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Gay & Bisex

Diario erotico di un patriota - 4


di jeepster
30.11.2023    |    3.479    |    4 9.5
"Però nonostante un iniziale imbarazzo mi sono spogliato del tutto anch’io; ho dato a lui la saponetta e ho cominciato a detergere il corpo di Rino con quello..."
15 LUGLIO 1855
Ieri abbiamo voluto festeggiare l’anniversario della presa della Bastiglia nella Rivoluzione Francese, con l’auspicio che un giorno anche questo luogo venga liberato da una popolazione insorta contro il re tiranno.
Per l’occasione uno dei miei compagni di cella a pranzo ha voluto offrire a tutti noi dei funghi sott’olio, conservati in un vasetto ricevuto pochi giorni prima con il pacco che gli avevano fatto recapitare i suoi famigliari. Vista l’esigua quantità del prodotto, Rino ha deciso di rinunciare alla sua parte e, come alternativa ai funghi, a sua volta ha tirato fuori della ‘nduja che gli aveva appena fatto avere suo zio. Anch’io ho optato per quest’altra opportunità e così i funghi li hanno mangiati solo gli altri tre. La scelta fatta da me e Rino si è rivelata provvidenziale poiché dopo circa un’ora essi hanno incominciato a stare male, così Rino ha chiamato subito le guardie e i tre sfortunati sono stati ricoverati in infermeria. Probabilmente a causa del caldo infernale di questi ultimi giorni, i funghi si erano guastati, provocando così il malessere di coloro che l’avevano mangiati. Poi abbiamo saputo che fortunatamente le conseguenze non sembrano gravi e fra qualche giorno i nostri amici torneranno in cella con noi.
Intanto ieri anch’io avevo rovistato nella scatola che mi aveva lasciato la mia cara moglie quando è venuta a trovarmi, per vedere se c’era qualcosa di commestibile da dividere con gli altri ma non ho trovato niente del genere. Invece è saltata fuori da una coperta in mezzo a cui era finita, una saponetta che non avevo visto quando avevo ispezionato il pacco la prima volta.
Stamattina l’ho mostrata a Rino, al quale sono brillati gli occhi appena ha capito cos’era.
«Allora dopo cena ci diamo tutt’e due una bella lavata!» ha esclamato.
«D’accordo» gli ho risposto.
C’è da dire che qua dentro l’igiene lascia molto a desiderare, un po’ per le condizioni oggettive, un po’ perché a causa del progressivo abbrutimento, noi stessi tendiamo a trascurare questo aspetto del nostro vivere quotidiano. Di acqua non ce ne viene data molta e un certo senso del pudore ci fa vergognare di lavarci davanti agli altri. Rino però non ha di questi pudori ed è senz’altro quello che tra noi si lava più spesso.
Dopo la chiusura della porta della cella e una cena frugale, abbiamo deciso di lavarci entrambi, poiché, vista l’assenza degli altri tre, avevamo più acqua a disposizione.
Allora Rino ha piazzato uno dei due secchi pieni d’acqua su una sedia al centro della stanza e si è spogliato completamente, dopodiché mi ha detto: «Dai, tira fuori quella saponetta e prendi questo. Dammi una mano a lavarmi» e così dicendo mi ha lanciato uno strofinaccio che ho afferrato prontamente; ma quando ancora tutto vestito mi sono avvicinato per andare a bagnarlo nel secchio, mi fa: «Ma cosa fai? Mica vorrai rimanere coi vestiti addosso… si bagnerebbero tutti. Dai, spogliati anche tu, ormai credo che ci sia tra noi abbastanza confidenza da non dover avere più di questi pudori».
Aveva ragione, eppure un po’ mi vergognavo. Però nonostante un iniziale imbarazzo mi sono spogliato del tutto anch’io; ho dato a lui la saponetta e ho cominciato a detergere il corpo di Rino con quello strofinaccio intriso d’acqua. Ho iniziato dal petto e via via lui passava la saponetta sulla zona appena bagnata; poi l’addome, quindi le braccia. S’insaponava per bene, emettendo mugolii e sospiri di soddisfazione. Al momento di bagnargli la zona pubica ho esitato un po’, l’ho guardato negli occhi e così lui mi ha incoraggiato dicendo: «Hai già avuto modo di toccarmi in quelle parti, quindi vai tranquillo» e così ho fatto. Gli ho bagnato il pube, lui ci ha strofinato subito la saponetta e ha incominciato a insaponare per bene anche il membro e i testicoli. Allora mi sono inginocchiato e sono passato alle gambe. Dopo aver bagnato bene la prima, lui mi ha passato la saponetta chiedendomi: «Ti va pure d’insaponarmi?».
