Racconti Erotici > Gay & Bisex > L'OSPITE INATTESO LA NOTTE DI NATALE
Gay & Bisex

L'OSPITE INATTESO LA NOTTE DI NATALE


di jeepster
22.12.2018    |    18.784    |    12 9.3
"Questa affermazione mi suscitò un forte imbarazzo così non seppi dire niente in proposito e mi limitai a fare una debole risatella di circostanza..."
Ho pensato di ripubblicare questo vecchio racconto per coloro a cui può essere sfuggito…

Erano quasi le dieci di sera quando guardai il mio orologio mentre l’ascensore mi portava al terzo piano del condominio in cui abito, in un’elegante zona residenziale di Roma.
Passando davanti alla porta del vicino mi fermai colpito sentendo dall'interno la sua voce cantare.
La cosa non sarebbe stata strana di per sé ma considerando che non aveva figli, che aveva perso la moglie da meno di due mesi e che la porta blindata attutiva notevolmente i suoni provenienti dall’interno, riuscire a sentirlo così nitidamente cantare “Tu scendi dalle stelle” (stonatissimo peraltro), lo trovai alquanto singolare.
Pensai che sicuramente era ubriaco e d’altronde, vista la situazione, non c’era da meravigliarsi che avesse deciso di affrontare in questo modo il suo primo Natale in solitudine.
Pensai che la mia situazione era ben più sopportabile; ci sono tante persone costrette a passare le feste da soli, che stanno peggio di me.
Sono un architetto e a causa di un improrogabile appuntamento di lavoro nel pomeriggio del ventiquattro, non ero riuscito a partire insieme a moglie e figlio per trascorrere le vacanze a Capalbio, ospiti di mio fratello. Li avrei comunque raggiunti l'indomani prima di pranzo.
Entrai in casa, accesi subito la tv e misi a riscaldare nel microonde alcune pietanze che aveva preparato mia moglie.
Andai in camera a spogliarmi, indossai il pigiama e m’infilai una vestaglia.
Mentre cenavo sentivo che il vicino ogni tanto riprendeva a cantare sguaiatamente, alternando alla più tradizionale canzone di prima anche una improbabile “White Christmas”.
Alzai un pochino il volume del televisore e dopo un po’ non ci feci più caso.
Passò mezz’ora circa e all’improvviso sentii risuonare dei colpi terribili provenienti dal pianerottolo, così mi precipitai a vedere che cosa stesse succedendo.
La scena che mi si presentò davanti fu quella del mio vicino di casa che stava sferrando dei poderosi calci alla sua porta nel tentativo di sfondarla o comunque di farla aprire. Rimasi ammutolito a guardarlo ma dopo qualche altro calcio lui si accorse di me e s’interruppe.
Abbozzando un sorriso e indicando con un cenno della testa alcune buste di lettere sul pavimento disse: «Ero sceso a prendere la posta dalla cassettina ed ho chiuso la porta senza rendermi conto di non aver preso le chiavi… per caso non hai qualcosa che potrebbe servire per aprirla?».
Il tono della sua voce mi confermò che era piuttosto alticcio e peraltro solo un ubriaco potrebbe sperare di riuscire a forzare una porta blindata come la sua.
«Mi dispiace ma non ho niente del genere» risposi, al ché lui aggiunse: «Fa niente, adesso scendo e vedo se riesco a trovare qualcosa» e senza darmi il tempo di dire alcunché scomparve dentro l’ascensore già presente al piano.
Richiusi la porta e me ne tornai in salotto, inserii nel lettore un DVD predisponendomi alla visione di un film visto un’unica volta al cinema più di trent’anni prima: “Donne in amore” di Ken Russell.
I miei pensieri però erano tutti rivolti alla scena di poco fa e al mio vicino: si chiama Vincenzo, ha quarantacinque anni, è un bell’uomo, alto un metro e ottanta, piuttosto robusto; è un ex camionista diventato proprietario di una ditta di autotrasporti.
Dopo neanche dieci minuti sentii suonare il campanello del portone: era lui naturalmente.
