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In palestra con uno sconosciuto


di Milla90
08.05.2014    |    121.289    |    24 9.5
"Mi vien caldo e probabilmente comincio a sudare anche io..."
Ciao, sono Camilla, ho 24 anni, studio all’università, i miei genitori sono medici, ho studiato in scuole cattoliche e sono fidanzata. Sto con Luca, il mio ragazzo, ormai da 5 anni, e nelle nostre idee c’è il matrimonio una volta finiti gli studi di entrambi. Dopo la laurea compreremo una casa e finalmente avvereremo il nostro sogno. Lo amo, non c’è che dire. Luca è una persona fredda, non è dolce, e non si comporta da fidanzato, ma io odio le cose sdolcinate e quindi pur avendo uno strano rapporto siamo sempre stati fedelissimi l’uno all’altro e ci siamo sempre amati molto. Oltre che con lui ho avuto solo altre due esperienze di fidanzamento, ma nulla è paragonabile a quello che ho con Luca e a come mi fa sentire quando stiamo assieme. Anche la nostra intesa sessuale è meravigliosa.
Al liceo praticavo atletica e ogni pomeriggio correvo o saltavo in lungo, mi tenevo tonica. Ormai sono già 4 anni che sono all’università e non ho più avuto modo di fare molto, da un po’ di tempo ho deciso di fare palestra e cercare di rassodare il possibile.
Sono una ragazza alta 1.77, di costituzione magra. I ragazzi sono sempre rimasti affascinati dalle mie gambe lunghe e dal mio culo alto. Quando metto i tacchi in effetti sono più alta della maggior parte del sesso maschile e questo imbarazza molti ragazzi che non si avvicinano nemmeno a provarci. “Meglio così” ho sempre pensato.
Non ho un bel seno, una seconda scarsa. Amo tenere i capelli mossi e lunghi. Sono castana chiara e la mia pelle è bianca quasi come la crema Nivea. Spesso d’estate, se non sto attenta, mi ustiono e divento un’aragosta rossa imbarazzandomi molto.
Vado in palestra un paio di volte la settimana, la sera tardi, poco prima della chiusura, perché durante la giornata non ho tempo. Ed è proprio una di quelle sere che ho scoperto quanto poco sapevo della vita e di me stessa…

Ero in palestra che correvo sul tapis roulant, quando dallo specchio mi accorgo che per l’ennesima volta un indiano fissa esterrefatto il mio fondoschiena. Lui avrà più di una quarantina d’anni e ogni tanto viene ai miei stessi orari e lo vedo fissare il sedere a molte ragazze della mia età. Ha i capelli corti e neri come la pece, la sua pelle scura emana uno strano odore, non perché io sia razzista, ma proprio perché credo sia una persona che tiene poco al proprio igiene personale. E’ sovrappeso e la sua pancia ha le dimensioni di un mappamondo. “Che schifo, razza di pervertito!” penso, mentre torno a concentrarmi sul mio terzo km di corsa.
Dieci minuti dopo, immersa nei miei pensieri noto che anche l’ultima ragazza entra negli spogliatoi per tornare a casa, la palestra è vuota e ormai lo staff aspetta solo noi per chiudere. E’ mezzanotte quasi.
Entro anch’io negli spogliatoi; la ragazza non si fa la doccia, si veste e con lo zaino a tracolla esce dalla stanza.
Io bevo, mi rilasso sedendomi su di una panca. Sono sudaticcia anche io, la mia coda di cavallo almeno mi ha preservato da un calore ancora più forte. Mi guardo allo specchio cercando di vedere dei miglioramenti. Indosso degli shorts neri e un top da ginnastica viola, che mi lascia scoperta dalle anche a sopra l’ombelico.
Guardo il cellulare, è Luca che mi chiede se sia stanca e com’è andato l’allenamento, gli rispondo e afferro lo shampoo e l’asciugamano per andare verso le docce. E’ quando mi giro che vedo dietro di me quell’uomo indiano che mi fissa come se non avesse mai visto altre donne in vita sua. Io mi spavento, poi, siccome lui non dice niente decido di parlargli io.
- Cosa ci fai qui? - chiedo, mentre sento salire il cuore in gola per la tensione. Devo essere visibilmente spaventata quando aggiungo - E’ lo spogliatoio delle donne, devi aver sbagliato… -.
