Prime Esperienze

Nirvana


di motosex6769
23.08.2015    |    3.197    |    2 5.1
"Passa qualche interminabile secondo e il maiale si alza liberandoti dal suo peso, si sciacqua il viso e dopo essersi velocemente rivestito si congeda dicendo:..."
Lo schermo luminoso di fronte a te ti sta ipnotizzando: da troppo tempo lo stai fissando senza muovere un muscolo, scuoti lievemente la testa come per liberarla dalla nebbia che la avvolge e ti dici che per oggi possa bastare. Spegni il monitor, ti alzi con lentezza e saluti le tue colleghe che con i soliti gesti ricambiano. Un’altra giornata di lavoro è finita ora non ti resta che passare dal supermercato, comprare qualcosa per cena, concedendoti una vaschetta di gelato per gratificarti un po’ a dispetto della linea. Prendi il metro, fai due passi per perdere un po’ di tempo e, come tutte le sere rincasi quando ormai è buio per consumare un frettoloso pasto e buttarti sul divano a guardare la tv giusto per farti venire sonno e quindi concludere la serata trascinandoti a letto, addormentarti per poi ricevere un’altra mattina , sempre la stessa.
Ormai da troppo tempo la tua vita è diventata una vuota routine, fai sempre le stesse cose, vedi sempre le solite facce che ogni giorno di più ti sembrano ingrigirsi: proprio come te. Ti rendi conto che il tempo ti sta sfuggendo senza avere la possibilità di fermarlo per un attimo e sperare in futuro meritevole di essere vissuto: ti basterebbe avere uno stimolo per scrollarti di dosso questo torpore e guardare avanti e non lasciare che la tua mente scivoli sempre nel passato, nei ricordi.
Una sera come le altre, mentre stai distrattamente camminando verso la stazione senti un urletto, ti volti incuriosita e vedi una figura familiare, poi, concentrandoti meglio la riconosci: è Manuela una compagna del liceo che a grandi passi si avvicina per poi abbracciarti con forza, “Maura! Quanto tempo! Sono felice di ritrovarti. Sai, spesso penso a te e a tutto quello che abbiamo combinato da ragazze. Ricordi?” In effetti non potevi certo scordare i momenti spensierati della scuola e soprattutto alle serate trascorse a ballare, conoscere gente e fare sempre nuove esperienze. Manuela era sempre stata una trascinatrice, sempre alla ricerca di emozioni e, da quello che ti stava raccontando ti rendi conto che non era cambiata: dopo aver girato il mondo come reporter, aver conosciuto mille diverse culture, si era fermata a Milano per aprire un negozio che vendeva spezie e stoffe orientali. Non era più una ragazzina ma l’energia che emanava rendeva la sua persona molto fresca e carica di effervescente vitalità. Dopo qualche minuto di veloce conversazione vi accomodate in un bar e, sedute sui divanetti ,bevendo un Margarita ghiacciato, vi lasciate trasportare dalle parole che, agevolate dal piacevole effetto dell’alcool corrono sempre più veloci. Tu rimani affascinata dai racconti circa le esperienze di Manuela per il mondo e provi una leggera fitta al cuore rendendoti conto di non avere molto da dire se non che avevi un lavoro sicuro che ti dava la tranquillità economica. Improvvisamente gli occhi vivaci della donna si fanno seri che, fissandoti intensamente ti dice che hai assoluto bisogno di distrarti e che lei aveva una soluzione: fare un salto a casa sua per bere ancora qualcosa e parlare ancora un po’. Annuisci e la segui docilmente fino alla mansarda arredata con pochi ed essenziali mobili e resa accogliente dai tappeti orientali e da drappi colorati alle pareti. Dopo esservi sedute per terra e sorseggiando un the bollente lei, con voce suadente, sussurra : “Credo di aver capito il tuo problema e penso di avere una soluzione” quindi, alzandosi con fare elastico, si dirige verso un mobiletto di legno intarsiato per estrarvi un barattolo di terracotta e, rivoltandolo si lascia cadere in mano dei cristalli di color verde dalla strana forma frastagliata.
