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L'incontro


di Membro VIP di Annunci69.it Daiquiri
21.03.2013    |    8.501    |    8 9.5
"Sapevo che ora toccava a me ricostruire quella tensione, inevitabilmente interrotta da quel trasferimento da una stanza all’altra..."
Capitolo 1 - Come eravamo

Un matrimonio felice il nostro. Quei dieci anni di differenza tra le nostre età, davano a lei la sicurezza ed il piacere di avere al suo fianco un uomo sicuro di sè, protettivo e tuttavia liberale, nel senso che le lasciavo tutto lo spazio necessario affinché la sua vita sociale esistesse anche fuori dal nostro rapporto di coppia. Per mio conto, uomo difficile da imbrigliare nelle strette maglie del matrimonio, avevo trovato in Sabrina quel mix tra una donna fresca ed al tempo stesso piccante, eppure matura ed intelligente da lasciarmi tutta la libertà di cui avevo vitale necessità. Ed io, quella libertà me la prendevo, con intelligenza e senza mai ferire l’orgoglio della donna che amo e che avevo deciso di sposare.

La nostra vita di coppia scorreva tutto sommato serena, lei a suo dire pienamente appagata dalla mia presenza nella sua vita affettiva ed erotica, io innamorato e sempre attratto fisicamente da lei, eppure talvolta sensibile verso le migliori opportunità che la mia vita relazionale e sociale mi dava l’opportunità di cogliere.

Da sempre, lo ammetto, sono stato un uomo fortunato con le donne: Seppure l’età lasciava sul mio corpo il segno del mio vissuto, la mia capacità di far sentire le donne a proprio agio continuava ad offrirmi l’occasione di poter vivere storie più o meno passeggere e comunque tutte molto intriganti.

Mai appagato dalla conquista facile, ho sempre preferito corteggiare le donne di qualcun altro, dichiarando sin dall’inizio le mie intenzioni. Un gioco fatto sempre con eleganza e sobrietà, che lasciava al futuro cornuto decidere se era accorgersi delle mie spudorate intenzioni, oppure fingere che nulla accadesse intorno a lui. In ogni caso, le donne sembrano apprezzare tanta sobria, elegante spudoratezza ed io coglievo ogni volta i benefici di tanta femminile generosità.



Capitolo 2 - Quello strano pensiero

Tornando alla nostra vita di coppia, non ho mai raccontato a mia moglie ciò che mi accadeva, anche nel rispetto di una sua ben precisa volontà: “...preferisco non sapere, a me interessa solo che tu sappia che qui c’è la tua donna e la tua casa”. Come non amare una donna così meravigliosamente accogliente ?

Ammetto tuttavia di averle in più occasioni proposto situazioni soft-intriganti, per le quali ho sempre creduto che lei fosse molto portata, anche se poi non ha mai voluto andare oltre qualche fantasia durante i nostri intensi amplessi.

Sabrina non ha ancora quarant’anni, ma il suo corpicino tonico e snello ne dimostra molti meno. I suoi seni generosi e sodi, con quei capezzoli impertinenti sempre bene in vista, fianchi e cosce ben tornite, un culetto tutto da palpare ed una fighetta accogliente e gustosa come poche. Insomma una donna fatta per dispensare piacere, al suo uomo ed a tutti quei fortunati che avrebbero potuto goderne.

Eppure, malgrado i miei incoraggiamenti e quelle sue rare fantasie manifestate mentre godeva, Sabrina non sembrava mai aver realmente preso in considerazione l’idea di giocare con qualche altra coppia o con un bel singolo, magari scelto da lei.

Tuttavia, con l’avvicinarsi dei suoi quasi quarant’anni, ho iniziato ad accorgermi che qualcosa nella mia compagna stava cambiando, peraltro decisamente in meglio: La sua carica erotica, il suo potenziale di femmina, stava crescendo, mutando di intensità e qualità. Le sue richieste diventavano più frequenti ed insolenti, dispensandomi piaceri sempre più gustosi, insomma, la mia donna, sebbene sempre una buona porcellina, stava maturando in una vera puttanella, sempre più desiderosa di prendermelo in bocca, farsela baciare e poi, subito dopo, farsi penetrare con vigore. Troppo, per un uomo solo !

Eh già, troppo ! I miei primi cinquant’anni hanno contribuito a darmi ben poche certezze, una delle quali stà nel fatto che più conosco le donne, più scopro di non conoscerle mai abbastanza. E questo, naturalmente, vale anche per mia moglie !

E così, dopo aver felicemente goduto dell’accoglienza e della generosità delle donne di qualcun altro, dopo aver cornificato molti mariti, così sicuri dell’assoluta fedeltà delle loro mogli, eccomi quì, a prendere seriamente in considerazione la possibilità che prima o poi il cornuto sarò io. Strano effetto scoprire che quel pensiero non era poi così negativo...



Capitolo 3 - Analisi di un futuro cornuto

Una ipotesi, quella di essere tradito da mia moglie, che da buon manager quale sono, ho anche cercato di analizzare con fredda lucidità, riflettendo su probabilità, rischi ed opportunità. Ho metodo per fare questo genere di analisi, ne ho fatte a centinaia, in situazioni anche molto complesse, tenendo spesso conto della più imponderabile delle variabili : il fattore umano.

Insomma, stando alla mia brillante esperienza di manager ed alla mia lunga esperienza con le donne altrui, avrei dovuto ben calcolare ogni rischio, valutare ogni pro ed ogni contro, misurare i vantaggi e trarre benefici per tutti, eppure....

Nel profondo del mio pensiero e del mio stomaco sapevo che mancava qualcosa che fino ad ora non avevo mai sperimentato, ne nella mia carriera di manager, ne tantomeno in quella ancor più fruttuosa di “tombeur de femmes”, ma diamine, cosa ???

Lasciai quindi che passasse del tempo, che ogni lucida analisi filtrasse le mille e mille variabili, che ogni mio pensiero e sentimento decantasse la sua razionalità, come fosse caffè turco o greco, lasciando sul fondo tutte le ragioni non utili al vero sapore della vita.

