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Diario erotico di un patriota (2)


di jeepster
21.07.2023    |    4.572    |    6 9.8
"Pensavo si trattasse soltanto di un sano e normale cameratismo virile ma il punto a cui ci siamo spinti ieri notte ci dimostra che deve esserci ben altro e d è..."
19 Marzo 1855
I pochi momenti di solitudine che riesco ad avere in questo posto maledetto costruito su un’isoletta del Mar Tirreno, mi piace passarli davanti a una delle due finestrelle della nostra cella. Guardo il cielo e il mare, gli uccelli che migrano; ogni tanto passa qualche barca o peschereccio e mi viene il desiderio di esserci anch’io su quel natante. Osservare la realtà esterna mi aiuta a dimenticare per un po’ le brutture di questa mia sciagurata condizione e dopo un po’ mi vengono in mente i più bei ricordi della mia vita passata: penso alla mia amata e sfortunata moglie, ai miei figli carissimi, ai miei genitori che ho perso troppo presto.
Oggi però, per via di quanto accaduto l’altra notte, ho pensato molto a Rino, nel tentativo di capire quello che realmente provo per questo giovane uomo di nemmeno trent’anni, col quale ho avuto subito un’affinità d’animo, fin da quando sono arrivato qua.
Ho ripensato ad alcuni momenti vissuti con lui; in particolare mi è tornato alla mente quando, quasi estasiato, rimasi ad osservarlo a lungo mentre, incurante della mia presenza si stava lavando da capo a piedi. Ammiravo le forme armoniose del suo corpo completamente nudo, ricoperto in più parti da una fitta peluria che però lasciava intuire la sua perfetta muscolatura del petto, del ventre e perfino dei suoi glutei; nonché delle sue braccia forti e ben proporzionate, come pure le sue gambe. Il mio sguardo riusciva a cogliere ancor meglio i particolari delle sue fattezze seguendo con attenzione la sua mano che strofinava un piccolo straccio bagnato ora su questa ora su quell’altra parte del suo corpo. Quando lo vidi indugiare un po’ di più in mezzo alle natiche, per ben pulire l’imboccatura del suo ano, provai un leggero imbarazzo nell’essere spettatore di un gesto così intimo; fui un po’ meravigliato dal fatto che non avesse pensato di girarsi per non mostrarsi a me in quel particolare frangente, ma ripensandoci oggi sono portato a credere che in realtà più che noncuranza per la mia presenza, al contrario, l’esibizione spontanea e senza pudori della sua totale nudità, era un modo per comunicarmi il senso d’intima confidenza che provava nei miei riguardi.
Un effetto diverso mi ha fatto invece osservarlo mentre si lavava nella zona pubica. Anche il suo sesso era ben fatto e ben proporzionato; sebbene flaccido e mollemente adagiato sui testicoli di adeguata grandezza, dava l’impressione di essere di cospicua lunghezza, cosa che ho subito potuto verificare, giacché ebbe una quasi totale erezione dopo averlo strofinato per bene e averne più volte fatto scorrere avanti e indietro la pelle che ne ricopriva la punta violacea.
Non potei fare a meno di immaginare una comparazione col mio membro, la cui lunghezza sarebbe stata sicuramente inferiore.
Pur avendo assistito compiaciuto alla scena di Rino che si lavava davanti ai miei occhi, alla fine ho provato un certo turbamento nel constatare che essa mi aveva causato una certa eccitazione nelle parti basse. Per tranquillizzarmi ho voluto credere che fosse dovuto a un piacere di natura puramente estetica: la stessa che può provarsi nell’ammirare i corpi perfetti raffigurati nelle statue dell’antica Grecia, ai quali il fisico di Rino non ha nulla da invidiare.
Proprio mentre ero assorto in questi pensieri ho sentito una mano poggiarsi lievemente sulla mia spalla e la voce del mio amico carissimo che diceva: «Cosa guardi?».
«Guardo il cielo e il mare; guardare fuori mi aiuta a dimenticare per un po’ le brutture che ci sono qua dentro» ho risposto.
«Certo, ti capisco… ma ho visto che ieri e anche stamattina te ne sei stato sempre in silenzio e in disparte… se preferisci me ne vado subito ma se ti va di parlare di qualcosa che ti turba io sono qui, anche perché ho il dubbio che io stesso potrei avere a che fare con quanto t’impensierisce».
«Come al solito l’intuito e la grande sensibilità che hai ti hanno fatto indovinare il mio stato d’animo: è vero, stavo pensando proprio a te ma non c’è nulla di cui tu debba rimproverarti. Per di più pensando alla disgrazia che ti ha colpito, mi sembra assurdo che sia tu a voler confortare me e non il contrario».
