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Nigeriani, sempre i migliori


di marcello63
23.10.2019    |    22.645    |    11 8.3
"Ad un certo punto lascia la strada asfaltata ed entra in una stradina di campagna fino ad un casolare con le finestre illuminate, segno che c’era qualcuno in..."
Ho sempre avuto una passione sfrenata per i ragazzi africani. Hanno un fisico il più delle volte scultoreo e con un cazzo, beh, lasciamo stare. Di esperienze ne ho avute tante, ma questa che sto per raccontare è stata sicuramente la più eccitante.
Estate 2016, un caldo soffocante. E’ sabato sera e decido di farmi un giro a Caserta dove intendo rimanere per tutta la notte girovagando da un locale all’ altro.Prendo uno degli ultimi Regionali in partenza da Napoli Central. Il treno è semivuoto e mentre cerco il posto dove passare i 40 minuti scarsi del viaggio, mi accorgo della presenza di un ragazzo che parla ad alta voce al cellulare. E’ in piedi vicino alle porte automatiche. Resto paralizzato. E’ un armadio di 190 cm di altezza. Indossa una tuta ginnica ed ha un borsone da calcio, probabilmente era di ritorno da una partita di calcetto. Nero ebano, capelli rasati e una bella barbetta incolta. Mi siedo in modo da poterlo osservare meglio. Aveva due spalle enormi. L’occhio mi cade sul pacco e li ho quasi un mancamento. La protuberanza era notevole. Già mi immaginavo come poteva essere. Il cuore mi batte a mille e la voglia di sesso sale ogni secondo che passa. Finalmente finisce di parlare e rientra nel vagone per sedersi. Si siede proprio nella fila accanto alla mia e si sistema allungando le gambe. In quella posizione il gonfiore del suo membro è ancora più evidente. Non riesco a staccare gli occhi e visto che lui è un colosso mentre io sono mingherlino e alto si e no 170 cm , ho anche il timore che possa accorgersene e darmi una scarica di legnate. Non so come fare per attaccare discorso quando la fortuna mi viene incontro ed è lui che fa il primo passo. “ Amico, hai una sigaretta?”, il cuore mi si ferma e un po balbettando gli dico di si ma che sui treni non è possibile fumare e sfoggio il mio sorriso migliore. Lui ride e mi dice “…si, lo so, me la fumo a casa..”. Io parto in quarta cercando di non perdere il momento e gli dico che ho visto il borsone da calcio e che uno sportivo non dovrebbe mai fumare. Mentre parlo cerco di esasperare il mio lato femminile cercando di capire se la cosa gli dava fastidio o no. I miei modi di fare molto effemminati sembrano non interessarlo e visto che il treno ha già percorso la metà del percorso comincio a pensare che non combinerò niente. Pazienza. Ad un certo punto mi dice “…amico, cosa vai a fare a Caserta?...”. Colgo al volo e mi invento che in realtà ero andato a Napoli a trovare il mio ragazzo ma che me l’aveva data buca e così me ne stavo andando a Caserta a divertirmi un po. Aspettavo la sua reazione, se aveva capito o no che ero gay. Lo guardavo fisso negli occhi e poi con lo sguardo sono sceso fino al pacco. Ero agitato ma eccitato allo stesso tempo. Forse era una mia impressione ma il gonfiore in mezzo alle gambe sembrava aumentato. Ad un certo punto, non so quanto intenzionalmente, si alza per sistemarsi la tuta e la sua erezione era evidente e maestosa. Lui sorride e mi dice “…amico, se mi aiuti, ti posso far divertire tanto stasera. Abito ad Acerra con mio amico. Tu stasera non ti dimentichi di noi”. Gli chiedo cosa intendesse per “aiuto” e mi dice che gli servono 100 Euro per l’affitto. Accetto senza pensarci due volte e maliziosamente gli dico che spero ne valga la pena. Si fa un’altra risata, si guarda intorno per accertarsi che non ci sia nessuno, e si abbassa la tuta mostrandomi un cazzo enorme, venoso, con una cappella gigante. Cerco di avvicinarmi con la bocca ma se lo rimette negli slip e mi dice “…dopo, dopo, adesso solo guardare…”. Non ci eravamo ancora presentati. Mi dice che si chiama Moses e che ha 35 anni. Viene dalla Nigeria. Prende il cellulare e comincia a parlare, credo con l’amico, in inglese e in una lingua africana. Mentre parla ride, si mette la mano sul pacco più volte. Capisco solo la parola “friends”, “amici”, ma se stava parlando con l’amico che senso aveva usare il plurale? Lo scoprirò da li a poco. Arriviamo alla stazione di Acerra e subito fuori c’è una vecchia Punto che ci aspetta. Alla guida c’è un ragazzo di forse 20 anni, nella penombra non riesco a vedere bene il suo fisico ma mi sembra snello e ben proporzionato. Mi sistemo dietro e Moses invece di sedersi davanti si mette con me dietro. Mi chiede subito i 100 Euro. Ho pensato, ecco adesso li prende e mi butta fuori dalla macchina. Invece, li mette nel portafoglio mi guarda e si abbassa la tuta quel tanto che basta per estrarre il membro e mi dice “…piccolo regalo. Bacialo…”. Mi avvicino e sento l’odore forte dei maschi africani. Il suo sesso aveva già un leggero sapore di sperma. Ero in estasi ma dopo pochi secondi mi toglie la testa e mi dice “…solo un bacio, dopo a casa il resto…”. Dire che ero in calore è poco. Percorriamo parecchi km. Ad un certo punto lascia la strada asfaltata ed entra in una stradina di campagna fino ad un casolare con le finestre illuminate, segno che c’era qualcuno in casa. Esco dalla macchina e finalmente vedo bene anche l’altro ragazzo. Si presenta e mi dice che si chiama Carl, anche lui nigeriano. 