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Il brevetto “TX-770” - 2° parte


di LittleMargot
06.05.2016    |    839    |    1 8.0
"Aleja scorse il gestore del locale, e gli fece un gesto che egli comprese subito, aveva capito che era quasi giunto il momento di far partire l’ultima..."
All’interno del locale si respirava un clima vivace e festoso, il chiacchiericcio non mancava di certo, oltre alle strusciate e gli sguardi complici. Barbara, seduta ad un tavolo d’angolo assieme ad una sua amica ‘trav’ di nome Mendry e ad un’altra donna, rideva e sorrideva, tra uno stuzzichino con saporiti intingoli e un sorso di ‘spritz’ in attesa dei toast e delle bruschette. Aveva un abbigliamento sexy rispetto la quotidianità, ma sempre contenuto entro i limiti della rispettabilità, con una camicetta tinta fucsia con una rosa rossa ricamata su cui spiccava un giubbino in jeans blu elettrico, come blu elettrico era anche il colore della gonna a mezza coscia. Le autoreggenti nere si stagliavano alla perfezione sopra i suoi ‘tronchetti’ neri in pelle con plateau da 2 cm e tacco tutto sommato normale da 10 cm.
Mendry era praticamente tutta in rosso, dal giubbino in pelle fino alla minigonna, le autoreggenti e gli stivaletti al polpaccio con zeppa e tacco da 12 cm, mentre la camicetta in pizzo era bianca, e portava una parrucca bionda con capelli lunghi e ondulati, il trucco al viso era leggero e gradevole, soltanto le labbra sfolgoravano di rosso, però trasparivano i suoi lineamenti maschili.
L’altra donna, dall’aspetto serio ed austero, vestiva molto elegantemente con un tailleur tinta salmone e un paio di decoltè con tacco 8 cm anch’esse tinta salmone.
Ridevano, mangiavano e bevevano nella più assoluta spensieratezza, Barbara accarezzava Mendry che faceva il ‘piedino’ all’altra donna, il locale era piuttosto gremito di gente.
Verso le 22.10 una persona dello ‘staff’ del locale si avvicinò con un microfono in quella sala, dove da una parte verso il retro c’era una specie di palchetto per le esibizioni, attrezzato anche con un palo per la ‘lap dance’. “Una piccante novità, questa sera...”, iniziò con un tono di voce di quelli che calamitano l’attenzione, così che molti degli astanti si erano posti in attento ascolto, “...datemi un attimo di attenzione! Questa sera abbiamo un fuori programma, abbiamo un’ospite straniera, una ragazza che, consentitemelo, ma devo dire che è eccezionale... e ci intratterrà con qualche suo ‘numero’, e anche qualcuno di voi più fortunato potrà partecipare... non mi dilungo oltre, vi presento...”, e intanto, dall’impianto stereo, partirono ad alto volume le note di ‘Feel my body’ (Frank ’O’ Moiraghi Mix), “... ‘mistress Aleja!!!!’”. A quel nome appena urlato, con la canzone che già arrivava nitida alle orecchie di tutti i presenti, una sagoma scura e sinuosa avanzava facendosi strada in mezzo alla nebbiolina artificiale (illuminata dalle luci psichedeliche), spruzzata in quel momento per creare l’atmosfera. Quando l’effetto fumogeno si diradò, Aleja stava già facendo una danza sensuale attorno al palo, muovendosi ad un ritmo tale che sembrava che quelle note musicali uscissero dalla sua persona. La gente radunata in quella sala cominciò a sgranare gli occhi, e Barbara non fu da meno.
“Che mi prenda...!!!”, disse Barbara attonita.
“Io devo arrivare su quel palchetto...”, disse Mendry anch’essa attonita, “... ho già il gingillino gonfio”. L’altra donna si limitò a sorridere, ma col pensiero si era già catapultata sul palco.
Barbara, d’istinto, prese in mano il cellulare e selezionò la modalità ‘macchina fotografica’, cosa, questa, che già in diversi avevano appena fatto. “Fantastica...”, diceva Barbara mentre scattava le foto, “fantastica....”. Poi guardò Mendry e quindi l’altra donna, e rise. “Queste foto le farò vedere al dottor Gutierrez, nell’incontro di venerdì prossimo, tra 5 giorni”.
“Perché?”, chiese l’altra donna.
“Eh... perché....”, rispose Barbara quasi sogghignando, “io l’avevo invitato a venire qui al ‘Nautilus’, per questa sera, ma lui mi ha risposto che non gli piacciono i locali di questo tipo...”, disse mimando un tono da presa in giro. “Ah! Non immagina certo cosa si sta perdendo, e si roderà le dita, io sono sicura che si sarebbe divertito qui, e secondo me non è voluto venire solo perché non ci si conosce bene e non c’è la giusta confidenza”.
“Già, credo proprio sia così... certe persone sono piuttosto difficili di carattere e non hanno il coraggio di osare e lanciarsi”, disse l’altra donna, e ne convenne anche Mendry.
La canzone introduttiva volgeva già al termine e Aleja, guardando bene in tutte le direzioni, aveva visto dove stava Barbara. Notò quella certa particolarità di una delle due persone che stavano assieme a lei, ce n’erano un bel numero lì in quella sala, e non si stupì affatto di vedere, assieme a Barbara, anche Enrica Tramassini, l’integerrima funzionaria di banca conosciuta due giorni prima durante la riunione. ‘Molto bene’, pensò tra sé Aleja guardando verso Enrica, ‘ecco a cosa servono le trasferte di lavoro, anche ad unire utile e dilettevole... beh, perché... io adesso cosa sto facendo?’, e con mossa sensuale e sinuosa batté il tacco sul palco appena la canzone ebbe termine. Poi fece un altro bellissimo e sensuale show avendo come sottofondo musicale la canzone ‘I feel love’ di Donna Summer, con cui Aleja riscosse molti applausi appena la canzone ebbe termine.
Subito dopo salì sul palco il gestore del locale. “Bienvenida!”, le disse baciandole la mano destra.
“Olèèèè! Mucho gusto, señor!”, rispose in spagnolo, e con timbro di voce femminilizzato che avrebbe potuto trarre in inganno chiunque. Il gestore quindi scese dal palco, il suo volto esprimeva gioia, alzò il pollice della mano destra e si allontanò, la sala era davvero piena, e più di qualcuno stava telefonando ad amici o amiche per invitarli a venire lì, mentre partiva la canzone ‘Candela’ dall’album ‘Profecia’ di Noelia, e Aleja iniziò un numero sensuale ed eccitante di danza sfrenata al ritmo perfetto della canzone, gli sguardi dei presenti erano calamitati dalla sua figura, i cui movimenti avevano qualcosa di indescrivibile, un paio di coraggiosi era salito sul palco, e si muovevano, al ritmo che potevano, vicino ad Aleja, che poi gli girava attorno, ponendosi talvolta davanti e talvolta dietro, con furtivi contatti striscianti. A pochi secondi dal termine si pose in mezzo a quei due, fianco a fianco, tutti e tre guardavano verso il pubblico che rimase sorpreso vedendo Aleja porre le mani ciascuna sulla spalla di uno degli altri due, si sollevò come un’abilissima ginnasta alle parallele, e concluse con un balzo da ‘gatta selvatica’, con un bel tocco di zeppe sul pavimento del palco, e con uno straordinario: “Ohi, chicos!!! Wowww!!!”, togliendosi il cappello e roteandolo come una perfetta soubrette. Quei due, estasiati per aver partecipato all’esibizione di quella ‘ragazza’, scesero dal palco sorridenti, soddisfatti ed eccitati.
“Buenas noches a todos”, iniziò Aleja un po’ trafelata per recuperare il fiato. Dal suo tavolo Barbara la stava mangiando con gli occhi. Enrica se ne avvide ma preferì non interferire, non poteva certo rovinare la serata ad una delle sue migliori amiche con atteggiamenti di gelosia. Mendry conosceva molto bene Barbara e i suoi gusti, e quindi non si poneva il problema, a lei non dava cruccio il fatto di vedere che si entusiasmasse per una ragazza, ma in quel momento la avvertiva come una potenziale rivale, ma tutto sarebbe poi dipeso da quali fossero i gusti di quello splendore che si stava esibendo sul palco.
