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Gay & Bisex

Il tubo in tasca


di anonimo21
10.12.2015    |    10.154    |    5 9.6
"Il pigiama non riusciva a nascondere il bozzo presente sul mio inguine e io, assonato com'ero, non me ne curai..."
Nel racconto "A caccia", mentre narravo la seduzione di Pone, ho accennato al tecnico della lavatrice che l'omone incontrò per caso davanti casa.
La mia lavatrice, infatti, continuava a perdere acqua ogni volta che facevo partire un lavaggio e mi vidi costretto a richiedere assistenza. La garanzia era ancora valida per cui chiamai il numero verde del marchio di produzione. Mi risposero che un tecnico sarebbe venuto a casa mia due mattine dopo. Per farmi trovare a casa non andai a lezione quel giorno e, se devo essere sincero, ne approfittai per dormire un po'. Quando, alle 9, il tecnico bussó, io ero ancora a letto. In quei giorni la mia libidine sfiorava l'infinito a causa della caccia al bisonte e mi trovavo costantemente con una grossa erezione tra le gambe. Quella mattina stavo sognando Pone che mi infilzava con il suo grosso gladio. Solamente quando trillò per la terza volta mi resi conto che quel suono fastidioso che udivo in lontananza era il campanello. Ridestato dai miei eccitanti sogni mi diressi malvolentieri verso la porta. Il pigiama non riusciva a nascondere il bozzo presente sul mio inguine e io, assonato com'ero, non me ne curai. Aprendo la porta il bozzo (e io con lui) avemmo un sussulto. Certi incontri dovrebbero essere illegali quando si è ancora in dormiveglia! Mi aspettavo il solito tecnico quarantenne, sciatto e svogliato per cui capirete la mia sorpresa quando mi si presentò davanti con un sorridente "ciao " un bellissimo ragazzo.
Era poco più alto di me, con un viso squadrato e dei corti capelli a metà tra il castano e il biondo tagliati a spazzola. Due piccoli occhi grigi molto vispi e arguti e un naso smussato in perfetta armonia con gli altri tratti. Per darvi una migliore idea del suo aspetto posso dire che sembrava la versione ringiovanita di Jeremy Renner, l'attore hollywoodiano che avevo recentemente visto interpretare Occhio di Falco nel film Marvel "The Avengers" e a cui avevo, da allora, dedicato una marea di seghe. Credo che spalancai gli occhi per la sorpresa e, come mio solito, restai inebetito. Dopo un paio di secondi in cui il ragazzo provò un grande imbarazzo per i miei occhi puntati su di lui mi tese la mano presentandosi come "Stefano, il tecnico della *****. Un signore mi ha indicato questo appartamento come quello di Mario ****". Mi presentai a mia volta e lo invitai ad entrare. Gli feci strada verso la lavanderia e nel mentre gli spiegai, con parole mie, che problemi avesse la lavatrice. Mi rispose che perdere acqua era un problema molto comune per una lavatrice e che poteva avere diverse cause. Morale della favola: con un po' di sfortuna avrebbe perso un bel po' di tempo per trovare il problema e, se possibile, sistemarlo. Non che mi dispiacesse averlo tra i piedi ma speravo di arrivare in facoltà per la lezione delle 11.
A questo punto, Stefano, posò a terra la cassetta degli attrezzi e, successivamente, si tolse di dosso la felpa beige con il marchio della ditta per cui lavorava. Sotto indossava una t-shirt rossa che mi permise di analizzarlo meglio. Era veramente un bel ragazzo! Sicuramente faceva sport perché i pettorali erano gonfi sotto il tessuto della t-shirt. Due piccole escrescenze si notavano nel punto in cui i suoi capezzoli sfregavano contro la stoffa. I bicipiti erano grossi ma non esagerati e una vena formava un rilievo sulla porzione anteriore. L'addome sembrava piatto ma non ci avrei messo la mano sul fuoco perché la t-shirt non vi aderiva. Non era lontanamente grosso come Pone ma, certamente, faceva la sua figura anche in tenuta da lavoro. Indossava i classici pantaloni di chi fa il suo mestiere: grigi e con molte tasche per poter accogliere diversi oggetti da lavoro e non. Non era, però, altrettanto usuale il modo in cui essi aderivano perfettamente ai suoi glutei evidenziandone la rotondità o al suo inguine che formava un grande bozzo o, ancora, alle sue cosce che sembravano veramente poderose.
