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Oh Cielo! Mio marito è una Trav (Cap. 3)


di Virnissima
06.12.2021    |    9.914    |    24 10.0
"Alla fine decisero di tornare ad Amsterdam..."
L’estate era vicina e come al solito iniziarono a valutare le possibili mete per le ferie di agosto. Alla fine decisero di tornare ad Amsterdam. Il B&B che avevano affittato era situato al primo piano di un palazzo storico in pieno centro. Dal balcone della camera da letto era possibile affacciarsi sul canale lungo il quale una miriade di turisti si affollavano per godere delle bellezze della città.
“Per favore prendi la valigia blu nell’ingresso e la porti in camera?”
Alessio mise la valigia sul letto e quando l’aprì per riporre i vestiti nell’armadio ne scoprì il contenuto. Erano gli indumenti di Alessia. Sgranò gli occhi e si volse verso la moglie.
“Qui non ci conosce nessuno e sarà piacevole fare una passeggiata tra amiche.”
“Non so se ne ho il coraggio” disse Alessio abbassando gli occhi sulla valigia.
“Non voglio sentire ragioni. Così ho deciso e così si farà.”
Raffaella prese dalla valigia alcuni indumenti e li consegnò nelle mani di Alessio. “Va nel bagno e cambiati.”
Alessia ne uscì con indosso un tubino bianco a girocollo e con le maniche corte. Raffaella l’aiutò a truccarsi e le pettinò i suoi capelli biondi, che ultimamente le si erano leggermente allungati, dandogli forma e volume. Il tutto venne completato con dei bellissimi sandali tacco dieci color oro allacciati alle caviglie.
“Prova ad uscire sul balcone, vediamo che effetto ti fa.”
Alessia con passo insicuro uscì dalla camera. Raffaella si posizionò dietro la tenda per guardarla. “Se tieni le gambe così chiuse non potranno godere dello spettacolo” le sussurrò lei ridendo. Alessia aprì leggermente le gambe attirando lo sguardo indiscreto di un uomo fermo sul marciapiede intento a parlare con una donna. Parlava con lei e di tanto in tanto alzava gli occhi. Dopo un po’, vista l’insistenza dei suoi sguardi, anche la donna che stava con lui diresse gli occhi verso la direzione in cui il compagno mirava e alla vista di Alessia si girò di scatto e incazzata nera tirò via il suo compagno. Alessia imbarazzata si rifugiò in camera dove trovò la moglie piegata in due dalle risate.
Raffaella si preparò, indossando anche lei un tubino simile ma di colore nero, e uscirono per fare un giro per le vie del centro. Non pochi uomini si girarono a guardarle e i loro sguardi si posavano in maniera esplicita sul culo di Alessia che, per via del colore chiaro del vestito, lasciava intravedere in maniera nitida le forme del tanga che aveva sotto. Mentre passeggiavano Raffaella fu attratta dalla vetrina di un sexy shop. Afferrò la mano di Alessia e la tirò dentro. Rivolgendosi al commesso, chiese di vedere l’oggetto che aveva attirato la sua attenzione. Uno strap-on di grandi dimensioni venne posto sul bancone.
“Che ne pensi?” chiese Raffaella.
Le guance di Alessia si tinsero di rosso per la vergogna. “Mi sembra un po’ grande” disse con un filo di voce.
Raffaella aiutandosi con le mani e in un inglese maccheronico cercò di spiegare il problema “It’s big, it’s big.” Il commesso fece un ampio sorriso, sparì nel retrobottega e ne uscì con un modello simile ma di medie dimensioni. Pagarono quanto dovuto e tornarono al loro appartamento. Appena in camera, senza neppure spogliarsi, Raffaella alzò il tubino e legò in vita il nuovo acquisto. Invitò Alessia a inginocchiarsi e le porse il dildo all’altezza della bocca. “Te l’ho fatto tante di quelle volte che avrai pur imparato come si fa.” Alessia era stupefatta da tanta intraprendenza della moglie e, anche se la situazione le sembrava alquanto irreale, lo accolse tra le sue labbra.
Nonostante fosse evidente che la cosa non potesse darle alcun piacere fisico Raffaella iniziò a mugolare “Mmmhh quanto mi piace, sei bravissima” quasi a volersi schernire di lei. Le afferrò anche la testa per affondare nella sua bocca spingendo con il bacino fino quasi a soffocarla. Quando si ritenne soddisfatta, la fece inginocchiare sul letto e le sollevò la gonna. Dopo averle massaggiato e lubrificato l’ano, le appoggiò la punta del dildo. Quasi istintivamente, Alessia fece uno scatto in avanti. “Ma non hai provato mai a infilaci nulla?”