“Questo si chiama Nirvana. E’ un prodotto che ho trovato in un viaggio in Afghanistan, pare sia ottenuto da funghi simili al pejote messicano ma, a sua differenza non causa delle vere e proprie allucinazioni bensì uno stato di benessere legato al sonno. Non avere paura , non ti farà alcun male, anzi.” Rimani basita ma, lentamente allunghi la mano verso la sua e prendi alcuni cristalli, li soppesi e, ringraziando le dici che lo proverai: in fondo non hai molto da perdere. Quindi, vista l’ora ormai tarda decidi di rincasare e, mentre sei sulla soglia vieni raggiunta dalla voce di Manuela che ti consiglia di sciogliere il Nirvana in un bicchiere di Whisky e di prenderlo prima di coricarti, ringrazi meccanicamente e dopo averla abbracciata lasci la sua casa per raggiungere velocemente la tua.
La settimana lavorativa giunge al termine e rincasata ti concedi un bagno caldo, indossi una comoda vestaglia, prendi due cristalli, li lasci cadere in un bicchiere di liquore e appena sciolti li bevi velocemente per poi mettere un cd dei Pink Floyd e sdraiarti sul letto. L’alcool ti rilassa e, cullata dalla musica soffusa ti lasci cadere dolcemente nel torpore.
Appena apri lentamente gli occhi ti rendi conto di qualcosa di strano: il letto dove giaci è enorme, fasciato di teli di seta color porpora e la stanza dove sei non è la tua camera ma un ampio salone arredato con foggia orientale, le pareti sono coperte da drappi leggeri colorati vivacemente e l’aria è satura di profumi inebrianti. Lontanissima si diffonde una dolce litania che ti rapisce e, in fondo alla sala vedi delle figure femminili vestite da ampie tuniche turchine ricamate d’oro che sorridendo si avvicinano con movenze eleganti, ti indicano di alzarti e con delicatezza ti aiutano a liberarti del largo vestito che ti copre facendolo scivolare a terra. Colta di sorpresa lasci fare e, volgendo il capo verso la tua destra vedi riflessa in un grande specchio la tua figura che stenti a riconoscere: vedi una giovane donna dal corpo formoso e sodo, senza l’ombra della cellulite che da tempo affliggeva le tue gambe e dal viso fresco che, come sotto l’effetto di una macchina del tempo ti ricordava Maura di qualche anno fa. Un po’ stordita dalla vista incredibile senti le dolci mani delle donne che, facendo una lieve pressione ti conducono al grande letto, ti fanno coricare e, sempre sorridendo, fanno cadere a terra i loro vestiti : i loro corpi snelli dalla pelle liscia ed ambrata vengono colpiti dalla scarsa luce emanata da piccole lampade ad olio in tutta la loro sensuale bellezza ed i sorrisi maliziosi fanno capolino sulle labbra carnose.
Poi, con movimenti elastici sollevano delle piccole ampolle per versare sul tuo corpo un olio profumato e, dolcemente iniziano un massaggio sempre più intenso che ti porta a socchiudere gli occhi emettendo un leggero sospiro. Le loro abili dita percorrono il tuo corpo in ogni punto soffermandosi ora sul tuo seno ora sulle gambe per scendere ai piedi per poi risalire facendoti ansimare sempre più forte. Il soave gioco s’interrompe bruscamente e le donne, dopo essersi a loro volta cosparse di olio, salgono sul letto per poi premere i loro corpi sul tuo ed iniziare un travolgente lento movimento che ti provoca delle piccole scosse di piacere mai provato. Chiudi gli occhi e ti rilassi completamente finche’ senti un contatto umido sulla pelle: le loro lingue stanno scivolando su di te frugandoti ovunque e raggiungendo con esasperante lentezza il tuo ventre caldo per poi tuffarsi dentro di te e torturando il tuo clitoride gonfio di piacere. Le ondate di piacere che percorrono il tuo corpo ti squassano e, quando senti premere sulla bocca la vagina di una di loro , dischiudi le labbra e cominci a leccare con foga quella fica odorosa bevendone il succo caldo come nettare divino.
Perdi la cognizione del tempo e senti solo gli orgasmi che si susseguono veloci, trascinata in questo gorgo formato da contatti liquidi ed intensi dei corpi e delle bocche che sembrano moltiplicarsi all’infinito.
Quando ormai svuotata senti i corpi delle donne ( delle Uri’ forse?) scivolare via , senti che la spossatezza sta per avere il sopravvento e cadi in un sonno popolato di sogni.