«Sì» gli ho risposto senza esitare e ho passato a lui lo strofinaccio. A quel punto era forte il desiderio di toccargli i muscoli delle gambe; far scivolare le mie mani sulle sue cosce vigorose, sui polpacci ben modellati.
Sicuramente era quello che voleva anche lui con la sua proposta. Poi quando gli passavo la mano in mezzo all’inguine, inevitabilmente il dorso veniva a contatto coi suoi testicoli e col membro che vi si appoggiava e naturalmente ciò ne provocava l’inturgidimento e l’allungamento.
Mentre gli insaponavo le gambe, Rino aveva cominciato a risciacquarsi il petto e l’addome con lo strofinaccio che immergeva continuamente nel secchio dell’acqua, poi me l’ha dato di nuovo affinché fossi io a risciacquarlo nella zona pubica. Le conseguenti stimolazioni dei suoi genitali hanno portato a una completa erezione. Ormai il suo desiderio era evidente, come pure il mio, essendomi eccitato al massimo mentre gli insaponavo le gambe. Alla vista del suo sesso che svettava all’altezza della mia faccia, ho alzato lo sguardo e lui col suo splendido sorriso stampato in faccia, annuendo mi ha fatto capire che avrebbe gradito. Ho aperto la mia bocca per accogliervi dentro il suo membro, così ha iniziato a muoversi lentamente come nel coito. Dopo un po’ mi sono staccato perché mi mancava il respiro, quindi ho iniziato a leccarglielo e a succhiarglielo; poi l’ho di nuovo cacciato nella mia gola e ho iniziato a muovere la testa avanti e indietro ma mi ha bloccato quasi subito e ha detto: «Aspetta, non voglio godere adesso. Aiutami a lavarmi la schiena».
Così mi sono alzato, lui si è voltato e ho iniziato a lavarlo dietro; con una mano lo bagnavo con uno straccio e con l’altra lo insaponavo, dalle spalle fino al sedere e poi le natiche e quindi in mezzo ai glutei, e in quel momento Rino ha cominciato ad emettere dei mugolii d’inequivocabile piacere pregandomi di continuare a insistere proprio all’imboccatura dell’ano. Intanto si era ripreso lo strofinaccio per bagnarlo e sciacquarsi le gambe ancora insaponate; così piegato in avanti rendeva anche più agevole il mio lavorio.
A un certo punto mi ha chiesto di provare ad entrare con le dita per pulire più a fondo; cosa che ho fatto abbastanza agevolmente, grazie al sapone che lubrificava tutta la zona.
Nel momento in cui sono entrato col mio dito ha emesso un gemito che non ho ben capito se fosse di dolore o piacere, probabilmente tutt’e due le cose. Ciononostante mi ha incitato a proseguire: «Continua Gigi, è una sensazione bellissima!» ha detto; aggiungendo poi: «Prova anche con due dita» e così ho fatto ma a quel punto i suoi gemiti erano inequivocabilmente di piacere.
Intanto questa situazione non mi aveva lasciato indifferente e ora anch’io ero al massimo dell’eccitazione. Quando Rino se n’è accorto, mi ha chiesto di provare a penetrarlo. Non me lo son fatto ripetere e perciò ho infilato il mio sesso dentro il suo ano senza incontrare molta resistenza e ho iniziato a far scivolare avanti e indietro il mio membro dentro al suo retto ben lubrificato.
Ad ogni affondo emetteva un gemito di piacere. Intanto anch’io provavo un piacere immenso nel possederlo; tant’è che dopo qualche minuto non ho saputo trattenermi dallo schizzargli dentro il mio seme, vinto da un orgasmo per me senza precedenti. Lui se n’è avveduto e in pochi secondi ha goduto anche lui masturbandosi. Appena ci siamo ripresi un po’ gli ho risciacquato le spalle, la schiena e l’ho pulito per bene tra i glutei. Vista l’ora tarda, abbiamo deciso che io mi sarei lavato la sera dopo. Restando nudi entrambi ci siamo seduti sul mio tavolaccio e gli ho letto un brano dal “Simposio” di Platone: ovvero il discorso di Pausania che loda l’amore tra uomini se accompagnato da un sentimento d’amore. Abbiamo dormito abbracciati la notte.
(continua)

Ho voluto ripubblicare questa versione lievemente rivista e corretta del quarto capitolo per scorporare la parte finale che ripubblicherò successivamente con l’aggiunta di una mia nota personale.
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