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Lui & Lei

L'amica Prof (2)


di alcazar63
30.08.2016    |    4.399    |    3 9.8
"Le bocche unite lasciavano un piccolo spiraglio per i nostri respiri uniti..."
Dopo quella prima intensa fiammata ci siamo entrambi addormentati.
Momentaneamente sfiniti, ma non appagati, siamo rimasti l’uno nell’altra. Lei tratteneva il mio uccello dentro di se ed io lo sentivo arrendersi, coccolato in un umido e caldo abbraccio che lo avvolgeva.
Le bocche unite lasciavano un piccolo spiraglio per i nostri respiri uniti. La tenue luce di una piccola abatjour proiettava sui suoi seni l’ombra dei capezzoli ancora turgidi.
Mi svegliai in quel paradiso e la mia lingua incominciò di nuovo a cercare la sua che rispose.
Un attimo… e le mie mani già incominciavano a cercare i suoi seni per ghermirli, sentivo sul mio palmo la morbidezza della sua pelle. Giocavo a farmi percorrere la linea dell’amore da un suo capezzolo che reagiva indurendosi a quella inusuale carezza.
Anche lei reagiva, lo percepivo dalla sua lingua che mi scopava la bocca, dal fiotto di umido piacere che mi bagnava la coscia addentratasi fra le sue.
Ho sentito salire imponente il desiderio di averla di nuovo.
Questa volta era un desiderio più selvaggio, più animale, irrazionale e irrefrenabile.
Con un gesto lento, ma deciso e maschio, l’ho girata.
Il suo deretano svettava invitante. Non era imponente, era tonico. La tenue luce della lampada lo metteva in evidenza con uno spudorato gioco d’ombre.
Con le mani aperte le ho afferrato i glutei sodi e setosi, li ho aperti.
Con la mia lingua la percorsi tutta, dalla tenue peluria della figa rasata all’ano, tanta era la mia voglia che la bagnai tutta.
Raccolsi il suo succo dalla figa eccitata e lo disseminai sul cammino della mia bocca fino alla stretta porta del piacere particolare.
Non le ho dato il tempo di godere di una seconda passata, la presi subito, intinsi repentinamente il glande nella sua vagina e spinsi tutta la verga, ormai durissima, al suo interno.
Mi sono adagiato sulla sua schiena e ho incominciato a morderle il collo, verso la nuca, come un leone nella savana, la passione non mi faceva più capire se la stavo mangiando o possedendo.
I suoi gemiti ed il suo respiro aumentavano la mia eccitazione e sentivo l’uccello rigonfio di sangue, quasi marmoreo. Anche lei lo sentiva, e lo sentiva pulsare sulle pareti della sua natura che reagivano come una sorgente primaverile.
Ero fuori di me.
Senza toglierle il cazzo dalla figa mi sollevai. In questo modo la penetrazione si fece più profonda, lei se ne accorse e fu percorsa da un fremito.
In ginocchio potevo gustare ancor meglio il panorama e vedevo tutto il mio pene entrare e uscire.
Un mio dito perverso, sapientemente umettato tra le labbra, si appoggiò al suo sfintere.
Lei non disse nulla, si creò un’atmosfera di attesa, da parte sua e mia, solo si udivano i nostri respiri sempre più profondi ed i battiti dei nostri cuori sempre più pulsanti, all’unisono con le spinte dei miei lombi.
Il dito la penetrò senza che lei obbiettasse anzi, prese il cuscino di piume e se lo infilò sapientemente sotto l’addome; in questo modo mi si offrì completamente, il messaggio era lampante e inequivocabile.
Il dito, l’indice, venne accompagnato dal medio. Con i polpastrelli la stavo esplorando. Sentivo il mio uccello muoversi nella sua figa inondata.
Era il momento. Tolsi la mia spada dal quel caldo fodero e appoggiai la cappella fradicia al suo ano. Spinsi delicatamente ma senza pause.
Lo sfintere cedette ed io entrai. Come aprire un portone che stenta subito a cedere sui cardini ma che alla fine si spalanca sotto l’inerzia del movimento.
Mi sdraiai totalmente su di lei.
I suoi glutei carnosi mi premevano ai lati dell’inguine.
Le mie mani s’infilarono sotto di lei e le strizzarono i seni.
Il silenzio surreale e carico di aspettative che si era creato fu rotto dalla sua voce:
“Che dolore! E’ bellissimo!”
Per me era bellissimo, lei era bellissima, era porca, mi faceva sentire importante e glielo dimostrai inondandola del mio seme che ancora abbondante per l’eccitazione estrema, la riempì…
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