Prime Esperienze

I pantaloni


di marcoxo
01.04.2015    |    11.363    |    0 9.7
"Per fortuna ho i pantaloni un po’ larghi, come dice lei anche troppo, dovrei prenderli più stretti e mettere un po’ più in mostra il “culetto” e il pacco, ..."
Racconto già precedentemente postato sotto il mio vecchio profilo.

Piena estate, un Luglio davvero fantastico, ma solita giornata lavorativa cominciata con l’usuale voglia di oziare e non pensare a nulla. I mezzi per venire al lavoro con temperature quasi tropicali e la convinzione che anche oggi tutto sarebbe continuato nella più totale monotonia.
Volti più o meno frustrati di colleghi e colleghe incrociati per i corridoi, mi scappa un sorriso, non voglio lasciarmi sopraffare da riunioni inutili, telefonate indisponenti e superiori incapaci, preferisco affrontare la giornata con un po’ di ottimismo. Dopo poco al primo caffè della mattina la vedo, finalmente si è decisa ad indossare la mini e gli stivali, il colore della sua pelle dopo qualche giorno di vacanza l’ha convinta ad essere un po’ più aggressiva nel look, non ci speravo più. Troppe volte mi ero sentito dire cosa si sarebbe messa addosso se tutta una serie di eventi fossero andati per il verso giusto.
Ora era lì che profumava di estate e di follia, lei una persona così precisa e quasi timida nel suo modo di approcciare la vita di tutti i giorni, i piccoli seni leggermente evidenziati da una maglietta un poco stretta e decisamente scollata. Un pensiero mi ha attraversato la mente e un brivido mi ha attraversato il corpo fino ai testicoli, sentivo che stava crescendo e dato il numero di persone lì presenti ho subito messo una mano in tasca per celare il gonfiore. Per fortuna ho i pantaloni un po’ larghi, come dice lei anche troppo, dovrei prenderli più stretti e mettere un po’ più in mostra il “culetto” e il pacco, altrimenti cosa guardano le donne in ufficio?
Ci salutiamo e mi guarda con quel pizzico di malizia che mi fa sempre uno strano effetto, vorrei poter allontanare tutti e letteralmente scoparla sul tavolino, ma è solo un sogno d’estate. Mi stuzzica dicendo che finalmente ce l’ha fatta a vestirsi come aveva promesso e mi chiede come sta, cosa dovrei risponderle? “Certo che ti sta bene, dovresti essere così provocante più spesso”, vedevo l’effetto che sortiva anche sugli altri uomini presenti e gli sguardi che vagavano tra le gambe, la gonna e la scollatura, probabilmente avrebbe retto bene anche una massa di uomini così numerosa, là in mezzo a dare spettacolo di sé.
Sempre con la mia mano in tasca l’ho salutata e me ne sono andato a terminare le mie pratiche per la mattinata, che per fortuna è volata e così si è arrivati in pausa pranzo e che piacere vedere il suo interno sul display e sentire la sua voce che mi chiedeva se potevamo pranzare insieme. “Ovvio che sono sempre disponibile per te e poi oggi potrò vantarti come “preda” uscendo a pranzo”.
Ma la cosa più interessante fu quando mi apostrofò dicendo che così come lei si era vestita in quel modo anche io avrei dovuto accontentarla e cambiare i miei bruttissimi e larghissimi pantaloni, per fortuna c’erano i saldi e così mi convinse a fare shopping nel centro commerciale lì vicino. Mi sentivo un po’ imbarazzato, ma d’altra parte era certamente un’anomalia positiva in quella calda giornata. Il pensiero di averla vicina a me a scegliere dei pantaloni e guardarmi mentre li indossavo mi provocò lo stesso fremito della mattinata quando la vidi così in tiro.
La scelta cadde su un negozio leggermente isolato dagli altri con una sola commessa a seguire i vari clienti che entravano e cercavano le ultime occasioni, per cui potevo, anzi potevamo con calma scegliere e i vestiti da indossare senza troppi fastidi. “Eccoli” mi disse e sollevò un paio di calzoni verdi taglia 50, mai avuto grande occhio per l’abbigliamento, ma mi sembravano un po’ strettini, mi sentivo i suoi occhi addosso che cercavano di prendere le proporzioni e le misure, per fortuna lì all’interno del negozio c’era una piacevole aria condizionata, altrimenti mi sarei sciolto come il gelato. Me li diede ed entrai in camerino, le gambe erano entrate senza problemi, sul sedere sentivo che tiravano un poco, ma sul pacco!! Era troppo evidente, con che coraggio sarei uscito e mi sarei fatto squadrare da quella femmina in mini e stivali e più ci pensavo e più si ingrossava…….la avvisai “Guarda che non sono molto presentabile, mi tirano un po’ troppo sul cavallo, mentre sul culetto mi stanno abbastanza bene”, mi stuzzicò ancora “Fa niente!! Vieni qui subito e fammi vedere se ho scelto bene!!” Un po’ riluttante