Dischiudi leggermente le palpebre e subito la luce colpisce come una lama i tuoi occhi. Li richiudi per poi ripetere l’operazione fino a riuscirci del tutto e vedere l’armadio della tua camera da letto e tutta la solita mobilia. Era un sogno, solo un sogno,! Poi meccanicamente ti sfiori l’inguine e sentendolo fradicio non puoi fare a meno di sentire quello che avevi “sognato” qualcosa di maledettamente reale.
Passano i giorni cadenzati dalle solite abitudini e non puoi evitare che la tua mente corra libera in fantastici pensieri che inesorabilmente ti portano a desiderare di provare altre emozioni forti come quelle che il “Nirvana” ti aveva procurato. Allunghi la mano verso il cellulare e, dopo aver composto il numero di Manuela senti la sua voce squillante e ne rimani rinfrancata, poi le chiedi se fosse possibile avere ancora qualche cristallo visto che ti erano piaciuti tantissimo. Lei, felice di averti aiutato ti dà appuntamento a casa sua per regalarti tutti i pezzetti di Nirvana rimasti nel barattolo e, raccomandatoti di non abusarne ti abbraccia con caloroso affetto.
Tornata a casa cerchi il luogo adatto per custodire quel bene prezioso e lo trovi in una vecchia biscottiera di ceramica, la appoggi sopra il televisore e la guardi come un bambino fa con la cioccolata. Quindi, per disciplinarti, decidi di usarlo solo nei fine settimana e neanche in tutti. Affronti la tua solita vita con grande verve sapendo che da li a pochi giorni ti saresti potuta dedicare a te stessa.
Arrivato il tanto agognato sabato ti prepari il solito bagno rilassante, indossi la comoda vestaglia e , dopo aver bevuto l’ whisky con disciolti i cristalli ti accomodi sul divano per guardare un po’ di tv, giusto per aspettare che il torpore sopraggiunga. Apri stancamente gli occhi che avevi socchiusi per renderti conto di essere a letto: non il tuo letto ma uno molto più ampio in ferro laccato di bianco , sollevi la testa e in un grande specchio sul soffitto vedi riflessa l’immagine di una giovane donna dai lunghi capelli corvini, dal fisico slanciato ma molto formoso che sta mollemente sdraiata.
Volgi lo sguardo verso di te e ti rendi conto, ammirando le tue lunghe gambe che la donna nello specchio non è altro che la tua figura riflessa. Con un urletto di sorpresa ti alzi per meglio guardare il posto dove ti trovi: è una stanza molto scarna e l’arredamento è composto da un solido armadio in legno, un mobiletto con un piccolo specchio per il trucco e un separé ricamato che nasconde una vasca di metallo anch’esso laccato ed un lavandino appeso al muro ad altezza piuttosto ridotta. Rendendoti conto di essere scalza cerchi qualcosa da mettere e trovi delle curiose scarpette che ricordano delle pantofoline di raso chiuse sul davanti col tacco piuttosto alto, afferri una vestaglia di seta che indossi frettolosamente cercando di chiuderla meglio possibile visto che sotto sei nuda e ti precipiti fuori con impeto dopo aver spalancato la porta. Subito vieni investita da schiamazzi che provengono dal piano inferiore, scendi le scale e sbigottita vedi un ampio salone con delle panche alle pareti dove siedono degli uomini che vestiti di abiti decisamente antiquati, sghignazzano e lanciano osceni commenti verso alcune donne seminude che passeggiano al centro dell’ambiente.