Poi finalmente, una mattina di buon ora mi sveglio e scopro di aver deciso: Sarò cornuto !

Una decisione avvenuta quasi per magia, come fosse stata un “click”, maturata al netto di ogni analisi, ma soprattutto rafforzata di una nuova consapevolezza: Avrei voluto che sia io che Sabrina pregustassimo e poi centellinassimo ogni attimo, ogni sensazione ed ogni emozione di quel che ci sarebbe accaduto.

Ero ora consapevole che tra quelle sensazioni ed emozioni, avrei dovuto fare i conti con una gelosia straziante, un senso di ineluttabile impotenza e la destrutturazione di molte delle mie sicurezze, acquisite nel tempo e ben radicate nel mio essere. Sentivo già salire l’angoscia di chi sa di dover perdere qualcosa di importante, eppure percepivo già quale sublimazione di piaceri fossero in attesa, dietro la porta



Capitolo 4 - Il Piano

Avevo deciso dunque. Ora dovevo decidere come coinvolgere la mia amata Sabrina, se condividere con lei ogni fase del piano o se lasciare che lei ne godesse soltanto dei benefici. Decisi di lasciare a lei le scelte fondamentali ed a me l’organizzazione di quanto renderà di me un marito cornuto.

Durante i nostri amplessi, unico momento in cui lei si lasciava andare alle sue fantasie erotiche, cercavo di raccogliere ogni dettaglio di cosa fantasticasse mentre godeva, quale aspetto avesse quello sconosciuto nelle sue fantasie ed in quale modo usasse il suo accogliente corpo di femmina.

Io avevo quasi smesso di raccontarle le mie fantasie, piuttosto le chiedevo cosa e come le sarebbe piaciuto, cosa avrebbe dovuto fare questo misterioso “lui”, cosa le sarebbe piaciuto fare a quel “lui” e quale sarebbe stato il mio ruolo. Tutto questo era fortemente eccitante per lei, che godeva sempre più intensamente nel raccontarmi quelle sue fantasie. Ed era morbosamente eccitante anche per me, che godevo del suo piacere.

Poi però, subito dopo i nostri amplessi, lei tornava ad essere timida ed impacciata verso questi temi, giustificandosi con una mia vecchia battuta: “ ... le cose dette nel letto, non vanno mai prese sul serio !”. In questo caso, nel nostro caso, sapevo però che non sarebbe stato così.

Devo ammettere che anche io, passata la scarica adrenalinica che esaltava i miei orgasmi e la successiva produzione di endorfine che dispensavano un pacato sapore di rilassato benessere, poi, dopo, dovevo fare i conti con quella strana sensazione di “farfalle allo stomaco”. Sapere che le fantasie di mia moglie diventavano sempre più vivide, precise e dettagliate e sapere che sarei stato io l’artefice della realizzazione di tali e tante fantasie, beh... tutto questo mi faceva stare molto male. Ed anche, incoffessabilmente, molto eccitato.



Capitolo 5 - La Ricerca

Avrei dovuto trovarle un uomo, dunque. Così diverso da me da esaltarne il gusto del tradimento, eppure sicuro ed affidabile al punto di potergli offrire le più intime chiavi della mia Sabrina, la donna che amo !

Non conoscevo nessuno di così intimamente affidabile da scoparsi mia moglie con la mia benedizione, ma fortunatamente il web offre migliaia di opportunità: Frequentai per un anno i più affidabili portali dell’erotismo dedicati all’eros di coppia, chattatai con molte donne, senza peraltro volerle conoscere, per accogliere le loro più intime confessioni su come tradivano i loro compagni, ma soprattutto affinai ogni mia sensibilità verso le donne che decidevo di incontrare e verso quei mariti che mi apprestavo a cornificare.

Ora sapevo cosa potevano provare quei mariti, sia che ne fossero consapevoli, sia che avessero deciso di non esserne consapevoli. In qualche modo, ero già uno di loro.

Nei miei incontri extraconiugali, sceglievo ormai soltanto quelle donne, anzi quelle coppie, dove la mia presenza si insinuava tra loro in maniera elegante ma ineluttabilmente evidente.

Agli incontri a tre, cui avevo nel passato partecipato con piacere, preferivo quegli incontri con la lei che lasciava chiaramente intendere al marito cose stesse accadendo.

Apprezzavo, in quelle coppie, tutto quel non detto che lasciava però trasparire forte la mia presenza. Presenza che quei mariti non avrebbero potuto fingere di ignorare. Mi piaceva che le mie amanti mi presentassero il loro mariti, futuri cornuti, mi piaceva fargli i miei complimenti per le loro belle mogli, dirgli che le avrei corteggiate volentieri e poi farlo per davvero, lasciando che le loro mogli tornassero a casa con la figa ancora piena del mio sperma. Come avrebbero potuto non accorgersene, quei felici cornuti ?

Eppure, tutto questo era soltanto la pregustazione di quanto sarebbe accaduto di lì a poco proprio a me, maschio sicuro e deciso, marito insuperabile, amante attento, passionale e spudorato al punto tale da essere spesso il prescelto da donne davvero interessanti.

Passò del tempo prima che la mia (o la nostra) decisione prese il volto ed il nome di un uomo reale. Avvenne tramite quello che avevo identificato come il miglior portale dedicato all’eros di coppia. Più che un annuncio di ricerca, avevo pubblicato una nostra presentazione, più rivolta ad altre coppie per incontri soft, che al singolo che invece stavo cercando. Non volevo infatti che un nostro annuncio esplicito invogliasse ogni sorta di torello arrapato che sia pur legittimamente, scorazza per il web a luci rosse.

Le poche e sobrie foto di mia moglie, molto elegante nella sua semplice nudità, attraevano molte coppie, alle migliori delle quali chiedevo tuttavia del tempo, dicendo che mia moglie non era ancora del tutto pronta. Ed era vero, perchè lei in realtà, era pronta per un singolo.