Barbara, che conosceva qualcosa della lingua spagnola, le mandò un bacio con un ampio gesto della mano: “Gracias!”, le disse, ma Aleja non poteva certo sentirla.
“Un otro hombre aqui!”, disse Aleja con tono deciso. Nessuno si muoveva, ma non perché non ci fosse nessuno che desiderasse salire su quel palco, anzi, quasi tutti l’avrebbero voluto, ma si trattava di quel classico senso di imbarazzo e insicurezza. Aleja scese dal palco, e un attimo dopo si piazzò davanti ad un uomo di forte corporatura, alto 1,85 per 95 kg di peso, muscoloso e quindi resistente. Quest’uomo si sentì come preso alla sprovvista, ma appena Aleja gli pose l’indice sotto il mento arcuandolo a forma di gancio, si sentì più tranquillo. “Sìgueme!”, disse semplicemente Aleja, e non era difficile capire cosa avesse detto, tra l’altro, essendo trainato da quel malizioso gancio sotto il mento che stava già cominciando a dare certi effetti speciali ed elettrizzanti tra le parti alte delle gambe, non poteva far altro che seguirla. Saliti sul palco, il gesto inequivocabile ed autoritario di Aleja che con l’indice della mano destra indicava il pavimento fece sì che quell’uomo si mettesse a 4 zampe. “Ahora su nombre es Viento!”. A quel punto Aleja montò d’un balzo su quel fondo schiena ben rialzato mentre partivano le note di ‘Reach Out, I’ll be there’, un classico degli anni ’70 di Gloria Gaynor. Aleja si inarcò in una posa sensuale premendo i tacchi sui fianchi di Viento e cominciò ad andare su e giù al ritmo di quella musica, avvinghiandosi al suo corpo e stuzzicandogli con le zeppe i genitali che già erano ben rigonfi. Terminata quella musica iniziò ‘Suerte’ di Shakira, dall’album ‘Laundry Service’, cioè la versione spagnola di ‘Whenever, whenever’, ed Aleja, usando una corda come redini passate sotto le spalle di Viento, poteva inarcarsi anche all’indietro contribuendo all’eccitazione di chi guardava ma anche di chi in quel momento le stava sotto.
“Devo averti anche per me”, mormorò Barbara tra sé. Era estasiata da quei numeri improvvisati così. Verso il termine della canzone Aleja si avvinghiò al corpo di Viento, si sporse in avanti, tirò le ‘redini’ e fece un giro sotto il ventre per poi risalire su, aveva fatto un giro di corda. Quindi si mise in piedi, e al termine della canzone tirò i capi della corda, Viento si mise col ventre a terra e in un attimo Aleja gli bloccò i polsi incrociandoli dietro la schiena. Iniziò ‘La Pared’, sempre di Shakira, album ‘Fijciòn Oral’, mentre Viento, che aveva capito il senso ed il ruolo, iniziò a dimenarsi e a dibattersi cercando di liberarsi sapendo però che non ci sarebbe riuscito, ma nemmeno avrebbe voluto riuscirci. Come fu legato per bene, e quasi esausto, Aleja guardò verso il pubblico, in diversi alzarono le mani per farsi notare, finché scelse due ‘trav’ che le sembravano adatte, per look e corporatura. Barbara sorrise vedendo che aveva scelto anche Mendry, che comunque non era una scelta casuale, mentre l’altra, Yvette, era vestita di azzurro intenso, comprese le elegantissime decolté. Per Aleja la combinazione dei colori non voleva dire niente, non poteva certo sapere che per un pubblico milanese vedere sia il rosso che l’azzurro accostati vicendevolmente al nero potessero avere un significato legato allo sport. Ad un cenno di ‘mistress’ Aleja le due nuove invitate aiutarono Viento a rimettersi in piedi e lo misero con la schiena al palo, mentre partirono le note de ‘La tortura’, di Shakira. Quindi Aleja si mise a tacchettare al ritmo della musica e a fare mosse molto particolari, Mendry ed Yvette cercavano di seguirla al meglio, e lei li conduceva alla perfezione. Li faceva strusciare sul corpo di Viento, che sbavava solo a guardarla, incurante della sua situazione e dei flash che si moltiplicavano. Aleja gli si avvicinava col suo sorriso malizioso, come pure maliziosi erano i suoi tocchi, specie quando si strusciava davanti a lui con Mendry ed Yvatte, anch’esse (si può dire così) molto eccitate. La canzone stava volgendo al termine quando Aleja abbassò la cerniera dei pantaloni di Viento, gli tolse la cintura e gli calò pantaloni e mutande, il suo gingillo ne venne fuori in tutta la sua turgidità. Quindi Aleja si appoggiò con entrambe le mani alle spalle di Mendry ed Yvette e, sollevata la gamba sinistra come il braccio di una gru, iniziò a ‘molestare’ il gingillino di Viento con la zeppa ed il tacco dello stivale.
“Aaahhhhh....”, iniziò Viento che doveva già cominciare a controllarsi per trattenere più che poteva la spinta emotiva “...mmmhhhh... ooohhhhhh!”, e chiuse gli occhi, ma solo per un secondo, trovava irresistibile guardare Aleja.
“Perfetto, inquadratura perfetta!”, disse Barbara verso Enrica, “Uaooo! Che video spettacolare! Sì! Sì!... Venerdì prossimo, al ‘coffee brek’, l’integerrimo dottor Gutierrez vedrà che razza di spettacolo si è perso per non aver accettato la mia proposta! Ah!”, concluse dando un malizioso colpetto di gomito ad Enrica.
Mendry ed Yvette erano sempre più eccitate. Quando si rimise sui due piedi Aleja si strusciò un momento con loro due, e poté avvertire in entrambe un certo rigonfiamento. Anche lei era eccitata e sentiva il suo gingillino pulsare, ma doveva trattenersi e soffrire un po’, visto che si era preparata ad arte in modo tale che non si potesse notare nulla, così che agli occhi di chiunque appariva come se fosse veramente una ragazza, e l’atmosfera del locale, con luci colorate e non forti, a tratti soffuse, aiutava il suo mascheramento. Prese Mendry e Yvette per i fianchi, nessuna musica usciva dallo stereo, forte era la partecipazione del pubblico che incitava la ‘mistress’. Fece una specie di balletto di una ventina di secondi assieme a loro due, quindi le pose una di fronte all’altra, con metà corpo di ciascuna affiancato a quello di Viento che se ne stava beatamente legato al palo. Un paio di rapidi passi indietro, e quindi Aleja ricomparve con un’altra corda con la quale legò ben strette Mendry ed Yvette assieme a Viento, ed iniziò un’altra canzone, ‘Escondite Ingles’, anche questa di Shakira, con un ritmo davvero martellante. La mossa di Aleja fu davvero inaspettata, poste le mani sulle spalle di Mendry ed Yvette si sollevò, allargò le gambe e si avvinghiò stretta ai loro corpi, e col ritmo di quella musica che incalzava iniziò a masturbare tutti e tre quei membri che tra loro si toccavano con le punte.
Enrica era a bocca aperta, Barbara non si scollava un secondo dal monitor del suo ‘tablet’.
Mendry, Viento ed Yvette erano eccitatissimi, mugulavano di piacere. Anche Aleja era molto eccitata perché, nonostante la musica, gli arrivava nitido alle orecchie il suono dei tacchi delle due ‘sorelline’ che battevano i medesimi a terra per le emozioni che stavano provando. Per primo venne Viento, che era stato stimolato parecchio prima, e dopo un po’ giunsero all’orgasmo anche Mendry ed Yvette, spruzzando l’una contro l’altra il loro liquido seminale che era uscito come il fiotto di una lancia antincendio, parevano due navi da guerra che si stavano cannoneggiando a vicenda, e poi ci fu la pace, con tutti vincitori ed una vincitrice, Aleja, che d’un balzo lasciò la presa facendo sì, con una leggera piroetta, di cadere sul palco in perfetta posa di una cacciatrice che sta per balzare sulla preda, una gamba piegata protesa in avanti e l’altra tenuta in tensione all’indietro, busto semigirato da una parte e braccia semialzate, la destra un po’ più alta, e fece un malizioso inchino verso il pubblico che applaudiva. Qualche secondo dopo la canzone terminò. “Gracias, gracias! Es usted muy amable!”, e con movimento sensuale di labbra e mano elargì baci a tutti, lasciando ancora per qualche attimo le sue ‘vittime’ legate al palo della tortura. Quindi con due colpetti sensuali ed eleganti sciolse quei nodi, tutti e tre si misero a 4 zampe, affiancati, con Viento in mezzo ma un pochino più in avanti, e rivolti verso il pubblico, come Aleja aveva appena chiesto. Quindi lei salì su Viento, sedendosi sopra di lui e allargando le gambe per porre gli stivali uno sulla testa di Mendry e l’altro su quella di Yvette. Allargò le braccia, e le alzò facendo il segno di ‘vittoria’, tra gli applausi di tutti. Scese poi da quella posizione, gli altri tre si alzarono in piedi e tutt’assieme scesero dal palco. Aleja non poteva certo immaginare un successone di questo genere, più di qualcuno voleva toccarla, baciarle la mano o gli stivali. Vide che Mendry era tornata al tavolo da Barbara ed Enrica, ma decise di aspettare ancora qualche minuto.