Appena l’attenzione degli uomini viene rivolta a te, nella sala piomba il silenzio e gli astanti ti fissano a bocca aperta, finche’ la voce stridula di una donna matura, seduta in fondo lacera l’aria: “Questa è l’ultima arrivata della Maison , si chiama Iside ed è un bocconcino tanto dolce quanto caro.” Subito il vociare riprende e gli uomini fanno offerte in denaro alla Madama che rifiuta per rilanciare con un prezzo altissimo.Gli uomini, delusi abbassano lo sguardo: nessuno di loro poteva permettersi di pagare tanto. Quasi nessuno. Si alza infatti un signore di mezza età che levatosi il cappello e mostrando l’ampia calvizie annuncia: pagherò volentieri la cifra che chiede, Signora, a differenza di questi cafoni posso permettermi di far vedere a questa meravigliosa fanciulla cosa sa fare un vero uomo. Quindi dopo aver sbattuto le banconote sul tavolo della Madama, cingendoti la vita ti conduce al piano di sopra entrando nella tua stanza e chiudendo a chiave la porta. “Ora cara mia Iside devi farmi vedere se vali veramente tanto “cosi dicendo, guardandoti con occhietti maligni, inizia a spogliarsi scoprendo un corpo grasso ricoperto da folta peluria ed afferrando il suo grosso cazzo floscio ti si avvicina intimando: “fammelo venire duro che ti voglio scopare”. Intimorita dalla sua ributtante figura ti avvicini a lui, gli prendi l’uccello in mano e cominci a masturbarlo lentamente. “No! Non così, devi prendermelo in bocca” Tu, allora, lo accompagni al lavandino e gli lavi il cazzo e accucciata al suo cospetto apri la bocca per accogliere fra le labbra la su cappella , poi, cominciando a succhiare fai scivolare il suo arnese che si sta gonfiando sempre più in profondità. Non contento l’uomo afferra la tua testa e con vigore la spinge verso il pube grigiastro facendoti ingoiare il cazzo fino in gola ed emettendo dei grugniti di piacere. Colta da conati sei costretta a liberarti dalla presa ma lui, incazzato, ti ricorda che ha speso un mucchio di quattrini e che deve essere accontentato in tutto. Ti riavvicini e lentamente riprendi il lavoro interrotto facendo fatica a contenere in bocca ed in gola la mazza sempre più dura, finche’ lui, con fare deciso ti allontana per farti stendere sul letto e ,allargandoti le gambe sistema il suo cazzo sulle grandi labbra e, con un movimento di reni fa entrare il battacchio per intero nella tua fica. Comincia a muoversi affannosamente, schiacciandoti con il suo peso e gemendo forte, tu alzi gli occhi e, nello specchio sul soffitto vedi uno spettacolo disgustoso: uno schifoso grassone ti stava scopando ansimando ,ma la vista del suo culo flaccido che si muoveva ritmicamente insieme al movimento pastoso dentro di te, ti provocava una strana eccitazione perversa che in poco tempo ti faceva raggiungere un piccolo orgasmo. Proprio mentre stava per godere, l’uomo esce dal tuo ventre e, rosso in viso rantola: “Sei stupenda! Meriti un extra” e così dicendo butta sul letto alcune banconote. “Sono 500 lire e se le vorrai , dovrai sudartele” Madido di sudore ti fa voltare per metterti a carponi, ti allarga le natiche e, dopo averle cosparse di saliva, massaggia il solco indugiando sul buchetto . Tu miagoli: “No, per piacere quello no. Lì sono ancora vergine”. L’uomo, ancora più infoiato dalle tue suppliche, appoggia la sua cappella sul tuo fiorellino bruno e con decisione comincia a spingere; il tuo ano fa resistenza per un po’ ma poi la pressione ha il sopravvento e lo sfintere cede lasciando scivolare dentro di te l’arnese gonfio che comincia inesorabile un movimento lento e straziante. Chiudi gli occhi per cercare di astrarti ma il cazzo che entrava ed usciva dal tuo culo con sempre più forza unite alle gocce di sudore che bagnavano la tua schiena e ai suoni animaleschi che il porco emetteva fanno salire un’involontaria onda di piacere animale che ti provoca un orgasmo del quale ti vergogni. Nello stesso momento l’uomo comincia a tremare e, cacciando un urlo bestiale ti inonda l’ano di sperma copioso e bollente.
Passa qualche interminabile secondo e il maiale si alza liberandoti dal suo peso, si sciacqua il viso e dopo essersi velocemente rivestito si congeda dicendo: “ Complimenti! Sei bellissima e il tuo culo è tenero come il burro. Stai tranquilla che dopo la pubblicità che ti farò avrai lavoro assicurato.”
Rimasta sola decidi di darti una lavata e, presa da una spossatezza indicibile ti butti sul letto per riposare un po’.
Dei brividi di freddo ti scuotono dal torpore e ti spingono ad alzarti, afferrare una calda coperta e avvolgendola al tuo corpo vai verso la tv che sta trasmettendo un programma religioso con tanto di predicatore che urla e la spegni con gesto stizzito. Vaghi per casa tutto il pomeriggio ancora rapita da quello che avevi vissuto, per concludere la serata leggendo un libro che prima ti interessava tanto ma ora ti appariva come composto da pagine vuote.
