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Agosto in città


di Sleepy699
03.08.2023    |    11.884    |    5 9.3
"Cinzia prese il cellulare e cominciò a riprendere la scena..."
Sognavo distese sabbiose e un mare blu sullo sfondo. E invece, quella torrida domenica d’agosto me ne stavo in topless a prendere il sole in bikini sul terrazzo del trilocale che condividevo con la mia collega Cinzia. Quella mia estate era stata fino a quel giorno soffocante tra le mura della casa in città, con le finestre aperte su un mondo di rumori e caldo. Temevo di essere assalita dalla noia, quello stato di abbrutimento che ti inonda e pervade corpo e anima: già mi vedevo triste e malinconica a invidiare l’estate degli altri.
Cinzia mi destò da quei pensieri facendo gocciolare del liquido freddo sulla mia pancia.
“Ehi, che cazzo è?”.
Aprì gli occhi e la vidi con in mano una lattina di coca cola che rideva. Indossava una minigonna, un top aderente che le lasciava la schiena abbronzata scoperta, e sandali con tacco.
“Sto uscendo e credo farò tardi”
“Dove te ne vai?” chiesi.
“A scopare. Come sto?”
“Sei stupendissima, una gran gnocca!”
“Vabbè, grazie. Tu vedi di prendere un po' di sole che sembri una mozzarella”.
“Ci provo”
“E depilati le ascelle, non ti si può vedere!”
“Uffa, pensa alle tue chiappe moscie!” replicai infastidita.
Cinzia uscì chiudendosi la porta alle spalle.
La cosa mi destò dall’afoso torpore domenicale.
Ero affascinata da Cinzia, dal suo corpo sinuoso, le gambe tornite, i glutei sodi, i seni rotondi e i piedini curatissimi. Ma davo per scontato di non essere di interesse per lei, non sentendomi particolarmente attraente, nonostante le mie gambe affusolate e glutei tonici, ho caratteri mascolini dovuti ai fianchi stretti, tette piccole su un torace ampio e spalle importanti dovuti anche ad anni di nuoto agonistico.
Per quel che sapevo, Cinzia non era interessata alle donne. Per cui non avevo mai osato farle delle avances, rimanendo una sua ammiratrice anonima.
Come surrogato mi accontentavo di indossare, a sua insaputa, la sua biancheria intima e i suoi abiti, un gioco che mi eccitava. Ero anche molto attratta dal suo odore e una sensazione bizzarra mi pervadeva quando annusavo il suo intimo usata. Così quel giorno, come avevo fatto altre volte, entrai in camera sua frugando tra la sua biancheria. Un brivido mi percorse la schiena annusando le sue mutandine usate, di pizzo nero. Era un concentrato dell’odore del suo sesso e della sua pelle che mi inebriava. Mi spogliai e indossai le sue mutandine. Poi scelsi un suo reggiseno che aveva l’odore della sua pelle. Lo indossai, anche se la misura era po’ grande per il mio seno. Trovai delle autoreggenti di nylon scuro. Ci abbinai un top con bretelline color oro e scollo a V profondo, molto sexy.
Lo indossai e mi piacque quello che vidi allo specchio.
Poi le scarpe. Cinzia ne aveva tantissime!
Scelsi dei sandali tacco dodici aperti sia sul tallone che sulle dita. Il laccio che cingeva i piedi, pochi millimetri sopra l’attaccatura delle dita, era di cuoio nero ed era tempestato di piccole borchie di metallo color argento, uguali a quelle che stavano sui laccetti che si chiudevano sulle caviglie.
Indossai i sandali e mi ammirai ancora una volta allo specchio.
Sobbalzai quando, inaspettatamente, sentii la porta di ingresso aprirsi. Recuperai frettolosamente il mio cellulare e i miei indumenti e mi nascosi nella cabina armadio.
Cinzia era in compagnia di un bel ragazzo palestrato e un po' tamarro.
Non era il ragazzo che frequentava abitualmente e che avevo incontrato in più occasioni.
Non c’era da stupirsi che una come Cinzia avesse una tresca, di sicuro non era una che passava inosservata. 
Dal mio nascondiglio potevo sentirli distintamente.
“Finalmente abbiamo un po' di tempo per noi”, disse lei.
“Non dire più nulla, siamo qui io e te finalmente” le disse lui infilandole la lingua in bocca.