23 anni, circa 180 cm di altezza, una maglietta attillata che fascia il suo corpo giovane e asciutto. Moses si rivolge a Carl nella loro lingua e subito dopo essere entrati chiudono la porta a chiave. Sento delle voci arrivare dalla camera dove stiamo per entrare. Moses apre la porta e mi trovo davanti due ragazzoni a torso nudo e slip, stravaccati sul divano. Tutti e due con una birra in mano e parecchie altre sul tavolo. Mi sembrava di sognare. Sembravo un fuscello in mezzo a quei colossi. L’odore di maschio riempiva la stanza. Gli slip a fatica contenevano i loro sessi non ancora turgidi ma già abbastanza intostati. Moses e Carl in un istante si tolgono i vestiti restando completamente nudi. Mi fanno cenno di spogliarmi e appena resto con le mie mutandine Moses mi prende in braccio come se stesse sollevando un cagnolino e mi porta in un’altra stanza dove c’è il letto e mi ci scaraventa sopra. Mi strappa le mutandine e comincia ad infilarmi prima un dito, poi due, nel mio culo stretto. Dopo avermelo allargato si sdraia e mi dice di succhiargli il cazzo. Comincio a leccare avidamente quel pezzo di tronco e mi chiedo se mai potrà entrare nel mio stretto culo. Moses ansima e mi tiene la testa stretta sul suo cazzo spingendolo fino in gola. Mi sembra di soffocare. Mentre succhio sento una mano aprirmi le chiappe ma non sono quelle di Moses. Giro appena lo sguardo e vedo Carl che con una mano tiene il suo cazzo e con l’altra mi lavora il buchino. Riprendo a leccare il membro sempre più duro di Moses. Le dita di Carl entrano ed escono finchè non sento la sua cappella bollente appoggiarsi e spingere. Sembrava mi stesse spaccando ma il piacere era immenso. Godevo come mai prima. Ad ogni colpo sembrava di sentirlo su fino in gola. Moses stava per venire ma Carl lo anticipa sborrandomi dentro fiotti di sperma bollente. E’ la volta di Moses, urla come un animale, sento il primo getto inondarmi la gola, dopodichè lo estrae venendomi in faccia altre due volte. Carl non è più dentro di me e si è allontanato. Dopo aver ripulito l’asta infuocata da ogni goccia di latte nigeriano, anche Moses si allontana. Resto un po' deluso, avrei tanto voluto sentire anche il suo cazzo . Non fa in tempo a chiudere la porta che entrano i suoi amici. Ridono, sembrano quasi ubriachi e ancora con le birre in mano. Non parlano una parola di italiano e sembrano addirittura più carichi di Carl e Moses. Io sono sdraiato sul letto aspettando voglioso. Arrivano e insieme mi versano le birre sul corpo ridendo di gusto. Sono completamente nudi con meravigliose erezioni. Si fa avanti il primo che mi solleva le gambe e mi infila il cazzo. Il culo era già allenato ma la violenza con cui è entrato sembrava lacerarmi le viscere. Mentre mi sbatteva beveva. Lo estraeva e lo infilava ogni volta per tutta la sua lunghezza. Io ero completamente in estasi. L’ altro mi versa della birra in bocca e subito dopo ci infila il cazzo. Il sapore della birra misto allo sperma e all’urina mi faceva impazzire. Il ragazzo che mi stava inculando aumenta la frequenza dei colpi, poi improvvisamente si ferma, mi stringe a se e sborra copiosamente. Sento il suo cazzo lentamente ammosciarsi. Io intanto continuo a succhiare l’altro che sembra non venire mai. Avrei continuato per ore ma un urlo anticipa il suo primo getto di sborra, seguito da un altro e da un altro ancora. Avevo la bocca piena. Dopo aver ingoiato fino all’ultima goccia, anche il suo cazzo piano piano si rilassa. Mi sdraio sfinito ma felice sul pavimento, chiudo gli occhi e con la lingua cerco di assaporare quel che resta del loro sperma. Ad un certo punto sento qualcosa di caldo sulla faccia, apro gli occhi e vedo uno dei due ragazzi che mi stava facendo assaporare la sua pioggia dorata. Ero peggio di una cagna in calore. Alla fine chiedo di potermi fare una doccia. Moses e Carl si erano già cambiati mentre gli altri due, di cui non ho mai saputo i nomi, li ho lasciati semiaddormentati e mezzi ubriachi. Era oramai quasi l’alba e mi riportano alla stazione di Acerra in tempo per il primo treno per Napoli. La notte più infuocata della mia vita si era appena conclusa. Ho chiesto a Moses il suo numero di telefono ma non ha voluto, però gli ho dato il mio. Purtroppo non l’ho più sentito. Ho rifatto la stessa tratta ferroviaria decine di volte in tutti gli orari ma non l’ho più incontrato. Purtroppo…
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