Inutile dire che i giorni successivi in ufficio fossero colmi della solita vuota monotonia e che l’unico tuo desiderio fosse quello di raggiungere il sabato nella maniera più veloce ed indolore possibile. Nonostante i colleghi ed in particolare il nuovo (carino) impiegato che sedeva alla scrivania di fronte alla tua cercassero di coinvolgerti nei loro discorsi, provavi una grande distanza da tutto quello che ti circondava rispondendo alle loro domande con frettoloso distacco.
Arrivato il tanto atteso venerdì fuggi dal lavoro e, senza fermarti a comprare qualcosa per cena, rincasi per dedicarti al consueto rito: fai un meraviglioso bagno caldo, indossi la solita veste morbida, prendi la bottiglia di whisky, ne versi il contenuto in un bicchiere e, dopo aver disciolto alcuni cristalli bevi con avidità. Metti un cd di Mango che subito diffonde la sua melodia in tutta la casa e, rinfrancata, ti siedi sul divano allungando le gambe sul comodo puff per rilassarti meglio.
Poco dopo una sensazione sgradevole ti scuote : senti qualcosa di ruvido che ti sta pungendo la schiena e le gambe, volgi lo sguardo ai tuoi lati e ti rendi conto di essere sdraiata su un ruvido pavimento coperto di paglia, alzi gli occhi e vedi sulla tua testa un rozzo tetto di foglie e allarmata ti muovi verso l’esterno .Facendo capolino dalla capanna di fango vedi un uomo dalla pelle color ebano dal fisico slanciato e muscoloso che sta assicurando mediante una corda delle caprette e quindi si dirige verso il pozzo per estrarre un grosso secchio d’acqua col quale comincia a lavarsi emettendo gioiose risate. Rapita dalla rude bellezza del giovane uomo fai scorrere gli occhi su quel corpo possente con avidità finche’ lui, vedendoti ti lancia un saluto e rapidamente ti raggiunge all’interno della capanna per sedersi incrociando le lunghe gambe e, afferrata una ciotola ti chiede di riempirla. Prendi la ciotola che il tuo uomo ti sta porgendo e, con un grosso mestolo la colmi di zuppa bollente che stava cuocendo in un pentolone al lato della stanza. L’uomo, famelico ,la divora in un attimo e subito ne vuole ancora . Placata la fame si avvicina a te che fai altrettanto, ti passa la mano dura sul viso per scendere lungo le tue gambe lucide e scure come la notte e poi con gesto deciso ti fa accomodare sulla paglia facendoti girare sulla pancia. Le sue mani corrono lungo la schiena facendoti provare dei brividi caldi che la percorrono in tutta la sua lunghezza fino a raggiungere la vagina calda e bagnata, quindi, senti il piacevole contatto del suo membro duro contro il tuo ventre che, dopo una spinta decisa accoglie completamente facendoti sospirare forte. Il movimento deciso dentro di te ti provoca un piacere intenso che cresce sempre di più con l’aumentare della forza della penetrazione fino a farti venire tremando . Quando anche lui, dopo aver assestato gli ultimi vigorosi colpi gode riempiendoti del suo sperma , ti senti appagata e felice di avere un uomo così forte ; quindi lo inviti a giacere al tuo fianco per riposarsi e lo guardi dolcemente addormentarsi. Osservando estasiata il corpo del tuo maschio, non puoi evitare di spingere le tue mani su di lui per accarezzarlo dolcemente, porre le tue labbra sulla sua pelle e percorrere con la punta della lingua umida la sua muscolatura allenata dal duro lavoro. Attratta magneticamente dai suoi piedi guardi con desiderio il contrasto tra la pelle nera del dorso con quella chiara della pianta , in trance ti abbassi e prendi a baciare e leccare l’oggetto di tanto trasporto finche’ lui, infastidito, si sveglia di soprassalto e, guardandoti con occhi di fuoco alza la sua mano enorme per poi abbassarla sul tuo volto in uno schiaffo così violento da spaccarti un labbro.