“Solo con le dita” confesso Alessia.
“Va bene, dai, facciamo piano piano. Ma tu cerca di stare ferma.” Le afferrò i fianchi e con molta delicatezza iniziò a penetrarla fermandosi di tanto in tanto per farla abituare. “Rilassati e spingi come quando vai in bagno” le consigliò mentre continuava a penetrarla. Quando fu tutto dentro Raffaella si fermò nuovamente e attese che il marito si rilassasse. Alessia, a quel punto, iniziò a muoversi lentamente e, dopo i primi movimenti, cominciò ad ansimare. Raffaella dapprima assecondò i suoi movimenti ma poi prese a scoparla con maggior vigore e foga. Quell’amplesso andò avanti per diversi minuti, fino a quando lei lo tirò fuori e, stendendosi sul letto a gambe aperte le chiese di scoparla. Alessia fece per montarle sopra ma lei la bloccò. “Eh no, le donne non hanno il pisello. Mi devi scopare con questo” e le passò lo strap-on.
“Dici sul serio?”
“Certo. Se vuoi provare cosa vuol dire essere donna, allora devi scoparmi come farebbero due lesbiche.”
Anche se era molto perplessa, Alessia fece come richiesto. Indossò lo strap-on e si posizionò tra le gambe della moglie. Mentre affondava dentro di lei non poté non eccitarsi e a ogni colpo il suo pene eretto restava schiacciato tra l’inguine e il pube di lei provocandogli un misto di piacere e insofferenza per quella mancata penetrazione. L’eccitazione che gli dava quel contatto lo portava ad affondi sempre più profondi e violenti provocando in Raffaella un orgasmo molto intenso.
Quella sera, nel letto, Raffaella era raggomitolata tra le braccia di Alessio. “Ti è piaciuto?” le chiese lei.
“A parte il dolore iniziale, poi mi è piaciuto molto. E’ una sensazione diversa rispetto a quando lo faccio da uomo, ma altrettanto piacevole. Però quando mi hai chiesto di possederti con lo strap-on…” fece una pausa come a cercare le parole “beh, è stato un po’ frustrante.”
Raffaella gli baciò un guancia “Volevo che provassi le sensazioni che avevo provato io poco prima. Da donna. Non era mia intenzione mortificarti.”
“Si, lo so” le rispose Alessio baciandola a sua volta.
“Anche per me non è stato lo stesso comunque.”
“Che intendi con “non è stato lo stesso”?”
“Beh sai, non è la stessa cosa farlo con un dildo e farlo con uno vero. E’ stato piacevole, si, ma le sensazioni che si provano con un cazzo non possono essere paragonabili alla fredda plastica. Sentirne il calore, il pulsare quando sta per venire… insomma è diverso.”
“Credo di capire quello che vuoi dire.”
“Forse dovresti provare.”
“Cosa?”
“Intendo farlo con un uomo.”
“Ma sei pazza?”
“No, dico sul serio. Del resto anche nelle tue chat hai detto che ti sarebbe piaciuto provare, no? “
“Si, lo ammetto, l’ho scritto, ma non so se…”
“Va beh, non ci pensiamo. Ora ho voglia di fare l’amore con il mio uomo.”
Fecero l’amore con molto trasporto e Raffaella per tutto il tempo gli sussurrò nell’orecchio le sensazioni che provava, arrivando a descrivergli, minuziosamente, il momento in cui il suo cazzo pulsava dentro di lei pochi istanti prima di sborrare.
Prima di addormentarsi, Raffaella ripensò a quanto si erano detti. “Davvero poteva accettare che suo marito giacesse nel letto con un altro uomo? La cosa l’avrebbe fatta ingelosire? In fondo non era come vederlo con un’altra donna, non vi sarebbe stata rivalità se lui fosse andato con un uomo.” Erano domande a cui non riusciva a dare delle risposte anche perché il sonno prese il sopravvento su quei pensieri.
La settimana ad Amsterdam stava passando velocemente. Quasi tutti i giorni uscivano di casa come due amiche andando in giro per negozi, mercati e musei. L’ultima sera decisero di andare a cena in un locale che gli era stato suggerito da una guida turistica. Al rientro si persero tra i canali ritrovandosi per caso nella zona del Red Light District. Una miriade di turisti affollava gli stretti vicoli illuminati dalle rosse vetrine dietro i cui vetri donne confacenti cercavano di attirare l’attenzione dei passanti. Vi erano donne di tutte le etnie, europee, africane, orientali e latinoamericane, qualche trans e in un traversa qualche uomo. Passando davanti a una di queste, Raffaella vide un’insegna a led con la scritta “Italian boy”. All’interno della vetrina vi era un ragazzo di circa vent’anni, alto un metro e novanta, con un pantalone di pelle nera e con il petto nudo che faceva sfoggio di addominali e pettorali ben scolpiti. Raffaella gli fece un cenno con la testa e, a quell’invito, lui aprì la porta.