- Non ho sbagliato… Sono venuto qui di proposito -, il suo italiano è più fluente di quanto mi aspettassi, ma ciò che dice mi preoccupa maggiormente. Intanto la mia mente è occupata a pensare a mille modi per fuggire.
- Credo lo staff non si sia accorto della nostra assenza. Così hanno chiuso e se ne sono andati -, un ghigno impercettibile affiora sul suo volto.
- Esci di qui o mi metto a urlare! - gli rispondo alzando la voce. Ma sento che le parole quasi mi si strozzano in gola per la paura.
Lui per tutta risposta si leva la canotta liberando il suo pancione gonfio di alcol e di chissà quali altre schifezze e le sue tette mosce. Una folta peluria cresce sulle sue spalle e sotto il suo ombelico. Un senso di nausea mi assale mentre indietreggio lentamente pronta a scappare nel caso lui facesse uno scatto qualsiasi verso di me.
Noto chiaramente che l’uomo ha un’erezione e che i pantaloni da ginnastica non la nascondono, ma anzi la evidenziano. Tutto subito mi sembra che in questa stanza faccia ancora più caldo rispetto a prima e ormai ho capito quali siano le intenzioni del mio assalitore.
Lui si avvicina e si frappone tra me e il telefono. “Idiota!” penso, “dovevo tenerlo in mano e provare a chiamare qualcuno, magari Luca…”
- Stai calma - cominciando a sciogliere il nodo del laccio dei pantaloni. Io indietreggio ancora e arrivo con la schiena contro gli armadietti. Sono senza via di fughe e ormai non ho più speranze.
Lui si sfila di colpo i pantaloni e rimane in mutande, bianche. L’erezione ora è ancora più vistosa e sembra che le mutande stesse facciano fatica a trattenere le dimensioni spropositate di quell’uomo.
Lui si avvicina ancora e ancora. Io rimango immobile, ogni tanto guardando lui, ogni tanto fissando le sue mutande che paiono esplodere. Sto per svenire mentre lui di colpo si ferma: - Sono sicuro che potremmo divertirci entrambi, se tu lo vorrai - e di colpo si abbassa le mutande che cadono alle caviglie. Il suo cazzo fa capolino saltando fuori dall’elastico. E’ decisamente l’uccello più grosso che io abbia mai visto in vita mia, le vene pulsano sangue dall’asta alla testa. Il suo colore è ancora più scuro di quello della pelle dell’uomo. Io rimango un attimo interdetta, la mia non è contemplazione, è semplice constatazione. Non pensavo potessero essercene di così grossi fino a questo momento. Una folta peluria decora il suo uccello come una criniera. La sua erezione punta in alto, verso il soffitto, e la sua asta curva anch’essa dirigendo la cappella dritta verso il mio viso.
Io maggiormente spaventata, mi attacco con le mani al muro e cerco di spostarmi lateralmente.
- Vuoi dire che non ti piace? - mi chiede lui, sembrando davvero dispiaciuto.
Io pensando di non doverlo contraddire gli dico che non è colpa sua, ma è perché io sono fidanzata.
- Non è vero! - comincia a gridare incazzato, afferrandomi le spalle con le sue mani grosse e tozze. - Ho visto come mi guardi, ti faccio schifo e ti fa schifo il mio colore di pelle! -.
Io a quel punto non so che dire, sento il suo odore acre addosso e sto per perdere i sensi. Con il senno di poi sarebbe stato meglio… Subito dopo sento il suo uccello appoggiarsi alla mia pancia scoperta, e la sua punta adagiarsi sul mio ombelico. In quel momento ho capito che non avrei dovuto resistere, perchè sarebbe stato solo peggio, in quanto mi avrebbe fatto del male perché a tutti i costi si sarebbe preso ciò per cui era venuto.
Sto per essere stuprata, ormai l’ho capito e, chiudendo gli occhi, una lacrima scendo lungo il mio viso. Lui la bacia. Poi mi bacia ancora le guance per qualche secondo, infine un bacio più delicato del previsto si posa sulle mie labbra. Sento il suo tanfo dentro il mio naso e dentro la mia bocca. “Morirò…”. E quasi come se la mia mano si muovesse da sola gli mollo uno schiaffo dritto in faccia.
