Prime Esperienze

La Pantera


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
29.09.2015    |    8.534    |    3 9.4
"Mente il treno lentamente lascia l'enorme tettoia, gli ultimi ritardatari si siedono..."
Stretta nell'accappatoio esce dal bagno. Sorride, e con un musicale "buongiorno bel giovanotto" si avvicina al letto. Mi guarda con gli occhioni da soddisfatta da pantera. Tra l'assonnato e lo stralunato osservo scendere lentamente l'accappatoio, svelando il suo corpo abbronzato, sodo di quarantacinquenne fiera di se; soddisfatta di mostrarsi; consapevole dei miei muti complimenti.
Per primi escono svettanti i grandi sodi seni. Per lasciare la notorietà all'ombelico, impreziosito dallo scintillante piercing. Finalmente spunta il curato triangolo, che valorizza la conosciuta patatona, baciata e goduta in questa impensata nottata, che sta sfumando nell'incerto chiarore dell'alba.

"Guardala e baciala per l'ultima volta. È stato bello, ho goduto molto. Ma tu non mi cercare più!"

Avvolto nel suo fruttato profumo, e stralunato dal sonno, mi avvicino e le bacio il fiorellino che tanto mi ha donato. Lei sospirando si gode l'attimo d'intimo saluto. Decisa si scosta, lasciandomi con il suo dolce sapore di vogliosa figa.
L'accappatoio rimane ammonticchiato ai piedi del letto. S'infila velocemente nel nero vestitino, che avvolgendola, a mo di seconda pelle, fa risaltare le già giuste formose curve di donnone quarantacinquenne. Sale sui 12 cm, afferrando al volo il reggiseno, si avvia con passo sensuale. Alla porta si ferma, si volta, mi guarda per un attimo, sorride mandandomi un bacio con la mano imbrigliata dal reggiseno. E la porta si richiude dietro di Lei.

"Addio, splendida femmina di un'unica notte!"
Stravaccato sul campo della notturna battaglia non ho le forze di riprendermi. Non sono stato abbandonato, e solo finita la bellissima esperienza, da conservare gelosamente nei ricordi.
Accendo la prima sigaretta della giornata. A occhi chiusi, i pensieri ripercorrono le impensate poche ore trascorse con lei e per lei.

La stanza svanisce, e mi ritrovo nel primo pomeriggio di ieri a cercare il posto prenotato sulla carrozza cinque del Freccia Rossa.

Lei, davanti a me, blocca il corridoio, cercando di sistemare, nell'apposito scomparto, un trolley diplomatico; l'aiuto a disporlo; un sorriso; un sussurrato grazie; e riparte l'andirivieni dei passeggeri.
Mente il treno lentamente lascia l'enorme tettoia, gli ultimi ritardatari si siedono. La rivedo, accomodata nella colonna sinistra di poltrone; solo una fila oltre la mia, è indaffarata a smanettare con un PC. Un mio imbarazzato e accennato cenno di saluto attrae la sua attenzione. Sorride per un istante e riprende a schiacciare tasti.

È un donnone, alta sui suoi 12 cm; è vestita con la comoda semplicità di chi sa affascinare senza dover sfoggiare capi ultracostosi. I lunghi capelli castani sciolti sulle spalle, fanno da cornice ha due occhi neri svegli, attenti che ti mettono a nudo.

E' la donna dei miei solitari sogni erotici. Con cui ho già trascorso molti fantasiosi, e solitari, giochini sessuali, nel chiuso della mia cameretta di ventenne.
Io sogno e lei molto seria continua a lavorare con PC.

Svogliatamente apro il nuovo libro comprato in Centrale, sperando che velocizzi le noiose ore che mi separano da Napoli.

Il veloce treno macina kilometri ed io non riesco ad appassionarmi alla storia di spionaggio del libro. Leggo poche righe, e lo sguardo scappa sulle sue accavallate gambe, che mostrano uno sprazzo di coscia. Quanto basta per farmi impazzire di voglia.