“Fammi vedere le tette, ormai me le sogno anche di notte, sei la mia ossessione da quando ti ho visto la prima volta in palestra”. Cinzia allentò i laccetti del top esponendo il seno rotondo. I capezzoli erano turgidi e sporgevano in cerca di attenzione.
“Togliti tutto!”.
Immaginavo che Cinzia si denudasse esponendo il corpo snello e longilineo e il culo a mandolino scolpito da ore spese in palestra.
“Cazzo Cinzia, quanto sei gnocca!”. 
“Ti prego baciami!”
La immaginavo reclinare la testa all’indietro e offrire i capezzoli.
Sentivo il rumore delle lunghe, lente, golose leccate.
“Mi stai facendo impazzire, hai una ventosa al posto della bocca, fai piano”.
Immaginavo i capezzoli di lei indurirsi ancora di più.
“Ti voglio da morire” ansimò lui.
“Aspetta, non così in fretta. Solo dopo che mi avrai leccato per bene la passera”.
Non ne potevo più dall’eccitazione, volevo anche vedere e non solo sentire e immaginare quello che stava accadendo ad un paio di metri da me.
Schiusi uno spiraglio, dal mio nascondiglio potevo intravedere la scena.
Vidi lui spogliarsi frettolosamente continuando a baciarla e presto si ritrovarono distesi nel letto, avvinghiati. Lui, bicipiti arrotondati, deltoidi sporgenti e pettorali depilati e lucidati ad olio, immancabili tatuaggi, risalì con baci appassionati le gambe lisce e tornite di Cinzia dirigendosi lentamente verso il pube coperto solo dal perizoma. Cinzia assunse una posizione oscenamente tentatrice con le gambe aperte che evidenziavano gli addominali tonici.
“Dai leccami!”
Lui si tuffò sulla figa depilata per leccarla avidamente. Cinzia mugolava come una gatta in calore.
“La tua figa sa di buono”.
Si insinuò tra le sue gambe tornite. Cinzia sollevò le gambe, piegandole ginocchia in modo da appoggiare i piedi sui pettorali di lui. Le prese con entrambe le mani i fianchi e le spinse il cazzo in fica.
Nonostante le dimensioni notevoli, scivolò agevolmente tra le grandi labbra, talmente bagnate da non opporre alcuna resistenza. Iniziò a fotterla con un perfetto movimento di bacino, fluido e vigoroso, alla missionaria.
“Quanto mi piace scoparti fino in fondo!”.
“Quanto mi piace il tuo cazzo quando me lo sento arrivare fino in gola”.
Le afferrò la caviglia sinistra e si portò quel delizioso piedino alla bocca succhiandole l’alluce.
Si guardavano negli occhi con sguardi intensi.
Ero eccitatissima, bagnata al punto giusto, presi a masturbami.
“Cazzo, tesoro, continua, non sai quanto mi piace”.
“Si, gattina, ti sfondo la fica!”. 
Il sudore rendeva rilucente la pelle liscia, completamente depilata e abbronzata di entrambi e la muscolatura tonica e guizzante.
“Dai gattina, fammi sentire che ti piace, dai godi!” disse lui ansimando e, probabilmente per il caldo e la fatica, stava avendo un movimento di bacino meno fluido e ritmico di prima.
“Non fermati tesoro, dai che sto per venire! Ci sono quasi!” disse lei.
Invece si fermò. In quel momento il mio cellulare squillò per rovinare inaspettatamente quel momento di passione. Si maledizione, non l’avevo silenziato, che scema!
Mi trovarono nella cabina armadio di Cinzia con indosso i suoi abiti.
Pochi secondi di silenzioso imbarazzo, data la sorpresa.
“Chi è questa?”.
“E’ la mia coinquilina”.
“Che cazzo fai nascosta nel mio armadio con dei miei abiti indosso? Ci stavi spiando?”
“Scusatemi, non era mia intenzione. Lo ammetto, stavo solo provando dei tuoi abiti che mi piacciono. Te li volevo chiedere in prestito, ma tu non c’eri. Poi siete arrivate e mi sono nascosta qui per l’imbarazzo. Vi giuro che non era mia intenzione spiarvi.”
Scoppiarono in una risata fragorosa.
“Esci di lì troietta e facci una sfilata, vediamo come ti sta il mio intimo”.
Obbedii, muovendo qualche passo sul tacco 12, indossando autoreggenti, body e intimo di Cinzia. Entrambi mi squadrarono con attenzione facendomi vergognare della situazione e del mio corpo e facendomi sentire un’imbranata.
