle il culo fin quando la sua mano mi lasciò la nuca e lei si accasciò stremata sul materasso.
Il suo corpo era ancora scosso da fremiti ed a scatti si muoveva contraendosi ripetutamente.
Il piacere le durò molto tempo. Seguii il suo respiro ansimante, esso andava di pari passo con il mio. Si acquietò ed anch’io mi calmai. Mi sollevai da quella posizione e risalii sdraiata al suo fianco, avvicinai la mia bocca alla sua e la baciai. Mi rispose con trasporto abbracciandomi stretta, dischiudendo le labbra ed accogliendo la mia lingua dentro la sua bocca, a sua volta mi ficcò la lingua dentro il cavo orale e ci scambiammo i nostri sapori mescolando le nostre salive impregnate dei sapori dei culi e della fighe........
To be continue.........
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