«Gianni, scusa il disturbo, mi puoi aprire il portone?... lo avevo lasciato aperto ma qualcuno che è entrato deve averlo richiuso, grazie».
Premetti il bottone d’apertura e andai ad aspettare che salisse per vedere cosa avrebbe fatto adesso.
Uscì dall’ascensore brandendo un bastone, neanche mi guardò ed iniziò subito ad armeggiare con quel pezzo di legno che dopo poco gli si spezzò, al ché ricominciò a dare calci alla porta furiosamente.
Allora mi decisi a intervenire per farlo smettere; uscendo sul pianerottolo gli gridai: «Fermati! Non lo vedi che è inutile? Qua ci vuole una ditta specializzata per risolvere il problema» si arrestò, io continuai: «Magari posso fare qualche telefonata per vedere se troviamo qualcuno… certo, è la vigilia di Natale, la vedo difficile» mi guardò ed annuì senza dire niente.
«Dai vieni dentro, vediamo se riusciamo a risolvere questo problema» gli dissi prendendolo sotto braccio per accompagnarlo in casa.
«Ma no, aspetto qua grazie, non voglio disturbare, starete festeggiando» disse opponendo una debole resistenza.
«Non ti preoccupare, non disturbi… anch’io sono da solo, Laura e Carlo, sono via, li raggiungo domani».
«Ah, va bene… allora grazie dell’aiuto» disse lasciandosi guidare dentro.
Lo feci accomodare sul divano del salotto e mi misi subito a sfogliare l’elenco telefonico per trovare qualche ditta di pronto intervento ma subito Vincenzo mi chiese se poteva bere qualcosa.
«Hai ragione, perdonami se non te l’ho proposto prima io, cosa ti posso offrire? ».
«Non saprei, qualcosa per scaldarmi un po’, sono tutto infreddolito».
In quel momento guardandolo mi resi conto che indossava solo una tuta da ginnastica e dall’apertura della blusa che lasciava intravedere il suo petto villoso si capiva che non aveva neanche una maglietta sotto; non c’era da meravigliarsi che fosse infreddolito.
Però se da una parte la sua richiesta mi sembrava legittima, dall’altra non ero sicuro che fosse una buona idea continuare a fargli assumere alcool, viste le condizioni in cui era già; alla fine pensai che ormai un bicchierino in più o in meno non avrebbe fatto la differenza, così gli servii del cognac che lui sorseggiò mentre facevo la prima telefonata. Dopo un paio di chiamate a vuoto ottenni una risposta ma mi dissero che sarebbero potuti intervenire solo l’indomani dopo le otto e che la cosa sarebbe costata sui 300 euro. Quando ripetei la cifra per farla sapere a Vincenzo, questi strabuzzò gli occhi ma poi annuì per far capire che era d’accordo; sembrava che nonostante il suo evidente stato di alterazione riuscisse a mantenere una certa lucidità, dimostrando una capacità di reggere l’alcool fuori dal comune.
Fissai l’appuntamento per le nove e diedi loro il mio indirizzo esatto e il mio recapito telefonico.
«Bene, questa è fatta!... adesso pensiamo alla tua sistemazione per stanotte, non posso certo farti dormire sul pianerottolo».
«Mannaggia, guarda che casino ho combinato stasera!... e adesso ho tirato dentro anche te, mi dispiace davvero ma comunque ti ringrazio per l’aiuto che mi stai dando».
«Tranquillo, non mi costa niente… e sono sicuro che se mi fossi trovato al tuo posto tu avresti fatto lo stesso con me».
«Certo, è così… ma a te certe cose non succedono, sono io quello che non ci sta più con la testa».
«Ma che dici? Queste cose possono succedere a chiunque… pensi di riuscire a dormire su questo divano? Sennò io non ho problemi a farti dormire con me… decidi tu».
Un attimo dopo aver pronunciato questa frase mi resi conto che forse avevo ecceduto in confidenza e che la mia offerta poteva essere fraintesa.
«No no, il divano andrà benissimo… sei anche troppo gentile».
