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Gay & Bisex

A caccia - Capitolo 4 - La carne di bisonte


di anonimo21
01.12.2015    |    5.099    |    5 9.7
"Sentivo lo sfintere aprirsi e chiudersi sotto i suoi colpi di lingua magistrali..."
Il giorno dopo preparai a casa mia dell'insalata e due fiorentine. Ci eravamo accordati per le 20.30 e, puntuale, arrivai al suo appartamento con la cena pronta. Trovai tutto apparecchiato e subito ci sedemmo a tavola. Mangiò la carne in un attimo leccandosi i baffi e nel frattempo bevemmo una bottiglia di nero d'avola. A fine cena le bottiglie vuote erano due ed eravamo entrambi abbastanza brilli. Pone si alzó dal tavolo e mi disse di accomodarci sul divano. Il suo atteggiamento sembrava cambiato. La simpatia delle ultime settimane aveva lasciato il posto all'uomo serio e duro che avevo incontrato la prima volta al cancello.
Gli chiesi: "Allora mi fai vedere a cosa è dovuto questo Pone?"
Pone: "Sei sicuro di volerlo vedere?"
Io: "Credo di si"
Pone: "Credi? Devi esserne sicuro perché dopo non potrai più andare dietro!"
Io: "Forse volevi dire che non si torna più indietro?"
Pone: "Intendevo dire esattamente quello che ho detto. Sai, si tratta di qualcosa di sessuale..."
Io: "Ok Pone, spara!"
Pone: "Pone è l'abbreviazione di Filippone. I miei amici cominciarono a chiamarmi così a 17 anni, quando cominciai a rompere buchi con il mio cazzone." Mentre lo diceva si toccava il pacco e stirava il tessuto dei pantaloni beige che indossava. C'era una protuberanza enorme (che ovviamente avevo già notato da tempo) ma abbassai lo sguardo verso il cavallo dei suoi pantaloni con fare curioso e finsi sorpresa guardandolo. Con fare molto teatrale deglutii e, portando un ginocchio sopra il divano verso Pone, risposi che ero contento per lui. Mi rispose che quella era la sua benedizione e al tempo stesso la sua dannazione perché solo in pochi non si tiravano indietro quando lo vedevano e che, spesso, doveva accontentarsi di un pompino.
Non mi ero, di certo, lasciato sfuggire quel "pochi" e lo sottolineai. Mi rispose così: "Mario io sono gay. Spero che per te non sia un problema".
Avevo deciso di interpretare la parte della santarellina. Per quel che lo conoscevo ero abbastanza sicuro che la cosa lo avrebbe eccitato maggiormente. Gli risposi, quindi, che ero sempre stato solo con ragazze e che non ho nessun pregiudizio verso gli omosessuali ma non sarei mai andato con un uomo.

Naaaah scherzo! Ahahah

Dopo aver detto di non avere pregiudizi dissi che avrei voluto provare da tanto tempo con un uomo ma che non sarei mai andato col primo che capita. La saltuarietà dei miei incontri, il fatto che non avessi rapporti completi da tempo e la grande elasticità del mio sfintere, infatti, mi permettevano di poter interpretare il ruolo del verginello senza destare troppi sospetti.
Percepii un nuovo cambiamento nel suo atteggiamento: si ammorbidì nuovamente e ricominciò a sorridere.
Mi disse che non c'era nulla di male ad andare con un altro uomo (E lo dici a me? Ahahah). Poggiò una delle sue mani sulla mia coscia. Le sue mani erano stupende. Le avevo notate la prima volta che mi aveva tenuto il cancello. Erano molto grandi e ben curate. Le dita erano grosse ma non tozze. Quando gli avevo stretto la mano mi ero accorto che erano anche ruvide e dure, segno che praticava attivamente lavori manuali o che, più plausibilmente, in palestra si allenava senza guanti. Le avrei tanto volute sulla mia pelle e quando mi toccò un brivido mi scosse.
Mi disse che mi trovava molto sexy e che mi lanciava segni da settimane ma non aveva voluto essere troppo audace per non spaventarmi, vista la differenza di età. Io mi finsi sorpreso e risposi di non essermene accorto ma che ero davvero felice di queste sue attenzioni. Aggiunsi che, se avesse voluto, sarei stato felice di condividere la mia prima esperienza omosessuale con lui.