uscii, ma di spalle e la sentii sorridere soddisfatta, si avvicino mi mise una mano sul culo e lo strizzò, deglutii, la sua mano scese sulla coscia fino all’orlo del pantalone e poi risalì, vidi il suo riflesso frontalmente nello specchio e rimasi a bocca aperta, era in posizione accovacciata con le cosce aperte, le mani sui miei glutei, solo un leggero tessuto beige mi separava dalla visione della sua figa, mentre ero ormai perso nei miei pensieri mi disse: ”Girati ora”, presi coraggio, d’altra parte lei mi aveva convinto a cambiare i pantaloni e la situazione era talmente intrigante che non potevo negare che mi eccitasse, nel frattempo si era alzata e si era discostata un poco da me, mi sembrava di vivere una moviola, fino a che fui rivolto verso di lei, cercando di essere il più naturale possibile, ma stranamente lo notò e mi guardò con ancora più malizia: “Adesso capisco perché non volevi pantaloni un po’ più stretti, non riesco a non guardarti lì in basso, è a causa mia che sei così eccitato?” “…..e di chi altri sarebbe…..”, non feci in tempo a terminare la frase che si avvicinò, si guardò velocemente in giro e mi misi il palmo della sua mano sull’uccello che fremeva in quel tessuto così aderente, sentii una vampata di calore inondarmi il viso, non riuscivo a parlare e nemmeno ad allontanarla, cominciò a premere con un movimento circolare e mise il suo corpo attaccato al mio, sentivo la presenza del suo seno sul mio braccio e i suoi occhi mi fissavano lucidi ed eccitati. Tanta timidezza prima e ora così apertamente spudorata, sarà colpa del caldo mese di Luglio? Non avevo voglia di perdermi in troppi pensieri, ma vivere il presente e godermi ogni suo tocco, si mise in punta di piedi e mi disse all’orecchio: “In questo stato non riesco a giudicare se questi pantaloni ti stanno davvero bene, ma so cosa fare per risolvere il problema”, mi lasciò di sasso, mentre dopo aver detto queste parole mi morse il lobo e mi spinse all’interno del camerino, tenendomi il cazzo in mano, intrappolato nei pantaloni.
Non ci furono più parole solo azione, ero nelle sue mani, mi spinse contro la parete dello spogliatoio e si sedette sul cubo all’interno (non un banale sgabello, c’è anche del buon design in questo posto!!) le cosce aperte, il perizoma leggermente spostato e finalmente la sua figa completamente depilata che faceva capolino, ma non sarebbe stata mia quel giorno, aveva altri piani la mia sensuale collega. Fece scorrere la zip verso il basso, cominciò a far scendere i pantaloni e le mie mutande e li bloccò all’altezza del ginocchio, finalmente il mio cazzo era libero di ergersi davanti ai suoi occhi.
Non mi guardò, i suoi occhi erano concentrati sulla cappella lucida di umori, le sue mani erano ancora sui miei pantaloni, si sporse leggermente in avanti e se lo mise in bocca, vedevo l’asta lentamente scomparire e sentii le sue mani risalire sul mio culo, che brividi, che sensazioni, avevo il fiato corto e i crampi allo stomaco. Mi strinse a sé e quasi mi fece perdere l’equilibrio, mi appoggiai alla parete del camerino e il mio cazzo entrò ancora di più in quella dolcissima e calda bocca. Lo prese in mano e lo scappellò completamente, passò la lingua dalle palle fino al frenulo e poi ancora giù, un morso leggero per farmi capire che ero il suo gioco, la sua mano mi pompava, la bocca si riempiva di me. Non ero pronto a quella situazione, l’eccitazione era massima e anche io ora acceleravo i movimenti del bacino contro il suo volto, la sua mano sinistra era sulle mie palle e le massaggiava dolcemente, sapeva perfettamente cosa fare, ma io non riuscivo più a controllarmi anche lei lo capì dal mio respiro e dalla tensione dell’asta, provai a dirle qualcosa per togliermi da lei prima di eiaculare, ma in quel momento mi guardò fisso negli occhi, quasi un rimprovero: “NON muoverti!!”, riuscii a trattenere le urla, ma non lo sperma che le riempì la bocca, continuò a succhiare, mentre mi spremeva l’asta, fino a che l’ultima goccia non fu uscita. Per fortuna ero appoggiato o sarei cascato, la guardai mentre si levava il mio cazzo dalla bocca, mi guardò ancora, la bocca semiaperta per farmi vedere che da brava aveva preso tutta la mia sborra e poi in un sol colpo deglutì, si rialzò e contenta del servizietto svolto mi rimise l’uccello svuotato nei pantaloni. Non disse nulla, uscì dal camerino e mi chiese di uscire per vedere come mi stavano ora i pantaloni. Incredulo scostai la tendina e uscii, sorrise, in effetti ora i pantaloni erano perfetti.
Fu l’acquisto migliore di quella calda estate.
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