L’uomo rimane fermo, immobile. “Ora mi farà ancora più male” penso pentendomi di aver reagito. Invece lui mi afferra la vita e mi gira, senza troppi complimenti. Mi mette con il viso contro il muro, mi strappa letteralmente gli shorts aderenti di dosso, e sfila le mie mutande. Si inginocchia e lo sento afferrare con le mani le mie natiche e affondare la faccia nel mio sedere odorandomi. Io intanto con la faccia rivolta verso il muro penso a quanto schifo faccia questo pervertito e penso già a come denunciarlo di modo che lo possano trovare. “Tanto in palestra avrà rilasciato dei documenti per iscriversi!” pensai.
Passa quasi un paio di minuti a mordere prima forte, poi delicatamente il mio sedere e ad accarezzarlo con foga. Poi rialzandosi, inserisce tra le gambe il suo grosso uccello e lo struscia tra le mie cosce contro le mie labbra vaginali.
Niente separa il suo membro dal mio buco e niente ormai lo può fermare. Sento la sua eccitazione crescere ancora di più, sento il suo respiro farsi affannoso. Sento la sua asta strusciare contro la mia pelle liscia. Abbasso lo sguardo e vedo la sua cappella spuntarmi tra le gambe, mentre lui comincia a baciarmi il collo e a succhiarmelo forte.
Io appoggio le mani al muro, per tenermi, in preparazione al dolore che dovrò subire. Sono praticamente nuda all’infuori che il top da ginnastica che ancora indosso, con uno sconosciuto, dietro di me, che struscia il suo uccello contro la mia vagina.
Le sue mani accarezzano ancora le mie natiche, i miei fianchi, il mio ombelico, le mie anche. Lo sento cercare il clitoride e trovarlo. In quel momento ero troppo preoccupata per accorgermene, ma il bastardo sapeva esattamente cosa stava facendo e sapeva come usare le mani.
Tutto d’un tratto si stacca, si inginocchia, con le mani mi aiuta a spostare il culo verso l’alto e stare sulla punta dei piedi. Sento la sua bocca sulle mie labbra vaginali, ho un sussulto… Poi sento la sua lingua entrare dentro e poi accarezzarmi il clitoride. Mi vengono le vertigini, poi un brivido caldo risale lungo la mia schiena, mentre sento la sua lingua calda affondarmi dentro.
Si dedica talmente tanto a me, che non mi pare di venire violentata. Lo schifo che provo per quest’uomo è davvero incolmabile e penso solo al giorno in cui lo sbatteranno in galera per questo. Sono assorta nei miei pensieri quando lui ormai rialzatosi, lo guida dentro di me. Sento la sua punta premere alle porte del mio corpo. Pur essendo di dimensioni notevoli non deve lavorarci molto per penetrarmi, visto tutta la saliva che ha sprecato per inumidirmi. E forse per me, questo è un bene, poiché non sento dolore, ma solo ribrezzo.
La sua cappella affonda dentro di me lentamente, poi tocca all’asta. Sono preoccupata e faccio bene. Il porco decide di metterlo dentro tutto con un colpo di reni soltanto, mentre mi tiene dai fianchi. Io striscio le unghie contro il muro, mentre mi sento riempire all’improvviso e mi scappa un grido. Mi sento mancare il fiato, sento le mie pareti allargarsi molto rispetto quello a cui sono abituata. Mi sento piena. Lui rimane fermo qualche secondo per permettermi di riprendere fiato. Io sono sconvolta, è la prima volta che entra dentro di me qualcosa di così grosso. Ora che è dentro di me percepisco che è quasi il doppio di quello di Luca, il mio ragazzo. Non è che prima non lo avessi notato, ma sentirlo caldo dentro di me, con le vene che pulsano, mi dimostra che non avevo sbagliato con le proporzioni.
Non giudicatemi, non sono una puttana che fa paragoni… Ma era impossibile non notare la differenza una volta dentro di me.
Altre lacrime rigano il mio volto.
Lui mi afferra con ancora più forza i fianchi e comincia ad entrare e uscire. Lo fa lentamente, come a farmi capire quanto sia lunga la sua asta. Esce quasi fino a toglierlo completamente e lo rinfila dentro di me. Mi sento usata, ma mi aspettavo una violenza, lui invece sta semplicemente scopando e sembra desiderare che piaccia anche a me.
Prende il ritmo e sembra piacergli molto. Le sue dimensioni mi fanno un po’ male, ma il fatto di avermi baciata li sotto gli permette un movimento fluido e mi scagiona da un forte dolore che avrei provato altrimenti. Mi schiaccia contro il muro, la mia schiena contro il suo petto, il mio culo contro il suo pube, e il suo cazzo dentro di me. Lo sento spingere, sembra voglia entrare ancora di più.