In un attimo tornò ad essere il Pone austero. Questi suoi cambiamenti mi eccitavano e rendevano la situazione veramente piccante. Mi disse che, se volevo, lui sarebbe stato più che felice di accontentarmi ma mi ricordò del suo soprannome. Gli ricordai di avere un pene anch'io e la sua risposta mi spiazzò: "Non per me. Nessuno entrerà mai nel mio culo". La situazione si evolveva di bene in meglio e, ormai, facevo fatica a contenere la mia libidine.
Lo baciai. Di scatto. Senza pensarci troppo. Dopo un attimo di tentennamento socchiuse le labbra permettendomi di entrare. Aveva un sapore ottimo e la sue lingua si intrecciava con la mia in un gioco che stava rapidamente portando la temperatura della stanza a 100*C. Con una mano mi toccava il viso e i capelli mentre l'altra si muoveva sulla mia schiena.
Dopo non so quanto tempo si alzò e quando provai a fare altrettanto mi bloccò. "Adesso ti faccio conoscere il vero Pone" disse e cominciò a massaggiarsi la patta dei pantaloni. Il suo pacco era a pochi centimetri dal mio viso e lo vedevo lievitare come una torta. Ero incantato da tutta quella meraviglia. Avevo la bocca aperta e boccheggiavo di voglia.
Venni ridestato da quello stato di trans dalla sua voce autoritaria che mi diceva di toccarlo. Come un automa allungai una mano e cominciai ad accarezzarlo. Le mie dita si muovevano con sempre maggiore insistenza finché non decisi di passare al livello successivo aprendo la cintura, i bottoni e abbassandogli i pantaloni fino alle caviglie. Portava un paio di boxer che a malapena nascondevano il loro contenuto. Un obelisco, infatti, era ripiegato verso sinistra e verso l'alto. Era mostruoso, più in circonferenza che in lunghezza. Cominciai ad annusarlo e lui a gemere piano. Quasi subito la libidine ebbe il sopravvento e decisi di abbassare i boxer. Nel farlo quel troncone si portò verso il basso e, non appena fu libero, rimbalzò verso l'alto andando a sbattere sul mio mento. Fu come uno schiaffo! Più che Pone lo avrei chiamato Pitone! Penso che fosse sui 19-20 cm di lunghezza e almeno 4 di diametro, tanto che quando lo afferrai non riuscivo a chiudere la mano e restava uno spazio di un paio di cm tra il pollice e le altre dita. Era dritto e con grosse vene in rilievo. Era circonciso. Si allargava dall'apice alla base (dove il diametro diventava veramente enorme!). Sotto, uno scroto gonfio e sodo completava quell'opera d'arte. Nessun pelo in quella zona e, da quanto potevo vedere, neanche sull'addome. Le gambe, invece, erano mediamente pelose. Lo guardai negli occhi. Era serio e il suo sguardo mi stava chiaramente incitando ad andare oltre. Per prima cosa lo annusai: sapeva di buono, di uccello pulito. Uscii la lingua e con essa sfiorai la punta. Leccai il frenulo e una scarica di piacere lo fece vibrare. Lo afferrai con una mano portandolo verso l'alto, dopo di che iniziai a leccarlo dalla base verso la punta. Davo lunghe e profonde leccate, come se avessi tra le mani un cono gelato al gusto fior di cazzo.
Successivamente mi spostai con la lingua su quei due meloni che si trovavano sotto. Li leccai e li infilai in bocca. Lui aveva chiuso gli occhi e respirava affannosamente. Apprezzai come mi lasciasse libero di fare ciò che volevo. Quando lo ritenni pronto impugnai la base di quell'obelisco e spalancai la bocca più che potei. Coprii i denti con le labbra e, chiusi gli occhi, lo inserii dentro di me. Superai a malapena la metà e ancora ce ne sarebbe entrato se non fosse stato per la grossezza che era superiore all'apertura delle mie fauci. Capii che non potevo andare oltre, così mi dedicai a quella parte con un su e giù dapprima lento e poi sempre più veloce. Quando affondavo il viso soffiavo mentre quando tornavo indietro succhiavo il più possibile. Il suo respiro era sempre più affannoso e la sua lingua scorreva lesta sulle sue labbra. Le braccia alte e le mani incrociate dietro la sua testa. Mentre facevo questo portai le mie mani sui suoi glutei. Non mi ero sbagliato il primo giorno: erano bellissimi! Lisci e ampi; così sodi che ti facevano venire voglia di strizzarli per tutta la vita.
