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Gay & Bisex

L'attor giovine 5 la scelta


di Ettoreschi
02.07.2009    |    12.033    |    0 7.5
"Il lunedì dopo che ero stato dai miei trovai Max deciso a non consentirmi più di scappare e mi disse : “Oggi vieni a pranzo con me!” Era un ordine e non si..."
Il lunedì dopo che ero stato dai miei trovai Max deciso a non consentirmi più di scappare e mi disse : “Oggi vieni a pranzo con me!” Era un ordine e non si doveva discutere e io non lo discussi “Bene. Sono contento che tu me l’abbia chiesto!” Lavorammo duro per tutta la mattina poi, alla pausa pranzo ordina panini e bibite e andiamo nel suo camerino a mangiare. Dopo i primi bocconi in silenzio, Max mi guarda e comincia “Ma hai deciso di farmi pentire di averti scelto? Dicevi di essere disposto a tutto per seguire il tuo sogno invece sei insubordinato e poco obbediente!” Lasciai il mio panino, mi avvicinai a lui con lo sguardo da gattina che fa le fuse, tolsi l’elastico che raccoglieva i capelli e li scossi e cominciai ad accarezzare il suo torace “So di averti ferito, credo anche di aver capito perché e quando ho violato i tuoi desideri. Se ti conosco so che le mie scuse adesso non ti servono e non te le faccio perché ti offenderesti anche perché sai che mi è dispiaciuto. Tu sei grande e bravissimo e stare vicino a te mi ha abbacinato a tal punto da non saper distinguere cosa è giusto o no ma di seguire solo i miei istinti. Io voglio imparare e, se vorrai, non farti scrupolo di dirmi anche duramente dove sbaglio. Perdonami “ e così dicendo mi avvicinai al suo viso e lo baciai come Giulietta bacia il suo Romeo. Passarono una manciata di secondi nei quali il mio cuore stava per scoppiare dalla tensione, poi lui rispose al mio abbraccio e prese in mano la situazione. Fu deciso ma anche delicato al tempo stesso. Mi prese alla missionaria sfoggiando tutto il repertorio di scopatore che mi aveva conquistato. E finalmente in quell’amplesso paradisiaco ma intenso che tutte le tensioni che si erano create fra di noi si sciolsero e ci demmo reciprocamente piacere. Alla fine gli circondai il bacino con le mie gambe e lo strinsi a me quasi a voler sottolineare una intesa ritrovata, lui invece accarezzava i miei capelli e mi guardava dolcemente. Ma lo stronzo che comunque albergava in lui mi scosse “Dai non poltrire che dobbiamo riprendere le prove: il lavoro viene prima di tutto il resto!” Lo guardai con un sorriso dolce e riconoscente al tempo stesso e, senza discutere, mi ricomposi.
La prima metà della settimana fu chiaro a tutti che ero tornato ad essere il “cocco” di Max e Andrea veniva quasi ignorato e vedevo che ne soffriva. Ogni giorno alla pausa pranzo, Max mi ospitava nel suo camerino e scopavamo con l’entusiasmo che aveva guidato il nostro primo week end, solo che questa volta non provavo più a possederlo, mi accontentavo di stimolargli il buco del culo con le dita ma poi lasciavo che fosse lui a cogliere il frutto proibito del mio corpo. Ero Giulietta sempre, sul palco e nel suo camerino e, io speravo, anche nel suo cuore. Mercoledì sera ci trovammo a mangiare io, Andrea e Adele perché gli altri ospiti erano andati a farsi una pizza. Fu Adele a cominciare il discorso perché tra me ed Andrea c’erano sentimenti contrastanti: sapevamo di essere avversari ma al tempo stesso sentivamo di essere uguali ed eravamo in empatia con quello che l’altro provava. “Allora il vostro regista chi sta tartassando adesso?” Risposi io perché il mio collega-avversario era rimasto stupito dalla franchezza di Adele “Andrea. Gli fa fare le parti peggiori e non lo vuole neanche alla pausa pranzo” “Ma cosa le racconti? Sono cose nostre” “Eh ragazzo mio, puoi anche non raccontarmi niente ma le vostre facce sono un romanzo scritto a caratteri cubitali”. Il ghiaccio si ruppe e cominciammo a parlare, a sfogarci per le angherie subite in passato o nel presente, per le aspirazioni che sentivamo non essere riposte nelle nostre mani ma in quelle di una persona ingovernabile, e infine anche del sesso. Andrea non aveva riscontrato un Max anche passivo, ma ciò perché era stato solo il suo giocattolo sottomesso, e questa era l’unica differenza oltre al fatto che per Andrea il sesso non era mai disgiunto dal sentimento e gli riusciva difficile a provare la parte di Giulietta con Goffredo in quella di Romeo.
