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scorpacciata all'autogrill


di santoBEVITORE
28.10.2011    |    32.644    |    9 9.5
"Con una manovra sapiente mi ha piantato tutto l'uccello dentro, poi l'ha fatto oscillare e roteare sul suo asse, per allargarmi ulteriormente..."


estate 1993. avevo 23 anni. la quantità di denaro che avevo in tasca era inversamente proporzionale alla temperatura; in altre parole faceva un caldo bestiale ed ero praticamente al verde.
in un'epoca senza internet e senza telefonini le migliori informazioni giravano tramite il passaparola… e fu così che venni a sapere di un piccolo autogrill, in realtà poco più di una stazione di servizio con un piccolo bar… e i cessi.
"la notte è molto frequentato dai camionisti" mi aveva detto Alessandro, "vale la pena farci un salto".
e così decisi di affrontare l'ora e mezza di viaggio necessaria a raggiungere questo El Dorado degli autotrasportatori (quante cazzate si fanno a 20 anni) e alle 10 di sera parcheggiai davanti alla sudicia vetrina del bar.
entrai.
il locale era illuminato poco e male, il pavimento era coperto di cartacce, il bancone di marmo era sporco di caffè.
notai a malapena la cassiera, ricordo solo che era grassa, maleducata e con un brutto taglio di capelli.
la decadenza di quel posto esplodeva in ogni angolo, in ogni dettaglio.
i vecchi peluche impolverati, i gratta e vinci appesi sopra la macchina del caffè, gli scaffali spogli e tristi, un vecchio insignificante dall'andatura incerta che sorseggiava birra calda, mi sembrava di essere imprigionato in una serie di scene pescate fra il materiale scartato da Fellini e Almodovar, tagliate e montate a casaccio.
stavo aspettando il mio caffè quando vidi entrare due camionisti dall'aria stanca e trasandata.
uno sulla 50ina, l'altro di una decina d'anni più giovane, parevano usciti dalla stessa scatola: bermuda sformati e scuciti, canottiera tesa sul ventre prominente, mani grandi con dita tozze, barba incolta.
fu questione di un attimo.
incrociai lo sguardo del più giovane, ci vidi qualcosa… o lo immaginai.
finito il caffè indugiai davanti a una mensola lercia e pericolante, fingendo interesse per dei brutti portachiavi con il nome inciso su un lato.
li vidi prendere il caffè e spostarsi verso l'espositore delle riviste. una rapida occhiata ai titoli dei quotidiani… poi il più vecchio prese a sfogliare una rivista porno. il più giovane alzò lo sguardo e mi sorprese a fissarli, lo vidi mormorare qualcosa al compagno, che a sua volta puntò gli occhi su di me. e ridacchiarono.
sarebbe successo qualcosa.
lo sapevo.
uscii da quella topaia e mi accesi una sigaretta, dopo un paio di minuti uscirono anche loro e li vidi dirigersi verso i bagni, sul retro del bar.
finii la mia sigaretta e li seguii.
svoltato l'angolo vidi il 50enne appoggiato alla parete, che parlava al telefono; lo superai ed entrai nei bagni,
che replicavano lo squallore del bar, sporchi e male illuminati.
sembravano deserti, ma sapevo che l'altro era li, da qualche parte. superai i lavandini e gettai uno sguardo sugli orinatoi. deserti.
andai verso i camerini con il water.
6 porte in fila… tutte socchiuse… ma l'ultima oscillava impercettibilmente.
passo dopo passo detti un'occhiata e verificai che i primi 5 loculi fossero deserti.
nel sesto percepii del movimento, allungai il collo e sbirciai all'interno.
il mio corpulento camionista aveva la cerniera aperta, il cazzo in mano e si masturbava lentamente.
mi guardò, abbassò lo sguardo sul proprio uccello, mi guardò di nuovo.
entrai con lui nel camerino e richiusi la porta alle mie spalle.
senza dire una parola mi inginocchiai, gli slacciai la cintura e gli abbassai pantaloni e mutande.
lo presi in mano e lo scappellai.
il suo odore forte e acre mi attraversò le narici e si conficcò dritto in mezzo al cervello. aveva una cappella spropositata, ben più larga dell'asta, che appariva di dimensioni normali.