“Alla mia amica andrebbe di scopare.”
“Sono cinquanta euro” le disse il ragazzo.
“Ma sei scema?” ribatté Alessia guardando basita la moglie.
“E dai, quanto ti capita più un uomo così?” e fece per tirarla dentro.
“Per farlo con tutte e due sono cento euro” disse il ragazzo sbarrandogli il passaggio.
“Io guardo solamente” le rispose Raffaella.
“Non importa, o guardi o scopi sono sempre cento.”
“Va bene, va bene” disse spostandolo e trascinandosi dietro Alessia che non ne voleva sapere di entrare.
“Ascolta, mia moglie non sa quello che….” stava per dire Alessia quando si rese conto che, senza volerlo, aveva rilevato la propria identità.
“Guarda, a me non importa se sei uomo o donna. Se ti va lo facciamo, basta solo che vi decidiate perché non mi va di perdere tempo.”
“Si che le va, e questi sono duecento euro in modo che si possa fare senza fretta. Ok?”
Il ragazzo prese i soldi e li ripose in una scatola di latta sulla mensola. Tirò la tenda per oscurare la vetrina che dava sulla strada e invitò Raffaella a sedersi sulla poltrona di fronte al letto. Si avvicinò ad Alessia e le aprì la cerniera del vestito baciandola sulla schiena. L’indumento cadde a terra e, poggiandole le mani sulle spalle, la fece inginocchiare portandosi davanti a lei. Alessia era tremante e intimidita. Lui aprì i pantaloni che scivolarono alle caviglie, abbassò i boxer e, per la prima volta nella sua vita, lei toccò il sesso di un altro uomo che iniziava a prendere consistenza.
“Fammi sentire la tua lingua” le disse l’uomo sporgendo il bacino in avanti. Alessia avvicinò la bocca e iniziò a leccare l’asta dai testicoli fin sotto al glande, ruotando intorno a esso per poi ridiscendere di nuovo verso il basso. A un ulteriore invito, aprì le labbra e imboccò la cappella stuzzicandola con la lingua e accogliendolo per metà.
Il suo membro iniziava a prendere consistenza e, portandole una mano dietro la nuca, cominciò a scoparle lentamente la bocca. Alessia accompagnava quel movimento con la testa, ma quando sentì il glande colpirle la gola si ritrasse.
“Ora ferma e tieni la bocca aperta e la lingua da fuori” la invitò lui.
Il ragazzo le afferrò la testa a due mani, una posta sotto il mento e l’altra sui capelli, stringendola in una morsa che non le consentiva alcun movimento e iniziò a scoparle la bocca con sempre maggior impeto. I primi affondi le provocarono piccoli conati che però non indussero il ragazzo a fermarsi o rallentare. Anzi, tirandola a se, le piantò il suo pene per intero nella bocca tenendola ben ferma in quella posizione. Ad Alessia, con il naso schiacciato sul suo ventre, quasi mancò il respiro e iniziò a colpire con le mani lungo i fianchi dell’uomo chiedendo di liberarla, cosa che lui fece dopo diversi interminabili secondi.
“Dai, apri di nuovo.”
Alessia recuperò con la lingua la saliva che si era formata all’interno della bocca, deglutì e riaprì nuovamente le labbra. Lui le afferrò di nuovo la testa e con maggior enfasi riprese a scoparla in quel modo, alternando lunghi affondi a momenti di stasi con il suo sesso ben piantato nella sua gola. Piccole lacrime imperlarono i suoi occhi per lo sforzo, facendole tingere di nero gli zigomi a causa del maskara che colava.
Raffaella guardava il marito alla mercé di quel ragazzo che, nonostante fosse più giovane di almeno dieci anni, dimostrava un’esperienza e una disinvoltura nel sesso di gran lunga maggiore a quella che il suo uomo aveva mai mostrato nei loro momenti intimi. Questo, probabilmente, era dovuto al lavoro che svolgeva, si disse.