«D'accordo allora, se vuoi puoi farti anche una bella doccia calda, così ti riprendi un po’».
«Sì, magari prima di mettermi a dormire la faccio, così mi aiuta a prendere sonno…» poi indicando lo schermo su cui scorrevano le immagini del DVD, aggiunse: «Vedo che stavi guardando un film prima che facessi scoppiare tutto il casino, mi dispiace di averti interrotto, possiamo guardarlo insieme, di che si tratta?».
«Ah, il film… sì, l’ho visto tanti anni fa, non ricordo quasi niente… era da un po’ che mi ero ripromesso di rivederlo… all’epoca mi colpì soprattutto la scena di lotta tra i due protagonisti».
Anche in questo caso mi resi conto che forse avevo detto qualcosa di compromettente ma ormai non potevo rimangiarmelo, potevo solo sperare che Vincenzo non gli avrebbe dato peso, perché proprio in quel momento iniziò la fatidica scena in cui Oliver Reed e Alan Bates lottano completamente nudi, chiusi a chiave dentro a una stanza.
«Ah, eccola… è questa vero?» chiese Vincenzo.
«Sì» risposi, e così ci guardammo in silenzio le immagini dei due uomini che si scontravano, si avvinghiavano, si colpivano, si contorcevano, ringhiavano e gemevano, finendo con l’abbracciarsi teneramente; arrivando quasi al punto di baciarsi; una scena che m’impressionò molto la prima volta che la vidi, per via del suo sottinteso e prorompente erotismo; però rivederla adesso in presenza di quello che per me era poco più di uno sconosciuto mi innervosiva alquanto.
Staccavo spesso lo sguardo dalle immagini per osservare senza farmene accorgere l’effetto che stavano avendo su Vincenzo. Sembrava molto preso da ciò che stava vedendo, tant’è che ad un certo punto mi parve che il rigonfiamento nella zona del pube si era fatto più evidente e dopo un po’ con un gesto quasi inconsapevole ci poggiò sopra la sua mano e lo strofinò lentamente più volte.
Alla fine fu lui il primo a commentare: «Cavolo, bella scena!… penso che mi piacerebbe provare un esperienza del genere». Questa affermazione mi suscitò un forte imbarazzo così non seppi dire niente in proposito e mi limitai a fare una debole risatella di circostanza.
Mi chiese se poteva avere un altro goccio di cognac prima di andare a farsi una doccia, evidentemente non aveva più interesse per il resto del film.
Glielo versai e lui lo bevette in un attimo, quindi gli mostrai dov’era il bagno.
«Usa le mie ciabatte e l’accappatoio azzurro, è pulito… intanto vado a prenderti le coperte» dissi chiudendogli la porta alle spalle.
Mentre Vincenzo si faceva la doccia, con cuscino lenzuola e coperte gli preparai il divano come fosse un letto; appena ebbi finito spensi il lettore DVD e voltandomi lo vidi apparire sulla porta del salotto, indossava il mio accappatoio ma essendo un po’ più alto e più corpulento di me e con una pancia un po’ più pronunciata, nonostante avesse legato la cintura, l’accappatoio non si chiudeva del tutto lasciando intravedere una striscia di petto, poi l'addome e ovviamente il pube (tutti abbondantemente ricoperti da una fitta peluria), quindi il suo pisello che per quanto floscio era di una grandezza ragguardevole, confermandomi quello che avevo già intuito osservandogli il “pacco” mentre stava guardando il film.
«Scusami ma a quanto pare abbiamo due taglie piuttosto diverse, l’accappatoio non si chiude, spero che la cosa non t’imbarazzi» esordì lui.
«Ma figurati! Siamo tra uomini, no?...
tranquillo, nessun problema – dissi cercando di mascherare un certo nervosismo – ma allora mi sa che anche il mio pigiama non ti andrà bene».
«Fa niente, dormirò senza… poi se sentirò freddo mi rinfilo la tuta».
«Okay, ti lascio riposare e me ne vado a letto anch’io, domani mi aspetta una giornata impegnativa».