un grosso fungo, duro, odoroso.
feci passare la lingua sotto al glande con un giro completo, schiusi le labbra e lo accolsi in bocca delicatamente.
il porco non era in vena di smancerie, mi prese per le orecchie e iniziò a fottermi la bocca, rapidamente, spasmodicamente, come se usasse le mie labbra per farsi una sega. tentai di infilargli le mani sotto alla canottiera ma me le fece togliere subito dirottando tutta la mia attenzione sul suo uccello. mentre mi scopava in gola gli accarezzavo le palle.
rapido… intenso… in meno di 2 minuti lo sentii ansimare, aumentò la pressione sulla mia nuca e dopo un istante la sua sborra mi riempì la bocca.
"basta basta… ora mi da noia" e me lo tolse di bocca.
probabilmente quella cappellona era particolarmente sensibile, il tipo di uomo che appena ha schizzato avverte fastidio. con l'uccello ancora grondante si rivestì in fretta e mormorò un "ciao".
mi alzai ed aprii la porta. ad aspettarci, o meglio ad aspettarmi, c'era il 50enne; si scostò appena per far uscire il compare e mi si piazzò davanti
"vai da qualche parte?"
un brutto sorriso, il suo, denti gialli e poco curati… eppure c'era qualcosa di spaventosamente attraente in lui.
feci un passo indietro e sempre senza parole tornai ad inginocchiarmi.
si aprì da solo i pantaloni, e rivelò un uccello moscio, corto e paffuto, non un granché a dire il vero.
"vedrai come cresce" mi disse.
in un istante l'avevo già tutto in bocca e ci giocavo con la lingua. piano piano lo sentii gonfiare… e in un minuto mi trovai un bel cazzo duro che spingeva sul palato. effettivamente ci guadagnava molto con l'erezione.
stava appoggiato alla parete piastrellata, le braccia aperte e le mani appoggiate sui divisori, una sorta di Cristo obeso e perverso con il cazzo duro, ed io Maddalena spalancavo le fauci per accogliere la sua benedizione.
"leccami le palle… leccami le palle"
partii dall'interno coscia e risalii fino all'inguine, gli lavai i coglioni con la mia lingua avida ed umida mentre con una mano lo segavo.
"bravo… ora succhia dai"
come un soldatino zelante obbedii e tornai ad imboccargli il cazzo.
lo spingevo in gola mentre con la lingua lo accarezzavo da sotto… dentro e fuori, in un movimento fluido e infinito.
"dai… dai…" lo sentii aumentare il ritmo.
da bravo maschio dominante anche lui mi appoggiò le mani sulla nuca e spinse tutta la fava fino alla radice, bloccandomi la testa … poi gli spruzzi. dritti in gola.
a differenza dell'amico continuò a farsi pompare tenendomi ancora fermo per le orecchie. poi sentii che perdeva rigidità.
"bravo" disse, ed uscì.
mi trattenni un po' nel bagno per asciugarmi il mento con la carta igienica e per ricompormi, poi uscii per lavarmi le mani.
lo specchio posizionato strategicamente sopra ai lavabi mi permetteva di guardare gli orinatoi alle mie spalle.
non erano deserti.
a pisciare al muro c'era un uomo di colore, scuro, probabilmente senegalese, ghanese o etiope.
alto, evidentemente muscoloso come solo certe etnie riescono ad essere in modo naturale, non aveva più di 27, 28 anni. gli abiti stropicciati e i sandali mi fecero supporre che fosse anche lui camionista.
indugiai un bel po' nel lavarmi le mani, finché lo vidi occhieggiare sopra alla spalla, evidentemente incuriosito almeno quanto me. di certo aveva visto uscire il secondo uomo dal mio stesso bagno intuendo l'accaduto. mi voltai e misi le mani ad asciugare sotto al getto d'aria calda.
il mio bel negretto si voltò verso di me e mise in bella mostra un cazzone lungo ed eretto, circonciso, poi con la testa indicò la porta da cui ero uscito… e si infilò lesto nel bagno.
lo seguii e glielo presi in mano massaggiandolo vigorosamente.