Lo lasciai al suo lavoro e andai a darmi una lavata e a sistemare il letto. Ero tentato di provarci ma non ne avevo il tempo e il mio dovere universitario veniva prima di tutto, anche del desiderio. Ciò, ovviamente, non mi impediva di provocarlo. Con la scusa di prendere gli slip puliti dalla lavanderia mi feci ammirare nudo, con indosso esclusivamente un minuscolo asciugamano che a malapena copriva i miei genitali e lasciava intravedere una parte delle natiche. Ovviamente avrei potuto prendere gli slip prima di lavarmi oppure metterne un paio tra i centomila presenti nella mia stanza ma, chissà perché, quel giorno volevo indossare proprio quelli là (muahah). Tra l'altro erano degli slip molto sexy perché mi fasciavano perfettamente il sedere ma anche per via del coniglietto playboy rosso acceso e della scritta "touch me" stampati posteriormente e sul pacco. Entrando nella lavanderia lo trovai steso con la schiena per terra che armeggiava sotto la lavatrice (la quale era stata sollevata anteriormente da un attrezzo). Mi scusai e lo scavalcai per raggiungere il mobile con la biancheria. Ero abbastanza sicuro che la mia nudità non era passata inosservata dalla sua postazione ma, qualora così fosse stato, certamente l'avrebbe notata quando mi allungai verso l'alto per prendere gli slip dall'ultimo ripiano. Così facendo il mio sedere glabro restò quasi completamente scoperto e, quando mi girai, notai che si stava sistemando il pacco. Mi scusai per la mia nudità ma, ahimè, tutti gli slip erano lì (muahahah). Mi disse di non preoccuparmi e, apparentemente, tornò a lavorare. Con la coda dell'occhio, però, continuava a guardarmi e io di certo non mi nascosi mentre indossavo gli slip (senza però mai denudarmi per non apparire troppo volgare). La sua mano aveva toccato il bozzo nei suoi pantaloni altri due volte e la protuberanza si era moderatamente ingrossata. Il suo viso era rosso e sentivo la difficoltà nel contenere l'eccitazione. Quando vide posteriormente i miei slip la saliva gli andò di traverso e cominciò a tossire. Si scusò e io gli chiesi se voleva un bicchiere d'acqua. Accettò e, di rimando, gli proposi un caffè con la scusa che dovevo farlo anche per me.
Quando il caffè fu pronto io mi ero già vestito e la lavatrice era completamente smontata. Fece una breve pausa in cui mi disse di avere 22 anni e di lavorare per quella ditta da quando ne aveva 20. Gli chiesi della lavatrice e mi disse di non essere ancora sicuro della causa della perdita e che avrebbe dovuto controllare un'ultima cosa. Tornò a lavoro e io, che non avevo più nulla da fare, lo seguii e gli tenni compagnia. Continuammo a parlare finché, dopo circa mezz'ora, mi comunicò di aver capito il problema. Non vi annoierò con i dettagli tecnici anche perché, come ormai sapete, dovetti acquistare una lavatrice nuova visto che il pezzo da cambiare non era coperto da garanzia.

Ero profondamente dispiaciuto ma avevo visto anche che Stefano si era impegnato e credevo che avesse fatto il possibile. Era sudato e con le mani sporche. Pensavo che avrebbe lavato le mani e poi sarebbe andato via e ne fui felice perché, così, avrei fatto in tempo per la lezione all'università ma le cose andarono diversamente. Mi disse che, quando era arrivato, aveva chiamato il suo capo dicendogli che con ogni probabilità non sarebbe rientrato prima di mezzogiorno e che, quindi, se volevo, poteva trattenersi ancora un po'. Rimasi spiazzato da questa affermazione e i suoi occhi mi fecero capire cosa aveva in mente. Mi mostrai freddo e molto distaccato dicendogli che mi dispiaceva ma dovevo andare a lezione dopo di che uscii dalla stanza. Mi sentii chiamare un paio di minuti dopo e ciò che trovai mi sconvolse: era a petto nudo, bagnato e magnificamente bello. Mi chiese un asciugamano perché si era sciacquato dal sudore. Glielo porsi attonito e una poderosa erezione si manifestò nei miei pantaloni.
