Gay & Bisex

28 Agosto


di michiamanotu
20.02.2018    |    16.063    |    10 9.5
"A lui piaceva che fosse Andrea a decidere quando e come prendersi il suo piacere..."
28 Agosto.
Era un altro torrido giorno di fine Estate, uno di quei giorni in cui persino respirare sembra essere un peso, e Giovanni, seminudo ed annoiato, stava sdraiato sul suo letto a fissare fuori dalla finestra. La maglietta stropicciata, lanciata via in un impeto di rabbia nei confronti di quel caldo insopportabile che lo attanagliava da giorni, giaceva a terra, mentre il suo torso magro e glabro rimaneva scoperto, nella speranza di ricevere sollievo dalla pochissima aria che entrava nella stanza. Nei suoi occhi era possibile leggere impazienza mista ad insofferenza, mentre continuava a guardare lo scorcio di giardinetto che si intravedeva dalla persiana spalancata della sua camera.
“Sto uscendo!” urlò una voce femminile in lontananza.
Era la madre di Giovanni. Tutti i Sabato mattina estivi, poco prima delle dieci, la donna lasciava la grande casa al mare che aveva ereditato dalla sua ricca famiglia, per recarsi in spiaggia insieme alle amiche. Non sarebbe rincasata, come al solito, prima di tarda serata e sebbene cercasse di non darlo a vedere il ragazzo era estremamente contento di avere un giorno di libertà ogni tanto. La salutò urlando a sua volta e poi sentì la porta chiudersi e successivamente la macchina partire e allontanarsi. Era l'ultima volta che quella scena si ripeteva per quell'estate: il Lunedì successivo sarebbero ripartiti per la città, lui doveva ricominciare a studiare per gli esami universitari, la madre doveva riprendere il lavoro.
Era ormai solo mentre pensava a quanto sarebbe stata dura rimettersi sui libri dopo quella lunga pausa.
Passò mezz'ora quando si senti il rumore di un'altra macchina accostare. Giovanni doveva aver visto qualcosa nel giardino, perché di balzo scattò in piedi. Senza esporsi troppo il giovane osservò Andrea, il giardiniere che la madre aveva assunto da tre mesi a quella parte per sistemare lo spazio verde all'esterno della villa durante il periodo estivo. Il lavoro da svolgere non era molto, e Giovanni osservò il giardiniere compiere i suoi doveri con diligenza, senza staccargli mai un attimo gli occhi di dosso. Andrea era un uomo sui quarantacinque, alto e molto possente. I pettorali gonfi e la pancia leggermente prominente e villosa si intravedevano attraverso una maglietta bianca aderente bagnaticcia di sudore, che presto, visto il sole cocente, finì per terra sull'erba. Dopo circa un paio d'ore Andrea decise di prendersi una pausa e suonò il campanello di casa. Il cuore di Giovanni sembrò esplodergli nel petto, senza pensarci un attimo si lanciò davanti allo specchio, si aggiustò velocemente i capelli biondi scompigliati, infilò al volo un paio di infradito e corse alla porta.
“Buongiorno!”
Una semplice parola e un sorriso bastarono a far tremare il ragazzo mentre faceva entrare l'uomo dentro casa. Chiuso il portone, i due rimasero in piedi all'ingresso. Andrea continuava a sorridere, mentre Giovanni diventava rosso.
Bastò un cenno della mano di Andrea e il ragazzo si sfilò di dosso tutto quello che gli era rimasto da sfilare, pantaloncini e mutande, rivelando il pisello duro, rosso e ricoperto di presperma. Gli slip che si era appena tolto, che adesso stavano appallottolati a terra accanto ai suoi piedi, erano oscenamente ricoperti da quel liquido che rivelava tutto il desiderio provato e represso nelle ore precedenti. Dopo uno sguardo di intesa, Giovanni si inginocchiò di fronte alla stazza di quel maschio che aveva desiderato con ardore ma in silenzio.
“Aspettare che tu finisca di fare tutto ogni volta mi uccide”, disse Giovanni con voce tremante e guardando in un'altra direzione, colto dalla vergogna.