"lo prendi dietro?" mi domandò
senza smettere di massaggiarlo con l'altra mano estrassi un profilattico dai jeans e, non senza difficoltà, lo srotolai sulla sua mazza lunga e scura. percorsi il lattice con la lingua umida, poi mi voltai, abbassai i pantaloni e mi appoggiai alla parete, tappezzata di scritte oscene.
il mio mandingo non si fece pregare, con un dito scese ad esplorarmi in culo, poi posizionò la cappella e dette un paio di colpetti d'assestamento. non temevo che fosse troppo largo, benché grande avevo accolto dentro di me uccelli dal diametro maggiore, ma quella verga lunga e marmorea non sarebbe stata un gioco da ragazzi.
un terzo colpo appena più forte, un quarto, poi una spinta decisa… e percepii che mi aveva messo dentro almeno metà di quella fava stupefacente.
spinsi indietro il bacino e con le mani mi allargai le chiappe, lo volevo e lo volevo tutto, TUTTO, dentro di me.
non ci furono altri colpi di assestamento, si ritrasse per un paio di centimetri e poi lo sentii affondare lento ma autoritario, fino alle palle.
forse mi stimolò la prostata, forse era la mia mente sovreccitata da quel bastone di cioccolata a farmi sragionare… sentii una fitta di dolore, poi un calore avvolgente attraversò ogni muscolo, ogni nervo.
lo scopatore si rese conto del mio rilassamento, si ritrasse pochi centimetri e ancora spinse il cazzo in fondo, davvero in fondo.
stavo per dire qualcosa ma mi trattenni quando sentii distintamente un rumore di passi; qualcun'altro stava entrando in bagno.
il nero non sembrò preoccuparsene minimamente e prese a scoparmi con forza. sfilava il cazzo fin quasi alla cappella… e poi lo spingeva poderosamente, incessantemente, tutto dentro.
non potevo non sbattere contro la parete. non potevo e basta perché quel maschio mi stava trattando come uno spiedo, mi impalava, mi trafiggeva, come un animale.
avevo avuto altre esperienze con africani, sapevo già che per lui io non esistevo, esisteva solo il suo bisogno di sborrare, il più in fretta possibile, ed io ero solo un culo, un pezzo di carne calda e accogliente. uno strumento con l'unico scopo di farlo schizzare.
la fibbia dei jeans tintinnava sulle piastrelle… ma il godimento travolgente mi impediva di preoccuparmi di chi c'era intorno. volevo solo farmi sbattere. volevo solo godere facendolo godere.
senza rallentare il ritmo anche il mio bel cazzone raggiunse l'orgasmo sbuffando. dopo qualche colpo ben assestato spinse l'uccello nel profondo del mio retto… restò immobile qualche secondo e poi l'estrasse.
rapidamente mi voltai e in un solo gesto gli sfilai il preservativo e mi chinai a leccargli il cazzo ancora umido del suo umore. lo stupore nei suoi occhi mi fece intendere che era piuttosto nuovo a quel tipo di trattamento… ma da come mi lasciò fare direi che lo gradì.
detti il tempo al mio trombatore di allontanarsi, poi uscii dal camerino.
ad attendermi davanti agli orinatoi c'erano due uomini, probabilmente altri camionisti, entrambi sovrappeso ed entrambi con il cazzo in mano, che si masturbavano.
"t'è piaciut o'cazz nero èh?!" disse quello a destra.
un'affermazione più che una vera e propria domanda.
feci per andare di nuovo nella toilette ma il secondo
mi indicò con un gesto un terzo uomo, sull'ingresso del bagno, che ammiccò e si mise a fare la guardia.
mi inginocchiai lì, davanti agli orinatoi, e mi misi a leccarli entrambi, passando da un maschio all'altro, da un cazzo all'altro.
tutti e due erano sudati, tutti e due odoravano di fatica, tutti e due avevano il cazzo coperto da una leggera patina perlacea odorosa e le palle gonfie.
hanno sborrato quasi insieme, entrambi sul mio viso, sulle mie labbra, sulla mia lingua che si muoveva senza sosta sulle loro verghe.
quello a sinistra mi ha sbattuto l'uccello sulla faccia, ha raccolto un po' di sperma e me l'ha offerta da leccare
"mo' tocca a Paolone" ha detto l'altro.
ed ecco arrivare Paolone, l'uomo che era rimasto di vedetta all'ingresso.