I torelli non mancavano, i più ingenui mettendo in mostra le loro reali o presunte qualità fisiche ed amatoriali, ma pochi che realmente comprendevano l’importanza del loro futuro ruolo, finquando.....

Un uomo, un pò oltre il range di età che avevo immaginato e dalle poche e tutto sommato anonime fotografie, ci scrisse, pizzicando le giuste corde. Sembrava infatti consapevole del suo ruolo, che sarebbe stato ben più difficile di quanti si fermavano alla mera soddisfazione sessuale della giovane moglie di un marito guardone. Non nego che esistano molti di questi casi ed ho imparato a rispettare ogni sorta di gusto e desiderio, ma il nostro caso era decisamente più complesso e forse, proprio per questo più intrigante.

Roberto, si rivolse direttamente a me e non alla lei delle foto pubblicate, come facevano i più. Mi fece sobri complimenti per mia moglie, consapevole che sarei stato io a scegliere l’uomo giusto per lei. Sembrava avere rispetto per il mio ruolo ed attenzione per come quell’esperienza avrebbe dovuto essere il mio più prezioso regalo per mia moglie.

Iniziai a scambiare con Roberto qualche mail e successivamente dargli il mio indirizzo di una chat, dove il nostro dialogo sarebbe stato più immediato e riservato. Nel breve tempo che seguì, decisi che sarebbe stato il candidato numero uno e glie lo comunicai.

Roberto non sembrava aver fretta di conoscere Sabrina, anche lui si stava pregustando la sua “preda” e da buon cacciatore sapeva che sarebbe stata necessaria la sua esperienza e del tempo, prima di poter godere della sua preda. E così fece, accettando che fossi io il suo unico interlocutore, che io dettassi i tempi, le modalità e quelle poche ma ferme regole che avevo deciso di imporre.

Nei nostri colloqui, sempre in chat, dissi a Roberto qual’era lo spirito con il quale avrei gestito, organizzato ed acconsentito che lui, se alla fine scelto, potesse scoparsi mia moglie. Tuttavia non imponevo troppe regole, lasciando che lui stesso potesse chiedere o proporre le sue visioni su questo nostro primo incontro a tre.

Alcune delle condizioni concordate erano frutto della mia intima e profonda conoscenza di mia moglie, altre, più “tecniche”, erano mie decisioni, tese soprattutto a proteggere Sabrina da ogni situazione per lei sconveniente. Il contributo di Roberto fu comunque importante per poter chiudere il piano che l’avrebbe portata tra le cosce di Sabrina.

Nel frattempo, proprio durante un lungo ed intenso amplesso tra me e Sabrina, le dissi che le ero in contatto con quello sconosciuto delle sue fantasie e che stavo organizzando le modalità del nostro (loro) incontro. Sono convinto che i successivi orgasmi che la scossero in rapide ondate, non furono, almeno in quell’occasione, merito dei miei colpi dentro di lei.



Capitolo 6 - L’Attesa

Dopo quell’amplesso e quelli che seguirono, tornai varie volte sull’argomento, lasciando che Sabrina prendesse consapevolezza di quel che in fondo io già sapevo:

Lei era finalmente pronta a tradirmi.

L’argomento, almeno le prime volte, fu da lei catalogato tra le solite cose che si dicono ma che poi non si fanno. Tuttavia, sapevamo entrambi che questa volta non sarebbe stato così ed una sera, pur senza mai scendere nei dettagli, le dissi che saremmo andati da un mio amico che lei ancora non conosceva. Le dissi che quell’uomo l’avrebbe sicuramente corteggiata e che se lei lo avesse gradito, io avrei accettato, nel desiderio che lei si concedesse un piccolo svago, senza tuttavia minare il nostro grande amore. Lei non disse e non chiese nulla di più, né io le raccontai altri dettagli di quel che sarebbe potuto accadere, entrambi tacitamente consapevoli che la decisione ultima sarebbe stata soltanto sua.

Quel giorno si avvicinò rapidamente, senza che né io né Sabrina ci scambiassimo altre considerazioni sulla natura di quell’incontro. Sembrava anzi che quell’evento non avesse alcuna importanza, eppure sapevamo entrambi cosa sarebbe accaduto. Anche i nostri amplessi avevano cessato di avere, nelle nostre fantasie, un secondo uomo. Sembrava come se aver dato un volto ed un nome a quelle fantasie avesse creato un tabù sull’argomento. Tuttavia, nel silenzio dei nostri orgasmi, sapevamo entrambi a cosa stavamo pensando.

Nel frattempo decisi di incontrare Roberto, da solo, per assicurarmi di persona che fosse l’uomo giusto e per prendermi tutte le garanzie del caso. Un incontro cordiale, anche se un pò teso da parte mia. Ricordo soltanto che gli dissi di pagare lui il conto del pub, visto che in fondo, stava per scoparsi mia moglie. Non credo di essergli sembrato molto contento di quell’idea.

Avvisai Sabrina soltanto due o tre giorni prima della data con lui concordata. Saremmo andati a vedere il suo piccolo studio casalingo di fotografia artistica. A nessuno di non importava granchè dello studio fotografico di Roberto, ma sarebbe stato un argomento “neutro” per giustificare quel nostro incontro.

Ufficialmente, quella scusa divenne per tutti il preludio di quel che sarebbe poi accaduto.



Capitolo 7 - La Preparazione

Finalmente arrivò il giorno. Stavo male, non parlavo quasi più, il mio stomaco era chiuso e la mia gola faticava a deglutire. Il pensiero non mi eccitava più, temevo un sacco di cose, di aver spinto troppo la situazione, di aver scelto la persona sbagliata, di uscire da questa esperienza distrutto nell’orgoglio e nelle mie certezze. Temevo di poter perdere la stima e l’amore di mia moglie. Temevo tutto questo, eppure sentivo che ormai non saremmo tornati indietro.