Mentre dicevo così si slacciò la cintura dell’accappatoio, se lo tolse e lo poggiò sulla spalliera del divano, rimanendo per qualche attimo in piedi di fronte a me senza mostrare il benché minimo imbarazzo per la sua totale nudità, poi si chinò per scostare le coperte e ci s’infilò sotto, sistemandosi per dormire.
A questo punto mi diressi verso la porta della stanza, spensi l’interruttore della luce gli augurai la buona notte e lui prontamente rispose: «Buona notte….. e buon Natale!».
«Già, è vero… buon Natale anche a te, a domani» uscii e me ne andai in camera.

Mi tolsi la vestaglia e mi misi sotto le coperte, ripensai a quanto era appena successo; mi sentivo soddisfatto per aver compiuto la mia buona azione natalizia; soprattutto avevo in mente le immagini della scena di lotta del film che avevamo visto insieme e poi la figura di Vincenzo, completamente nudo prima d’infilarsi sotto le coperte.
Trovavo una certa somiglianza tra Oliver Reed e il mio vicino di casa, questi però con la testa rasata e più peloso, ancora tonico nonostante un po’ sovrappeso, comunque un bel fisico, muscoloso, molto virile e sexy.
Non erano passati neanche dieci minuti quando sentii bussare lievemente alla porta della mia stanza e Vincenzo che sottovoce disse: «Gianni, posso entrare?... volevo chiederti una cosa».
Restai molto sorpreso, di cosa poteva aver bisogno adesso?
«Sì, entra» risposi.
Aprì la porta e vidi la sua silohuette stagliarsi in controluce grazie al chiarore che proveniva dal salotto, notai subito che non si era messo niente addosso.
Mi alzai a sedere restando sempre sotto le coperte, appena si fu avvicinato al letto gli chiesi: «Dimmi, di cosa hai bisogno?».
«No, niente, è tutto a posto… volevo chiederti una cosa ma spero che non penserai a male».
«Tranquillo, dimmi… senza problemi» lo incoraggiai, mentre lo stupore aumentava sempre di più.
«No, vedi, è che stavo ripensando alla scena di quel film di poco fa… ma è meglio lasciar perdere, sono ubriaco, non lo so nemmeno io quello che dico, scusami, come non detto», si voltò per andarsene.
«Aspetta. Cosa volevi dirmi? Se ti va di parlarne puoi farlo… perché dovrei pensare a male? Te l’ho detto che quella è una scena che ha colpito molto anche me, non ci trovo nulla di strano se ti è successa la stessa cosa».
«È così infatti, mi ha fatto venire voglia di scoprire cosa si prova a starsene abbracciati con un altro uomo tutti nudi… attento, non fraintendermi! Non sto pensando a niente di strano… ho pensato che sicuramente neanche tu lo hai mai provato e volevo chiederti se ti andava di farlo con me… ma forse è tutta una cazzata questa… scusami sto sbarellando, te l’ho detto, non ci sto con la testa».
Probabilmente la prolungata solitudine e i fumi dell’alcool avevano allentato i suoi freni inibitori e anche se non mi sarei mai aspettato una richiesta simile, la trovai plausibile e sincera.
Senza dire niente scesi dal letto, in pochi secondi mi tolsi la giacca e i pantaloni del pigiama, sotto non indossavo nient’altro, ora anch’io ero in piedi nudo davanti a lui.
Mi fissò senza dire niente, notai che inclinò la testa verso il basso e il suo sguardo indugiò un po’ sul mio pube, provocandomi il solito imbarazzo che provo ogni volta che ciò accade, sentendomi esaminato e valutato.
Allungai le braccia per andare a stringere entrambe le sue mani e quel primo contatto mi fece correre un brivido lungo la schiena; dopo pochi secondi sentii che pure Vincenzo aveva iniziato a tremare leggermente.