Andrea rise e non rispose. Era evidente nei suoi occhi quanto amava far crogiolare nell'eccitazione quel giovane ragazzetto, che, sebbene appena ventenne, sembrava stravedere per lui, un uomo dell'età di suo padre. Anche il suo pisello tirava ed era bagnato. Da quando, tre mesi prima, aveva sorpreso Giovanni a masturbarsi guardandolo lavorare dalla finestra, tra i due si era creata una complicità pericolosa. Il comportamento remissivo e servizievole del giovane lo mandavano in estasi, in lui trovava tutta la soddisfazione che mai prima di quell'Estate aveva trovato nelle donne. Ma questo non glielo aveva mai detto, perché non voleva che Giovanni si rendesse conto che solo a quell'età era riuscito a capire cosa lo interessava davvero nel sesso.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
La voglia che Giovanni aveva di saziare il suo desiderio di uomo era incontrollabile, ma non osava aprire bocca e chiedere nulla. A lui piaceva che fosse Andrea a decidere quando e come prendersi il suo piacere. Non dovette aspettare molto. Senza spostarsi dall'ingresso, dando le spalle al portone chiuso, il giardiniere si sbottonò i pantaloni, li spinse giù di scatto e tirò fuori l'arnese duro come una roccia. Pochi secondi dopo la cappella rossa dell'uomo pulsava nella gola di Giovanni. I suoi folti peli pubici sfregavano contro il naso del ragazzo, che subito era stato forzato a soffocare su quel tanto agognato membro. Dopo averlo fatto tossire un po' Andrea gli ordinò di iniziare il pompino. Giovanni si prese qualche secondo, che gli fu necessario per riprendere aria, poi succhiò a lungo, con grande maestria e immensa avarizia. Nell'espressione dell'uomo che lo sovrastava si leggeva con chiarezza quanto il giovane fosse capace nel dare piacere orale. Nessun altro aveva mai spompinato con tanta devozione l'uccello di Andrea, nessun altro lo aveva fatto godere così tanto da fargli desiderare di indugiare tanto a lungo sui preliminari. La bocca di Giovanni era diventata il suo luogo preferito, la bramava per tutta la settimana, nell'attesa di potersela godere in quel modo il Sabato, durante le ore più torride della giornata. Lui questo non doveva saperlo, ma in fondo in tanti anni era ormai diventato bravo a nascondere le sue emozioni più intime.
Quando non riuscì più a trattenersi Andrea prese il suo giovane amico per un braccio e lo tirò su. Non c'era bisogno di parlare, il loro rito si era consolidato nei mesi precedenti. Si recarono in sala da pranzo e docilmente Giovanni si appoggiò al petto di Andrea. Iniziò a leccare i suoi pettorali pelosi e grossi, si sposto sui bicipiti possenti, e poi sotto le ascelle. Scese sulla pancia, sui fianchi e sulle gambe. Il velo di sudore che ricopriva il corpo del giardiniere non lo inibiva: Giovanni amava quel corpo virile, lo aveva desiderato a prima vista e adorarlo era tutto ciò che chiedeva. Giunto ai piedi si soffermò per un po', leccandoli con attenzione, posizionato a terra a quattro zampe, conscio di come gli occhi di Andrea lo guardassero soddisfatti dall'alto. Quando gli fece cenno, senza che nessuno dei due dicesse nulla, Giovanni si piegò a novanta sul tavolo di legno scuro che stava nel bel mezzo della stanza. Chiuse gli occhi e fece un mezzo sorriso, poi subito un violentissimo schiaffone lo colpì sulle natiche. Poi un altro. Poi ancora un altro. E così a ripetizione. Come un forsennato Andrea colpiva il culetto sodo e rotondo del ventenne, facendolo arrossire sempre più. Le smorfie di dolore di Giovanni erano contraddette da una quantità sempre maggiore di presperma che gli colava giù dal pisello fino a sporcare il parquet della sala. Il gioco durò per qualche minuto, finché il lato b di Giovanni non diventò paonazzo. Adesso soltanto sfiorarlo in quella zona gli faceva provare una forte sensazione di bruciore e questo lo eccitava. Era stato lui a chiedere ad Andrea di fare questo gioco la terza o la quarta volta che avevano trascorso del tempo insieme. Aveva spesso visto questa pratica, lo spanking, nei film porno e aveva sempre desiderato metterla in pratica, ma mai avrebbe pensato di farlo (e ripetutamente) nella sala da pranzo che la madre aveva arredato con tanto amore.
