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In palestra con uno sconosciuto (parte 4)


di Milla90
01.08.2014    |    41.264    |    11 9.5
"Un posto tutto vetrate e candele..."
Mi sono ripresa qualche minuto più tardi. L’orgasmo regalatomi era stato talmente forte da farmi scordare persino il mio nome. Mentre riprendo coscienza di me stessa e torno a ragionare con la testa, sento qualcosa colarmi lungo le cosce. Con una mano mi tocco per capire cosa sia. Lo sperma di Rajid esce copioso dalla mia vagina. Rimango inorridita al pensiero che uno sconosciuto si sia appena svuotato dentro di me, ma non posso più farci nulla e penso che, per lo meno, prendo la pillola.
Rajid ride e mi invita ad andare in bagno per lavarmi, mentre lui si infila le sue sporche mutande. Io intontita e schifata per come mi sono comportata in precedenza, mi alzo riluttante e, come se potesse servire a qualcosa, mi dirigo in bagno coprendo le mie parti intime con le mani.
Mi rinfresco il viso, mi sciacquo la faccia e mi faccio un bidè. Il bagno è davvero sporco. Le condizioni di degrado in cui vive questo stupratore indiano mi fanno salire di nuovo la nausea.
“Non avrei dovuto lasciare che finisse dentro di me, non avrei dovuto lasciare che mi toccasse. Però, d’altro canto, non posso nemmeno negare che siano stati gli orgasmi più intensi che abbia mai avuto… Nessuno mi aveva mai eccitato tanto…” scaccio quei pensieri perché mi sento una puttana ed esco dal bagno dopo essermi rimessa almeno le mutande e il reggiseno.
Rajid è in cucina che beve. Mi rivesto e lo raggiungo.
- Vuoi dell’acqua? – mi porge la bottiglia da cui stava bevendo.
- No… - non so come comportarmi. Non so cosa dirgli. Ha capito che mi è piaciuto, cosa posso dire a mia discolpa?
- Allora vattene. Mia moglie e mia figlia dovrebbero essere qui a momenti. –
Queste parole mi lasciano stupefatta. Rajid ha una moglie? Com’è possibile che un essere così becero e rude abbia una moglie? Com’è possibile che abbia anche una figlia?
Mentre penso a questo capisco che mi sto preoccupando delle cose sbagliate. Devo andarmene.
Mi giro ed esco dalla cucina. La porta di casa però è ancora chiusa e Rajid viene ad aprirmi con le chiavi.
- Se ti avessi lasciata andare via prima, non avresti goduto così tanto. –
- Io non ho… - cerco di rimediare alla mia situazione vergognosa.
- Ossi… Tu sei venuta per ben tre volte. E l’ultima mi hai supplicato di continuare. Smettila di mentire a me e a te stessa. Ora vattene. – Rajid mi spinge fuori e chiude la porta alle mie spalle.
Completamente stordita da quella verità sbattutami in faccia con tanta crudeltà, ritorno alla macchina.
Mentre salgo in macchina vedo avvicinarsi al portone della casa una donna sulla quarantina e una bimba di una decina d’anni. “Devono essere sua moglie e sua figlia.”
La compagna di Rajid in gioventù doveva essere stata una bellissima donna, perché sembra ancora in forma con le curve nei punti giusti, ed un viso, dai tratti orientali, molto sensuale.

Dovetti telefonare a Luca per scusarmi per il comportamento che avevo avuto al telefono (mentre Rajid mi scopava) e giustificarmi con i miei per il ritardo che avevo avuto a cena.
La notte non dormii di nuovo. Mi sentivo violata, e mi sentivo tremendamente in colpa nei confronti del mio compagno per averlo tradito in maniera così selvaggia con un completo estraneo.
Decisi che la sera dopo, un po’ per rimediare al mio comportamento scorretto nei suoi confronti, un po’ per scacciare il sempre presente ricordo del godimento ricevuto da Rajid, sarei uscita a cena fuori con Luca.

Siamo in un posto di classe, dove si mangia dell’ottimo pesce crudo. Un posto tutto vetrate e candele. Tutto calici di vino e tovaglie bianche. Un posto dove solitamente si va a cena per un’occasione speciale.
Io indosso un vestito nero monospalla e molto corto, comprato per l’occasione. Un tacco nero 12 e un borsetta di pajette nere. Sotto indosso un perizoma a filo interdentale, ovviamente nero, con due file di perle bianche sui fianchi, e una fascia nera per il seno. Voglio far passare a Luca una splendida serata e regalargli una dolce nottata in mia compagnia. Così magari, riuscirò a scacciare il ricordo di Rajid.