Tramortita lo guardi intimorita e, sentendo il gusto dolciastro del sangue ti colpiscono le sue parole emesse con tono baritonale: “Non permetterti mai più di toccarmi senza il mio permesso, donna”. Abbassi lo sguardo sottomessa e fra te e te pensi che lui abbia ragione, ti alzi e, uscendo per dedicarti alle capre ti coglie una stanchezza improvvisa ( forse dovuta alla gravidanza) che ti costringe ad accoccolarti all’ombra del grande albero.
La musica non è ancora finita, senti dei brividi di freddo e guardando dalla finestra vedi che sta piovendo con la tipica cadenza autunnale, ti prepari una tisana calda e, dopo averla bevuta , sorridendo ripensi alla bizzarra esperienza africana appena vissuta. Dopo aver guardato un vecchio film alla televisione, annoiata, decidi di proseguire la giornata come più ti piace: compi il solito rito dei cristalli nel liquore e, dopo aver bevuto ti metti sul letto coprendoti fino al volto con il soffice piumino.
L’aria accarezza il tuo volto e i tuoi lunghi capelli biondi sferzano la tua fronte, la lambretta percorre scoppiettando la lunga strada sterrata che corre lungo le rigogliose colline senesi e tu, a gran fatica premi sulla tua larga gonna per evitare che, svolazzando scopra le tue belle gambe. Volgi il capo a sinistra (essendo seduta di traverso sul sellino) e vedi Gianni che con le braccia muscolose guida allegramente. Non puoi fare ameno di sospirare pensando a quanto bello fosse il tuo ragazzo: slanciato e forte, dalle spalle larghe, dal sorriso accattivante e dagli occhi neri come tizzoni e profondi come la notte. “Eccoci arrivati! “ esclama Gianni. Con stupore vedi che lo scooter vi aveva portato in un luogo da sogno: una radura coperta da soffice erba, nascosta da alberi secolari che gettavano la loro fresca ombra , sembrava uscita da un quadro naif . Dopo aver steso il plaid ai piedi di un’enorme quercia vi sedete guardandovi negli occhi, vi scambiate qualche rapido bacio per poi lasciarvi trascinare dalla passione in baci sempre più profondi, facendo scorrere le vostre mani in esplorazione dei vostri corpi finche’ Gianni , indugiando sul tuo seno, sussurra delle parole al tuo orecchio.
“No! Non siamo ancora sposati!” Come se non avesse sentito, continua a far scivolare le mani sul tuo corpo in maniera così dolce ed appassionata da farti sfuggire un piccolo gemito. La profondità delle sue carezze aumentano sempre di più fino a raggiungere le tue mutandine bianche e, scostandole dolcemente ti sfiora con la punta delle dita la fica fradicia come mai avevi sentito, facendoti sussultare come percorsa da una scossa elettrica. Cominciando a perdere il controllo anche le tue mani accarezzano il suo torace scendendo sempre di più lungo il suo addome sodo , fino ad arrivare al suo inguine, per premere sul suo membro duro e cominciando a massaggiarlo fino a sentire i suoi gemiti farsi sempre più intensi.
Improvvisamente Gianni, ansimando, prende la tua mano e la scosta, ti guarda intensamente con i suoi occhi nerissimi e comincia a baciarti sul collo fino a farti mugolare di piacere. Quindi ti sbottona con foga la camicetta, osserva estasiato il tuo giovane seno e prende a baciarlo e succhiarlo e, scendendo sempre più in basso raggiunge il tuo pube per continuare a leccarlo. Ormai in estasi senti la sua lingua insinuarsi nella tua fica ed arrivare al clitoride per tormentarlo sempre di più.
Respirando sempre più forte allunghi la mano sul suo inguine, fai scendere la lampo e, tremante fai scivolare fuori il suo cazzo durissimo. Stringendolo forte cominci un lento movimento che mai avevi compiuto. La sua diabolica lingua non ti dava tregua e, sentendo un’onda di piacere mai provata salire impetuosa , aumenti la pressione sulla sua asta e il movimento della tua mano si fa sempre più veloce finche’ senti come un’esplosione nel petto e nella testa che ti fanno urlare a squarciagola. Quasi contemporaneamente Gianni comincia a sussultare e gemendo forte dice: “Godo, godooooo”
Il suo cazzo pulsa con violenza e la tua mano viene inondata di liquido caldo.