- … basta… mi fai male! - dico prendendo fiato, perché ogni volta che affonda annaspo.
Lui si avvicina alle mie orecchie, mi morde il lobo, mi succhia il collo e sussurra: - Sei mia -.
E prende a violentarmi più forte. Io subisco in silenzio e con lo sguardo cerco qualcosa con cui distrarmi. Cercando in giro per lo spogliatoio trovo un specchio nel quale ci vedo entrambi.
Vedo lui dietro di me, con il suo pancione nero che penetra dietro di me, con le mani sul mio culo. Vedo che mi bacia il collo e che sembra in estasi. Vedo me, con le gambe lunghe e la pelle bianca. Noto di essere più alta di lui di qualche centimetro… Vedo la mia coda di cavallo ancora intatta e la mia faccia rossa dall’imbarazzo. Il mio top ancora indosso.
Il contrasto della nostra pelle (io marmorea e lui mulatto), il contrasto della nostra età, il contrasto di quanto lui sia brutto e io una bella ragazza, i suoi enormi attributi; tutto dovrebbe farmi schifo, invece guardandolo allo specchio lo trovo… sexy. Quasi eccitante.
Scuoto la testa per scacciare quei pensieri, ma noto che è troppo tardi. E’ bastato poco per eccitarmi e sentire i miei umori cominciare ad inumidirmi.
Lui pare rendersene conto, perché accelera e mi molla una sculacciata. Io sussulto e lancio un grido di dolore. Ora i suoi movimenti sono ancora più fluidi e lui pare eccitarsi ancora di più. Mi dice: - Ti sta piacendo allora… -.
- Non è vero… - rispondo, maledicendo me stessa per quello che sta succedendo. Vergognandomi profondamente di ciò che sto provando.
Lui affonda le mani sotto il mio top, e afferra i miei piccoli seni. Mi accorgo anche io in quello stesso istante di avere due capezzoli duri come la pietra. Mi maledico ancora una volta.
Lui li pizzica, li massaggia, cerca di eccitarmi e provocarmi piacere. Poi mi sfila il top con forza, io assecondo i suoi movimenti per non ritrovarmi con una spalla slogata. Sfila il suo grosso uccello da dentro di me, e io mi sento come svuotata. Una sensazione completamente nuova, che mi lascia inerme, senza forze.
Mi gira, me lo ritrovo con il viso attaccato al mio, ma fortunatamente non mi bacia, si getta sul mio collo e poi sul mio seno. Me lo succhia talmente forte che mi fa male. Pare piacergli parecchio.
- Non sai da quanto lo sognavo…- bofonchia mentre mi mordicchia e mi stuzzica.
Io non so cosa dire, ne cosa fare, così mi limito a stare immobile. Il mio sguardo rivolto allo specchio. Vedo lui piegato su se stesso a baciarmi le tette. Con il suo grosso cazzo che pende dritto come un palo dalle sue gambe.
Di colpo mi afferra dalle natiche, le stringe forte e mi solleva. Non mi aspettavo fosse così forte e veloce. Mi tiene in braccio, mi sbatte con la schiena contro gli armadietti e lo rimette dentro. Stavolta entra con più facilità, ormai il mio corpo si è abituato, ma erano passati pochi secondi che essere riempita di nuovo mi toglie il fiato, e stavolta la testa va tra le nuvole.
Lo sento spingere dentro di me dal basso verso l’alto, con la mia schiena nuda contro il muro. Sento le sue mani stringere forte il mio sedere, mentre la sua pancia è talmente grossa che sfiora il mio ventre piatto. E il mio seno si inturgidisce ancora di più. In quel momento dopo un paio di affondi realizzo che è arrivato a toccare dei punti che nessun ragazzo prima ha mai toccato. “Non sono paragoni”, mi dico “sono constatazioni…”. E mentre ci sono, constato anche che nessuno mi aveva mai presa così e che la cosa comincia a piacermi, mio malgrado.
Sono nello spogliatoio di una palestra, con un completo sconosciuto extracomunitario che mi scopa contro un muro, e la cosa peggiore è che mi sta piacendo.