Il ragazzo sollevò Alessia e l’adagiò sul letto in posizione prona, le mise due cuscini sotto il ventre e cominciò a leccarla lungo la cavità dei suoi glutei. Il contatto con la lingua umida la fece mugolare e inarcare la schiena. Le dita presto si sostituirono alla lingua e prima l’indice, poi il medio e poi insieme fecero breccia dentro di lei. Quando il ragazzo la ritenne pronta, indossò il profilattico e, tirandola a se, appoggiò il suo glande all’ano. Alessia strinse i glutei non appena avvertì il glande dentro di lei provocandosi delle fitte di dolore che la fecero ritrarre. Con fare sapiente il ragazzo le accarezzò la schiena per farla rilassare e quando percepì i muscoli dei glutei allentare la presa, scivolò dentro adagiando il suo corpo su quello di lei. Alessia avvertì una nuova fitta, ma non poté far altro che attendere che il dolore passasse costretta tra il materasso e il peso dell’uomo. Anche il ragazzo attese che il corpo di lei si rilassasse del tutto e quando la sentì abbandonarsi iniziò a muoversi lentamente. I piccoli urletti di Alessia ben presto si trasformarono in mugolii di piacere che mutarono ancora in ansimi man mano che il ritmo e gli affondi aumentavano.
Raffaella a quella vista tornò con la mente ai pensieri della sera prima. Il cigolio del letto, l’ansimare del marito e il suono di quei corpi che sbattevano le entravano nella testa ripercuotendosi lungo il corpo fino a d arrivare fra le sue gambe. Quelle immagini e quei suoni le stavano provocando un misto di sensazioni di gelosia ed eccitazione che combattevano tra loro senza che una riuscisse a prendere il sopravvento sull’altra. In maniera del tutto involontaria la sua mano scivolò sotto il vestito e iniziò a toccarsi. Percepì i suoi umori che avevano inumidito le grandi labbra, ne raccolse un po’ con le dita e iniziò a massaggiarsi dolcemente il clitoride con movimenti circolari.
Il ragazzo piegò le ginocchia appoggiandosi sui piedi e con lunghe e vigorose spinte del bacino, entrava e usciva da lei per tutta la lunghezza del suo pene, con una velocità e un ritmo che divenne frenetico. Afferrò la sua testa rivolgendo lo sguardo di Alessia verso la moglie.
“Guarda come si eccita. Vuole un po’ del mio cazzo anche lei? Che ne pensi?” le disse avvicinandosi all’orecchio affondando di colpo e fermandosi ben piantato dentro di lei.
Alessia cacciò un piccolo urlo e sbarrò gli occhi in direzione della moglie che, arrossendo in volto come una bambina trovata a rubar le caramelle, ritrasse la mano da dentro la gonna. Raffaella spostò lo sguardo dal marito al ragazzo e sorridendo alzò e agitò il dito in senso di diniego.
“Peggio per te. Ti farai dire poi da tuo marito quello che ti stai perdendo.”
Afferrò Alessia dai fianchi e cominciò a scoparla in maniera forsennata quasi a voler sottolineare quanto appena detto. Spingeva con il bacino sulle natiche di lei facendola rimbalzare sul materasso a rete a ogni affondo. Alessia cercò un appiglio conficcando le unghie nelle lenzuola. A un certo punto avvertì il pene prima ingrossarsi e poi pulsare dentro di lei. Il suo corpo iniziò a vibrare e una serie di sensazioni di piacere la pervasero raggiungendo il culmine nel momento in cui sentì lunghi fiotti riempire lei e il preservativo. In quel momento ripensò alle parole della moglie quella sera in cui, facendo l’amore, le sussurrava nell’orecchio le sensazioni che provava.
Il ragazzo si accasciò sfinito sul corpo di lei e rimasero in quella posizione fin quando il suo pene non perse consistenza. Alessia sollevò la testa cercando di riprendere le forze e vide la moglie avvicinarsi e piegarsi verso di lei.
“Torniamo a casa, Tesoro.” Le diede un bacio sulla guancia e la invitò a rivestirsi.
Lungo la strada di ritorno non dissero una parola e Alessia ebbe non poco difficoltà a camminare su quei tacchi vertiginosi, era sfinita. Appena in camera si tolse le scarpe e si buttò sul letto. Raffaella si adagiò vicino a lei e iniziò a massaggiarle i piedi.
“L’essere donna porta tanto piacere ma anche tanta sofferenza, soprattutto se vuoi essere bella e sexy.”
Alessia sorrise a quelle parole ma non ebbe la forza di rispondere. Sopraffatta dal sonno si addormentò spossata.
Raffaella lasciò che si riposasse e andò nel bagno. Si spogliò e si infilò nella doccia dando finalmente libero sfogo al suo piacere toccandosi sotto il getto dell’acqua bollente.

Fine
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