La sua eccitazione cresceva di pari passo alla mia e, dopo non so quanto tempo, portò una mano dietro la mia testa e cominciò a spingere il bacino verso di me con un ritmo dapprima lento e poi sempre più veloce. Ben presto le mani dietro la mia testa divennero due e il loro compito era di tenermi fermo mentre lui entrava e usciva a piacimento dalla mia bocca. Aveva un ritmo forsennato, come una trivella, e ormai non soffiavo ne succhiavo ma mi limitavo ad accoglierlo meglio che potevo. Adesso ansimava chiaramente e mi diceva quanto gli piacesse la mia bocca e le mie labbra, quanto fossi nato per fare pompini e altre sconcerie varie. Non so esattamente per quanto tempo andò avanti questa situazione ma so che dopo un po' la mia mandibola mi faceva molto male e i muscoli masticatori esigevano una pausa. Sembrò percepirlo perché rallentò il ritmo e successivamente cominciò a schiaffeggiarmi il viso col suo randello. "Ti piace vero? Ti piace farti usare, non è così?" Io rimasi in silenzio ma la mia lingua di fuori e i miei movimenti ondulatori per facilitare gli schiaffi parlavano per me. Me lo poggiò sul viso; mi copriva tutta la faccia e il suo profumo mi riempiva le narici. Ero fradicio della mia saliva e del pre-cum prodotto da lui.
Finalmente avevo placato una piccola parte dei miei desideri così potei allontanarmi quel tanto che bastava per osservare ciò che c'era intorno. Le sue gambe erano grosse e forti. Sembravano così stabili che avrei potuto usarle come ancora in caso di vento forte. Indossava ancora le scarpe così gliele tolsi e gli sfilai anche le calze e con esse i pantaloni e i boxer. Aveva due piedi enormi, curati e molto sexy. Si accorse che li guardavo così mi mise un piede sopra la spalla forzandomi ad abbassare il viso fino a terra. Dopo di che si sedette su una sedia porgendomi i piedi. Li leccai, prima uno e poi l'altro, prima sopra e poi sotto. Erano buoni e profumati. Succhiai le dita soffermandomi sull'alluce finché non mi spalmò la pianta sulla faccia. Quando alzavo lo sguardo lo vedevo ansante con gli occhi fissi su di me mentre si menava il suo grosso uccello.
Quando mi ritenni soddisfatto mi alzai e invitai Pone a fare lo stesso. Gli sfilai il maglione e poi aprii la camicia. Il suo petto mi lasciò estasiato. Era liscio e grosso, con due grandi capezzoli. Sotto c'era un addome molto duro ma con gli addominali non molto definiti tranne per la V che si portava prepotente verso il pube. Le sue braccia erano grosse e forti proprio come mi ero accorto attraverso gli abiti e con qualche vena in rilievo che li rendeva estremamente arrapanti. Ne sollevai uno e vidi un'ascella depilata, tutta fatta di muscoli. Mi avvicinai e sentii profumo di deodorante. Diedi una grande leccata sentendo un sapore lievemente salato. Ne diedi un'altra e poi una ancora. Lo sentivo fremere e godere. Con una mano continuavo ad accarezzarlo sul petto e sull'addome; toccavo le sue spalle muscolose e gli enormi dorsali. In particolare, mi ero soffermato sul capezzolo sinistro che strofinavo e, ogni tanto, pizzicavo. In breve lo sentii farsi duro e mi ci fiondai con la bocca. Lo leccai e lo succhiai e sentii le grosse mani di Pone staccarmi da lui perché, disse, stava godendo troppo.
Provò a spogliarmi ma gli dissi che non era ancora arrivato il momento. C'era un'ultima cosa che volevo fare. Lo feci avvicinare a divano, lo feci appoggiare sulle ginocchia e gli dissi di appoggiare i gomiti sullo schienale. Mi ripeté che il suo culo era inviolabile e gli dissi di stare tranquillo: volevo solamente assaggiarlo. Allargai le sue natiche e inspirai l'odore che proveniva dal suo corpo. Era inebriante. Dovrebbero farci dei profumi con gli odori che provengono da maschi così. Anche lì era completamente depilato. Leccai tutto, prima il solco e poi la rosellina. Morsi una natica e nel mentre tastavo l'altra. Il suo buco sapeva di dolce. Lo leccai a lungo e lo sentivo gemere e rilassarsi. Adorava ciò che gli stavo facendo. Il suo sfintere era completamente rilassato ormai e avrei potuto inserire un dito ma non era ciò che volevo. Continuai a leccarlo ancora e nel frattempo strizzavo e suoi genitali. Il suo palo era rimasto di marmo per tutto questo tempo e adesso lo toccavo di nuovo. Mi dispiaceva averlo tralasciato tanto ma c'erano anche altre attrazioni nel parco divertimenti di Pone.