Sento un calore ed un formicolio nel basso ventre, sento che ad ogni affondo cresce in me la voglia di lasciarmi andare, di cominciare ad ansimare. Lui aumenta i colpi e i miei umori gli colano di sicuro lungo tutta l’asta arrivando a bagnargli anche le palle. In men che non si dica, più veloce che mai in vita mia, arrivo all'orgasmo. Lo sento crescere, salire dentro di me, e poi esplodere. Cerco di far finta di nulla, di negare almeno a lui (visto che non riesco a negarlo a me stessa) la soddisfazione di avermi fatto venire. Ma quando il rombo di tuono si avvicina, il suo cazzo mi sembra ruvido marmo caldo, che penetra dentro di me viscido e cosciente di quel che sta facendo. Mi vergogno infinitamente di me stessa e probabilmente il mio viso acquista un colorito paonazzo. Voglio gridare a squarciagola, ma mi devo trattenere. La voglia sarebbe quello di assecondarlo, ma non posso. Penso al mio ragazzo, Luca. “Mi spiace amore mio, non riesco più a trattenermi”.
Mi sento esplodere, è una sensazione travolgente e meravigliosa. Le forze vengono meno e sono costretta ad aggrapparmi con le braccia alle sue spalle, attorno al suo collo. Il mio seno a contatto con il suo petto. La mia testa affianco la sua. Le mie gambe lo stringono automaticamente in una morsa. Mi trattengo dal gemere, ma le mie gambe tremano, mentre l’orgasmo più grosso che abbia avuto in vita mia mi fa quasi perdere coscienza e poi scema via. E’ stato qualcosa di davvero indimenticabile.
Sono stordita ed incredula per quanto appena successo. Ma non ho tempo di pensare che lui interviene: - Ti avevo detto che ci saremmo divertiti… Non nascondermi il tuo piacere! -.
Non so cosa dire, nemmeno cosa fare, così rimango immobile, in silenzio, aggrappata a lui. Lo sento grugnire e sudarmi addosso. Mi vien caldo e probabilmente comincio a sudare anche io. Lui nonostante la fatica che sta facendo non accenna a smettere. Anzi, si gira e si siede cavalcioni su una panca mentre mi tiene sempre in braccio. Quando si siede sento il suo cazzo entrare ancora più dentro di me. Non pensavo fosse possibile, ma forse la posizione di prima non gli permetteva una penetrazione totale.
Non voglio guardarlo in faccia per la vergogna, non voglio niente. Vorrei solo essere lasciata in pace. Invece, purtroppo, lui con le mani sul mio culo comincia a guidarmi in movimenti lenti e forti. Avanti e indietro, avanti e indietro. Il suo uccello nemmeno esce più, si muove semplicemente su e giù dentro di me.
Poggio i piedi a terra, rimanendogli in braccio, perché sento che ricomincio a godere. “Non è possibile” mi dico.
Sento crescere di nuovo il desiderio, ora bramo quel grosso uccello che mi sta regalando dei momenti incredibili. Doveva essere uno stupro, ma mi sento quasi in estasi. “Non sono nient’altro che una troia” penso, mentre sento di nuovo una tenaglia nello stomaco e sento che irrimediabilmente arriverò al secondo orgasmo nel giro di pochi minuti. Mi stacco dall’abbraccio e poso le mani dietro di me sulla panca. Non voglio guardarlo in faccia così chiudo gli occhi. In quella nuova posizione lui si alza tenendomi dal culo e sollevando le mie gambe, comincia ad entrare e uscire, mentre io ormai mi tengo sulla panca solo con le mani dietro la mia schiena. In quella posizione lui riesce ad entrare e ad uscire di nuovo come gli piace e sembra voler esplodere anche lui questa volta. Lo vedo sudare e faticare ancora di più. La sua asta mi provoca un piacere mai provato e sento che anche stavolta cederò, spero solo che non se ne accorga di nuovo. Comincia a scoparmi ancora più forte, sempre più forte aumentando il ritmo dei colpi. Il mio corpo mi abbandona e mentre la mia mente mi grida “no!”, la mia vagina divora la sua asta. Cedo di nuovo prima io e i miei capezzoli sembrano due punta spilli, il mio seno per quanto piccolo balla sotto i suoi colpi violenti, mentre è talmente tanto il piacere che non riesco più a tenermi sollevata e mi appoggio con la schiena alla panca, probabilmente contorcendomi in una smorfia di goduria mista a rimprovero. Rimprovero verso me stessa, perché mi scappa pure un gemito condito da un - ccccazzo….. - per il troppo godimento. Lui non si ferma e così facendo completa il mio climax con forti colpi decisi. Sento il suo cazzo allargarsi ancora di più. E’ sul punto di venire.