Quel giorno avevamo appuntamento da Roberto per le sei del pomeriggio, a casa sua, dove non ero ancora mai stato. Decisi di non stare in casa, quel giorno. Non sapevo cosa dire, cosa fare e soprattutto non volevo vedere mia moglie prepararsi per un’altro, così inventai una scusa e le dissi che sarei passato a prenderla sotto casa mezz’ora prima.

Lei annuì senza alcun commento.

Ricordo quei lunghissimi minuti di attesa, sotto casa, non sapendo se lei fosse scesa ed ancor peggio, sapendo che se fosse scesa, sarebbe stato per farsi scopare da uno sconosciuto. Avevo un groppo in gola e lo stomaco mi faceva male. Il battito cardiaco era decisamente accelerato e considerate le mie sia pur piccole criticità cardiache, mi chiedevo se fossi sopravvissuto a quel momento.

Poi la vidi. Indossava un tubino di maglia, di quelli a maglia un pò grossa, che tuttavia le disegnava le sue curve dolcemente sinuose, sebbene molto magra. Il vestito, pur avendo un collo generoso e morbido, lasciava intravedere il suo decoltè, per l’occasione impreziosito da un nastrino nero ed un piccolo ciondolo d’oro. Calzava un paio di scarpe nere, con un tacco un pò più alto di quanto lei indossi in genere. Mi aveva chiesto di regalargliele, qualche giorno prima, “tanto x giocare un pò”, mi disse.

Salì in auto con un evidente segno di imbarazzo, con un sorriso che non ho mai decifrato. Mi accorsi però che aveva scelto il suo profumo più prezioso, uno di quelli troppo particolari per essere indossati solo per una serata tra amici. Che puttana, pensai....

Il percorso tra le vie della città e la ricerca di un parcheggio durò giusto una mezzora, un tempo che a me parve un’eternità. Parlammo poco e di argomenti assai generici, sebbene fosse evidente che facevamo entrambi fatica a far finta di niente. Ogni tanto uno di noi spezzava il silenzio con qualche argomento, che tuttavia si esauriva quasi subito.

Parcheggiata l’auto a pochi metri dall’indirizzo che avevo impostato sul navigatore, spensi il motore e con esso si spense anche il raffinato impianto hi-fi dell’auto.

Piombammo stavolta in un silenzio buio ed infinito. La guardai negli occhi e con voce un pò strozzata le chiesi : “Sei sicura che vuoi salire ?”. Lei mi fece un’altro sorriso imperscrutabile, mi guardò negli occhi e disse semplicemente : “Si”. Poi distolse subito lo sguardo da me, fingendo di cercare qualcosa nella sua borsa.

Dopo aver citofonato al cognome indicatomi da Roberto entrammo nell’ascensore, fortunatamente insieme ad una signora che ci costrinse a scambiare qualche frase di rito sulla lentezza degli ascensori. La signora scese al penultimo piano, noi eravamo destinati all’ultimo. Mai un ascensore salì un solo piano così lentamente, pensai, ma erano soltanto i miei pensieri a correre.



Capitolo 8 - L’Incontro

Roberto ci accolse con un sorriso sicuro di se ma non presuntuoso. Mentre ancora eravamo sul pianerottolo, guardò e scambiò le sue prime parole soltanto con me. Mentre varcavo la soglia di casa, capii che alle mie spalle, lui tendeva la mano a mia moglie e le diceva, “Ciao Sabrina, sei la benvenuta !”.

La casa era graziosa, da single. Roberto mi aveva detto di avere una ragazza, ma che loro non vivevano insieme.

Era un bell’uomo di circa quarant’anni, non un adone, nè un palestrato e comunque decisamente più giovane e fisicamente attraente di me. In quel momento mi dispiacque molto aver scelto un uomo migliore di me ed un mio pensiero andò immediatamente alle due foto pubblicate sul portale di incontri, che ritraevano il suo cazzo, decisamente più importante del mio.

Fortunatamente Roberto non mi lasciò altro tempo per rodermi di quelle considerazioni. Stavo davvero male, avrei voluto fermare tutto, riavvolgere il nastro e tornare indietro nel tempo. Roberto ci invitò a seguirlo, attraversando velocemente il piccolo saloncino, dove il mio sguardo si posò sui due piccoli divani da due posti messi ad “elle” tra loro. Troppo piccoli, pensai !

Appena pochi passi, varcammo una porta finestra ed uscimmo sulla terrazza, grande forse quanto il resto della casa ed affacciata sui tetti dei palazzi adiacenti, più o meno della stessa altezza. Quella vista e le grandi piante grasse del suo terrazzo occuparono i primi, per me faticosissimi minuti. Roberto fu ancora una volta abilissimo nell’occupare ogni pausa nelle nostre conversazioni e quasi senza accorgersene sul piccolo tavolo tondo da giardino due bottiglie e tre bicchieri. Gli avevo già detto cosa avrebbe gradito bere Sabrina e lui ebbe l’intuizione di acquistare un liquore simile, ma non proprio quello che gli avevo indicato. Lei sembrò apprezzarlo molto più di quello che io gli avevo fato conoscere, e questo mi sembrò un pessimo presagio. Per noi maschi riservò un buon cognac, che io presi con ghiaccio.

Lui fù cordiale e fece ogni cosa per metterci a nostro agio, malgrado io volessi sempre fermare il tempo. Poi, con fare furbo e disinvolto, invitò me, soltanto me, a visitare il suo piccolo studio e laboratorio fotografico, che aveva ricavato da una veranda esterna alla sua camera da letto. Attraversai quella piccola camera mansardata, occupata soltanto dal letto matrimoniale, un piccolo mobile basso con la TV appesa alla parete ed una lampada da terra che proiettava luci ed ombre colorate.