Mi sollevai e lui fece lo stesso. Adesso sembrava posseduto. Ardeva come un fuoco, non riusciva più a ricevere e basta: voleva fare, voleva toccare. Con forza mi tolse il maglione e la camicia e mi leccò il torace. Per più di dieci minuti (credo) mi leccò un capezzolo. Ogni tanto provavo a staccarlo con le mani finché me le prese e le strinse forte affinché non potessi più oppormi. Godevo e volevo gridare ma cercavo di trattenermi. (Nei giorni successivi non potei toccare quella zona perché mi faceva troppo male!) Si sollevò e mi infilò la lingua in bocca. Con violenza e forza. Le sue mani forti esploravano con potenza il mio corpo. Arrivarono ai pantaloni che abbassarono e, con essi, gli slip. Io mi tolsi le scarpe e in un attimo fui nudo. Mi disse quanto gli piacevo e lo vidi scendere con la lingua lungo i miei addominali per poi imboccare il mio sesso fino in fondo. Lo leccava e lo succhiava. Si vedeva che era un po' inesperto in questo campo perché ogni tanto sentivo i denti sfregare sulla cappella. Ma, comunque, mi fece godere parecchio con la sua bocca. Dopo non so quanto tempo mi fece posizionare sul divano nella stessa posizione in cui io avevo posizionato lui. Si abbassò tra le mie natiche e le aprì. La corrente fredda che sfiorò il mio buco mi diede un brivido e desiderai ardentemente la sua lingua su di me. Non mi fece aspettare e, sapientemente, mi fece un cunnilingus da favola. È una pratica che adoro ma, dei miei amanti, quasi tutti non erano stati in grado di farlo bene. Lui, invece, era un maestro. Mi stava facendo godere e, al tempo stesso, mi stava allagando tutto. Sentivo lo sfintere aprirsi e chiudersi sotto i suoi colpi di lingua magistrali. Quando alla lingua aggiunse le dita credetti di svenire. Le sfregava nel contorno del buco e la lingua si insinuava all'interno. Lo sentii sputarmi un paio di volte nel solco e questo mi eccitò, se possibile, ancora di più. Sentii un dito strofinarsi prepotentemente sul buco e quest'ultimo aprirsi spontaneamente. Non si fece sfuggire l'occasione e una grossa falange entrò in me. Uscì quasi subito e, dopo un'altra breve leccata, entrò ancora, questa volta più in fondo. Quel grosso dito lo sentivo muoversi e rigirarsi nel mio retto. Ero così eccitato che ne volevo subito un altro ma non lo dissi. Lui lo capì da solo e raddoppiò le presenze. Adesso entrava e usciva dal mio ano tranquillamente e la tanta saliva faceva da lubrificante. Quando si asciugava ne aggiungeva altra con un paio di leccate o sputando. Dopo qualche minuto le dita erano diventate quattro e io godevo e mi contorcevo come un gatto che fa le fusa. Le usciva e le entrava solo fino alla seconda falange, stimolando tutta la porzione esterna del buco. Era una sensazione meravigliosa. Quando le uscì mi dispiacque ma la sua lingua tornò a leccarmi. Lo sentii sollevarsi e poggiare il suo palo nel mio solco. Lo passava come un bancomat, sopra e sotto. Il suo addome toccava le mie natiche e il suo uccello svettava verso l'alto, facendomi sentire tutta la sua grossezza. Questo movimento mi fece eccitare ancora di più e desiderai essere posseduto da quel mostro. Era autoritario quando mi chiese "Lo vuoi?" e la mia risposta non potė che essere "Immensamente". Andò in un'altra stanza, tornando con un barattolo di lubrificante (aveva ragione, era proprio uguale al mio) e un preservativo sulla cui confezione troneggiava la scritta XL. Volli mettergli il preservativo perché non ero sicuro che fosse ancora eccitato. Le mie attenzioni si rivelarono superflue: era di marmo! Mise tanto lubrificante nel mio buco, sia dentro che fuori e altro ne spalmò sopra il preservativo. Gli dissi di sedersi sul divano e mi misi a cavalcioni sopra di lui. Lo baciai un poco e, successivamente, posizionai quel bastone per la perforazione. Mi abbassai e cominciò ad entrare. Non sentii nessun dolore. Il suo diametro crescente e il lavoro precedentemente ricevuto dalle sue dita sapienti