Fu Barbara a fare la mossa perfetta, avvicinandosi ad Aleja come facevano gli altri presenti.
“Mucho gusto!”, disse Barbara appena le fu davanti.
“Oh, que mujer muy bonita”, replicò Aleja.
“Te puedo invitar a mi mesa?”, le chiese Barbara.
“Ciertamente!”, rispose Aleja che, elargendo sorrisi e puffetti a tutte le persone che aveva attorno, non aspettava proprio altro che Barbara la invitasse al suo tavolo. Aleja sentì una forte emozione dentro di sé, dovuta sia al fatto di essere assieme a una donna bella come Barbara, sia al fatto che temeva di essere scoperta, ma fece leva sul suo perfetto senso di autocontrollo. Giunti al tavolo Barbara le presentò Enrica: “Tanto placer”, disse Aleja, mentre Enrica si limitò a sorridere visto che non conosceva quasi niente della lingua spagnola. Appena seduti Mendry iniziò subito a stuzzicare Aleja facendole il ‘piedino’, lei accettò di buon grado, ma bastò un cortese sguardo di Barbara a fare smettere Mendry. La conversazione era diventata a due, Barbara con Aleja, mentre Enrica e Mendry ascoltavano, il più senza capire quello che si dicevano, ed ogni tanto commentavano tra di loro, e non mancavano avventori che si avvicinassero ad Aleja. Era appena scoccata la mezzanotte quando Aleja cambiò totalmente discorso: “Barbara, èl quiere hacer un baile conmigo?”, le chiese invitandola con un sorriso smagliante a fare un ballo con lei.
“Sì, bien, bien”, rispose Barbara. Fu Aleja ad alzarsi per prima, e con gesto cortese prese la mano di Barbara per aiutarla ad alzarsi. “Es usted muy amable”, aggiunse. Appena alzate e allontanate dal tavolo, attirarono gli sguardi dei presenti, faceva un effetto davvero sexy vedere quella piccola e seducente ragazza morettina assieme a quella donna davvero alta al suo fianco. Aleja scorse il gestore del locale, e gli fece un gesto che egli comprese subito, aveva capito che era quasi giunto il momento di far partire l’ultima canzone dello show di Aleja, la canzone che aveva scelto per chiudere in bellezza, ‘Vision Of Love’ di Mariah Carey.
Mezzo minuto dopo Barbara ed Aleja erano su quel palchetto, le luci si smorzarono ancora di più, fino a creare un’atmosfera di azzurro intenso. Aleja pose il braccio destro dietro la schiena di Barbara che appoggiò la sua mano sinistra sulla spalla destra di Aleja, mentre le loro mani libere si intrecciarono. Il petto di Aleja si avvicinò per quanto poteva a quello di Barbara, poteva sentire le emozioni che provava, e Barbara sentiva quelle di Aleja. La canzone ebbe inizio, Barbara sentì un brivido ed un fremito di piacere nel sentire il suo corpo a contatto con quello di Aleja, avrebbe voluto di più, ma non se la sentiva di chiedere oltre. “Eres una chica maravillosa...”, ruppe il ghiaccio Barbara sussurrando quelle parole all’orecchio di Aleja.
“Usted tambièn (anche voi)”, replicò Aleja, “Yo estaria feliz de verte de nuevo”, continuò in tono sensuale stringendo un po’ di più il corpo di Barbara che sentì le sue palpitazioni aumentare appena Aleja le aveva detto che sarebbe stata felice di rivederla di nuovo.
“Cuando?”, chiese Barbara, che avrebbe voluto fosse il più presto possibile.
“Mièrcoles 23, por la tarde, a los 18, en el hotel donde estoy. Es posible?”, propose Aleja.
“Sì, sì... ciertamente”, rispose Barbara che sentiva gli umori che le salivano, mentre Aleja, sganciata per un attimo la presa sul fianco di Barbara, pose la mano in un taschino e ne estrasse un biglietto che diede a Barbara, che lo mise subito in un taschino della gonna.
“Te di mi nùmero de telèfono celular privado”, spiegò Aleja, “Llamame mièrcoles a las 17, asì que voy a explicar donde estoy”. La musica ebbe termine, tutti i presenti applaudirono. Aleja e Barbara si sentivano entrambe pienamente soddisfatte e tornarono per un momento al tavolo, giusto il tempo per Barbara di darle un suo biglietto da visita, col numero di cellulare che Aleja già aveva avuto come ‘Alejandro’. “Os saludo, tengo que ir”, disse Aleja, e Barbara le diede un caloroso abbraccio. “Buenas noches a todos!”, disse elargendo carezze, sorrisi e strette di mano praticamente a tutti i presenti, la frase che più si sentiva dire era ‘torna presto a trovarci!’. Si allontanò a passo sinuoso e accattivante da quella sala che l’aveva vista protagonista e mattatrice davanti a tante persone, e anche davanti a due donne in particolare che però nessuno aveva notato, e nemmeno Aleya. Quindi salutò il gestore che si offrì di accompagnarla fino al parcheggio.
“Buenas noches y adiòs!”, le disse quella simpatica persona, strabiliata anche alla vista della ‘Lambo’ sulla quale Aleja si stava apprestando a salire.
“Buenas noches a ti tambièn, y gracias por todo!”. Detto ciò salì su quel bolide che si mise in moto con un ruggito da pantera. Con un paio di manovre semplici e leggiadre Aleja girò la macchina, salutò con la mano e con un sorriso il gestore del ‘Nautilus’ che contraccambiò, tenendo d’occhio quella sagoma bianca finché non giunse in strada e la vide svoltare con una partenza sprint.
Senza essere notata da nessuno Aleja fece rientro alla suite. Era sfinita ma felice, avrebbe voluto scrivere a Marc, ma era troppo stanca. Ricontrollò che la porta fosse chiusa. Quindi si avvicinò al lettone e, appena spense le luci, così com’era vi si buttò sopra, supina e con le gambe divaricate. Fece un po’ di streching, un paio di minuti, non ebbe nemmeno la forza per togliersi gli stivali, e così, poco dopo, si addormentò.

Erano da poco passate le 10 quando Aleja si svegliò da quel sonno ristoratore. Con molta calma si mise seduta sul letto e fece i suoi rituali esercizi di streching. Si guardò allo specchio, e non resistette alla tentazione di farsi una quindicina di foto con l’autoscatto, le più belle le avrebbe mandate a Marc. Con suo dispiacere iniziò la prassi dello struccamento, e poco prima delle 11 tutto l’abbigliamento di Aleja stava nella sua valigiona particolare, mentre Alejandro si era già appena fatto una bella doccia. Non era certo l’ora per fare colazione, ma scese al bar per un caffè. Diede una rapida letta ai titoli del ‘Washington Post’ quindi, elegante più che mai, con un completo chiaro di giacca e pantaloni, camicia acqua marina e cravatta bejge uscì per una passeggiata, in quel Lunedì festivo, non prima di aver indossato il soprabito. Rientrò poco dopo le 13 per il pranzo, e salì poi alla suite. Accese il PC, copiò alcune delle foto senza scaricare la macchina fotografica e le mandò a Marc con un messaggio, in modo tale che, appena giunto in ufficio, le vedesse subito, a Chicago erano le 6.40 del mattino. Si buttò ancora un po’ sul letto, e verso le 15.30 sentì il classico ‘bip’ di un messaggio appena entrato.