Il laboratorio era piccolo, metà dedicato alle riprese, metà al ritocco delle sue foto. Appena dentro, al sicuro da quanto Sabrina potesse ascoltare, mi chiede se fosse tutto a posto ed io con voce meccanica mi sentii rispondere un laconico : “Ma si, dai...”. Lui, ponendomi una sua mano sulla mia spalla, mi disse di stare tranquillo e che non avrebbe fatto nulla che fosse voluto da me e mia moglie.

Tornammo sul terrazzo, dove notai che Sabrina aveva nuovamente versato del liquore nel suo bicchiere. Attraversando il saloncino, Roberto posò, sopra ognuno dei due divani, due grossi book fotografici che aveva preso poco prima nello studiolo. Notai che li posò con cura proprio sui divani e non sul piccolo tavolo in cristallo vicino ai due divani. E ne compresi il motivo: Aveva già deciso come disporre di quei due divani.

Sorseggiammo ancora un pò di cognac e lei finì il suo secondo bicchiere di liquore, quando Roberto ci invitò ad entrare che stava iniziando a rinfrescare. Appena nel saloncino mi invitò a sedermi, indicando il divanetto dove aveva posato il book ed invitò Sabrina a vedere il resto del piccolo appartamento. Lei accettò e li sentii girare per la casa senza comprendere del tutto quel che si dicevano. Poi, per qualche interminabile secondo, non li sentii più e ne fui molto turbato.

Poco dopo tornarono e Sabrina fu guidata ad occupare l’altro divano e sfogliare il book fotografico a lei destinato. Entrambi i book contenevano sue realizzazioni, ovvero rielaborazioni al computer di suoi scatti fotografici. Nel book a me destinato, c’erano composizioni di paesaggi e qualcosa di simile a delle moderne nature morte, mentre quello destinato a Sabrina scoprii essere composto da ritratti femminili, rielaborati, ma dal sapore inequivocabilmente erotico, se non addirittura pornografico.

Lui si posizionò tra i due braccioli dei nostri rispettivi divanetti, appoggiandosi ora sul bracciolo del mio divano, per illustrarmi le sue creazioni, ora su quello del divano occupato da Sabrina, per provarci con lei, il bastardo !

Parlava quasi esclusivamente lui, riempendo tutte le lunghe pause dei nostri silenzi, offrendoci un altro giro di cognac ed il terzo bicchiere di liquore destinato a Sabrina.

All’esterno il sole scendeva al tramonto ed il cielo virava in rosso, colorando le poche nuvole di un viola intenso. All’interno la luce, già filtrata dalle tende rosse ed oro, iniziava ad essere più morbida e ruffiana, il suo computer accesso pilotava dei piccoli ma raffinati diffusori, diffondendo un mix di musica blues, jazz e fusion. Si capiva che quella playlist era stata preparata con cura, proprio per contribuire a creare quell’atmosfera.

A quel punto, fu Sabrina a lasciarci di stucco, prendendo un’iniziativa che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato. Guardò entrambi e ci chiese con un sorrisino tra l’ingenuo ed il furbetto se avesse potuto togliersi le scarpe, che erano belle ma nuove e le facevano un pò male. Ricordo benissimo che guardò entrambi, me per chiedermi il consenso per ciò che stava facendo e lui per dargli un chiaro ed inequivocabile segnale di disponibilità.

Acconsentimmo entrambi a quella richiesta un pò ruffiana e lui, anzi, la incoraggiò ad allungare le gambe sul divano. Mentre lei si stendeva un pò di fianco su quel divanetto, io mi ritrovai a fare un mezzo sorriso e scuotere la testa, mentre un sorso di cognac graffiava la mia gola e la mia mente urlava una sola parola : Puttana !

Lui si alternava su soliti due braccioli, tra loro quasi a contatto, raccontando a me qualcosa di cui non mi fregava un cazzo ed a lei, sfiorandola, per dirle che ognuna delle sue modelle erano sue ex compagne o compagne di suoi cari amici. Lo stronzo !

Lei sembrava apprezzare quelle foto che io non potevo vedere e sembrava apprezzare anche gli apparentemente ingenui sfioramenti di lui sulle sue spalle, sulle braccia e sulle mani, per voltare insieme le grandi pagine del book fotografico. Si stavano toccando, quei due ed io lì, come un imbecille, a vedere uno sconosciuto che ci provava con mia moglie.

Lei ormai era ormai sdraiata di fianco sul divanetto, con la testa verso l’altro divanetto dove sedevo io, rigido ed un pò impacciato. A complicare il mio stato d’animo, la considerazione tra me e lei, c’era sempre lui e quando parlava con lei, la patta rigonfia dei suoi jeans era pericolosamente vicino la testa di mia moglie !

Guardando una fotografia che io non potevo vedere, lui le chiese se quell’abito indossato dalla sua modella (guarda caso la ragazza di un suo amico) non fosse simile al suo. Lei rispose: “Sì, un pò” e lui fece notare che sarebbe bastato far scendere un pò il collo del suo abitino per mostrare anche le sue spalle, proprio come la modella di quella foto. Poi mi guardò e mi chiese : “Posso ?”. Io annuii e lei lasciò che le mani di lui abbassassero un pò quel collo largo e morbido, fino a scoprire le spalle di mia moglie, mettendo un pò più in mostra il suo collo ed il suo elegante decoltè.

Lui la invitò a guardare le altre foto, avvisandola che ne avrebbe trovate di più esplicite. Nel frattempo si inginocchiò nel quadrato lasciato libero tra i braccioli dei due divani, si protese un pò per voltarle una pagina del suo book, sfiorandole dapprima le spalle ed avvicinando poi i suo respiro al collo di mia moglie. Si fermò un’attimo prima di baciarla sul collo, mi guardò ancora e mi chiese se poteva continuare. Gli feci cenno di si, chiusi il mio book, sorseggiai un’altro pò di cognac ed un pezzetto chi giaccio che ormai s’era quasi del tutto sciolto, mi sedetti più comodo e mi preparai ad assistere allo spettacolo.