Dopo essersi asciugato mi guardò serio e le sue esatte parole furono: "È un peccato che vuoi che io vada via. Dal tuo spettacolino di poco fa con gli slip pensavo che volessi questo...". Mentre lo diceva, con le dita, mise in evidenza una sagoma nei suoi pantaloni. Evidentemente aveva messo dentro uno dei tubi della lavatrice perché una grossa protuberanza si portava dal centro verso sinistra e verso l'alto. Non potevo resistere oltre e caddi in ginocchio. Si avvicinò con sguardo compiaciuto dicendo "Lo sapevo che eri una troietta" e quando il suo grosso pacco si trovò all'altezza della mia faccia aggiunse "Non ho potuto aggiustare la lavatrice ma posso sempre sturarti il culo". Non badai alle sue parole ma con le mani esploravo voglioso quella protuberanza. Non era di certo un tubo, o almeno, non di quelli della lavatrice. Velocemente aprii la cintura e sbottonai i pantaloni. Indossava dei boxer a righe azzurre e bianche. Il punto in cui si trovava la cappella mostrava una grossa macchia umida che mi affrettai ad annusare. Ero troppo eccitato per indugiare e, così, l'intimo arrivò ben presto alle sue caviglie. Un uccello maestoso si presentava ai miei occhi: 18 cm di gustosa carne contornata da una corta peluria biondo scuro. Un diametro certamente non indifferente con grosse vene in rilievo. Una grossa cappella violacea sulla cui sommità brillava una gocciolina, desiderosa di essere raccolta. Sotto quel tubo c'era un sacco che sembrava pieno di tutti gli attrezzi del mondo date le dimensioni! Uscii la lingua e raccolsi quella goccia di presperma. Era leggermente salata e la mia eccitazione salì alle stelle. Spalancai la bocca e inserii dentro più di metà "tubo". Aveva un sapore buonissimo seppur si sentissero le ore di lavoro e le recenti urinazioni. Lo tirai fuori osservandolo. Era bagnato dalla mia saliva e pulsava ritmicamente verso l'alto. Lo impugnai e le mie dita si toccavano a malapena. Le reintrodussi nella mia cavità orale e risucchiai profondamente mentre lo portavo nuovamente fuori. Avevo succhiato così forte che era di nuovo asciutto!
Per tutto quel tempo avevo dimenticato che oltre quel pisellone esisteva anche Stefano. Alzai lo sguardo e lui mi guardava compiaciuto. Allungai una mano e la portai ai suoi addominali scolpiti e poi ancora più su fino al suo capezzolo destro. Lo strizzai e Stefano gemette. Afferrò il bastone con una mano e con esso mi schiaffeggiò diverse volte chiamandomi pompinaro, succhiacazzi e rottinculo. I suoi insulti mi erano indifferenti tanto quanto il suo cazzo mi faceva eccitare. Infatti uscii la lingua e gli schiaffi successivi arrivarono direttamente su di essa. Mi sentii afferrare dietro la nuca e il suo attrezzo entrò nella mia bocca. Cominciò un deeothroat da paura durante il quale riuscii diverse volte a toccare i suoi peli pubici con il mio naso e, una volta, sentii lo stesso naso schiacciato contro il suo pube e il mento attaccato al suo scroto. In quell'occasione restò fermo dentro di me per qualche secondo e, contraendo il suo uccello, lo faceva sobbalzare nella mia gola. Dopo un movimento rotatorio di bacino lo tirò fuori per darmi modo di respirare ma, subito, riprese a chiavarmi la gola con ritmo serrato. Lo sentivo gemere sempre più forte e una sua mano si era portata ai suoi capezzoli e ai suoi pettorali accarezzandoli. Passò, così, qualche minuto. Mi liberò dalla sua presenza nel momento in cui disse che doveva fermarsi perché altrimenti sarebbe venuto. Voleva farmi il culo ma i miei piani erano diversi. Una veloce occhiata all'orologio, infatti, mi mostrò che erano le 10.30 e, quindi, ero ancora in tempo per la lezione. Afferrai saldamente quel bastone fradicio e lo introdussi nuovamente nella mia bocca. Mi muovevo velocemente leccando e succhiando senza dargli un attimo di tregua. Mi supplicava di fermarmi, mi diceva che voleva scoparmi ma il suo corpo era d'accordo con me nel farlo venire subito e le sue mani non provarono neanche ad allontanarmi. Quando si rassegnò all'idea che non avrebbe ricevuto altro da me se non quel pompino disse che almeno mi avrebbe inondato la bocca. Mi fermai per dirgli che non se ne parlava e, avendo ormai capito chi conduceva il gioco, non replicò. Quando ricominciai a pompare notai che il suo palo si faceva sempre più grosso nella mia bocca e i suoi gemiti sempre più forti e scomposti. Dopo meno di un minuto sentii lo sperma risalire lungo l'asta e la sua voce dire "Lascialo che vengo". Mi spostai e, con un "oooohhh siiii" liberatorio riversò tutto il suo seme nella bottiglia dell'ammorbidente che aveva, non so quando, aperto. Quel gesto mi sorprese parecchio e al tempo stesso mi divertì. Quando le sue mani strizzarono l'ultima goccia di sperma nel flacone di detersivo mi disse "Così i tuoi vestiti saranno sempre duri anzichè morbidi" ed entrambi scoppiammo a ridere. Mi rialzai e mi diressi in bagno a lavare i denti e a preparare le ultime cose mentre Stefano si ricomponeva. Quando fui pronto lo trovai ancora in lavanderia che raccoglieva gli ultimi attrezzi. Uscimmo insieme di casa e, davanti il cancello disse di volermi rivedere e mi lasciò il suo numero di cellulare che accettai di buon grado. La sua promessa finale, d'altronde, era stata di farmi godere come mai in tutta la mia vita! Mi diressi verso l'università e, per strada, con la mente pensavo a come sedurre Pone.
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