Quando Adele si ritirò nella sua stanza continuammo le confidenze e gli dissi di come avessi fatto sesso un po’ con tutti, mentre lui un po’ arrossendo mi raccontò di come quel giorno Fernando lo avesse chiamato nel suo camerino e che avessero fatto un 69 letteralmente “esplosivo”. “E’ bravissimo Fernando, ed è anche sensibile!” “Attento Andrea anche lui era l’attor giovine la volta scorsa ed oggi è qui che rimpiange un amore impossibile per Max!” Su quest’ultima confidenza ci lasciammo per dormire il sonno del giusto. Fu quindi con grande sorpresa che il giorno dopo apprendemmo due notizie di cui ci sconvolsero fortemente. La prima era che Alfredo aveva avuto un piccolo incidente tornando a casa in moto e quindi le prove sarebbero state più pesanti per tutti i componenti della compagnia. La seconda fu riassunta così da Max “Bene lo sapete che devo scegliere l’attor giovine che ci accompagnerà in tutta la tournee e che sarà la nostra Giulietta. Abbiamo Andrea e Giulio che sono i candidati e, chi per un motivo, chi per un altro, entrambi possono ricoprire a mio avviso il ruolo: sono bravi entrambi. Ma chi scegliere? Bene ho deciso di affidarmi al Vostro giudizio perché oltre ad essere Giulietta il vincitore sarà il nostro primo attor giovine e dovrà pertanto soddisfare le necessità di tutta la troupe. Avete tre ore di tempo durante la pausa pranzo per decidere chi sarà il Vostro candidato. Alle 16.00 ci rivediamo sul palco e ognuno di voi indicherà uno solo di loro. Chi avrà avuto più preferenze sarà la nostra Giulietta … e il nostro attor giovine!” Concluse così guardandoci entrambi con un sorrisetto mefistofelico mentre noi eravamo a bocca aperta: tutta la nostra dedizione, lo studio ecc. non contavano niente, quello che avrebbe deciso tutto sarebbe stato il nostro culo!
Mi ripresi e cominciai a pensare a come conquistarmi il maggior numero di “voti” senza farmi sfondare il culo da tutti. Ebbi una folgorazione e mi avvicinai a Fernando sussurrandogli nell’orecchio “Vorresti aiutarmi tu che sei stato attor giovine in passato?” “Cosa vuoi che faccia?” glielo dissi. Ci pensò un attimo poi il suo viso si distese in un sorriso e mi disse “Dai possiamo farlo!”. Vidi che Goffredo aveva preso per mano Andrea e lo stava portando nel suo camerino mentre Max era scomparso e al posto suo era riapparso Osvaldo che ci guardava curioso. Mi rivolsi a tutti “Ragazzi avete voglia di partecipare ad una festa?” Ci fu un coro di sì anche perché la maggior parte dei presenti aveva avuto modo di conoscere la mia disponibilità e la mia vena di porcellino. “Bene andiamo da Osvaldo dove c’è un bel lettone”. Giunti nell’antro del nostro tuttofare, li invitai a spogliarsi e, una volta tutti nudi, dissi loro “Bene ora io e Fernando metteremo a vostra disposizione i nostri buchetti, le nostre bocche e le nostre mani: approfittatene perché farlo in gruppo è molto meglio che da soli!” Ci fu un coro di esclamazioni tutte sul positivo con varie sfumature. Fernando si stese sulla schiena e io mi misi a pecora ma trasversalmente al suo corpo, non a creare quindi il classico 69. In questo modo i nostri orifizi erano facilmente raggiungibili da tutti. Con un cenno di intesa Luca si dedicò al buchino di Fernando mentre Enzo si posizionava per un bocchino. Io offrii le mie terga ad Osvaldo e la mia bocca a Giovanni.