Lei lavora, sorride, scambiando poche parole con i vicini di poltrona, ed io la osservo attento a non farmi scoprire. Mentre lei neanche si accorge della mia esistenza. Lei mi attizza! Ma, non faccio nulla per conoscerla, per farmi avanti! Giustificandomi, do la colpa alla mia timidezza. Mi dico che sono fuori quota per quel sogno di donna. Mi ripeto che è troppo grande, è troppo bella, è troppo decisa, è troppo di tutto per me povero ventenne squattrinato, appena diplomato che viaggia verso un qualcosa che chiamano meeting di presentazione e ingresso in una multinazionale, che offre l'opportunità di iniziare un'attività indipendente. Mah! È difficile credere a questa favolosa occasione, ma proverò a capire di che si tratta.

Mentre svolazzo con la fantasia, il treno continua a correre nella pianura. E lei è sempre lì davanti. Ogni tanto si risistema sulla beata poltrona, che accoglie le sue formose e sode chiappe, mentre si muove la corta biricchina gonna, scopre nuovi centimetri di gambe, per arrivare a fino all'attacco dell'autoreggente grigio fumo.
Lei sicura di se parla e sorride, senza impensierirsi dei tanti sguardi che scrutano l'interessante spettacolo erotico. Mostra eccitati sprazzi del suo corpo con l'abilità della giocatrice del farsi desiderare.

In quest'atmosfera da viaggio di lavoro, mi sento inadeguato, quasi un intruso in mezzo a tutti questi incravattati professionisti dei viaggi, che sprigionano sicurezza sia in ogni loro parola, sia in ogni loro atteggiamento, da corteggiatori, da uomini di mondo.

Finalmente a Termini, con saluti e risaluti il vagone si svuota. Scendono anche i suoi dirimpettai, lasciandola sola. Il vagone si spopola ed io tremo al solo pensiero di averla di fronte. Mi sono già fatto una dozzina di film, con interessanti sognanti proibiti momenti. Ma la cruda realtà è un'altra storia. Lei sfoglia una rivista ed io riprovo un'impossibile lettura.

Il treno riparte e corre nel tramonto verso la meta.
Inevitabilmente ritorno a osservarla, sognando una qualcosa che non accadrà mai. Troppe differenze generazionali, esistenziali ed emozionali.

Nell'ennesima mia sfuggevole osservazione delle sue cosce, lei alza gli occhi dalla rivista, mi guarda diritta negli occhi. Un brivido freddo mi corre per la schiena. Mi ha scoperto, che figuraccia di merda. Invece lei sorride. Il rossore s'impossessa di me. Abbasso gli occhi per nascondermi.

Dopo un tempo infinito, mi riprendo un pochino, alzo gli occhi e lei è ancora lì! Mi guarda fissa, sorride divertita. Scavalla letamante le gambe, facendo intravedere il triangolino. Le gambe non si riavvicinano, anzi lentamente si divaricano ulteriormente, rivelando il triangolo trasparente grigio perla, che racchiude il mio sogno.
Lei continua a guardarmi e sorridere divertita! Io arrossisco rosso peperone! Eccitandomi all'impazzata! Il mio Lui s'indurisce a razzo! Le tempie mi sbattono! Il mio pisellone, imprigionato nei jeans, spinge per uscire e fa male. Con infinito imbarazzo cerco di risistemarlo, e lei esplode in una sonora divertita risata, facendomi sentire ancor più inadeguato per Lei.

Con lentezza infila una mano la sotto e inizia ad accarezzarsi. Sto per impazzire di voglia repressa per quel donnone troppo deciso, troppo sexy, troppo irraggiungibile.
E' da Milano che sta godendosi il suo sexy gioco! S'è divertita a eccitarmi, a farmi star male, a farsi desiderare!
E lei, ora diventata seria, continua ad accarezzarsi spostando la trasparente stoffa, mettendo in bella mostra il rasato batuffolo, e le lucide labbra che vogliosamente accolgono le esperte dita.
Ed io, sprofondato nella poltrona, con il cazzo che litiga con la cerniera. Sono un avvampato drogato di vogliosa goduria, la guardo senza fare e senza sapere che cosa posso o che devo fare!

L'interfono avvisa che siamo a dieci minuti dal capolinea.
Alcuni ansiosi viaggiatori scattano in piedi, preparandosi a scendere. Rompiscatole! Ma dove volete andate?
Lei in tutta fretta abbandona il tesoro, risistema la gonna, e con un gesto delle braccia mi fa capire che le spiace di dover interrompere il godurioso giochino.

Scendiamo uno dietro l'altra. Nessuna parola, nessun saluto.
Ancora incredulo! Mi ritrovo sull'affollato marciapiede, in mezzo a chi aspetta, a chi si sbraccia, a chi saluta, a chi cammina velocemente trascinando pesanti borsoni.
Lei, un po' più in là, abbraccia e bacia un tipo attempato, elegante, il classico uomo con il successo nel cassetto.

Che delusione quest'arrivo troppo veloce. E pensare che avevo il terrore di tutte le ore che avrei dovuto passare seduto in quella carrozza viaggiante! Mah sono i soliti casi assurdi della vita.
Una sigaretta e andiamo avanti, dimenticando questa ennesima incompiuta!
Un taxi. Il nome di un hotel. L'impossibile traffico serale del centro. Finalmente in albergo, prenotato dalla mia società, e pagato da me. Speriamo che serva a qualche cosa! Che sollievo la doccia calda! Contrariamente al solito il mio amichetto è offeso e non si fa ne vedere ne sentire. Ho fame, mi rivesto velocemente. Nella reception m'informano della migliore pizzeria di zona. Pochi passi e sono nel profumo della vera Pizza Napoletana.

Ordino e chiedo del bagno. Entro nel piccolo antibagno.
Da una spelacchiata porta esce Lei. Sbalorditivo! Mi guarda con fare panteresco. In un attimo le sue labbra si appiccicano alle mie, la sua lingua profanandomi ricerca la mia, e ci si arrotola, la risucchia, per alcuni secondi di estasi infinita. Il piacere, come un fuoco d'artificio, esplode, rimbomba, colora il cielo e svanisce nel buio. Lei sicura di se, si stacca, si ricompone e s'immerge nella sala pranzo.

Rimango immobile e rimbecillito nel sorpreso stupore; finché un'anziana signora mi riporta alla realtà, chiedendomi sgarbatamente di spostarmi.

Rientrando nella sala pranzo, la cerco, dove è? Nulla è svanita! Mangio la pizza, continuando a sperare di rivederla! Ancora nulla! Ok è sparita per la seconda volta!
In albergo trovo il bar ancora aperto. Ordino uno Scotch senza ghiaccio. Ho bisogno di dimenticare e scordare le figuracce del viaggio e della pizzeria!
Seduto nel divanetto. Assorto nelle mie deludenti esperienze sessuali. Non mi accorgo che Lei e il suo accompagnatore sono entrati, e solo quando li vedi passare davanti a me riconosco il suo erotico camminare.
Lei mi dà un veloce neutro sguardo, io rimango impassibile, quasi la odio per come mi ha trattato. Sarò un timido giovincello ma non è il caso di trattarmi come il suo giocattolo sessuale da viaggio.
Lui, già antipatico per la sua camminata da "sono tutto io", mi passa davanti ignorandomi completamente. E questo mi piace!
Al bar ordinano un qualcosa in grossi bicchieri multicolori. Appollaiati sugli sgabelli, sorseggiano e continuando a parlottare fitto fitto. A giudicare dalle loro facce sembrano immersi in discorsi seri. Che siano amanti in via di addio! Mah sono affari loro!

La osservo, caspita quanto è eroticamente bella con quel lungo vestito da sera, il nero le dona, attillato nei punti giusti, sembra fatto apposta per far risaltare le sode tornite chiappe. Sarà anche stronza, ma diciamolo è una maestra nel muoversi elegantemente sui 12 cm a spillo. Sembra anche a suo agio sull'alto sgabello, le gambe inguainate in calze autoreggenti color nudo, sono accavallate e si sono liberate nello spacco vertiginoso del vestito.
E' l'incarnazione dell'elegante erotismo sessuale di donne che sa ciò che vuole e come lo vuole, e non solo nel campo sessuale ma sopratutto nella vita.
Passano i minuti, e loro ora chiacchierano amabilmente di situazioni lavorative, di amori clandestini fra colleghi. Io decido di restare e aspettare che salgano in camera, prima di andare a letto anch'io.
Dopo un tempo equivalente a due miei whisky, finalmente si avviano all'ascensore. Arriva la cabina, i due si abbraccino, si baciano, e lei sparisce dietro le porte automatiche. Mentre lui antipaticamente esce dall'albergo. Rimango basito!

Ok la serata è finita! Non rimane altro che andare a letto solo soletto, come al solito! Anche stasera sono svanite le pochissime speranze di far sesso! Mi consolerà la mia amica mano destra!
Sto salutando lo stanco barista, quando il dindon dell'ascensore richiama l'attenzione! E' lei con la sua sconvolgente presenza.
Si avvicina con passo più felpato e sessuale del solito e con tutta la sua esuberante femminilità mi dice:
"Ciao ragazzo, mi offri da bere?"

Senza aspettare risposta, ordina e si siede elegantemente nella poltroncina davanti alla mia. Mi guarda, mi sorride, aspetta. Ed io bloccato dalla sorpresa di rivederla non so che dire. Non so come comportarmi, sono completamente bloccato, e rosso in viso.
Lei capendo il mio stato di voglioso inesperto disagio, sorride divertita. La situazione è di nuovo scivolata nella stranamente ridicola situazione. Questo aumenta il mio voglioso disagio per quella splendida disinvolta femmina.
Lei, tra un sorso e l'altro, parla con voce melodiosa e decisa propria di chi è abituato a trasmettere le sue decisioni. Io rispondo con frasi impacciate e impastate dall'emozione. Lentamente mi abituo alla sua esuberante presenza. Mentre lei continua a giocare con me, accarezzandosi con noncuranza il decolté, accavallando e scavallando sapientemente le lunghe gambe. Il nero vestito con moto proprio scopre e ricopre le splendide gambe inguainate dalle calze trasparenti. Sono drogato da quel meraviglioso spettacolo tutto mio.
Dopo un ultimo sorso, lei si fa seria, seria, gli occhi si conficcano nei miei. Lentamente schiude le gambe scoprendo il nudo scrigno, senza velature, il curato triangolo appare in tutto il suo desiderato splendore.
Immobile, ammaliato, stupito, io ho gli occhi puntati lì. Il cazzo si ripicchia con i jeans. É impossibile nascondere il mio eccitato bozzo, e sinceramente non me ne frega nulla. Gli salterei addosso lì davanti ai pochi ignari nottambuli sparsi per la sala.
Ho l'irrefrenabile voglia di baciala, leccarla tutta e in ogni dove, assaporando quella saporita ostrica di sesso voglioso. E invece non faccio nulla! Non ci riesco! Mi blocca la sua prepotente offerta di sesso, che fa a pugni con la mia inesperta timidezza.
Non ci sono avvezzo, le mie esperienze si limitano alle ragazzotte della mia giovane età, che fanno le preziose, che solo con il contraltare dell'amore si concedono sopportando l'inevitabile.
Mentre lei immobile, a patata all'aria, seria, mi guarda e scruta ogni mia più piccola espressione. Ha il gioco nelle mani. Sa che sono eccitatissimo, che sono bloccato dall'emozionante timidezza. Mentre i jeans trattengono a stento il duro cazzo. Le mie indecisioni, i miei tormenti, la mia eccitazione senza sfogo è il suo sublime divertimento.
Nel più assoluto urlante silenzio, i minuti trascorrono lenti.

Il barista c'informa che per il bar è ora di chiudere. Io ritorno alla realtà. Lei si avvia all'ascensore ed io la seguo automaticamente. Nel silenzioso imbarazzo della cabina che sale, lei si avvicina e mi accarezza lì dove il sole batte poche volte, dicendomi che la mia timidezza mi farà perdere molte occasioni della vita. E ha perfettamente centrato il mio problema. Lei mi attizza, ho voglia di lei, lei mi desidera. E sono stupidamente bloccato nel non far nulla.
Scendiamo allo stesso piano, stesso lato del corridoio. Come un automa la informo che sono arrivato alla camera.

"ok apri! Vediamo com'è, sta camera!"
Il mio cuore sobbalza per l'ordine. Entro e lei mi segue. Da dietro mi abbraccia. Mi bacia il collo. Mi stringe a se afferrandomi saldamente il cazzone, che non vuol saperne di rientrare nei ranghi.
Il suo sodo caldo corpo si appiccica al mio, che freme nello sconosciuto piacere. Con vigore mi rigira, le bocche si ritrovano vicinissime, si appiccicano, le lingue si cercano, gli cocchi si chiudono, il suo seno spinge sul mio petto, i corpi s'incollano cercando di fondersi nello stretto abbraccio.
Ci baciamo con la vogliosa certezza passionale di goderci a vicenda.

Senz'altro respiro, la ritrovo inginocchiata ad armeggiare con la mia cintura, che cede, mentre la cerniera non ne vuole sapere di aprirsi. Rimedia tirando giù i pantaloni impigliati nelle mutande. Rimango ridicolamente con i pantaloni alle ginocchia e il mio cazzo che svetta all'altezza delle sue labbra.
La sua sapiente lingua s'impossessa della verga e vi corre sopra fino alla cappella che sparisce risucchiata nella sua vogliosa calda bocca. Sublime sensazione sentire il calore della lingua che all'interno gioca con la mia dolorante cappella.
Succhia rumorosamente, facendo sparire e riapparire il duro cazzo. Lo insaliva e lo ripulisca golosamente. Cerca le palline, le mordicchia, le stuzzica, le indolenzisce. Mi guarda scrutando le mie provocate emozioni. Non resisto molto, sto per goderle in bocca. Accorgendosene abbandona il beato cazzo.

Con un unico movimento si alza, mi spinge, e ridicolamente atterro sul pavimento. Si avventa sui pantaloni, sulla camicia, sulle scarpe, ed io rimango nudo a cazzo duro sul pavimento freddo.

Lei vestita, guarda soddisfatta la sua vittoria. Lentamente accenna una sinuosa danza da erotica vincitrice. Il vestito scivola sessualmente in basso, rivelando il corpo abbronzato, abbondante, senza una curva fuori posto, la pelle e liscia curata lucida. Il leggero reggiseno grigio perla, accarezza trattenendo l'abbondante seno. I capezzoli duri spingono e puntano la preda inerme. La patata, ricoperta dalla cortissima e curatissima peluria, si offre in tutta la sua rigogliosa voglia. Vista dal basso è l'immagine della spregiudicata Dea guerriera, in tutta la sua irrefrenabile voglia di godimento.

Come un'affamata pantera si lancia, spalmando il suo saldo corpo su di me. Mi bacia avidamente. Le lingue combattono. La testa mi gira. La sua bollente patata si spalma sul mio dolorante cazzo, avvolgendolo senza farlo entrare. Si rialza, mi scala, la patata striscia lentamente su di me. Sto per impazzire o forse lo sono già. Si ferma cavalcioni sulla mia faccia, regalandomi il più ravvicinato, emozionante, primo piano di patata della mia vita. La patata schiusa e decorata dalla morbida peluria rivela il dolce salato profumo di femmina eccitata.
Sporgo la lingua, cerco di raggiungere il suo caldo, scivoloso tesoro. E lei continua a giocherellare con lo sfiora e scappa, per poi ridiscendere a rigodere la veloce vogliosa carezza della lingua e riscappare. È uno spasmodico gioco donato e rubato a piccoli sorsi da giocatrice vogliosamente esperta.
Finalmente le lucide, saporite e morbide labbra si fermano offrendosi alla mia lingua vogliosa. Sanno di buono, di gioioso sapiente dono, sa di donna bagnata.
Cerco le tette, le libero dalla delicata prigione, saluto con le dita i capezzoli, li accarezzo in tutta la loro turgida morbidezza.
Lei sospira. Io, la sotto, rischio il più bel soffocamento.