ammirando il notevole gonfiore nei pantaloni mi domandai se il nome derivasse dalla sua corporatura oversize o dalla sua minchia spropositata.
con il viso ancora gocciolante l'ho visto abbassare la lampo, gli slip, ed estrarre un uccellone lungo e largo quasi il doppio del nero.
una delizia per gli occhi… e per la mia lingua!
ho iniziato a sbocchinarlo allungando le mani verso la sua pancia… e che delizia vedere che si sfilava la t shirt unta e sudicia per regalarmi la visione del suo ventre e del torace.
lo succhiavo e lo accarezzavo, lo accarezzavo e lo succhiavo, Paolone mugolava e dondolava ad ogni colpo di lingua… e sbuffava di piacere quando giocavo coi suoi capezzoli.
ero sicuro che dopo il trattamento dell'africano il mio culetto sarebbe stato in grado di accogliere anche il suo cazzone,"ce,l'hai un preservativo?" gli chiesi "certo!"rispose.
mi alzai e appoggiai le mani al muro, come per una perquisizione, ma Paolone aveva un'idea diversa, mi abbracciò da dietro e mi portò di peso sui lavabi, piegandomi a 90 °sul marmo.
lo sentii armeggiare con il condom, poi la pressione della sua grossa cappella sullo sfintere.
tanto delicato quanto grosso, Paolone sembrava immobile ma in realtà guadagnava terreno dentro di me, scavava con lentezza e regolarità, dischiudeva le minuscole pieghe del mio culetto, premeva e avanzava approfittandosi dell'elasticità provocata dalla banana del suo predecessore di colore.
con una manovra sapiente mi ha piantato tutto l'uccello dentro, poi l'ha fatto oscillare e roteare sul suo asse, per allargarmi ulteriormente.
ho alzato lo sguardo e ho incrociato i miei stessi occhi che mi scrutavano dallo specchio.
la faccia ancora grondante di sborra, i capelli appiccicati di sudore, mi ammiravo sfacciatamente in quel riflesso. vedevo la sagoma di Paolone muoversi dietro di me, sentivo quell'enorme mazza pulsante che mi apriva completamente, e via via aumentava la pressione e la velocità. mi sentivo incredibilmente puttana, e mi piaceva.
"che culo che hai… mmmmmmmm che culo favoloso… che troia..."
ormai era un treno in corsa e mi trapanava forte sbattendomi sui lavandini.
"si… sono una troia… sono la tua troia… sfondami paolone… sfondami perché sono una troia"
il colosso ha ingranato la marcia e si è messo a cavalcarmi forsennatamente.
sono una troia sono una troia sono una troia… continuavo a ripeterlo dentro di me mentre paolone mi slabbrava il culo.
"mo' ti faccio bere"
ha estratto il cazzo e si è tolto il preservativo, mi sono inginocchiato e ho tirato fuori la lingua.
Paolone si è segato davanti alle mie labbra fino a che non ho visto un fiotto abbondante raggiungermi la lingua e scivolarmi in gola.
ha sborrato tanto, tantissimo, quasi una pisciata di sborra da quanto era liquida e abbondante, e una volta finiti gli spruzzi mi ha spinto la testa e mi ha cacciato tutta la fava in bocca a rimestare nella sua sborra.
ho sentito una mano sulle spalle.
mi sono voltato mollando l'uccellone appena in tempo per essere raggiunto dagli schizzi di altri due uomini che evidentemente si stavano segando mentre mi facevo aprire il culo.
sborra sugli occhi. sborra sulle guance, sborra sulle labbra.
sborra in bocca e in gola. sborra sulla sborra degli altri.
devotamente ho bevuto tutto e gli ho ripulito i cazzi slinguandoli alla perfezione. i due si sono diretti verso le cabine (per pisciare, presumo), Paolone non c'era già più.
sono uscito e mi sono appoggiato al muro, dopo poco sono usciti anche gli altri 2. hanno fatto finta di niente, come se non ci fossi, e si sono diretti verso il parcheggio.
mi sono acceso una sigaretta… ma dopo poche boccate ho visto 3 uomini di mezz'età provenire dal parcheggio con un eccitante baluginìo negli occhi.
lo dicevo che le migliori informazioni viaggiano con il passaparola!






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