«No, tu in realtà hai già fatto molto e infatti volevo ringraziarti per la vicinanza e l’affetto che mi hai dimostrato l’altra sera: mi è stato di grande aiuto».
«Figurati! L’ho fatto con piacere… tuttavia quanto accaduto prima di addormentarci mi ha fatto nascere domande alle quali sto cercando di dare una risposta».
«Comprendo la tua inquietudine e ti prometto che mai più in futuro accadrà nulla di simile».
«No, non volevo intendere questo… come ti ripeto, non c’è niente di cui tu debba sentirti in colpa; abbiamo agito entrambi con spontaneità e naturalezza e non può esserci niente di sbagliato in tutto ciò».
«Non immagini quanto mi rinfrancano queste tue parole, perché esprimono quello che penso anch’io».
«Tuttavia per me vuol dire dover prendere atto che forse sino a quel momento avevo una percezione inesatta del sentimento che mi lega a te. Pensavo si trattasse soltanto di un sano e normale cameratismo virile ma il punto a cui ci siamo spinti ieri notte ci dimostra che deve esserci ben altro e d è questo che sto cercando di capire… lo so, il tuo carattere non è molto incline ad elaborati ragionamenti ed è proprio questo aspetto che ammiro in te; questa tua istintiva e sana spontaneità nell’agire, che vorrei avere anch’io, anziché confondermi in elucubrazioni che a volte mi portano a conclusioni sbagliate».
«Io posso solo dirti che con te ho avuto modo di provare ancora quelle stesse emozioni che ho vissuto negli unici momenti belli che ricordo del periodo trascorso nel collegio di San Demetrio».
«E quali erano questi momenti?».
«In quell’altra specie di galera dove si studiava da preti, sono riuscito a stringere una sincera amicizia con uno degli studenti della mia classe. Avevamo 16 anni; cominciavamo a sentire i primi stimoli venire dalle parti basse e ad avere le prime curiosità; così ogni volta che riuscivamo a sottrarci alla stretta sorveglianza del collegio, ci appartavamo per masturbarci insieme; dapprima ognuno per sé, facendo a gara a chi finiva prima, poi l’uno all’altro, facendo invece a gara a chi resisteva di più: io però perdevo sempre... Non furono molte le volte che riuscimmo a farlo ma l’attesa della prossima occasione ci aiutava a sopportare il trascorrere dei giorni in quel posto schifoso. Nell’ultimo incontro che abbiamo avuto decidemmo di provare entrambi la penetrazione ma solo io ci riuscii con lui. Mentre lo possedevo da dietro provò un piacere così intenso che schizzò senza neanche toccarsi; dopo che anch’io avevo raggiunto il piacere, nonostante i diversi tentativi, lui non riuscì ad averlo abbastanza duro da potermi entrare dentro.
Mi è rimasto da allora un vago rammarico per non aver provato anch’io quello che avevo fatto provare a lui e che non abbia provato pure lui quello che aveva fatto provare a me.
Di lì a poco i suoi genitori lo ritirarono dal collegio e fortunatamente anche mio zio, l’anno dopo, fece lo stesso con me».

Ecco com’è il mio caro Rino: persona schietta e gentile che ti apre il suo cuore completamente, senza alcun infingimento o ipocrisia; che non ha paura di rivelarti le emozioni e i pensieri più intimi; a mostrarsi per quello che è, perché in cuor suo credo sappia di non aver niente di sbagliato nel suo animo e nel suo carattere. Come si può non amare una siffatta persona?
Appena ha terminato il suo racconto, senza dire niente l’ho abbracciato forte in vita appoggiando la mia guancia sulla sua spalla ma lui mi ha preso la faccia tra le sue mani e dopo uno sguardo intenso e colmo di desiderio ha posato le sue labbra sulle mie ed ho sentito subito il solletico dei suoi baffetti e la sua lingua che provava ad introdursi tra le mie labbra; colto di sorpresa nonché vinto da tanta dolcezza e decisione insieme, ho aperto la mia bocca e ci siamo baciati come io finora avevo fatto soltanto con una donna, ed è stato ugualmente bellissimo.
Ci siamo staccati appena un attimo prima che entrasse "Napoleone", uno dei nostri compagni di cella, che ci ha trovati abbracciati ma non sembra averci fatto molto caso.
A questo punto sono tante le domande che mi riempiono la mente: che genere d’amore è quello che sento per lui? Sarà poi giusto dividere l’amore in generi? Non sarà un sentimento unico e indivisibile che semmai assume un aspetto differente a seconda delle persone a cui è rivolto? Allora cosa conta il sesso di costoro? L’unica cosa importante non è forse che questi si lascino amare e ricambino con lo stesso sentimento?
Io sento di amare profondamente Rino e so di essere riamato da lui.
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