Si avvicinò al PC: ‘mi farai impazzire dalle voglie se continui così... sei senza pietà!’.
Alejandro sorrise malizioso e rispose: ‘lo so, e ho in mente una cosa strepitosa per quando incontrerò Barbara’.
Trascorsero un paio di minuti e giunse la risposta: ‘siamo già a queste confidenze con la dottoressa Garmizzese? Guarda che ha un carattere molto forte e deciso’.
Alejandro rispose subito: ‘si direbbe che la conosci bene’.
‘Certo che sì, lo scorso anno sono stato un paio di volte in Europa, tra Milano e Monaco di Baviera’, rispose Marc, ‘E anche prima, lo sai che ci tengo a curare di persona i rapporti interpersonali, in tutti i sensi’.
‘Sei unico, e ti ringrazio per la tua gentilezza, quei biglietti che mi hai fatto recapitare mi hanno fatto capire quanto tu ci tieni a me, vorrei un giorno poter capire cosa sono io veramente per te, e perché fai tutto questo per me, alla fine sono semplicemente uno dei tuoi collaboratori. Per il contratto, io lo vedo ottimo, ti relazionerò nei dettagli’, replicò Alejandro.
‘Sei molto di più’, rispose Marc dopo tre minuti, ‘e non solo per me, ma anche per tutto lo staff e i dipendenti, un giorno ti spiegherò tutto’.
‘Spero che ciò avvenga presto’, replicò Alejandro, ‘intanto ti mando una cavalcata virtuale come Aleja’.
‘Aaahhhhhh...’, rispose rapido Marc, ‘questo è il miglior toccasana per iniziare una giornata e una settimana lavorativa. Stai tranquillo per il contratto, ho già fatto portare documenti e deleghe, anche la tua, firmate al giusto ufficio della Segreteria di Stato per la legalizzazione per l’estero, lo sai che io so come ottenere il canale preferenziale grazie anche alla cara Jennifer. Per il momento non dico ancora nulla alla dottoressa Berenghi. Baci e baci da Marc, in arte Valery, passo e chiudo’.
‘OK piccolina mia, riguardati’, chiuse Alejandro avendo capito che per Marc era tutto a posto, anche se voleva attendere i tempi corretti per la seconda riunione. Lui, in ogni caso, per correttezza gli avrebbe inviato il suo ‘report’.
Quel pomeriggio passò pigramente senza che accadesse nulla in particolare, Alejandro decise di starsene a letto, a riposare e a recuperare le energie e, anche, a pensare ed organizzare almeno mentalmente il pomeriggio di Mercoledì 23, doveva essere tutto perfetto. Dopo cena cominciò a leggere le bozze del contratto e del brevetto, era davvero tutto in ordine, non avrebbe mai creduto che alla ‘Gothelm Co.’ potesse essere riservata una simile opportunità di crescita e investimento.

Martedì 22, di buon mattino, Alejandro scese al bar per fare colazione, poi salì di nuovo alla suite per finire di leggere tutto quell’incartamento. Alle 11 aveva già terminato, e in una ventina di minuti scrisse un ‘report’ in cui faceva le sue valutazioni, tutte positive, di cui Marc stesso era già certo, ma decise di non spedirlo subito, aveva appena intravisto l’occasione di rendere l’incontro con Barbara ancora più piccante e stimolante. Poco dopo le 12 l’occasione gli venne data proprio da Barbara, che lo chiamò sul suo cellulare di lavoro.
“Hello, dottor Gutierrez?”, iniziò Barbara nel suo ottimo inglese.
“Sì, buongiorno dottoressa Garmizzese, mi dica pure”, rispose Alejandro.
“Come ha passato questo fine settimana?”, chiese Barbara.
“Niente di straordinario”, rispose Alejandro, “ho dato una prima letta agli incartamenti, e sto mettendo giù degli appunti e osservazioni”.
“Ah, capisco!”, replicò Barbara in tono un po’ più serio, “C’è qualcosa che non va?”.
“Al momento non saprei dirle, devo controllare ancora diverse cose”, disse lui.
“Mi dispiace davvero che abbia passato così il fine settimana, e sono sincera in questo che le sto dicendo. Avrebbe dovuto venire con me al ‘Nautilus’, si sarebbe divertito, non può nemmeno immaginare che spettacolo si è perso, io ne sono ancora entusiasmata ed elettrizzata”, continuò Barbara.
“Ma cosa c’è stato?”, chiese Alejandro.
“Un qualcosa che a parole non si può spiegare, dovrà vedere con i propri occhi, venerdì, dopo la riunione finale con le firme del contratto e del brevetto”, spiegò Barbara.
“In che senso vedrò?”, chiese Alejandro.
“Ho filmato tutto, e resterà a bocca aperta!”, rispose Barbara in tono frizzante, “Altro che leggere scartoffie! Al ‘Nautilus’ avrebbe dovuto venire domenica sera... ma cosa posso farci? Io vi ho dato l’opportunità, ma voi non avete voluto coglierla, e mi dispiace per voi, sinceramente. Se vorrà pensarci per domenica prossima... io sono qui”, concluse Barbara.
Terminata la conversazione Alejandro sorrise malizioso, un po’ gli dispiaceva per Barbara, aveva la sensazione di prenderla in giro, però stava facendo di tutto per avere il giorno dopo con lei un incontro eccezionale da tutti i punti di vista. Andò a pranzare, e nel pomeriggio navigò in internet fino alle 15.20, dopodiché uscì per uno shopping piuttosto particolare, rientrando verso le 19, giusto il tempo per portare tutto in suite, farsi una doccia e scendere per la cena. Poi, niente di particolare, a parte un messaggio di Marc che diceva semplicemente ‘Tutto OK’, quindi andò a letto.

Mercoledì 23, dopo l’ora di pranzo, ma senza aver pranzato, la prima cosa che fece Barbara fu quella di guardare un paio di volte il suo orologio per calcolare mentalmente quanto mancava per telefonare ad Aleja. Quella figura genuina e sensuale continuava a girare nella sua mente, e cominciava già ad assaporare il momento in cui l’avrebbe fatta sua, perché era questo ciò che desiderava: accarezzarla, coccolarla, baciarla, toccarla intimamente, stringerla a sé. Vide che erano le 14.20 e perciò decise di andare a casa per cominciare a prepararsi con cura, non si sarebbe vestita come domenica sera, ma voleva indossare qualcosa di elegante e raffinato per poter poi portare Aleja fuori a cena in un ristorante ‘chic’, anche se non aveva la sicurezza che quella bellissima ragazza avesse accettato. Giunta a casa preparò subito il bagno, con i sali minerali e gli oli profumati essenziali, voleva dedicare il massimo della cura a sé stessa, quella sera doveva essere una sera tutta per lei, al diavolo il lavoro e le scartoffie! I minuti passavano, era un’attesa logorante, un’attesa che avrebbe però contribuito a rendere ancora più piacevole quello che lei immaginava come un incontro unico nella sua vita, e più era sofferta l’attesa più alto sarebbe stato il senso di piacere che poi avrebbe provato, e questi erano i suoi pensieri mentre la soffice e profumata schiuma calda scivolava lungo la sua schiena perfetta sospinta da una morbida spugna mossa da mani vellutate su quella pelle tonica e liscia e senza imperfezioni di alcun tipo.

Erano le 16.25 quando Alejandro aveva appena terminato la sua trasformazione in Aleja, esattamente uguale a domenica sera, non un puntino di differenza. Collegò lo stereo al PC in modo che la canzone che aveva scelto per l’incontro, di cui aveva memorizzato in un file il link, si potesse ascoltare nitidamente. Ora, però, si trattava di creare l’atmosfera di ‘suspense’, e, fatto un profondo respiro, prese il suo cellulare di lavoro. Compose il numero di Barbara.
Aveva ormai quasi finito di prepararsi, le mancava soltanto da sistemarsi gli orecchini e la collana, quando Barbara sentì squillare il cellulare che aveva lasciato in soggiorno. Ebbe un sobbalzo, il suo primo pensiero fu che Aleja potesse avere qualche problema per l’incontro. A passo affrettato uscì dalla sua bellissima camera da letto e si recò al piano di sotto, in soggiorno, sentiva una specie di nodo alla gola. La sua espressione si fece seria quando vide che si trattava del dottor Gutierrez, già durante la riunione aveva provveduto ad inserire quel numero nella sua rubrica.
“Hellò, dottor Gutierrez!”, disse cercando il massimo del sorriso.
“Salve dottoressa Garmizzese, la disturbo?”, chiese lui.
“No, no...”, rispose Barbara, che mai avrebbe immaginato in quale abbigliamento si stesse trovando il suo interlocutore dall’altra parte.
“Ho bisogno di vederla, ci sono delle cose che dobbiamo controllare assieme prima dell’incontro di venerdì, è molto importante”, disse lui in tono serio e convincente.
“D’accordo, l’aspetto domani nel mio studio”, rispose semplicemente Barbara.
“Domani no, è necessario che ci vediamo a breve, direi entro un’ora”, rispose Alejandro.
“Ma io non sono in ufficio, adesso... e poi, ho altri impegni personali per questo pomeriggio, mi rincresce ma proprio non posso”, rispose deglutendo, visto che si trattava di impegni personali a scopo diversivo, le sembrava di stare cercando una scusa per evitare l’impegno maggiore di lavoro.
“Impegni personali... cioè non lavorativi, intendo bene? Le chiedo di disdirli o di spostarli, qui si tratta di tutto il contratto e del brevetto, ci sono interessi troppo forti in gioco”, insistette Alejandro. A quelle parole Barbara, seduta sul divano, chiuse gli occhi e si strinse in sé stessa, cominciando a sbattere freneticamente i piedi sul cuscino del divano.
“La prego, dottor Gutierrez!”, disse in tono quasi rattristato.
“Non posso attendere oltre”, rispose lui deciso. Le diede gli estremi dell’hotel dove alloggiava, e Barbara ne prese nota, era un luogo a lei già ben conosciuto. “Veda di sistemare al meglio la faccenda dei suoi impegni, aspetto una sua chiamata di conferma entro 15 minuti, non vorrei essere costretto ad inviare il report basato solo sulle mie osservazioni e deduzioni”, e detto ciò chiuse.
Barbara rimase chiusa su sé stessa, col suo cellulare in mano. “Ma perché? Perché? Perché???”, si disse scuotendo la testa, “Non ho diritto a una serata tutta per me, in compagnia di chi desidero io? No?!”, e con stizza diede un pugno al cuscino del divano. Dalla sua borsetta tirò fuori il biglietto che le aveva dato Aleja e, col dito tremante, compose quel numero.
Aleja sorrise quando sentì squillare il suo cellulare particolare, e si apprestò ad una breve conversazione in spagnolo, con timbro di voce femminilizzato.
“Sì?!”, rispose Aleja iniziando la conversazione.
“Soy Barbara, me recuerda?”, disse lei.
“Ciertamente, mi querida. Nos vemos in una hora, son casi las 17... oh... las 16.40... espero con alegrìa!”, rispose Aleja.
“Hay un problema”, replicò Barbara con tono imbarazzato, temeva che Aleja la prendesse come una scusa inventata a bella posta.
“Que? Dime...”, continuò Aleja.
“Un compromiso de trabajo, importante y repentino”, spiegò Barbara.
“Entendì! La nuestra reuniòn no se hace”, abbreviò Aleja in tono sospirato e rassegnato.
“Cuàntos dìas se detiene aùn en Milàn?”, chiese Barbara.
“No sé, lo siento”, rispose Aleja ancora più rassegnata.
“Puedo llamarte Sàbado?”, chiese Barbara con un nodo alla gola.
“Si lo desea... Le envìo un beso”, chiuse Aleja, e la telefonata ebbe termine.
Barbara si distese sul divano ed iniziò ad agitare le gambe nervosamente: “Ecco, ecco come doveva andare a finire, ecco!!!”, disse tra sé, “Figuriamoci se sabato Aleja mi risponderà! Io, per lei, ormai sono una tirapacchi, ecco cosa sono, magari lei si era presa la serata libera per me, ed io cosa faccio? Mando tutto a monte... per cosa, poi? Lavoro, sempre lavoro, lavoro, lavoro... bastaaaa!!!”, diede un colpo più forte a quel povero divano, quindi si mise tranquilla, doveva richiamare il dottor Gutierrez. Richiamò quel numero di telefono.
“Pronto, eccomi qui”, disse subito Alejandro-Aleja, “ha risolto la questione dei suoi impegni personali?”.
“Sì... certo...”, rispose Barbara in tono triste.
“Ma cos’è questa voce giù di tono?”, chiese Alejandro, “Dai, si tiri su, che ne abbiamo di cose da fare... e poi con un’ottima cena al ristorante ‘La Sinfonia’ vedrà che tutto prenderà un gusto diverso, non trova?”.
“Oh sì... certo...”, rispose Barbara.
“Bene, adesso sono le 16.50, ce la fa ad essere qui da me, in suite, prima delle 17.30?”, chiese Alejandro che aveva già calcolato, nel frattempo, di inviare a Marc il report con le sue valutazioni, tutte positive, anche se lui ne era già convinto in prima persona visto il ‘tutto OK’ della sera prima, e con l’intento, comunque, di lasciare il PC acceso collegato ad internet, ma con l’account di posta elettronica chiuso, non era il caso di ricevere e leggere messaggi, anche se fossero stati di Marc.
“Sì, certamente”, rispose Barbara, e chiuse la telefonata. Cinque minuti dopo uscì di casa e, per non perdere tempo con i parcheggi, decise di prendere un taxi. Pensava a quale serata la aspettava e a che tipo di serata aveva appena perso. Non che le dispiacesse incontrare Alejandro, alla fin fine aveva un’ottima opinione e reputazione di lui, una persona molto garbata, distinta, professionale e con la testa a posto, la persona giusta per passare una serata e una cena, magari, non di lavoro, ma in quel frangente sentiva che lo stesso Alejandro le aveva mandato all’aria l’incontro con Aleja, e avrebbe voluto strozzarlo. Alle 17.20 era già che camminava sotto la Galleria Vittorio Emanuele II. Entrò nella hall dell’hotel e si annunciò alla reception; il maggiordomo le fece strada, era già stato avvisato del suo arrivo.
Giunta davanti alla porta della suite, con un po’ di esitazione la spinse ed entrò. Rimase sorpresa nel vedere un’atmosfera a luci soffuse, con un ottimo profumo che si respirava nell’aria. Non vide Alejandro. “Permesso?”, chiese timidamente. Si addentrò, e un attimo dopo sentì le note d’inizio di una famosa canzone del 1970 dei ‘Profeti’, ‘Lady Barbara’. “Ma cosa...!?”, cominciò a domandarsi spaesata. Un minuto dopo entrò nella stanza dove c’era la scala che portava al piano di sopra, mentre iniziava il ben noto ritornello di quella canzone che le stava entrando già nella sua mente. Guardò verso l’alto, e le sue pulsazioni salirono d’un botto quando vide, sontuosa, sensuale e sicura di sé, la splendida Aleja che, con il suo smagliante sorriso, scendeva quelle scale andandole incontro in un’atmosfera che aveva un qualcosa di fantastico e surreale.
“No... non ci credo...”, iniziò a mormorare Barbara stando alla base della scala, le belle gambe arcuate e la borsetta tenuta davanti a sé con entrambe le mani come fosse una specie di scudo. “Se è un sogno... vi prego, nessuno mi svegli”, continuò arretrando di un passo, come un re che sta subendo lo scacco, ma uno scacco dal quale non vorrebbe sottrarsi. Sospirò e sorrise, una lacrima di liberazione solcò il suo viso mentre Aleja, sinuosamente, avanzava verso di lei. “Non posso crederci... voi, dottor Gutierrez... voi e Aleja siete la stessa persona! Io...”, e non fece in tempo a continuare perché in quel frangente Aleja le si era già parata davanti, togliendole la borsetta dalle mani per posarla su una mensola vicina. Quindi Aleja le prese le mani, portandogliele dietro la schiena, le si strinse al suo corpo che per un attimo perse il respiro, finché fu con la schiena al muro. Le si premette contro con dolce forza, tanto che avrebbe voluto fondersi con Barbara, quella donna alta che la stava avvolgendo col suo bellissimo corpo, asciutto ed atletico. Desiderava che lei la facesse sua, e Barbara, liberate le mani da dietro la schiena, strinse la testa di Aleja con forza al suo petto, sentiva già le palpitazioni che stavano salendo, un formicolio ai capezzoli la stava già eccitando. Sollevò d’istinto la gamba sinistra e l’avvinghiò al corpo di Aleja, facendola sua. “Aleja.... Aleja...”, riprese Barbara a voce sussurrata, “...meriteresti...”.
“...di essere sculacciata per bene, lo so!”, s’affrettò a dare la conclusione.
“Vero, verissimo!”, replicò Barbara.
“Eccomi”, disse semplicemente Aleja. La bella Barbara non se lo fece ripetere due volte, girò Aleja e le assestò un bel paio di sonori sculaccioni.
“Giusto per scaldare l’ambiente”, disse Barbara.
“E anche le mie natiche”, fu lesta Aleja nella risposta.
“Ma come hai fatto a trovare questa canzone? Conosci per caso la musica italiana?”, chiese Barbara.
“A dire il vero, no!”, rispose Aleja, “Con il traduttore in internet ho tradotto ‘song’ ed è risultato ‘canzone’, quindi, usando Google, ho scritto ‘canzone Barbara’ e sono apparse diverse cose, ma sotto c’erano anche dei suggerimenti, e mi ha colpito quello che diceva ‘canzone lady Barbara’: l’ho selezionato, ho visto prima il video, mi è piaciuta la canzone anche se non capivo le parole, così l’ho cercata e scaricata sul PC”. Barbara rise e, presa sottobraccio da quella splendida ragazza, si avviò con lei al piano di sopra, da dove Aleja era appena scesa, e, quindi, verso il grande letto. Sul comò faceva già bella mostra di sé una bottiglia di champagne tenuta in fresco, con due calici di cristallo, alti e sottili.
Barbara si tolse la giacchetta soprabito, mentre Aleja era già perfetta così com’era, non aveva messo altre cose sopra il corsetto in pelle con le imbottiture. Si adagiarono sul letto, Aleja poi si distese sopra il corpo di Barbara, iniziò a stimolarla con abili tocchi di lingua sui capezzoli. Barbara cominciava già a goderne di quella situazione, finché decise che era giunto il momento di capovolgerla, e fece sua Aleja ponendosi sopra di lei. La piccola moretta cominciò ad assestarsi al meglio allargando e muovendo ad arte quelle sue gambe stivalate con una zeppa che a Barbara appariva in quel momento ancora più sensuale.
L’atmosfera si stava già scaldando per bene. Barbara, sempre stando a cavalcioni sopra ad Aleja come una perfetta cavaliera, poco a poco rimase soltanto in intimo, con un body aderente, il reggiseno ricamato in pizzo e le autoreggenti. Le accarezzò ed ebbe un sospiro di sollievo, meno male che non se le era cambiate prima di uscire, visto che si era fatta l’idea che l’appuntamento con Aleja era saltato per fare spazio a quello col dottor Gutierrez. Prese con forza quei polsi guantati di raso nero e allargò quelle braccia tenendole bloccate come un’esperta lottatrice, quindi si inclinò verso il volto della sua preda, quella sensuale, piccola e nera pantera, e portò i capezzoli a sfiorare quelle labbra rosso vivo. Chiuse gli occhi ed avvicinò la sua bocca a quella di Aleja, le labbra si sfioravano, poi cominciò a stuzzicarle il collo, mentre Aleja cominciò a sbattere le gambe per il senso di goduria ed eccitazione che si stava facendo strada in lei. Barbara all’improvviso le lasciò le mani ed iniziò ad accarezzarla, si spostò un po’ indietro sedendosi sul suo bacino, quindi si sollevò stando sulle ginocchia quel poco che bastò per afferrarle le spalle. Aleja capì l’intenzione, e con un colpetto di schiena si girò a pancia in giù, mentre Barbara si accomodò su quella schiena invitante iniziando a massaggiarla. Aleja incrociò le mani sotto il suo mento e alzò una gamba a ‘martello’, la posizione era davvero sensuale ed eccitante, Barbara chiese se poteva scattare delle foto. Aleja si girò un attimo e le strizzò l’occhiolino, cosa questa che a Barbara provocò un formicolio tra le gambe. Quella donna che nella penombra appariva ancora più alta e maestosa si alzò, fece luce e prese la macchina fotografica e, regolato l’autoscatto, fece qualche foto. Fu Aleja poi a prendere l’iniziativa per un momento, avvicinando il suo naso a quello di Barbara, e sfiorandole i capezzoli con le mani. “In quel beauty-case c’è qualcosa di interessante... ti chiedo di indossarlo, e poi...”, chiuse con un sorriso malizioso.
Barbara si alzò e aprì il beauty-case. Una specie di scarica elettrica attraversò il suo corpo quando vide lo strap-on: era proprio ciò che desiderava, fare sua Aleja, quella bellissima ragazza, farne la sua donna di quella serata che si stava facendo sempre più interessante ed intrigante. Poi Aleja le indicò l’apparecchio fotografico, e le fece intendere che se voleva si poteva fare anche il video. Barbara non se lo fece ripetere. Con eleganza e padronanza indossò lo strap-on e si avvicinò al letto. Prese Aleja con una mano sotto il mento, e con l’altra le accarezzò i capezzoli. La mise a quattro zampe, era bellissima da vedere, e cominciò ad accarezzarla mentre pian piano prendeva posizione dietro di lei. Indossò un paio di guanti sterili e spalmò un po’ di vaselina medicale sul profumato orifizio di Aleja iniziando a massaggiarla mentre alzava la testa in uno stato di piacevole tensione. Qualche attimo dopo Barbara le allargò le gambe, e si pose in ginocchio ma in posizione retta dietro di lei, lo strap-on era già quasi sopra ad Aleja mentre un formicolio al clitoride la fece esitare per un attimo. Le salì sopra a cavalcioni, facendo in modo di strusciare il suo clitoride sulle cosce velate di Aleja, poi si adagiò tutta sopra di lei, come se stesse montando una puledra, facendo sfiorare il corsetto in pelle dai suoi turgidi capezzoli eccitatissimi, e così facendo cominciò ad andare su e giù, per stimolare Aleja, non era ancora il momento perfetto per affondare con il siluro. Le sue mani affusolate penetrarono sotto le imbottiture del ‘seno’ di Aleja, e l’effetto dello stuzzicamento non tardò a farsi sentire. “Aaaahhhmmmm.... ooohhhh....”, cominciò a godere Aleja battendo quelle sue poderose zeppe contro il letto, quasi come in un disperato tentativo di liberarsi, ma Barbara dominava e la tratteneva alla sua mercé, e questa consapevolezza non faceva altro che aumentare il senso di eccitazione di Aleja. “Mmmmhhhh, mmmhhhh.... fuerza!! Para todos los demonios, mihita!!”, e così parlando aumentava anche l’eccitazione di Barbara ed il gusto che provava nel possederla. Il momento giusto era arrivato, Barbara si ritrasse un attimo e puntò lo strap-on sull’orifizio di Aleja. Lentamente, ma molto lentamente, iniziò a spingere. “Mmmhhh... impulsa!... mmmhhhh.... impulsa ooohhhhhh”, iniziò a godere Aleja, mentre Barbara si eccitava vedendo come lei inarcava la schiena e sbatteva quei pesanti stivali sul letto. Aleja si abbassò nella parte davanti, i gomiti erano ben piazzati sul letto, mentre le natiche apparivano più slanciate verso l’alto. Fu in quel momento che Barbara adagiò il bacino sopra il lato ‘B’ di Aleja sollevando i piedi dal letto, librandosi così nell’aria con un altro dolce affondo. Aleja era tutta sua e la stava dominando alla perfezione, sorrideva di soddisfazione nel sentire quel bellissimo corpo in suo potere e stretto tra le sue braccia. “Barbara... ooohhh.... mmmhhhh.... por favor, no....”, supplicava Aleja dalla sua posizione di sottomissione mentre Barbara continuava a spingere con la giusta forza. Passò la mano sulla minigonna di Aleja, quel rigonfiamento era un segno inequivocabile. Sganciò la cerniera, e liberò quella turgidità pulsante mentre col bacino continuava ad andare su e giù come se stesse cavalcando un toro durante una gara di rodeo in Texas. “Ahhhh!.... Mmmmhhh”, ebbe un fremito Aleja quando sentì una soffice mano prendersi cura del suo gingillino eccitato. “...ooohhhh.... ooohhhh....”, continuò stringendo i denti mentre agitava le gambe, era una situazione dalla quale non poteva e non voleva sfuggire. Barbara era molto accaldata, ed i suoi umori cominciavano a scendere mentre le vampate salivano. Cominciava ad essere stanca, ma non voleva lasciare la presa e, soprattutto, la sua preda. Dopo altri dieci minuti, però, era davvero esausta, ma il senso di piena eccitazione la stimolava ad andare ancora avanti mentre Aleja mugulava di piacere. Ed ecco che, scesa dalla sua forte puledra, senza lasciare la presa di quel turgido gingillino con la mano libera sganciò lo strap-on. Era pulito, segno che Aleja aveva fatto una perfetta igiene intima, e segno anche che ciò che Barbara aveva fatto era anche quello che Aleja desiderava. Lasciò lo strap-on su un bordo del letto, quindi con abile mossa prese Aleja e la girò a pancia in su, lei dimenava le gambe mentre Barbara le saliva di sopra, con la schiena rivolta verso il suo viso. Si voltò e la guardò da quella sua posizione alta di dominio, e ne trasse piacere, così come Aleja. Indietreggiò fino alla posizione giusta per chinarsi sopra di lei ed accarezzare al meglio quel grosso gingillino prima di prenderlo tra le sue morbide labbra ed iniziare a succhiarlo, mentre Aleja, da sotto, iniziò a stuzzicare i capezzoli di Barbara meglio che poteva, vista la sua piccola ‘taglia’ rispetto Barbara, ed anche lei cominciò a mugulare di piacere.
All’improvviso Aleja ebbe un’ottima intuizione. Puntò i gomiti sul letto e scivolò un po’ in avanti, allargando le gambe ed inarcando un po’ la schiena quel tanto che bastò per richiudere le gambe poggiando i calcagni sulla schiena e quindi sulle spalle di Barbara. Iniziò a premere ed a muovere i piedi facendole dei massaggi che stimolarono ancora di più l’eccitazione di Barbara che, voltata la testa un attimo per guardare nello specchio, rimase stupefatta dall’immagine che vi si stagliava nitida. E mentre le zeppone di Aleja massaggiavano le spalle e la schiena di Barbara, quest’ultima continuava a succhiare quel grosso gingillino sempre più duro. Ed ecco che Aleja, con mossa inaspettata, visto che il suo viso era proprio sotto la farfalla di Barbara, diede a lei un brivido di eccitazione pazzesco. Aleja era piccola, sì, ma forte e muscolosa, faceva regolarmente esercizi in palestra, più di qualche volta alla villa di Marc, e non solo per sottometterlo, sia come Marc che come Valery, ma veramente come esercizio fisico: Marc stesso, che era uno sportivo fin da bambino, ci teneva molto alla forma fisica e alla salute. Aleja ricordava ancora quel pomeriggio di un anno prima quando, giocando alla lotta, Marc l’aveva steso (come Alejandro) usando solo due dita della mano sinistra... certo, una cosa era il gioco di ruolo in cui Aleja lo sottometteva, un’altra cosa era, invece, la ben reale differente prestanza fisica. Aleja sorrise a quel ricordo e, sollevata la testa di quel poco che bastava, iniziò a coccolare con la sua turgida lingua il clitoride di Barbara che, sentito quell’effetto speciale sulla sua farfalla, iniziò a sbattere i piedi sul letto, mentre le dita di Aleja cominciarono a danzare a ritmo regolare sui suoi capezzoli. Barbara avrebbe voluto gridare di piacere, ma non voleva lasciare la presa del gingillino di Aleja e quest’ultima, che era quasi all’orgasmo, non voleva certo saperne di lasciare la presa sul corpo di Barbara. Erano entrambe l’una prigioniera dell’altra, sembrava quasi una gara a chi riusciva a portare per prima l’altra al godimento. “Aaaahhhhhhh..... mmmmhhhhhh”, iniziò Barbara lasciando per un attimo lo scettro di Aleja, ma prendendolo subito tra le sue mani, anche lei aveva puntato un po’ i gomiti sul letto per stare meglio in equilibrio. Barbara fece una mossa, una specie di guizzo come di un’anguilla che vuole scappare dalle mani di chi la tiene, ma la presa di Aleja era salda e sicura, e per trattenere al meglio il senso di piacere Barbara continuava a sbattere freneticamente i piedi sul letto. Questo eccitò ancora di più Aleja che non staccava la lingua dal clitoride di Barbara e le dita da quei turgidi capezzoli. “Oooohhhh.... aaammmhhhhhhh.... ohhh.... Aleja.... Aleja..... ahhhhh”, ripeteva Barbara continuando a plasmare con le sue mani affusolate lo scettro di Aleja.
“Mmmhhh... aahhhh... ooohhhh”, replicava Aleja premendo ancora più forte le zeppe sulle spalle di Barbara, e riprendendo con la lingua a stuzzicare quell’umido e profumato clitoride. Barbara riprese tra le sue labbra lo scettro di Aleja, era grosso e turgido come un cetriolo fresco di stagione, sentiva i suoi battiti aumentare sempre di più, sentiva la sua farfalla sempre più bagnata, sentiva di essere ormai arrivata al limite.
“Ohhh... nooooo... sììììììì.... sììììììì..... sììììììì.... ahhhhh... sìììììì...”, quasi gridava Barbara che si sentiva vibrare tutta dentro, mentre la farfalla vibrava ancora di più, ed i piedi non riusciva più a controllarli mentre si dibattevano freneticamente. E all’improvviso, come un torrente in piena, inarrestabile, lo scettro di Aleja esplose con spruzzi di orgasmo che bagnarono il viso di Barbara che, giunta anche lei all’orgasmo, resistette ancora qualche secondo per succhiare e far uscire tutto l’umore di Aleja, fino all’ultima goccia di sperma.
Entrambe erano soddisfatte ed esauste, con le pulsazioni a 1000. Le energie cominciarono a calare, Aleja lasciò la presa degli stivali sulla schiena di Barbara e distese le gambe sul letto. Anche Barbara cominciò a distendersi, era rovescia rispetto ad Aleja, e il suo viso iniziò ad avvicinarsi a quelle zeppe che l’avevano eccitata moltissimo, nel ricordo di quei balletti della sera al ‘Nautilus’. Appena Barbara fu distesa in perfetta posizione orizzontale, intuendo l’intenzione di Aleja, che per lei era motivo di piacere, si girò sul fianco destro e poi, con l’aiuto di Aleja grazie ad un suo perfetto colpo di schiena, si capovolsero, con Barbara sotto ed Aleja sopra di lei. Erano sfinite, ma di piacere, Barbara contemplava quel bel soffitto stringendo tra le sue mani le caviglie di Aleja, quasi temesse che lei potesse svanire come fosse stato un sogno, ma invece era la realtà, resa ancora più vera dal fatto che, un attimo dopo, Barbara sentì che Aleja le stava facendo un dolce quanto inebriante massaggio plantare. Aleja, quindi, allungata una mano verso il comodino, premette un pulsante per creare una bella penombra, e si ridistese sopra Barbara. Rimasero immobili in quella posizione per una quindicina di minuti. Poi Aleja si sollevò e si pose a cavalcioni sul petto di Barbara che, estasiata, la guardava piena di ammirazione. Quello smagliante e candido, quanto malizioso, sorriso di Aleja che si stagliava nella penombra di quella stanza, infondeva in Barbara un senso di gioia e di sicurezza. “Champagne?”, chiese semplicemente Aleja. Con un cenno della testa Barbara annuì. Aleja si alzò per andare a riempire due calici, mentre Barbara si mise seduta.
“Cin cin!”, disse Barbara mentre i due calici tintinnavano al loro contatto. Mancavano dieci minuti alle 19, Aleja accese le luci. Barbara, con l’emozione ancora in gola, cominciò a togliersi l’intimo per andare a farsi una rapida doccia, chiedendo ad Aleja di rimanere così com’era. Mentre Barbara si faceva la doccia, però, Aleja si tolse quanto bastò per darsi una buona rinfrescata con le salviette detergenti, quindi tornò ad essere la (quasi) perfetta Aleja di prima. Alle 19.05 Barbara uscì dal bagno vestita solo con l’intimo, e fece per rimettersi i suoi vestiti.
“Posso permettermi?”, chiese Aleja porgendole quattro scatole, di cui due piuttosto grandi.
“Ma cosa?!...”, chiese Barbara in preda alla curiosità. Con trepidazione Barbara aprì la scatola più grande, dentro c’era un completo di giacca e pantaloni colore azzurro intenso. La giacca aveva tre bottoni dorati sul risvolto sinistro, mentre i polsi portavano un decoro dorato tutt’intorno, come una specie di ‘greca’ che portano generali ed ammiragli sulle loro divise; i pantaloni, a vita bassa, avevano i passanti abbastanza larghi, e la parte bassa delle gambe era elasticizzata ed a stringere, in modo che stessero aderenti dal ginocchio alla caviglia. “Bellissimo, bellissimo...”, disse Barbara, “e la taglia è perfetta”, continuò appoggiandoseli nei punti giusti. Poi aprì un’altra scatola, dentro c’era una camicetta bianca, con ricami in pizzo e le due lettere dorate, ‘B’ e ‘G’, in corsivo maiuscolo sul taschino che stava sul lato sinistro (Alejandro le aveva fatte ricamare al momento dell’acquisto), e le bastò guardare il numero indicato dentro il colletto per capire che anche la camicia era perfetta come taglia. Emozionata, aprì la scatola più piccola che conteneva una cintura abbastanza larga, giusta per i passanti dei pantaloni, con la fibbia dorata; nella stessa scatola c’erano anche due paia di guanti lunghi oltre il gomito, uno in pelle e uno in raso, entrambi neri, ed anche un paio più corti, fino quasi al gomito, sempre neri, in raso ed in pelle; poi c’era una bella cravatta in pelle, colore nero, ed una spilla in oro, raffigurante tre rose. Lo sguardo di Barbara era un qualcosa di indescrivibile, mentre Aleja la osservava compiaciuta. “Non ho parole, Aleja... davvero... sei straordinaria...”. Tremando di piacere aprì l’ultima scatola, era bella grande, quasi come la prima. “Ohhh...”, disse sbalordita rimanendo a bocca aperta. Ne tirò fuori un bellissimo paio di stivali neri con plateau da un paio di centimetri e tacco da 11 centimetri, alti fino al ginocchio, con decoro dorato sul bordo alto che si accompagnava alla perfezione con il decoro sui polsi della giacca mentre la cerniera, anch’essa dorata e sul lato esterno, era in perfetta sintonia con gli stivali di Aleja. Guardò le suole, del tipo a ‘carrarmato’ in leggero rilievo come antiscivolo, per leggere il numero, si trattava di un ‘41’. “E’ tutto perfetto, proprio come nei miei gusti, e con le taglie esatte... ma come hai fatto?”.
“L’altra sera, al ‘Nautilus’, non ho mai distolto lo sguardo da te... e mentre ballavamo, strette assieme, ho in un certo senso preso anche le tue misure, ho abbastanza ‘occhio’ in questo. Poi, osservando bene le tue scarpe, pensando ai miei stivali che sono un ‘38’ per le misure italiane ed europee, ho intuito che il numero giusto per te doveva essere il ‘41’, sei anche bella alta, è vero, ma hai un fisico atletico ed asciutto”.
“Sei fenomenale.... qualche idea per la cena?”, chiese Barbara.
“Certo, te l’ho anche già detto... si cena qui, al ristorante ‘La Sinfonia’... dammi mezz’ora, e torno ad essere l’integerrimo dottor Alejandro Gutierrez!”.
“Ma nemmeno per sogno!”, replicò secca Barbara, “Adesso mi preparo io, con i vestiti che mi hai regalato, voglio inaugurarli stasera stessa... assieme ad Aleja! E’ con Aleja che voglio passare tutta questa serata”.
“Non vorrei crearti imbarazzo”, disse Aleja.
“Shhhhh!!”, disse Barbara mettendole un dito sulla bocca, “Risistemati il trucco, il rossetto, ti voglio com’eri quando sono arrivata. Io faccio presto a vestirmi, quindi andremo al ristorante!”.
Erano le 19.25 quando Barbara, perfettamente vestita con il nuovo look, si parò davanti alla splendida Aleja per farsi ammirare, per i guanti aveva scelto quelli in pelle, più corti (visto che aveva la camicetta). “Sembri l’ammiraglia di una flotta navale!”, disse Aleja riscuotendo un sorriso di piacere. Presa ciascuna la rispettiva borsetta, si spensero le luci di quella splendida suite. Aleja chiuse la porta e prese Barbara a braccetto; quindi, assieme, a passo cadenzato con il ‘toc toc’ dei loro stivali, si avviarono al ristorante.
Più di qualcuno osservò quella particolare coppia di donne che, sedute al tavolo, ridevano e scherzavano tra di loro. Barbara non resistette ad allungare le gambe per stringere con i suoi polpacci quelli di Aleja che, in quel frangente, era felice di essere la sua prigioniera. Il cameriere si avvicinò per portare il menù, rimase come folgorato dallo sguardo e dal sorriso di Barbara. Poco dopo giunse anche il direttore, era molto compiaciuto. “Il dottor Gothelm mi ha molto parlato di voi, sempre con molto entusiasmo”, disse rivolto ad Aleja, “e non aveva torto. Sono a farvi i miei complimenti personali, dottor Gutierrez... siete davvero eccezionale, ed anche la vostra ospite che conosco personalmente. Da parte mia, vi assicuro fin d’ora il massimo della discrezione, riservatezza e privacy”.
“Vi ringrazio cordialmente”, disse Aleja, “e trovo giusto presentarmi di persona... piacere, Aleja”, disse Alejandro mentre Barbara se la stava mangiando con gli occhi.
“Piacere mio”, disse il direttore, “...beh, molto semplice come nome, avete tolto le ultime lettere a quello... diciamo, ufficiale!”.
“Visto?! A me piace la semplicità, dopotutto!”, chiuse Aleja. Il direttore, sorridendo compiaciuto, si allontanò dal loro tavolo e, poco dopo, vennero servite le pietanze. Questa volta Aleja non si avvide delle due ragazze che dalla ‘Galleria Vittorio Emanuele II’ le stavano guardando, la più piccola di corporatura era vestita come quell’altra sera, col vestito blu a mezze maniche fino ai gomiti, un cappellino con tre rose rosse, guanti neri e stivaletti neri alla caviglia.
Alle 20.25 terminarono di cenare. “Usciamo a fare un giro da qualche parte?”, chiese Barbara eccitatissima all’idea. Aleja prese la sua borsetta e tirò fuori una busta, l’aprì e passò quei due biglietti a Barbara, che rimase a bocca aperta. “Due biglietti per stasera all’Opera? Al teatro ‘Alla Scala’?... la ‘Traviata’?... inizio ore 21... ma è fantastico... sei fantastica!!”.
“E’ un regalo di Marc, il dottor Gothelm.”, disse Aleja.
“Allora ha scelto proprio l’opera giusta, visto il tema e come si chiama la protagonista, anche se in quel caso si tratta del cognome e non del nome”, disse Barbara con molta tranquillità. Aleja non poté non far caso che con quella frase Barbara le aveva rivelato una cosa molto particolare.
“Beh, che ne pensi?”, chiese Aleja.
Barbara esplose di gioia: “Certo, Aleja... andiamo. Saremmo un po’ in anticipo, ma non vedo l’ora di entrare a teatro e che ci sistemiamo sul palchetto che Marc ci ha riservato!”. Qualche minuto dopo, a braccetto, Barbara ed Aleja stavano già passeggiando lungo la ‘Galleria Vittorio Emanuele II’, in attesa di gustarsi al meglio quella splendida serata che per loro non era ancora giunta a termine, e nemmeno per le due belle ragazze che, non viste da nessuno, cominciarono a seguirle in quella breve passeggiata verso il teatro dell’Opera, il ‘Teatro alla Scala’.

* * * F I N E S E C O N D A P A R T E * * *

Nota: racconto di pura fantasia, per le cui note di chiusura in merito si rimanda alla FINE del medesimo. Per errori, o palesi inesattezze, mandatemi un messaggio, vi assicuro che non è stato molto semplice da scrivere.
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