Mentre pensava a queste cose alla rinfusa Andrea lo avvisò che non ce la faceva più a resistere. Voleva il suo buchetto.
“Scopami”, disse con naturalezza Giovanni, senza scomporsi.
Lo voleva dentro di sè. Anche se Andrea non conosceva la delicatezza, anche se il suo buchetto sarebbe stato dolorante per giorni. Lo voleva con ardore e non tardò ad averlo. Senza spostarlo dalla posizione assunta prima, Andrea glielo infilò dentro piano e poi iniziò a sbatterlo subito con grande forza, tirandolo a se per le spalle. Giovanni si sforzava di non urlare, ma i primi minuti erano sempre duri da sopportare e qualche gridolino gli sfuggiva dalle labbra arrossate per lo sfregamento col cazzo di Andrea. Poi, pian piano, le sue difese cedevano. Il suo buchetto si lasciava andare e il suo corpo si scioglieva sotto i colpi forti e incessanti del suo toro, che nel frattempo aveva preso le sue braccia, portandole dietro la schiena e tenendole ferme per i polsi, in una posizione di dominio totale. Dopo essere entrato in intimità con quell'uomo Giovanni era cambiato, si era trasformato in qualcosa che prima non era, in un passivo sempre pronto ad accogliere il membro di un uomo dentro di se.
Andrea stava godendo parecchio di quella scopata e non riuscì a trattenersi. Lasciò la presa sui polsi di Giovanni e lo strattonò verso di se. Adesso lo abbracciava da dietro, e oltre ad una prevaricazione sessuale in quell'atto si poteva leggere qualcosa di inedito per i due: affetto. Per Giovanni fu naturale voltarsi indietro per incontrare lo sguardo dell'uomo che lo stava cingendo. Per la prima volta le labbra dei due si cercarono e l'amplesso fu coronato da un bacio, volgare e bagnato, ma in qualche modo profondamente romantico. Andrea era scosso da quel gesto che, nella sua semplicità, gli aveva rivelato dei sentimenti inediti. Decise di sopprimere quella sensazione apparentemente ingestibile scopando Giovanni con ancora più forza. Il ragazzo, ritornato col torso sul tavolo, si ritrovò in preda ad una goduria incontrollabile e sotto i colpi duri di quel maschio che adorava come un dio perse ogni inibizione.
“Ti amo...” sussurrò piano.
La sborra di Andrea invase il suo culo fra gemiti e versi animaleschi.
Nella mente dell'uomo prese piede la confusione. Cosa fare? Lasciare che tutto quello che aveva dentro uscisse fuori? Approfittare di quel momento di intimità profonda per dire che anche lui provava qualcosa di simile? Che quel giovane di bell'aspetto aveva risvegliato sentimenti che in lui non erano mai sorti prima?
L'insicurezza lo colse. Pensava di non poter provare sensazioni simili. Vide il futuro. Vide tante altre scopate, vide anche dei momenti dolci. Poi vide la fine dell'estate. Vide Giovanni partire a fine weekend. Vide il suo culetto rotondo ed accogliente sculacciato da un altro uomo in città. E decise di far finta di niente.
Si ricompose, raccolse i suoi vestiti ed uscì senza dire niente.
Giovanni corse in bagno, si masturbò con foga e venne dopo pochi secondi, sporcandosi ovunque. Subito dopo torno in camera, si sdraiò a letto, il seme di Andrea colava ancora dal buchetto in fiamme lungo le sue gambe. Scoppiò a piangere, finendo per addormentarsi straziato.
Poco dopo aprì gli occhi disturbato dal suono di un messaggio sul suo cellulare.
“Torna la prossima estate. Ti prego."
Sorrise, guardo fuori dalla finestra e tornò a dormire.
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