L’atmosfera stava inebriando tutti perché ognuno di noi avvertiva la presenza dell’altro e questo era un fattore che amplificava il nostro piacere spingendoci a darci goduria con una intensità maggiore. Avevo raccomandato a Fernando di tirarla il più a lungo possibile e anch’io cercavo di evitare di precipitare tutti verso l’orgasmo desiderato. In questo modo la mia mente perversa pensava che, più tardi venivano, meno voglia avrebbero avuto di assaggiare anche il bocconcino di Andrea. Ma non potevamo tenere a lungo il desiderio nei nostri profanatori posteriori che oramai avevano i loro randelli irrigiditi dall’imminenza dell’orgasmo. Capii che dovevo cedere e affrettai anche il lavorio sulla mazza di Giovanni che avvertivo bella dura a riempire il mio cavo orale. Poi non so chi diede inizio alle danze e fu tutto un susseguirsi di urla, di rantolii, di uccelli che schizzavano il frutto del piacere come se fossero strumenti di un’orchestra governata da un misterioso direttore. Giacemmo alcuni minuti a riposare dai nostri sforzi sessuali e intanto la mia mente cercava di trovare una soluzione al problema che mi angosciava. Dovevo trovare un modo per impedire che i miei partner fossero attirati dal desiderio di andare ad assaggiare il boccone di Andrea che, supponevo, sarebbe stato estremamente delicato e piacevole. Ancora una volta fu Fernando ad avviarmi verso la soluzione dell’enigma. Si girò verso Osvaldo ed Enzo, impugnò i loro cazzi ancora mosci e prese a passarseli bocca prima uno, poi l’altro, poi ancora il primo. Capii cosa voleva e mi precipitai a fare lo stesso con gli attrezzi di Luca e Giovanni.
Io e Fernando proseguimmo il nostro encomiabile lavorio fino a che assistemmo alla rinascita lenta dei membri che stavamo trattando di mano e di lingua. Ebbi come un barlume e con la coda dell’occhio afferrai l’immagine di Goffredo che entrava dalla porta e fissava la scena stupito per poi allontanarsi; questo voleva dire che Andrea era disponibile per nuovi assaggi e allora intensificai il mio impegno. Fu così che assaggiai in tutti i modi possibili i cazzi dei due che avevo scelto. Nell’altro gruppetto intanto Enzo si era portato alle spalle di Fernando e stava introducendo il suo paletto nelle interiora del mio sodale. La manovra non sfuggì a Giovanni che volle anche lui godere nell’unico culo rimasto libero: il mio. Fu così che avvertii la caratteristica pressione sulla mia rosetta, la spinta decisa a introdurre la cappella turgida, il lento e deciso avanzare fino a riempirmi completamente il condotto con il suo desiderio. Ero così lancinato da due fonti di piacere: una che subivo nel mio culo, e una che davo con la mia bocca e la mia mano. La tensione era ritornata al massimo e fu chiaro che non saremmo riuscito a trattenere i nostri liquidi ancora. Diedi allora il segnale “Dai venite!” con la voce resa roca dal piacere che comunque questa mega orgia mi stava fornendo e che stava salendo fino alla sua conclusione naturale. Mi rimisi in bocca l’uccello di Luca e, mentre Giovanni mi stantuffava il culo oramai sfatto, lo impugnai e diedi finalmente compimento al suo piacere ritrovandomi in un attimo la gola colpita dagli schizzi dell’uomo. Era tutto un fiorire di espressioni e urla e rantoli a comunicare al mondo intero che ognuno stava raggiungendo l’apice. Eravamo veramente sfiancati, soprattutto io e Fernando, ma vidi dei visi appagati nei volti dei nostri violatori e sperai così di essermi guadagnato i loro voti. Andai vicino a Fernando, stremato e coperto di sperma anche lui, e lo ringraziai di cuore per l’aiuto che mi aveva dato “Non ti preoccupare avevo voglia anch’io di una buona dose di cazzi!”. Pensai che se anche Goffredo votava contro tutti gli altri dovrebbero avermi sostenuto. Andammo a ripulirci e scoprimmo con una certa sorpresa che non mancava molto all’ora dell’appuntamento decisivo.