Gli lasciai le mani, gli misi le braccia al collo e accostai il mio petto al suo abbracciandolo con tenerezza, appoggiai la mia guancia alla sua stringendolo più forte mentre lui mi stringeva i fianchi con le sue braccia forti e muscolose; vicino all’orecchio gli sussurrai: «Vedi che non sta succedendo niente di strano?... anzi, è bellissima la sensazione che sto provando in questo momento… e tu come ti senti?» gli chiesi scostando la testa per guardarlo negli occhi.
«Sì è bello, mi piace stare così» quindi mi strinse ancora di più, cosicché adesso anche i nostri sessi si toccavano e non potei fare a meno di notare che il suo si stava indurendo, come il mio d'altronde.
Gli appoggiai la testa su una spalla e incominciai ad accarezzargli dolcemente la schiena, il tremolio era cessato ma lo sentii rabbrividire ed emettere dei flebili gemiti mentre facevo scorrere delicatamente le mie dita su e giù lungo la sua schiena. Arrivai ad accarezzargli le natiche pelose, quindi lui afferrò le mie e con un movimento ondulatorio cominciò anche a strofinare il suo membro sempre più duro contro il mio. Percepii chiaramente la sensazione di bagnato dovuta alla fuoriuscita del suo liquido preseminale, chiaro segno della crescente eccitazione.
Iniziai a baciarlo dolcemente sul collo, il suo respiro aumentò di frequenza, così come la frenesia del contatto; allora mi staccai un po’ da lui e mi piegai per potergli leccare e succhiare i capezzoli che avevo sentito premere durissimi sul mio petto.
Questo gli fece quasi perdere la testa, iniziò ad ansimare e ad emettere una serie di brevi mugolii di piacere.
Ormai era evidente che saremmo andati ben oltre l’intenzione di starsene semplicemente abbracciati; ripresi a baciarlo sul collo, poi passai di nuovo la lingua sui capezzoli, quindi sul petto, per poi scendere sempre più in basso fino a trovarmi inginocchiato e con il suo membro in piena erezione a portata di bocca.
Era diventato lungo e grosso, proprio come l’avevo immaginato prima; lo afferrai con entrambe le mani e dopo averlo scappellato iniziai a solleticarlo con la lingua all’attacco del prepuzio, poi la passai sul glande cercando anche d’infilarla nel buchino da cui continuava ad uscire quel liquido dal sapore salino.
Lo accolsi nella mia bocca e cominciai a farlo scorrere dentro, mentre lui mi teneva la testa con entrambe le mani e accompagnava dolcemente i miei movimenti, simulando una specie di coito.
I suoi gemiti di piacere risuonavano nel silenzio della stanza, questo mi fece mettere maggior impegno e dedizione nel bocchino che gli stavo facendo.
A dire il vero la grandezza del suo pene, decisamente superiore alla media, non mi consentiva di stimolarglielo come avrei voluto ma credo che questo non incidesse molto, visto che dopo un po’ mi fece capire che voleva che mi fermassi perché stava per venire.
Mi fece alzare in piedi, restai sorpreso quando gli misi di nuovo le braccia al collo e fu lui a cercare la mia bocca per un lungo e appassionato bacio, quasi che questo fosse un modo per assaporare attraverso di me il gusto del suo membro; intanto continuavamo a stringerci sempre più forte e a strofinare i nostri corpi l’uno contro l’altro.
Fu lui a staccare la bocca e guardandomi in faccia, sottovoce disse: «Quando facevo il camionista mi è capitato diverse volte che qualche checca che bazzicava le aree di parcheggio mi facesse un pompino, mi è sempre rimasta la curiosità di sapere che gusto si prova ma non ho mai avuto il coraggio di farlo…». Senza dire altro si inginocchiò e avvicinò la sua bocca al mio pisello che però in quel momento aveva perso un po’ di turgidità.
Dapprima leccò la cappella già totalmente scoperta per via della mia circoncisione, poi al momento di ficcarsela in bocca disse: «Com’è grande… è bella» e dopo un ultimo attimo di esitazione, con la sua bocca avvolse la punta del mio cazzo e cominciò a succhiarlo, facendolo ridiventare subito duro.