Ora le labbra di Roberto erano sulla pelle morbida e liscia di Sabrina, che muoveva con eleganza la testa, scansando i suoi lunghi capelli neri per offrirle tutto il suo collo. I suoi occhi erano chiusi e le sue labbra appena un pò aperte, lasciando così intuire di essere molto sensibile a quei respiri e quelle labbra sul suo collo.

Lui la teneva per le spalle, delicatamente, mentre piano piano le sfiorava e baciava il collo ed i lobi delle orecchie. Notai che Sabrina ne approfittò per mettersi più comoda sul divano, sempre di fianco, ma ora decisamente più sdraiata. Le sue gambe ed i suoi fianchi si muovevano impercettibilmente sotto il vestito, segno che il piacere le stava scivolando giù per le cosce. Se ne accorse anche lui, che mi invitò ad accarezzare le cosce di mia moglie. Era folle che qualcuno dovesse dirmi cosa fare di mia moglie, ma mi avvicinai a lei, in silenzio, sedendomi sul bordo del divano, vicino le cosce di mia moglie. Iniziai ad accarezzargli le caviglie ed i piedi, sapendo quanto le piace e rammaricandomi di averlo fatto troppe poche volte.

Lei era eccitata, si sentiva, turbata ed eccitata, timidamente vogliosa di lasciarsi andare, ed io lo sapevo. Ora non avevo più le farfalle allo stomaco ed il doppio cognac iniziava a fare il suo effetto, sciogliendo finalmente qualche mio freno inibitorio.

Le accarezzai i polpacci, soffermandomi per qualche attimo nell’incavo dietro le ginocchia per poi risalire su per le cosce. Ancora una volta, quel giorno rimasi stupìto nell’accorgermi che le calze che avvolgevano le cosce di mia moglie non erano i suoi soliti collant, ma delle autoreggenti delle quali ignoravo l’esistenza. Io adoro le autoreggenti, ma non sono mai riuscito a convincere Sabrina ad indossarle per me, perchè le trovava scomode. Quel giorno invece, aveva deciso di indossarle per un perfetto sconosciuto, la troietta ! Fatto sta che, l’aver scoperto questo piccolo peccato veniale di mia moglie, l’aver scavalcato quella linea di confine marcata dall’elastico merlettato delle autoreggenti e sentito la pelle delle sue cosce, così vicino il suo inguine, riaccese finalmente in me tutto il mio desiderio per quella donna così bella e così femmina che è mia moglie. Per la prima volta quel giorno sentii il mio cazzo farsi duro e caldo, desiderando per lei tutto i piacere del mondo.

Mentre io ero ancora perso in queste sensazioni ed emozioni, Roberto non aveva perso tempo: Ora le sue mani scivolavano verso la scollatura di mia moglie. Vedevo le sue dita impertinenti accarezzarle il seno ed insinuarsi sotto il merletto che incorniciava il suo reggiseno nero. Lei aveva ancora gli occhi socchiusi e lui le stava bisbigliando qualcosa nell’orecchio che io non riuscii a capire, ma lei annuì e questo mi turbò molto.

Ci fu ancora uno sguardo di intesa tra noi uomini, prima che, quasi nello stesso istante, la mia mano risalì fin sotto la mutandine di Sabrina e la mano di Roberto scivolò dentro il bel reggiseno lei. Questo provocò in Sabrina un sussulto di piacere che Roberto fu pronto a cogliere baciandola in bocca. Sentii anche io il piacere che quel bacio e quelle dita sui capezzoli le stavano provocando. Sentii la sua schiena tendersi e le sue cosce divaricarsi appena un pò. Ora le mie dita erano sulla sua figa, che trovai già calda e bagnata come quando era pronta a farsi scopare con passione.

Ora il bel vestitino nero di mia moglie scopriva i suoi fianchi e mostrava le sue piccolissime mutandine che avevo scostato per mettere bene in mostra le sue labbra. Anche la scollatura mostrava i seni di Sabrina, ormai fuori dalle coppe del reggiseno ed i capezzoli erano turgidi e gonfi, mentre Roberto li accarezzava e li baciava.

Fu ancora lei a stupirci, invitandoci ad andare di la. Ed intendeva in camera da letto, quella la puttana di mia moglie ! Lei si alzò dal divano, sistemò l’abitino rimise i suoi bei seni nelle coppe del reggiseno con gesti maliziosamente sicuri di se e percorse quei pochi passi fino alla piccola camera da letto. Noi la seguimmo in silenzio, Roberto subito dopo di lei, ed io a chiudere quella strana cordata.

Entrati nella camera da letto, lei mi chiese di aiutarla a sfilarsi l’abito, un tubino di maglia molto elastica, senza la zip sulla schiena e che vanno sfilati verso l’alto. La spogliai, facendole alzare le braccia, sfilandole dall’alto il tubino di maglia nera e lasciando che quell’uomo quasi del tutto sconosciuto potesse ammirare mia moglie in tutta la sua più sensuale bellezza, incorniciata dalle autoreggenti, da un filo di slip ed un reggiseno non abbastanza capiente per contenere i suoi seni, sodi e generosi.

Sapevo che ora toccava a me ricostruire quella tensione, inevitabilmente interrotta da quel trasferimento da una stanza all’altra. Le dissi di sdraiarsi sul letto a pancia giù, la invitai a mettersi comoda, a rilassarsi e godersi le nostre carezze. Lei ubbidì in silenzio, mentre Roberto accarezzava con delicatezza il retro delle cosce e la piega dove iniziano i glutei di mia moglie. Nel frattempo io le accarezzavo le spalle, le baciavo il collo, liberavo con mano abile i gancetti del suo reggiseno, scostandole le spalline per mettere a nudo tutta la sue schiena. Il tanga di mia moglie intanto non poneva alcun confine alle mani di Roberto, ormai spudoratamente intente a massaggiarle i glutei. Le sussurrai di rimanere ad occhi chiusi e godersi le nostre carezze, la girai finendo di sfilarle il reggiseno e le sollevai appena un pò i suoi fianchi, mentre lui le sfilava le microscopiche mutandine, lasciando che l’interno delle sue cosce e le labbra gia dischiuse della sua fighetta fossero al centro dell’attenzioni di quattro mani maschili, una sensazione questa che mia moglie non aveva ancora mai provato. Insieme, le nostre mani guidarono le sue cosce ad aprirsi ancora un po, svelando del tutto la sua orchidea liscia profumata. Riconoscevo il profumo inebriante del suo sesso e dev’esser piaciuto molto anche a Roberto, che rimase per qualche attimo con il suo viso a pochissimi centimetri da lei, prima di sfiorarle la figa con la lingua.