Sfiniti vi stendete sull’erba soffice e, tenendovi per mano cominciate a fantasticare sul futuro, immaginandovi sposati e sognando di fare l’amore finalmente in maniera completa. Sfiorata dalla brezza tiepida e cullata dal canto degli uccellini, sorridendo felice chiudi gli occhi immaginando quanto possa essere bello il domani con Gianni.
Ti stiracchi le gambe e le braccia, e, entusiasta lanci un urletto: “Che avventura meravigliosa!”. Vaghi un po’ per la casa ancora estasiata da quello che avevi vissuto e, dopo aver aggredito una vaschetta di gelato ripulendola con voracità termini la serata ascoltando la musica che preferisci.
Dopo qualche giorno, mentre sei impegnata al computer nella revisione di alcuni conti, noti che l’impiegato che siede alla scrivania di fronte alla tua si alza e, con fare lieve si avvicina a te per dirti con voce bassa: “Ciao Maura. Scusa se disturbo il tuo lavoro ma volevo solo chiederti se ,solo per svago, ti farebbe piacere fare un salto nel nuovo Pianobar che hanno aperto in centro proprio ieri, magari Sabato prossimo.” Rimani colpita e decisamente lusingata ma, proprio quando stai per accettare l’alettante invito, pensi all’appuntamento ormai consueto con i tuoi cari e magici cristalli e senti uscire dalla tua bocca delle parole di cortese rifiuto. L’uomo, come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto barcolla leggermente e, cercando di apparire sereno si volta per poi accomodarsi alla propria scrivania per nascondere il volto dietro al monitor. Ti senti un po’ in colpa ma, ragionandoci bene, giungi alla conclusione che in effetti avevi fatto quello che sentivi e che mai avresti potuto barattare “quei momenti” con una banale serata per quanto piacevole potesse essere.
Il giorno è arrivato. Appena a casa ti sbarazzi dei vestiti buttandoli in un angolo, fai una doccia rilassante e, dopo aver messo un disco di Roger Waters che comincia a diffondere le sue lente sonorità , versi il solio bicchiere di liquore dove sciogli qualche cristallo fatato , lo bevi velocemente e sprofondi nel tuo lettone che ti accoglie rassicurante.
La macchina corre veloce nella notte. Seduta comodamente negli avvolgenti sedili di pelle guardi sfrecciare le luci che schizzano via nel buio, indugi con lo sguardo sulle tue lunghe gambe fasciate da calze velate escono prepotentemente dallo spacco della tua gonna chiusa con pochi bottoni e, volgendo il capo alla tua sinistra noti quanto Sandro sia sexy: è un uomo sulla cinquantina, dal fisico asciutto, i capelli cortissimi color acciaio e dotato di uno sguardo magnetico certamente amplificato dal color verde dei suoi occhi. La sua guida sicura continua per qualche minuto finche’ dopo aver arrestato la macchina si rivolge a te con un lieve sorriso: “Siamo arrivati amore” Guardi fuori e vedi con stupore che l’auto si trovava in uno spiazzo isolato circoscritto da un muro alto e bianco e intorno il nulla assoluto della notte.
Tuo marito, dopo essere sceso, ti apre cortesemente la portiera invitandoti a scendere e di dirigerti verso la parete distante una decina di metri dall’auto. Mantenendoti con fatica in equilibrio sui tacchi vertiginosi che affondano nel terreno un po’ sconnesso, cammini verso il muro per poi voltarti verso Sandro e, rimanendo accecata dai fari della macchina gli chiedi cos’altro avresti dovuto fare. La risposta è asciutta: “fammi divertire come solo tu sai fare”.
Senti dei rumori di passi pesanti e, con timore scorgi le figure di diversi uomini che si avvicinano lentamente, fai istintivamente un passo indietro ma vieni fermata dal muro del quale ti eri scordata l’esistenza e dalla voce di tuo marito :”non ti preoccupare, non ti succederà niente di male. Pensa solo a me e fammi uno show che mi faccia godere”.
Con movenze agili ti raggiungono , ti accarezzano dolcemente percorrendo il tuo corpo ovunque cominciando a sbottonare la camicetta e la gonna facendole poi scivolare a terra .Rimasta solo vestita di reggiseno e mutandine alzi lo sguardo verso Sandro ma, la luce dei fari di abbaglia e senti quelle mille mani frugarti sempre più intensamente.