mi permettevano di adattarmi gradualmente a quel benvoluto ospite. Quando arrivai ai tre quarti, però, sentivo che il mio sfintere era già estremamente dilatato e che non potevo andare oltre. Mi sollevai lentamente, misi altro lubrificante e poi scesi. Ripetei questa operazione diverse volte e nel frattempo lo baciavo finché non lo sentii abbracciarmi e sussurrarmi che, adesso, avremmo fatto sul serio. Mi tenne fermo a mezz'aria e con il bacino entrava e usciva da me. Dapprima lentamente e poi sempre più velocemente. Era una sensazione fantastica. Godevo come mai prima d'ora e non capivo il perché. Quando sentii il suo pube a contatto con le mie natiche lo compresi: era tutto dentro di me e non me ne ero neanche accorto. Lui mi trapanava come un toro e io godevo come una vacca. Eravamo perfetti. Passarono meno di cinque minuti e sentii i suoi gemiti aumentare e i colpi farsi più serrati e sconnessi. Sentii il palo pulsare e il preservativo gonfiarsi. Era già venuto? Il suo sospiro di sollievo confermò i miei timori. Dopo qualche secondo la mia delusione doveva essere scritta a chiare lettere sul mio viso perché sorrise e mi disse di stare tranquillo. Mi fece alzare e andò verso il bagno. Lo sentii lavarsi e poco dopo tornò. Era più duro che mai! Mi disse: "Frocetto che pretendi? Mi stavi facendo impazzire da più di un'ora e stavo scoppiando. Ma tranquillo che adesso ti scasso". Detto fatto. Indossò un altro preservativo e, dopo essersi lubrificato per bene, mi fece mettere a 90 sul bracciolo del divano. Si posizionò dietro di me e lo sentii entrare. La delusione sparì in un lampo, rimpiazzata dall'estremo godimento. Mi scopava forte e, nel mentre, grugniva come una bestia. Nella parete di fronte c'era un ampio specchio così potei vedere, per tutto il tempo, il suo magnifico corpo e il suo fantastico viso mentre mi sfondava. Cambiammo posizione e mi fece distendere sulla schiena. In questo modo, quando entrava, lo sentivo in tutta la sua potenza. Le mie gambe erano ripiegate sul mio petto e tenute così dalle sue mani. Le mie braccia e il mio petto si muovevano convulsamente in preda all'estremo godimento. I suoi colpi erano veloci e profondi. Non so per quanto tempo mi scopò. Sicuramente parecchio. Senza neanche toccarmi io venni due volte sul mio addome. Ormai non capivo più niente. Ero puro piacere, estasi.
Sentii una voce lontana che mi diceva "Vieni qui, inginocchiati" e, come un automa, eseguii. Tolse il preservativo. Le sue mani si muovevano velocemente lungo quell'obelisco e io ero seduto sui talloni e lo osservavo in adorazione, aspettando il mio premio che non tardò ad arrivare. Sembrava una cascata. Non spruzzò ma eruttò. Lo sperma usciva e colava sul mio viso. Era tantissimo! Si sarebbe potuto riempire un bicchiere per più di metà. Una lunga colata di sborra mi inondò il viso e poi colò sul mio petto. Quando terminò la spalmò sul mio viso col suo manganello. Io ero esausto. Lui era esausto. Non avevo la forza di muovermi e mi accasciai a terra addormentandomi all'istante. Quando mi svegliai mi ritrovai per terra. tutto sporco e impiastricciato. Pone era sul divano, coi piedi poggiati su di me che guardava un film. Mi disse che non era la prima volta che faceva perdere i sensi a qualcuno dopo una scopata e non ebbi nessun dubbio a credergli. Andai in bagno e mi feci una doccia sotto suo invito. Quando uscii controllai l'orologio: erano le 5! Il giorno dopo avrei avuto l'università ed ero esausto. Lo salutai e lo ringraziai dopo di che tornai a casa dove crollai in un attimo. Alle 7, quando suonò la sveglia, fu un trauma ma la cosa peggiore fu arrivare in facoltà e rendermi conto di quanto io buco mi facesse male. Era tumefatto ed estremamente dolorante. Alle 9 ricevetti questo messaggio. "MARIO MI HAI SVUOTATO! LA TUA CARNE ERA BUONISSIMA MA MI DEVI QUALCHE SPIEGAZIONE 'VERGINELLO'. A PRESTO, IL BISONTE."
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