Un’altro brivido scosse quel corpicino teso come una corda di violino, mentre la sua lingua si faceva spazio dentro di lei ed io con le dita aprivo i petali di quel fiore, affinchè lui potesse leccarla più in profondità. L’orgasmo fu immediato e fortissimo ed io sapevo già che lei ne avrebbe avuti ancora.

La cosa non fu affatto concordata prima del nostro incontro, ma un tacito accordo tra me e Roberto prevedeva il suo diritto di precedenza su ogni cosa avremmo fatto a mia moglie. Fu per questo motivo che fu lui il primo a baciare e farla godere, lasciando che soltanto dopo potessi farlo anche io. Sbottonai la mia camicia e mi tuffai finalmente con la testa tra le cosce di mia moglie, baciando la sua figa già aperta e appena profanata da un altro uomo. La trovai ancora più aperta e gustosa del solito, mentre la mia lingua alternava colpi decisi sul suo clitoride per poi sprofondare tutta dentro di lei.

Lui nel frattempo si era alzato e sfilato la polo lasciandosi ancora i suoi jeans sebbene sbottonati e con la zip abbassata. Iniziò a baciarla in bocca e sentivo le loro lingue cercarsi avidamente, finquando lui si ritrasse, abbassò un pò i suoi pantaloni e gli slip tirando fuori il suo arnese e spingendo la testa di Sabrina fino a che le sue labbra non potettero far altro che aprirsi ed ingoiare dentro la sua bocca il cazzo turgido di Roberto.

Io non riuscivo a vedere tutto quel che accadeva, perchè ancora con la testa tra le cosce di mia moglie e la mia lingua profondamente dentro di lei, ma dai movimenti di lei e dall’incitamento di lui sapevo che gli stava facendo un meraviglioso pompino. A lui doveva piacere molto, perchè il tono della sua voce si faceva sempre più roco e le frasi che indirizzava a mia moglie non erano certo tra le più eleganti: “ Ti piace succhiarlo, vero ? Senti quanto è grosso, succhialo tutto, fagli sentire a tuo marito quanto ti piace ciucciarmelo, daiiii...”

Non chiesi mai a mia moglie se quel suo secondo orgasmo fu merito della mia lingua nella sua figa o dal quel cazzo nella sua bocca, ma poco dopo tolsi la testa dalle sue cosce, alzai lo sguardo e la vidi ancora leccare quel cazzo, ormai appagato ma ancora abbastanza grosso da superare le dimensioni del mio. Vidi la sua lingua ripulirlo bene, ingoiare ed assaporare il suo sperma, cosa assai rara nelle rare volte che accadeva a noi, ed infine tirare un sospiro di piacere e di sollievo al tempo stesso. Lui uscì dalla stanza, forse per andare in bagno ed io, con infinito amore, la baciai a lungo in bocca ancora con il forte sapore acidulo dello sperma di lui.

Mentre ancora la baciavo lui rientrò in camera, ormai totalmente nudo, la prendeva per le caviglie tirandola un pò più verso i piedi del letto. Lo fece senza molte attenzioni, stavolta, strappandomela di fatto da quel bacio tenero ed intensissimo. Lui era ancora molto eccitato, si vedeva dal suo membro ancora grosso, che ora impugnava saldamente con una mano, mentre con l’altra apriva senza tante attenzioni le cosce di mia moglie. Era eccitato ed aveva perso quel savoir faire che aveva avuto sin dall’inizio. Non aveva più alcuna attenzione per lei, nè sembrava glie ne fregasse niente della mia presenza. Ora voleva solo scoparsela e le entrò dentro senza alcun riguardo, facendole emettere un mezzo grido, non saprei dire se più di dolore o di piacere. Effettivamente quel coso doveva essere ben grosso per lei, che pure aveva una figa molto, molto accogliente.

Iniziò a sbattersela con vigore ed all’inizio la cosa sembrò lasciarla del tutto indifferente. Sembrava anzi che a lei non stesse affatto piacendo ed io non sapevo se interrompere quella che sembrava essere quasi una violenza. Poi, però, lei allungò entrambe le mani verso la cinta dei miei pantaloni, tirò giù la zip ed infilò una mano sotto i miei boxer , fino a tirarmelo fuori ed avvicinarlo alla sua bocca, per poi inghiottirlo con un’avidità che non le avevo mai visto fare, se non poco prima con l’arnese di quell’altro. Me lo succhiò con vera avidità ma non solo. Mi accorsi che il ritmo con cui lo lasciava scivolare nella sua gola coincideva con il ritmo di quel grosso arnese che le sconquassava la figa. Era chiaro che le stava piacendo farsi sbattere così vigorosamente. “Troia !”, pensai, mentre quello si sbatteva a fondo e con veemenza per quel corpicino magro di mia moglie.

Tornai a baciarla in bocca, stringerle i seni e tenerla per mano, mentre sentivo tramite la sua bocca il ritmo dato da quel cazzo che le scivolava tutto dentro e poi quasi tutto fuori. La parte più razionale di me, che non mi aveva mai abbandonato in quelle ore di tempesta emotiva, calcolò che quel ritmo, quel tempo un pò diverso dai nostri tempi, fosse dovuto alle ben diverse dimensioni della sua mazza, che impiegava più tempo a sfondare la figa di mia moglie.