La serata trascorre piacevole tra un buon pasto ed un ottimo vino bianco, fino a quando per il dopo cena non ci dirigiamo a casa di Luca per il “dessert”.
Luca è molto dolce, mi ama. Io lo amo. Siamo innamorati da molti anni, e con tutta la delicatezza di questo mondo mi spoglia, e comincia a baciarmi. Io sono imbarazzata, non sento nulla. Perché?
Sono assente, lontana, distratta. Il tutto precipita quando mi faccio forza e provo a praticargli del sesso orale. Lo spoglio e mi trovo davanti qualcosa che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello dell’uomo indiano. Lo prendo in bocca e con una mano comincio a massaggiarglielo. Luca è in visibilio, mentre io faccio paragoni e mi sento delusa. Quando facciamo l’amore, lui è coinvolto, io invece guardo il soffitto, e quasi non mi accorgo che lo stiamo facendo. Il mio ragazzo non è poco dotato, è normale, ma dopo essere stata presa da Rajid mi sembra di non sentire più nulla con lui. Comincio a piangere in silenzio, mentre lui finisce e si svuota dentro di me. Proprio lì dentro dove era venuto anche il mio stupratore soltanto il giorno prima.
Poco più tardi riprendo la macchina e torno a casa. Il mascara leggermente sbavato dalle lacrime e i capelli sciolti, sembro una disperata. “Cosa mi sta accadendo? Cosa mi succede?”, mi domando.
Guido più veloce che posso per tornare di corsa a casa. L’unica cosa che voglio è farmi una doccia e addormentarmi. Voglio dormire per non pensare. E così feci. Peccato l’aver poi sognato cosa era successo a casa di Rajid, risvegliandomi, la mattina seguente, completamente bagnata dei miei umori.
Ritrovai il bastardo in palestra. Ha continuato a fissarmi il culo per tutto il tempo in cui facevo squat, mi aspettavo che sarebbe venuto quantomeno a parlarmi, invece non si avvicino nemmeno. E non lo fece neppure il giorno seguente, e quello dopo ancora e così via. Rajid continuò a fissarmi per una settimana intera e non provò mai più a toccarmi. Tutto subito mi sentii sollevata, poi compresi che in realtà mi sentivo delusa. Ogni volta che lo vedevo, mi veniva la tachicardia, mi agitavo, mi eccitavo e aspettavo che lui mi prendesse o che per lo meno mi rivolgesse parola, invece tutto questo non accadeva e io tornavo a casa vuota e apatica. Passavo le giornate a ripensare alla grandiosità degli orgasmi che avevo raggiunto con l’uomo indiano e anche mentre facevo l’amore con Luca ripensavo a quei momenti e a quanto fosse lungo, grosso e perfetto l’uccello di Rajid.
Dovevo agire e dovevo farlo in fretta, altrimenti sarei impazzita.

Siamo entrambi in palestra. Lui fatica su macchinari sudando copiosamente com’è sua prerogativa. Io sono alla cyclette da qualche minuto, con degli shorts neri aderenti, e un top viola evidenziatore. Noto che come al solito mi fissa e fissa altre ragazze, così mi metto a guardarlo anche io insistentemente cercando di provocare una sua reazione. Dopo qualche minuto Rajid si accorge del mio sguardo e comincia a toccarsi il pacco. “Dio, è proprio un maiale schifoso!”.
Qualche secondo dopo va verso le toilette. Io lo seguo qualche istante più tardi. “Non so cosa mi passi per la testa, ma devo parlargli.”
Busso all’unica porta chiusa: - E’ aperto principessa! Non si può più nemmeno pisciare in pace? –
Prendendolo come un invito ad entrare, apro la porta e dopo essermi infilata dentro la chiudo alle mie spalle.
Rajid è girato verso il cesso che piscia.
- Ho un nome anche io, lo dovresti sapere! – comincio.
- Se mi hai seguito significa che mi rivuoi dentro di te, non è vero troietta?– si mette a ridere continuando a reggersi l’uccello con entrambe le mani.
- … Non sono una troietta… - dico io debolmente, ben sapendo che le mie azioni smentiscono le mie parole. Sono chiusa in un bagno a guardare pisciare il mio stupratore, e ci sono venuta di mio proposito. Si potrebbe essere più malate di mente?