“Fermati!” vorrei gridare. Ma non mi escono le parole, solo un suono che pare un gemito. Lui lo prende per un incitamento.
E’ troppo tardi quando riesco a pronunciare - non d.. dentro, ti.. prego! - tra un suo colpo e l’altro. Esplode con una foga mai vista e nonostante ciò non si ferma e continua a pompare dentro di me. Prendo la pillola, perciò sono salva, ma mi fa schifo pensare che mi sia venuto dentro.
Il problema è che sento i suoi fiotti caldi spruzzare dritto dentro di me con una forza notevole. E anche questo provoca in me una sorta di perverso piacere. Sembra non finisca mai e solo una decina di colpi dopo pare aver finito le munizioni e si accascia ansimante sopra di me, con le sue mani che continuano ad accarezzare il mio culo.
Sento la sua asta afflosciarsi lentamente, ma nonostante ciò, rimane di dimensioni superiori a quelli da me visti in vita mia.
Lui si solleva sfilandolo lentamente. Si alza e senza dire nulla prende un asciugamano per terra e si pulisce. La sua asta è intrisa dei miei umori, talmente tanto che colano anche per terra.
“E’ impossibile che non si sia accorto dei miei orgasmi…” penso costernata, mentre non riesco a smettere di fissare quel palo di legno nero che gli pende pesante tra le gambe.
Mi muovo anche io, ancora in preda a qualche leggero spasmo. Riprendendo il controllo sul mio corpo, mi alzo e mi sento vuota, mentre percepisco il suo seme colare tra le mie cosce e poi per terra. E’ incredibile quanto sia venuto, e pensare che sia dentro di me mi fa tornare i brividi.
Lui se ne accorge, si avvicina e passa l’asciugamano tra le cosce per pulirmi, - lascia fare a me -.
- No, stai fermo! - gli rispondo riprendendo anche il controllo sulla mia mente e sulle mie emozioni. Gli afferro un braccio per fermarlo, ma quel movimento mi provoca ancora un po’ di piacere e così decido di lasciarlo fare. Lui sghignazza e continua meticolosamente.
Finito di strofinarmi l’asciugamano tra le cosce si allontana per riprendere i suoi vestiti. Io pian piano raccolgo la mia roba da terra e mi vesto. Infilo il tanga e mi rimetto il top.
Dallo specchio noto che lui mi sta osservando, sta guardando il mio fondo schiena, le mie gambe, il mio corpo, contemplandolo in silenziosa ammirazione. Mi giro incazzata per dirgli di andarsene via… ma lo ritrovo con il cazzo eretto tra le mani.
- Sei appena venuto - gli dico, mentre penso -"non è possibile, sono passati si e no un paio di minuti”.
Lui tira giù la pelle del suo membro lasciando scoperta la punta. Mi ritrovo di nuovo a constatare quanto sia grosso e quasi mi perdono di non aver potuto che godere di un fallo di simili dimensioni. In realtà capisco che sto solo cercando delle scusanti per essere in pace con me stessa.
- Non ti preoccupare - mi rassicura lui in tono calmo, ma deciso - è semplicemente l’effetto che mi fai. Non ci posso fare molto. Ma stasera con te ho finito -, e dicendo questo, prende le sue cose e sparisce. Io lo seguo con lo sguardo finchè non esce dallo spogliatoi. Poco dopo sento un forte tonfo, probabilmente ha divelto l’entrata con una spallata, permettendo poi anche a me di uscire.
Mi sento sporca, mi sento umiliata e terribilmente sola. Ora so che dovrò denunciarlo e intraprendere una campagna con tanto di avvocati e polizia verso questo maledetto figlio di puttana. Mentre ci penso però, mi faccio una doccia per lavare via il suo seme, e noto quanto mi abbia davvero sfondata. Le mie labbra vaginali dopo ancora 20 minuti dall’accaduto sono ancora ben divaricate, e ho dei problemi a camminare.
Nonostante la sensazione di appagamento quel bastardo la pagherà cara, lo prometto. Peccato che il solo ripensarci mi fa salire il desiderio e mi sento umida di nuovo.
Intanto squilla il cellulare e mi ricordo di essere fidanzata e che quella notte ho tradito il mio ragazzo avendo due orgasmi con un completo sconosciuto Rispondo: - Ciao amore… -

CONTINUA…
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