“Come modella sei una schiappa. Sei una cavallona per niente sexy. Ma hai un bel culo.” disse lui. “Togliti il body” mi disse Cinzia. Obbedii e denudai le tette, piccole con ampio spazio sternale tra i due seni.
“Queste prugne secche che ti ritrovi al posto del seno fanno ridere” disse lei maliziosa.
I capezzoli appuntiti e turgidi guardavano in direzioni opposte mentre le tette erano piccole e flosce, anch’io pensai che sembrassero ridicole.
“Dimmi la verità, non è la prima volta che indossi miei indumenti a mia insaputa” mi chiese lei.
“Si, lo ammetto, mi eccita tremendamente farlo. Mi eccita il tuo odore. Ti sogno di notte, vorrei poterti baciare, leccare.” Confessai la mia attrazione per lei quasi senza rendermene conto.
Entrambi risero.
“Se vuoi giocare con noi fai quello che ti diciamo” disse Cinzia.
“Che cosa volete che faccia?”.
“Intanto lecca il mio piedino, vediamo se ti piace così tanto!”
Obbedii, come se non potessi fare altro. Mi inginocchiai di fronte a Cinzia che era seduta sul letto e leccai ogni parte del suo piedino, la parte anteriore leggermene tozza e larga, molto ben curato, le unghie laccate di nero.
“Brava continua così, leccami i piedini mentre mi godo quest’erezione fantastica”.
Detto, fatto, si infilò in bocca il cazzo e cominciò a segarlo tenendo la cappella in bocca.
La scena era eccitante ma cercai di concentrarmi sul mio compito, soffermandomi su ognuna delle dita del piede sinistro, affusolato e sottile con l’alluce più corto del medio.
I due si erano dimenticati di me e Cinzia si dava un gran da fare per dare piacere al tamarro spompinandolo come se non ci fosse un domani.
“Succhialo troietta, fammi vedere quanto ti piace” disse lui appoggiando una mano sulla nuca di lei cercando di far penetrare il cazzo sempre più a fondo nella gola di lei che lavorava di ingoio con grande abilità.
“Si dai, continua così, vengo!”
Estrae la cappella dalle labbra carnose di lei e inizia a schizzare seme caldo sul suo viso, sui seni e sulle palpebre socchiuse. Ne aveva di sborra il tamarro! Il volto di Cinzia era una maschera di sperma, che le colava lungo il collo formando un laghetto bianco proprio in mezzo alle sue tette aguzze.
“Sei un animale! Cazzo, anche sugli occhi!”. Lei era paonazza, il suo respiro affannoso.
Lui le passò un fazzoletto. Lui rimase alcuni secondi a guardarla mentre si ripuliva il volto.
Poi si rivolse a me, osservandomi dall’alto al basso, io ero inginocchiata ai suoi piedi.
“Sfilati le mutandine ma non togliere le autoreggenti e le scarpe” mi ordinò lui.
Scoprii il piccolo cespuglio corvino che mi ornava il pube.
“Sei mai venute con le mollette sui capezzoli?” mi chiese.
“No, non ho mai provato” ammisi esitante.
“Il momento più doloroso non è quando si mettono, ma quando si tolgono, e il sangue torna a scorrere di nuovo.”
Così dicendo mi attaccò ai capezzoli due mollette da bucato.
Strinsi i denti, le mollette facevano male.
“Te le potrai togliere solo quando te lo dirò”.
Mi eccitava sapere di non poterle togliere finché non mi avrebbe dato il permesso. 
“E adesso fammi un pompino!” mi ordinò lui. Si spinse in avanti e mi spinse in bocca la sua verga ancora bagnata di sperma, intorno al quale chiusi le mie labbra mettendomi a succhiarlo. Mi feci scivolare il cazzo fino in gola. Era duro e pulsava. Mi prese la testa con entrambe le mani, tenendomela ferma, mentre il suo movimento pelvico, avanti e indietro si faceva sempre più profondo. Chiusi gli occhi e ingoiai quel cazzo enorme fino a sentirmi scossa da conati di vomito.
Quando riaprii gli occhi vidi Cinzia che baciava in bocca il suo uomo mentre io lo spompinavo con le lacrime agli occhi, cercando di evitare di vomitare.
“Allora ti piace questa cavallona” disse Cinzia dandomi una sculacciata.