- Senti, dammi il tuo numero, mi farò vivo io! – mi ordina lui.
Io acconsento, non so nemmeno per quale motivo. Lui tira fuori il cellulare da una tasca e mi dice: - sto finendo di pisciare, me lo potresti tenere tu mentre io memorizzo il tuo numero sul telefono? Grazie! –
Senza aspettare una risposta mi prende la mano destra e mi obbliga ad afferrare il suo grasso uccello molle che continua ancora a gettare piscio nel water.
- Perfetto, ora dimmi pure il tuo numero. –
Mentre glielo detto, penso a quanto faccia schifo la situazione, quanto in basso sia caduta io e a quanto però sia grosso il suo cazzo. Anche da moscio batte Luca e tutti i miei ex. Mentre mi eccito a quel pensiero glielo impugno meglio con tutta la mano. Rajid ritira il telefono in una delle tasche del pantaloncino e finisce di pisciare. Io sono alla sua sinistra che glielo reggo con la mano destra, lui mi passa una mano sopra le spalle abbracciandomi, mentre io non smetto di guardarglielo.
Il getto di urina si affievolisce e poi si spegne.
- Bene, ora scrollalo anche un po’. –
Ormai mi dà gli ordini e io eseguo, ma non posso fermarmi. Con la mano comincio ad andare su e giù, forse non vedevo l’ora di poterlo riavere tra le mani, mi bastava solo una scusa per poterlo ritoccare. Arrossisco vergognandomi dei miei stessi pensieri.
Sento il suo cazzo che comincia ad inturgidirsi, comincia a sollevarsi e a diventare bollente. Sento le sue vene gonfiarsi nel palmo della mia mano.
- Ah! Lo sapevo che sarebbe successo. Ora ti tocca finirmi. –
Io lo guardo sconcertata - ma siamo in un bagno! –
- Avanti, lo so che non aspettavi altro! –
- Ma tu ci metti almeno mezz’ora prima di venire… - provo a protestare.
- Allora mettiti al lavoro anche con quella bella boccuccia – comincia a ridere mentre con la forza mi fa inginocchiare.
Il suo cazzo è mezzo dritto ora, non del tutto in erezione. Il suo prepuzio brilla ancora di alcune goccioline di urina. Sento il suo odore: uomo, sudore e pipì. Sto per vomitare, ma quello è l’oggetto del desiderio a cui ho pensato incessantemente da una settimana a questa parte e ora farei qualsiasi cosa pur riaverlo. Così, stando sulle ginocchia, lo prendo in bocca.
La sua cappella è così grossa che mi riempie quasi completamente la cavità orale, e questo non fa che farmi eccitare ancora di più. Mentre lo succhio forte in punta, riesco ad afferrare la sua asta con entrambe le mani. “Questo è un uomo...”, comincio a pensare.
Poi mi stacco e comincio a leccargli i lati dell’asta. Lo lecco per bene, usando molta saliva. Con le mani mi aiuto per raggiungere posti non ancora bagnati dalla mia bava e lecco ogni centimetro di quel ben di Dio. Mi era mancato e ora sono qui, nel bagno di una palestra, a succhiare questo splendido oggetto del desiderio come se per me non ci fosse altro scopo nella vita che dargli piacere.
Finalmente Rajid mi dà la sua approvazione ponendomi le mani dietro la nuca. Forma una treccia con i miei capelli e mi spinge la testa contro il suo pube. Io cerco di farlo entrare tutto, ma è impossibile. Comincio a tossire, mi pare di soffocare, ma ne voglio ancora, così cerco a tutti i costi di prenderlo in bocca tutto.
Quando mi stacco succhiandolo il rumore è come quello di uno stappo di bottiglia. Il suo cazzo si erge imponente davanti ai miei occhi, con le bolle di saliva che corrono giù lungo la sua asta e le sue vene paiono pompe di benzina.
- Continua… - mi incita lui, tirandomi i capelli.
Io riprendo fiato ancora qualche secondo poi mi rituffo a leccarglielo, mentre lo masturbo con entrambe le mani, mentre faccio ruotare anche i palmi delle mani per dargli maggior piacere. Poco dopo prendo a succhiargli anche le palle. Dure come noci, ma grosse quasi quanto il mio pugno. Credo gli piaccia molto perché comincia a gemere come un maiale e quando sta per venire, mi tira dalla coda facendomi staccare e mi chiede: - E che fine ha fatto il tuo ragazzo? -
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