Ci ritrovammo sul palco tutti in cerchio mentre Osvaldo gironzolava lì attorno sistemando alcune cose, ma la mia attenzione era tutta a Max e al gruppo di attori che lo circondava. Max diede la parola per primo a Goffredo che si espresse così “Beh credo che anche Giulio sia una persona con molte qualità ma il mio voto va ad Andrea” 0 a 1e palla al centro. Fu la volta di Fernando che deciso pareggiò il conto “Giulio, anche se Andrea è molto bravo e sensibile” 1 a 1! Luca “Credo che Giulio abbia anche la giusta dose di iniziativa che comunque serve” 2 a 1 (andava meglio) Giovanni ed Enzo mi votarono senza alcuna esitazione: 4 a 1 ora era chiaro che avevo vinto ma mancava ancora la ciliegina sulla torta. Osvaldo, sembrando passare di lì per caso se ne uscì con “Beh io non c’entro ma se volete il mio parere il migliore è Giulio” Ovviamente il tutto pronunciato in perfetto dialetto trasteverino. Max aveva un’espressione enigmatica e credevo di capire il suo dilemma: da un lato voleva favorire me per fare un dispetto a Goffredo, dall’altro Andrea gli era stato indubbiamente più fedele e meno indisciplinato. Alzai la mano chiedendo la parola “Non vorrai votare anche tu?” mi chiese Max “No. Volevo far notare una cosa. Alfredo si è fatto male, speriamo tutti non sia niente di grave, ma forse avere due attori giovini potrebbe essere utile”. Andrea, che stava trattenendo a fatica le lacrime per l’inevitabile eliminazione, mi guardò sorpreso. Max invece valutò con interesse la soluzione che gli proponevo: sceglieva me ma teneva anche Andrea così poteva ancora giocare qualche volta su due tavoli e l’idea cominciò a piacergli. Proclamò allora la decisione ufficiale “Bene allora la nostra Giulietta è, e non poteva essere altrimenti visto il nome che porta, Giulio!. Andrea resta con noi come secondo attor giovine e speriamo abbia modo di potersi far apprezzare” Ci fu un boato perché la decisione accontentava tutti e la cosa che mi sorprese gradevolmente fu Andrea che venne ad abbracciarmi e a sussurrarmi all’orecchio “Grazie mi hai salvato!”. Max ci informò che, causa una serie di pratiche amministrative e burocratiche non poteva essere presente per il resto della settimana alle prove e quindi potevamo ritrovarci tutti il lunedì mattina per dare avvio alla serie di prove definitive con la squadra formata e al completo: era un vero e proprio rompete le righe.