“Voglio solo sfondarle questo bel culo che si ritrova mentre tu ci filmi con il cellulare. Così poi lo postiamo, che ne dici?”.
Cinzia prese il cellulare e cominciò a riprendere la scena.
Fece uscire il pene dalla mia bocca e mi disse, con un tono perentorio:
“Voltati e mettiti alla pecora!”.
Avevo una voglia pazzesca di ubbidire e di fare esattamente quello che mi aveva ordinato. Un secondo dopo ero in posizione, con le mani in ginocchio sul materasso e il culo per aria, a sua completa disposizione. Si mise dietro di me, in mezzo alle mie gambe. Si infilò il preservativo e mi prese con entrambe le mani per i fianchi e spinse quel grosso cazzo finto dentro di me, nella mia fica. Ero talmente fradicia che quasi non lo sentii entrare, ma quando si mise a spingere con forza me lo sentii arrivare fino in gola. Ci misi meno di un secondo per allungare la mia mano destra sul clitoride, e mentre lui continuava a scoparmi da dietro, presi a masturbarmi.
"dimmelo che sei una troia!"
"Sì, sono una puttana, ho voglia del tuo cazzo dappertutto!" risposi senza quasi rendermene conto.
Farmi scopare dal ganzo di Cinzia davanti a lei rese ancora più intenso quel momento.
Pensai che Cinzia fosse gelosa di me e la cosa mi fece eccitare ancor di più.
“Si, così, ti prego continua, scopami! scopami!”.
Cinzia che mi stava riprendendo con il cellulare mentre lui mi scopava come se non ci fosse un domani.
“Sorridi troietta che ti faccio il filmino”.
Pur imbarazzata dalla situazione sapere di essere al centro delle attenzioni di quei due e filmata mi eccitava oltremisura.
“No vi prego, non voglio, non riprendetemi” implorai senza convinzione.
“Si, invece! Sei un cazzo di spettacolo da vedere, con le mollette attaccate a quelle prugne secche che chiami tette, le autoreggenti e lui che ti sfonda la fica” disse Cinzia.
Poi lui prese a sculacciarmi energicamente facendo schioccare il colpo.
Dopo alcuni minuti di tale trattamento il piacere si mescolava al dolore senza un netto confine.
"Muovi bene quel culo perché te lo voglio riempire!" e giù, un altro schiaffo.
Avevo le natiche in fiamme, i capezzoli dolenti per la morsa delle mollette.
Andammo avanti così per alcuni minuti infiniti.
“Oddio, sento che sto per venire” dissi.
“No, non è ancora il momento! Prima devi farmi godere” disse Cinzia che mi tirò per i capelli, mi fece mettere supina e si mise in ginocchio con le gambe aperte con il pube sulla mia faccia costringendomi a leccarle la vulva.
Di conseguenza mi posizionai a gambe aperte e il ginocchio piegato cosicché il tamarro mi spinse le gambe verso l’indietro per rendere accessibile il mio perineo. Sentivo sulla lingua il sapore di Cinzia, acido e dolciastro, la sentivo godere della mia lingua sulle sue grandi labbra, dei brividi le risalivano i lombi.
Non ebbi il tempo di riprendermi che lui appoggiò il suo arnese sul mio ano. L’inserimento fu eseguito con un movimento lento. Lo sentii entrare dentro di me e cominciare un pigro movimento di bacino. Cinzia e il suo uomo, una di fronte all’altro, si stavano baciando sopra di me in un nitido triangolo di carne che a tratti sembrava perdere l’equilibrio.
Pensai che entrambi mi sarebbero caduti addosso. Ma ripresero il ritmo.
Lui prese a muoversi avanti e indietro con sempre maggior forza, mentre il mio ano si dilatava sempre di più, fino ad aprirsi completamente lasciandogli piena libertà di movimento.
Il fatto che a penetrarmi fosse il ganzo di Cinzia mentre lei mi guardava mi fece impazzire ancora di più.
“Ti piace prenderlo in culo? Sembri una santarellina ma in realtà sei una vera troia.” disse Cinzia.
Avrei voluto risponderle di si, che avrei voluto non finisse mai di prendermi così. Ma non dissi nulla.
Poi mi fecero mettere alla pecorina, con lui che mi prendeva da dietro e lei sdraiata davanti a me con le gambe aperte che mi tirava dai capelli sulla sua fica odorosa.
“Fai godere quella troietta!” mi incitava lui sferrandomi una sculacciata a mano aperta, e poi un’altra e un’altra ancora.