Nel suo girovagare la mia lingua raggiunge e scala il bottoncino duro, levigato, sensibile e voglioso di ruvide decise leccatine, che provocano gutturali gemiti di piacere.

Nel suo girovagare la mia lingua scopre lo scivoloso buchino. Lo esplora, lo vizia, e lui accoglie i vezzeggiamenti allargandosi ed emettendo profumati sapori di donna.

Con un grugnito più deciso delle altre decine, abbandona la postazione. Tutto fermo! Sembra la quiete nel centro del ciclone! Lei ferma a patata spalancata e luccicante di dolci goccioline mi sovrasta, mi guarda seria. Terrore, vorrà farmi la dorata doccia? no! Non mi va! Non voglio! Non protesto! Aspetto!

Riapro gli occhi, e lei armeggiare con il pacchettino del preservativo. Non ci avevo neanche pensato a quel coso, ma sono felice che sia lei ad avermi preceduto. In un attimo inguaina il mio durissimo amichetto. Ritrovandolo durissimo, lo assorbite nella sua vogliosa bocca. Lo accarezza, lo mordicchia, lo martella con i denti, mi sta distruggendo di voluta sapiente lenta attesa.

Si accoccola sopra di me, e Lui, attratto dalla Scivolosa, sa dove dirigersi senza alcun aiutino. La sento e tutto si ferma. Il mio e il suo calore fondono in fremiti violenti. Lei scende e lui sale entrando nella Goduriosa. Fatico a rimanere fermo, sotto il suo curioso sguardo. Continua la lenta tortura fa male, sale fino in fondo. Vorrei sbatterla, vorrei rivoltarla, vorrei, vorrei ma sono prigioniero del suo peso, è lei che decide come prenderlo, come e quanto godere. Sale e scende con studiati affondi lenti, rapidi, infiniti.
Si ferma. Lui è tutto dentro, non resiste più. Smette di sospirare, di respirare. Lo stringe, aspetta l'esplosione. La sotto è tutto un laghetto scivoloso. Riprende velocissima a salire e scendere vuole esplodere come sa, e come vuole.
Sembra impazzita. Sono impazzito dai fremiti, dal velocissimo stonato frastuono del piacere che a valanga ci travolge. Un suo grugnito. Un mio lamentoso urlo e veniamo. Godiamo insieme, scaricando la tensione e il piacere dentro di lei.

Lei si accascia su di me, in una quiete sbalorditiva, ansimiamo all'unico. Lo tiene dentro, la sento vibrare soddisfatta. Siamo un unico sudato, sfinito, felice, soddisfatto corpo.
Con fatica, ci spostiamo sul letto. Nudi ci accoccoliamo vicini, abbracciati, ci baciamo, ci addormentiamo stanchissimi e soddisfatti di esserci.


L'ho rivista stamani mentre usciva dalla doccia!

Caspiterina è tardissimo! Il meeting inizia tra un'ora! Doccia, barba, vestito e via di corsa. Taxi, traffico, coda e registrazione alla reception.
La vedo passare. Mi vede. Ci riconosciamo. Nessun cenno nessuna parola.
Sono seduto titubante nella seconda fila riservata ai neofiti. La rivedo salire sul palco. Inizia a parlare dicendo chi è, che carica ha, che compito assolve in questa giornata. È sicura di se, è la star della situazione.
Sarà assurdo, ma mi sembra che spesso mi guarda, mi sorride. Mi ha riconosciuto come ed io ricordo lei.

La giornata si srotola su un ben preciso e impegnativo programma. Finalmente annunciano una pausa caffè! Fuori accendo una sigaretta e rimango solo con i miei pensieri e ricordi notturni.

Lei si avvicina, mi sorride e dandomi del lei, mi chiede le sensazioni sulla giornata.
Poi m'informa che stasera ritorna a Milano con la Freccia delle 21,00.
Lo stesso treno che ho prenotato io!
Si ricomincia a lavorare! Aspettando con ansia il treno per il nord!
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