Come su un grottesco palcoscenico ti senti parte di uno spettacolo perverso e ,spinta dalla voglia di esibirti cominci a toccare avidamente quei corpi sodi, cercando i loro membri per afferrarli e cominciare una lenta masturbazione fatta di mille sospiri. Ti accucci mostrando la nuda schiena e il culo sodo a tuo marito, ed inviti rantolando i maschi a farti assaggiare i loro cazzi. Mentre spompini in un gorgoglio di saliva quelle verghe di tutte le dimensioni e sapori, Sandro (che si stava ferocemente masturbando) con voce rotta dall’eccitazione ti esorta a continuare. In tutta risposta, dopo aver dato un bacio rumoroso sulla cappella enorme che avevi in bocca, ti sfili le mutandine e, pensando a quanto fosse cornuto quel pervertito di tuo marito offri le tue natiche e le tue labbra a chi le volesse. Senti una mazza dura che , dopo essersi appoggiata alla tua fica zuppa entra con decisione riempiendoti, cominciando un lento ma sempre più intenso movimento. “in bocca! Ne voglio uno anche in bocca!”. Subito qualcosa di turgido sfiora le labbra che prontamente dischiudi accogliendo il gonfio glande prima e l’intera asta poi facendola scivolare fino in gola.
Mugolando di piacere continui a succhiare mentre vieni sbattuta da tutti quei cazzi perdendo la cognizione del tempo e dello spazio finche’ senti lontana la voce di Sandro urlare: “Ora voglio il gran finale!”
Come per incanto quei membri scivolano fuori dal tuo corpo, gli uomini si pongono attorno a te obbligandoti ad inginocchiarti e cominciano a masturbarsi. Alzi lo sguardo su di loro e senti la tua mano cercare la tua fica per tormentare il clitoride gonfio. Mentre stai raggiungendo un orgasmo squassante senti che anche loro sono percorsi dal piacere più devastante e, a turno , urlando, lasciano cadere su di te fiotti di sperma bollente.
In quella posizione indecente e coperta di sborra gelatinosa provenuta da chissachì senti che anche tuo marito ha goduto rumorosamente chiamandoti puttana. Ti alzi e, senza curarti di rivestirti, cammini con decisione verso quei fari.
I giorni successivi sono riempiti dal ricordo dell’ultima esperienza vissuta, non sai bene come collocare la perversa forza di quello che avevi “fatto” ma ,poi, giungi alla conclusione che nella vita bisognerebbe provare un po’ di tutto e che porre limite alla fantasia sia decisamente castrante. Inutile dire che le tue giornate siano interminabili ma, per fortuna anche questo fine settimana arriva con tante promesse.
Rincasata compi quei gesti che ti avevano accompagnato per tanti mesi e, dopo il bagno prendi la tanto amata biscottiera per estrarre il “Nirvana” ma, sorpresa, senti che la tua mano incontra il nulla. Finiti??? No, non è possibile!
Colta dal panico corri in sala per ghermire il telefono, comporre il numero di Manuela per sentire agghiacciata la sua voce registrata nella segreteria : “Ciao a tutti, chiunque voi siate! Sono partita per il Bangladesh e mi sa che ci dovrò rimanere per parecchi mesi. Ah, scordavo di dirvi che laggiù il cellulare non ha campo. Ciao ciao….”
Rimani pietrificata e non riesci a muoverti né pensare. Poi destatati dalla trance ti rendi conto del vuoto baratro che ti si apriva: “una vita senza più “sogni” “. NO, non lo potevi accettare. Così come se nulla fosse successo continui i preparativi, ti dirigi verso il bagno, apri il mobiletto dei medicinali e afferri due tubetti di sonnifero che quasi ti eri scordata d’avere quindi prendi il bicchiere di whisky e lasci cadere tutte le pastiglie nel liquore mescolandole lentamente.
Vai allo stereo e dopo averlo scelto con cura, metti un vecchio disco dei Led Zeppelin, ti lasci scivolare sul divano e, cullata dalle note di Starway to Heaven attendi l’agognata sonnolenza. I tuoi occhi si fanno pesanti e sorridendo dolcemente sussurri “ Nirvana, portami via sulle tue ali dorate da questo posto inutile. Voglio sognare ancora, sono sicura che tu me lo permetterai” e, così mormorando chiudi gli occhi sorridendo speranzosa…………




FINE
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