A ogni sculacciata risucchiavo il clitoride carnoso di Cinzia con forza nella mia bocca. Ad ogni mio morso Cinzia inarcava la schiena toccandosi i capezzoli lunghi e appuntiti e mugolando. Le mie natiche erano ormai in fiamme per le sculacciate e desideravo che tutto finisse in fretta ma non smettevo di leccare la dolce orchidea di Cinzia.
Ero in balia di quei due e mi eccitava essere usata per il loro piacere, essere al centro delle loro attenzioni. 
Cinzia tirò a forza con due mani sulla mia nuca il mio viso contro la sua vagina limitando di molto il mio respirare e l'afflusso di ossigeno al cervello. L’ipossia intensificò le mie sensazioni. Trascorsero manciate di secondi che mi sembrarono interminabili fino a che Cinzia si mise a urlare che stava venendo. Mi venne letteralmente in faccia tanto che mi parve di affogare nei suoi umori tiepidi.
Cinzia non mi permetteva a staccarmi dalla sua fica, che sentivo fremere e schizzare facendomi naufragare in un mare di emozioni calde e bagnate. Fui quasi nauseata dal sapore intenso degli umori che mi riempivano la bocca. Mi sentii mancare, ero al capolinea.
Finalmente l’urlo di Cinzia si affievolì e anche la sua presa. Allora lui rallentò la sua azione e mi tirò per i capelli staccandomi dal pube di Cinzia. Giocava a spingermi il cazzo nel culo fino alle palle, per poi estrarlo del tutto e reinserirlo, sempre più dentro inculandomi in profondità.
“Toglile le mollette” disse a Cinzia.
Lei mi staccò le mollette dai capezzoli che erano ormai gonfi come delle more succose. Ebbi la conferma che il momento più doloroso è quando si tolgono, e il sangue torna a scorrere di nuovo in quel punto come punture di spillo. Questa sensazione mi diede il colpo di grazia e sentii l’orgasmo invadermi il corpo e devastarmi il cervello.
“Cazzo, sto per venire! Si, vengo!”.
Sentii qualcosa di simile ad una scossa partirmi dall’ano e irradiarsi al ventre. Quel piacere fu accresciuto dalla sensazione di avere decine di aghi conficcati nei capezzoli. Mi misi a urlare avendo la percezione di schizzare umori come se stessi pisciando. Ma non sentii l’orgasmo terminare. Persi i sensi e crollai distesa con la faccia sul cuscino tramortita. Ci misi alcuni secondi per capire dove mi trovavo, e quando tornai in me stessa mi resi conto che lui era sopra di me che mi stava tenendo per i fianchi e si stava ancora muovendo nel mio culo. Voleva venire anche lui.
Esaurito l’effetto anestetico dell’orgasmo il dolore aveva a quel punto superato il piacere.
“Fai piano, ti prego” lo implorai, sapendo che non sarebbe servito a rallentarlo, anzi!
Trascorsero alcuni minuti, non saprei dire quanto, fino a quando lui si bloccò per gridare tutto il suo piacere, mentre lo sentivo pulsare dentro di me. 
Avvicinò le labbra al mio orecchio sinistro sussurrando “Ti ho fatto godere troietta, vero?”.
“Basta ti prego, smettila! Non ne posso più!” supplicai in lacrime oppressa dal peso di quella massa di muscoli sopra di me che non smetteva di sentirsi padrone del mio culo.
“Dai finiscila Luca. Sei un animale! Lasciala andare! Possibile che non ti si ammosci mai?” disse Cinzia.
“Ok, ok, la lascio” disse lui sollevando finalmente il suo corpo sudato dal mio.
“E adesso raccatta la tua roba ed esci di qui, noi abbiamo da fare” disse lui mentre si sfilava il preservativo.
“Aspetta, queste sono mie!” disse Cinzia sfilandomi le autoreggenti come se fossi un manichino.
Poi mi aiutò a sollevarmi dal letto.
Ero stordita, madida di sudore, spossata, indolenzita.
“Ho ripreso tutta la scena, ti conviene non dire nulla di quello che è successo oggi”.
“Davvero la posterete?” chiesi con preoccupazione mista a eccitazione.
“Forse, ma tranquilla, se lo faremo sarai anonimizzata, il tuo viso non sarà riconoscibile”.
Uscii dalla stanza, nuda, sconvolta ed eccitata allo stesso tempo, barcollando come un’ubriaca.
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