Prima di congedarmi andai da Max e “Grazie!” “Perché mi ringrazi? Sei stato bravo ad attirare i voti degli altri attori e, va bene così” Gli sorrisi sfoderando tutte le mie doti di dolcezza “Mi riferivo al fatto che hai accolto il mio suggerimento. Quando vuoi che ci vediamo per ringraziarti di persona?” Era un messaggio chiaro di sottomissione ma non volevo che ci fossero equivoci od ostacoli nel seguito della mia prima avventura nel mondo del teatro. Lui mi disse di aspettarlo e, dopo un paio di minuti, rientrò sul palco con un tubetto nella mano che poi mi porse guardandomi con un sorriso sornione “Tieni è una pomata per calmare i bruciori e credo che ne avrai bisogno questa sera visto che per il teatro hai dato tutto te stesso!” Lo ringraziai e feci per andarmene quando la sua voce mi raggiunse “Ah venerdì trovati alle 18 e 30 davanti al teatro e … porta lo spazzolino da denti” Quando mi voltai si era già girato e si stava avviando verso l’uscita. Una volta rientrati nella pensione dovemmo raccontare tutto (o quasi) alla nostra padrona di casa. Anche Adele fu contenta della soluzione e dette un bel bacione sulla fronte ad entrambi. Quella notte la trascorsi con il condotto intestinale cosparso della pomata rinfrescante che doveva lenire il sordo pulsare dei tessuti violati a lungo. Prima di prendere sonno ripensai a tutta la giornata, alla fatica del fare sesso, al piacere che comunque me ne era derivato, alla gioia di essere riuscito nel mio intento e scosso da questi sentimenti contrastanti mi addormentai.
Il giorno dopo dormii a lungo stremato dallo sforzo fisico e mentale di queste settimane e mi ritrovai a far colazione in cucina quando Adele stava già preparandosi il pranzo. Mi rivolse uno sguardo ironico ma anche materno “Allora contento attor giovine?” “Oh da morire Adele. Non credevo di farcela ma ho messo tutto me stesso per riuscirci!” “Eh lo so che hai messo tutto te stesso! Basta che adesso che sei famoso ti ricordi ogni tanto di chi ha avuto l’umanità di darti un letto e un tetto dove riposare” Scoppiammo a ridere. Finita la colazione le chiesi di Andrea. Mi disse che era rientrato poco prima che io mi alzassi. Bussai alla sua porta e mi fece entrare. Mi abbracciò e istintivamente ricambiai. Eravamo lì in piedi stretti l’uno all’altro quando lui mi sussurrò all’orecchio “Grazie: sei stato generoso! Te ne sarò eternamente grato!”. La sua dolcezza e per certi versi l’ingenuità che dimostrava mi prese il cuore e trovai naturale accarezzare i suoi capelli biondi e mi colpì la dolce fragranza che essi emanavano. Eravamo con i visi vicinissimi, le labbra socchiuse entrambi, fu un lento movimento di Andrea e ci ritrovammo ad un centimetro l’uno dalla bocca dell’altro. Fu un bacio tenero, dolce, della delicatezza che emanava quel ragazzo dagli occhi azzurri. Non c’era sesso ma affetto, riconoscenza, amicizia. O meglio attraverso questo atto sessuale lui mi esprimeva tutti questi sentimenti. E io, che in realtà non lo avevo mai considerato il mio nemico ma solo la persona che dovevo superare, mi resi conto del forte senso di fratellanza che mi univa a lui. Eravamo stati entrambi “vittime” dell’arroganza di Max, avevamo subito i suoi cambi di umore, naturali o voluti, eppure avevamo mantenuto sempre un canale di comunicazione aperto ed onesto al tempo stesso.