Sentivo comunque che quel ritmo cresceva di intensità, diventando, se mai fosse stato possibile, ancora più prepotente. Sentivo lui rantolare ed ansimare e sentivo che i fianchi di lei assecondavano quel ritmo per prendersi ogni centimetro di quel coso. La baciai proprio mentre lei inarcava i fianchi e lui la sbatteva con colpi davvero al limite della sopportazione. La baciavo e stringevo le sue mani, mentre per la terza volta mia moglie stava godendo sotto i colpi di un altro uomo. Sentii il fremito del suo piacere attraverso la sua lingua e le sue mani chiuse a pugno che si stringevano forti nelle mie. Emise un gemito soffocato e lungo. Lungo proprio come quello di Roberto che nel frattempo le sborrava dentro, in profondità.

Rimanemmo così, per un pò, lui a riprendere fiato ancora dentro di lei, Sabrina con lo sguardo nel vuoto ed il cuoricino che le batteva forte forte ed io, come un imbecille ancora con i calzoni abbassati per metà, ancora incredulo per la velocità e la con cui la mia vita stava cambiando.

Con un moto di rabbia, dissi allora a quello stronzo di togliersi di lì e mi accorsi che il mio cazzo era duro da scoppiare. Ancora con i pantaloni a metà, sprofondai il mio coso nella figa di lei, che non avevo mai sentito così aperta e scivolosa. Sapevo bene che era stata aperta per bene da quello stronzo che se l’era appena scopata e sapevo che era così scivolosa perchè ancora grondante del suo sperma. Quella figa che fino ad allora mi sembrava di conoscere così bene in ogni sua microscopica sfumatura, ora era un’altra cosa e pensai che da allora in poi anche mia moglie sarebbe stata per me diversa da come l’avevo sempre conosciuta. Mi accorsi che la sbattevo forte, più forte che potevo, con rabbia e con amore, quasi a rivendicare il mio diritto di essere il suo maschio, mentre lui, finalmente con il suo coso un pò barzotto, ci guardava, mentre le accarezzava i seni.

Poi lei le tolse la mano dai seni, come se non volesse essere toccata da lui, ed affondò le sue unghie nelle mie spalle, mentre le sue cosce si aprivano per accogliermi il più possibile dentro e venivamo, insieme, nel silenzio rotto soltanto dai nostri respiri forti mentre il dolore delle sue unghie nelle mie carni mi indicava che stava godendo per la sua quarta volta, oggi. Stavolta, forse per la prima volta con suo marito.



Capitolo 7 - Il Dopo

Rimanemmo così, io dentro di lei e lei ancora spossata da quelle emozioni e da quegli orgasmi forti ed intensi, che non provava forse da quando eravamo ancora amanti.

Ero dentro di lei, senza respiro e non per la mia prestazione che certo non fù all’altezza del mio rivale. Il mio cuore sembrava battere a ritmi impossibili e sentivo la mia mente come se avessi preso non sò quale droga. Stringevo con le mie mani le guance di mia moglie e mi accorsi che i suoi occhi erano lucidi, senza trovare il coraggio di chiederle perchè.

La suoneria di un cellulare ci riportò alla realtà. Lui andò verso il salottino e rispose un pò imbarazzato a qualche domanda che qualcuno, forse la sua donna, gli stava facendo.

Sabrina si alzò dal letto, raccolse in fretta le sue mutandine ed il reggiseno, che però stranamente non indossò. Alzando le braccia infilò il suo bel tubino nero e sistemò le sue autoreggenti, mentre io mi ricomponevo. Nessuno dei due volle lavarsi, sembrava solo che volessimo uscire da quell’appartamento il più velocemente possibile. Tornammo anche noi nel salottino, dove lui sembrava rispondere un pò concitato, un pò in difesa, alle domande della sua lei. Sabrina rimise le scarpe, recuperò la sua borsa, infilandoci senza cura la sua biancheria intima, mentre lui tornava in camera da letto, probabilmente imbarazzato da quella telefonata o nel timore che la sua donna potesse avvisare la nostra presenza.

Uscimmo senza salutarlo, chiudendoci quella porta alle nostre spalle ed imboccando velocemente le scale, perchè l’ascensore era occupato e non volevamo attendere oltre.

In auto fu un lungo, lunghissimo silenzio, lei assorta, con lo sguardo fuori dal finestrino.

Entrando in casa, lei posò la borsa ed io le chiavi. Si tolse con gesti eleganti le belle scarpe nuove ed io alle sue spalle l’abbracciai, girando e tirando a me quel corpicino perfetto. Ci baciammo a lungo, in silenzio e con infinita tenerezza, poi lei mi prese per mano, mi guidò in camera da letto, mi sbottonò la camicia riempendomi il petto di mille piccoli baci. Mi fece sdraiare sul letto, aprì i miei pantaloni e mentre continuava a baciarmi il volto ed il petto, mi saliva sopra, tirando un pò su il suo bel tubino nero.

Avevo dimenticato che nel rivestirsi non volle indossare nè mutandine nè reggiseno e sentirla nuda sotto il vestito mi eccitò molto. Fu lei a guidarlo dentro di se, e fu meraviglioso ritrovare ogni meravigliosa sensazione di quella della sua fighetta, ancora accogliente e lubrificata dagli orgasmi che aveva da poco regalato a me ed a quell’uomo.

Facemmo l’amore a lungo, in silenzio ed in ogni modo possibile. A lungo e con amore. A lungo e con un’intensità che che forse non avevamo mai provato prima. Poi, sfiniti, ci addormentammo.

Da quel giorno non rividi più Sabrina indossare quel bel tubino nero, ne rividi mai più la lingerie indossata quel pomeriggio. Non parlammo mai più di quel che avevamo voluto che accadesse e che era poi accaduto.

Per molto tempo non ci chiedemmo se avremmo mai ripetuto quell’esperienza, che fù comunque per noi indimenticabile.

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