S’interruppe per dire: «Mi piace! Mi piace sentire che s’ingrossa mentre ce l’ho in bocca» e riprese subito a succhiarmelo per poi farselo scorrere fino in fondo alla gola e quindi risalire fino a contenerne solo la punta.
Pensai che probabilmente era davvero la prima volta per lui, perché ogni tanto mi provocava un leggero dolore facendomi sentire la stretta dei suoi denti ma il piacere che provavo era decisamente più forte.
Ad un certo punto vidi che con una mano aveva iniziato a masturbarsi, quindi gli dissi: «Perché non ci stendiamo sul letto? Così anch’io posso succhiare il tuo» e così demmo inizio a un appassionato e coinvolgente "69".
Non gli ci volle molto per venire ma quando mi avvertì che stava per farlo staccai la mia bocca e mi feci schizzare sul petto il suo abbondante liquido caldo.
Mentre eiaculava non smise di succhiarmelo, anzi, sembrava che in questo modo godesse ancora di più ed emetteva come dei ruggiti di piacere mentre continuava a far entrare e uscire il mio cazzo dalla sua bocca. Questo suo modo di fare fece aumentare ancora di più la mia eccitazione perciò in pochi istanti anch’io raggiunsi l’orgasmo, ma in questo caso sebbene lo avvertii dell’imminente sborrata lui non volle staccare la bocca e si fece venire in gola per assaporare il mio sperma.
Non lo inghiottì perché dopo pochi secondi si alzò per andare a sputarlo in bagno.
Nel frattempo facendo attenzione che il seme con cui mi aveva inondato il petto non colasse sulle lenzuola, mi alzai per prendere un piccolo asciugamano da un cassetto e iniziai a ripulirmi.
Mentre ero ancora seduto sul letto intento a compiere questa operazione, Vincenzo apparve di nuovo sulla porta ma non entrò e disse: «Ti ringrazio, mi è piaciuto molto quello che abbiamo fatto… ora me ne torno a dormire… buona notte».
Si era già voltato quando gli risposi: «Aspetta, non vedo il motivo perché tu dorma in salotto, starai di sicuro più comodo nel mio letto… dai, non fare complimenti».
Esitò qualche secondo, poi si voltò e si diresse verso la parte del letto di fianco alla mia, scostò le coperte, ci s’infilò sotto e mormorando disse: «Grazie» quindi voltandomi le spalle si mise a dormire senza dire altro.
«Non c’è di ché» risposi io, alzandomi per andare in bagno a farmi la doccia.
Impiegai pochi minuti, me ne tornai in camera e mi misi anch’io sotto le coperte; accostandomi a lui lo cinsi da dietro con un braccio, godetti del calore che emanava il suo corpo ma lui rimase immobile. Capii che era già sprofondato in un sonno pesante perché iniziò a russare, man mano sempre più rumorosamente.
Tenendolo sempre abbracciato provai a scuoterlo e così per qualche attimo smise ma poi riprese come prima; fu allora che mi resi conto della grande cazzata che avevo fatto pregandolo di restare a dormire nel mio letto.
Mi staccai da lui e gli voltai la schiena nella speranza di riuscire comunque ad addormentarmi; sopportai per un po’ ma dopo un altro inutile tentativo di farlo smettere, decisi di alzarmi per andare io a dormire in salotto.
Anche lì non fu facile riuscire a prendere sonno, nonostante avessi chiuso la porta della camera, per quanto attutito, sentivo ancora il suono del suo russare.
Alla fine fui comunque vinto dal sonno ma dormii poco e male.
La mattina fui svegliato dal suono del campanello del portone: erano i ragazzi della ditta di pronto intervento chiamati per far aprire la porta blindata.
Dissi loro di salire al terzo piano pregandoli di avere un po’ di pazienza; corsi in bagno a raccogliere i panni di Vincenzo ma faticai un po’ a farlo svegliare.
Lo invitai a fare in fretta e dopo pochi minuti raggiunse gli operai in attesa sul pianerottolo.


Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per L'OSPITE INATTESO LA NOTTE DI NATALE:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni