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Lesbo story


di Sleepy699
05.01.2024    |    7.505    |    9 9.9
"Passai il pomeriggio dalla mia estetista di fiducia, scrub, ceretta, mani, gambe piedi, unghie, volevo mostrarmi al meglio..."
“Sono trascorsi oramai due mesi dal mio primo rapporto lesbo e ad oggi non posso fare più a meno di pensare che anche noi donne sappiamo essere davvero eccitanti tra di noi. Voglio continuare a raccontarti la mia esperienza con Elena, poiché è stato davvero intenso ed eccitante”.
Così esordì il suo racconto mia moglie, e io morivo dalla voglia di sapere anche perché, oltre all’eccitazione di conoscere più dettagli di quell’amore lesbico, speravo che quel rapporto sarebbe potuto evolvere in un “ménage à trois”.
Quanto segue riassume il suo racconto.
Dopo la nostra prima avventura consumata sul posto di lavoro per me ed Elena diventava difficile non dare nell’occhio e non potevamo rischiare di essere al centro dei pettegolezzi dei colleghi o peggio di essere scoperte.
Quindi ci organizzammo per vederci a casa di Elena una sera di inizio estate.
Passai il pomeriggio dalla mia estetista di fiducia, scrub, ceretta, mani, gambe piedi, unghie, volevo mostrarmi al meglio. Arrivai a casa di Elena indossando camicia bianca che lasciai piuttosto aperta, facendo in modo che il taglio del seno si potesse vedere distintamente. Per mettere al meglio in mostra le mie gambe affusolate, indossai una minigonna nera, sandali gioiello aperti con tacco e smalto rosso sulle unghie dei piedi in tono con lo smalto delle mani e il rossetto. Sapevo che Elena non esitava a mostrarsi sicura del proprio fascino e io non volevo essere da meno.
Elena mi accolse scalza con indosso un kimono in raso rosso mezzo aperto sul davanti che copriva a malapena i seni esuberanti.
“Wow, sei davvero una gran gnocca!” mi disse baciandomi a stampo sulla bocca.
Mi offrì da bere e brindammo con delle bollicine.
Mi fece togliere i sandali e sedere sul divano per massaggiarmi i piedini abbronzati, freschi di pedicure.
Farmi massaggiare i piedi è sempre stata una cosa che considero di grande intimità e così mi rilassai abbandonandomi a lei.
Le chiesi se avesse pensato a me.
La risposta me la diede baciandomi un piede e poi l’altro.
Farmi leccare i piedi era sempre stata una cosa che mi faceva impazzire.
Chiusi gli occhi e cominciai a mugolare: “Oddio, Elena, mi piace un casino”.
Mi eccitò quando prese a succhiarmi gli alluci come a volermi fare un pompino. Ma soprattutto mi fece andare fuori di testa nel sentire la sua lingua umida che scorreva prima sul dorso e poi lungo la pianta del piede.
“Cazzo, siii, così, leccami i piedi… non smettere!”.
Andò avanti a lungo soffermandosi in particolare a leccare la pianta del piede che, come lei aveva compreso bene, per me erano una zona erogena.
Il mio piacere aumentava continuamente, ero fradicia e lo slip era da strizzare.
Fece una pausa e vidi che mi fissava divertita.
Si riavvicinò a me e trovò la mia bocca pronta per riceverla.
Ci baciammo a lungo e languidamente.
Poi lei si alzò e prendendomi per mano mi condusse in camera da letto.
Mi sfilai gonna, sotto avevo solo un piccolo slip trasparente grigio perla.
Elena mi sbottonò la camicetta, mi tolse il reggiseno abbinato allo slip e mi spinse sul letto.
Si sciolse il nodo della cintura in vita del kimono scoprendo le sue forme morbide e due tette rotonde e piene che stavano su da sole nonostante le dimensioni.
Pur non essendo la prima volta che le vedevo mi indussero un senso di meraviglia.
“Hai due tette esagerate!”
“Oppure sono le tue che sono piccole?” disse ridendo.
Pensai a quanto fosse diverso il mio corpo dal suo, spalle ampie, poco seno, glutei sottili e gambe affusolate (la mia parte migliore).
“Con quelle zinne che ti ritrovi sei quasi oscena” replicai un po' infastidita.
“Quasi?” disse porgendomi quei capezzoli invitanti come se fossero ricoperti di glassa, mi facevano venire l’acquolina in bocca. Succhiai avidamente, cercando di dedicare uguali attenzioni ad entrambi e quando spompinavo un capezzolo titillavo e pizzicavo l’altro con le dita.
“Mmm… Mi fai morire!” miagolò Elena passandomi le mani tra i capelli.
Le strizzavo quelle bocce meravigliose godendo di quella pelle liscia e del suo profumo.
“Mi stai facendo impazzire…Sembra che tu mi stia mungendo”
Le risposi che era proprio quello che stavo facendo.
Quei capezzoli risucchiati e mordicchiati dalle mie labbra cominciarono a farle un po’ male.
“Adesso staccati e dammi tregua” mi disse.
Le nostre labbra si incontrarono finalmente per un bacio vero, passionale, da innamorati.
“Sdraiati che ti faccio giocare con la mia micetta” le dissi.
Mi sfilai le mutandine ormai fradice e strusciai la mia fica depilata di fresco sul suo viso. Mi leccò da fuori le grandi labbra, per poi passare in mezzo partendo dal basso. La sua lingua era così viscida che mi dava i brividi nonostante fossi così sudata che i capelli mi si incollavano al collo e il trucco sbavava. Godevo sulla sua faccia, toccandomi le tette da bambina che mi ritrovavo.
Elena volle passare ad un classico sessantanove, con lei sotto di me, iniziai a baciarle la passera con il clitoride già duro. Mi dedicai alle sue grandi labbra succhiandole alternativamente.
Elena mi stava leccando facendomi sentire la lingua su tutto lo spacco della fica mentre un dito mi titillava il clitoride. Prolungammo il gioco ritardando l’orgasmo che però alla fine giunse quasi insieme facendoci urlare.
Ci riposammo un attimo e ci scambiammo altre effusioni. Adoravo il contatto con la sua pelle profumata, il sapore dei suoi baci appassionati. Quando la sua mano mi accarezzò tra le natiche e mi abbandonai a lei.
Elena si mise dietro di me cominciando a leccarmi le natiche, poi il solco e alla fine il buchetto. La sua abile lingua non lasciava inesplorato nessun lembo di pelle, ma è sull’apertura che diede il meglio. Ci girava intorno infinite volte, prima di entrarci brevemente, per poi rincominciare a leccare il perimetro facendo salire il desiderio in me. Estrasse un lungo vibratore nero da un cassetto che portò alla mia bocca e per farmelo bagnare insalivandolo per bene. Poi appoggiò la punta sul buchetto, l’accese e lentamente mi penetrò. Mi portai istintivamente una mano sulla passera per toccarmi, ma lei me la tolse sostituendola con la sua. Il vibratore non era grosso di diametro, ma piuttosto lungo, sentirlo tutto dentro fu un viaggio verso il piacere di rara bellezza. Lo spinse dentro piano, ma con decisione, non tirandolo mai fuori e ogni piccolo movimento in avanti evocava un fremito o un gemito di piacere. Quando fu tutto dentro inserì la massima vibrazione e fu come mi esplodesse nelle viscere tanto era forte. Chiesi di fare piano ma lei non mi dette tregua, continuando a scoparmi con quel dildo al massimo della potenza vibrante. Le sue dita entrarono e uscirono dalla mia fica finché non me ne ritrovai quattro dentro che spingevano con energia. Avevo ormai lo sfintere in fiamme quando sentii i prodromi dell’orgasmo.
La implorai di baciarmi, volevo la massima condivisione di quel momento. La sua lingua aveva il sapore della mia figa e il suo bacio mi tolse il fiato. Raggiunsi in fretta l’orgasmo, istantaneo e bagnato. I muscoli di tutto il corpo si contrassero facendomi percepire ancora più chiaramente quanto i miei orifizi fossero pieni.
Non riuscii quasi a più a respirare tanto era il piacere e solo dopo un po’ riuscii ad urlare il mio orgasmo.
Vidi dipinta sulla faccia di Elena il desiderio per lo stesso trattamento.
Per leccarla meglio la misi alla pecorina e con le tette esagerate che si ritrovava era uno spettacolo.
Feci fare più volte alla mia lingua il percorso dalla fica all’ano sprofondando il viso tra le sue natiche che
lei teneva aperte per farmi leccare meglio. Penetrai facilmente lo sfintere ormai lubrificato dalla saliva con un dito.
Elena iniziava il suo viaggio verso l’orgasmo che avrei condotto a modo mio.
Le infilai un secondo dito nel culo, poi un terzo, aprendola sempre più per farla godere al massimo delle sue possibilità.
Presi il gel e gliene versai un’abbondante quantità nella fessura delle natiche, lubrificai anche la mano che chiusi a conca e iniziai a penetrarla.
Il suo era un gemito di dolente piacere.
Le chiesi se le stessi facendo male ma mi disse di non fermarmi, solo di fare piano, e questo mi eccitò ancor di più.
Così continuai a far entrare con lenta delicatezza la mano dentro il suo culo fino al polso.
Lo sfintere era dilatato all’inverosimile, la mano non si vedeva più, inghiottita, e ogni suo piccolo movimento induceva un gemito di piacere di Elena.
Quel rapporto era estremo per entrambe e non sapevo dire se fossi io o lei la più arrapata.
Non so nemmeno dire se Elena ebbe uno o più orgasmi.
Ad un certo punto mi implorò di smettere, che aveva il buco del culo in fiamme.
Estrassi lentamente la mano cercando di farlo nel modo più delicato possibile.
Lo sfintere si richiuse lentamente. Elena lo ispezionò una mano quasi a controllare che fosse a posto.
Ancora sconvolta, si lasciò andare con la faccia contro il cuscino e rimase alcuni minuti a mugolare.
Cercai di farmi perdonare accarezzandole i capelli e baciandola sul collo con dolcezza.
Poi mi disse: “Sei un gran maiala, ti avevo sottovalutata, e io che credevo d’essere una porca senza pari”.
“E’ che il sesso non ha limiti, tu volevi solo scoparmi come una qualsiasi, e questo non lo sopporto”.

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