Sentivo che stavo sciogliendomi e che Andrea mi stava dicendo che lui era disponibile. Non presi una decisione ma continuai a baciarlo e lasciai che fossero i miei ormoni a decidere. Non tardarono a farsi sentire e quando il livello di testosterone cominciò a crescere, anche il mio pisello fece sentire la sua presenza andando a cozzare contro il suo dirimpettaio che aveva anche lui una erezione crescente. Infilai la mano sotto la sua maglietta e cominciai a tormentare il capezzolo trovando corrispondenza nel ragazzo. Fu come se fosse scattata un molla e prendemmo l’uno a spogliare l’altro e viceversa e, quando fummo nudi, prima di stenderci sul letto, ci abbracciammo così come mamma natura ci aveva fatto, percependo finalmente il contatto diretto della pelle lungo tutto il corpo. Le nostre due sciabole stavano combattendo una piacevole battaglia fatta di colpi ma soprattutto di strofinamenti e così, quando Andrea impugnò la mia asta io feci altrettanto con la sua e ci gettammo sopra le coltri nella più classica posizione del 69. Ammirai per un attimo il suo prepuzio, le vene, la consistenza bitorzoluta delle sue forme, il pelo biondiccio e, dopo averne annusato brevemente l’odore, lo scappellai e cominciai a leccarlo. Iniziai ad accarezzare le sue chiappe belle sode e rotonde, presi a succhiare le palle per poi ritornare vorace verso l’asta nerboruta mentre lui si stava cimentando in un bocchino da sballo nei confronti del mio cazzo. Mi stavo eccitando sempre di più e, attirato dal dolce afrore che proveniva dalla rosellina posteriore, cominciai il mio assalto con la lingua. Prima distesi per bene la pelle intorno al buco, poi cominciai a succhiare per bene l’imboccatura introducendovi anche la punta della lingua. La tensione cresceva in me anche perché percepivo il rantolare abbandonato di Andrea e questo costituiva un ulteriore eccitante per la mia passione. Lo sentii tramestare sul suo comodino poi mi allungò un tubicino che riconobbi essere la pomata lubrificante di cui non facevo mai a meno da quando erano cominciate le avventure sessuali con i miei colleghi della compagnia teatrale.
Sostituii la lingua con il mio dito medio ben cosparso del liquido miracoloso e presi a carezzare la pelle rugosa fino a distenderla per bene. Poi passai a saggiare le difese e percepii chiaramente il movimento che Andrea fece per favorire il mio ingresso e rilassare i muscoli. Oramai ero tutto concentrato sul suo meraviglioso culo e non vedevo l’ora di farlo mio. Anche lui stava seguendo le mie evoluzioni di mano e aveva abbandonato il mio uccello tenendolo solo impugnato e dandogli ogni tanto delle languide leccate lungo l’asta e una breve succhiata alla cappella. Quando puntai il secondo dito lo sentii sospirare e il movimento antiperistaltico dei suoi muscoli agevolò il deciso dilatarsi dell’anello sfinterico. Ora stavo lavorando su questo per renderlo più cedevole e lubrificato al massimo. Andai dentro e fuori, prima lentamente poi sempre più velocemente fino a che mi parve di percepire un leggero cedimento della muscolatura. Lubrificai la mano ed entrai con tre dita nel suo caldo e umido anfratto: lo sfintere era teso al massimo ma manteneva comunque una certa elasticità così che potei lavorarlo ancora un po’. I sospiri di Andrea si stavano trasformando in rantoli, il mio desiderio cresceva a tal punto che ora mi sembrava che l’uccello mi scoppiasse, così quando lui implorò “Dai Giulio prendimi!” non potei che accontentarlo. Scelsi la posizione alla missionaria con le sue caviglie sopra le mie spalle. Attesi un attimo con l’uccello puntato all’ingresso mentre lui si allargava le chiappe e, quando giunse l’attesa contrazione, spinsi la cappella dentro. Ci fermammo ad attendere che i tessuti si adattassero alla nuova situazione poi fu lui che spinse il bacino a favorire la piena penetrazione. Quando lo riempii tutto con il mio palo di carne calda e pulsante ci fermammo a godere ognuno delle diverse sensazioni che stavamo provando. Mi attirò a lui e ci baciammo a lungo combattendo una lunga battaglia con le nostre lingue, mordicchiandoci le labbra. Io passai a leccargli i capezzoli e così facendo il mio cazzo fuori uscì un po’. Allora cominciai il lento dentro e fuori che doveva precedere l’apoteosi dell’orgasmo. Lo pompai lentamente fino a che non fu lui stesso a chiedermi con i rantoli, con i movimenti del bacino con le sue richieste soffocate “Dai Giulio, dai prendimi!” di penetrarlo con forza, e allora lo accontentai.
Andavo dentro e fuori del suo culo cercando di dare sempre più forza e velocità ai miei colpi, sentivo che si stava sciogliendo travolto dal maglio che lo stava sfondando, volevo riempirlo tutto e perdermi dentro di lui. C’era una inattesa sintonia sia sessuale che emotiva che sentimentale ed era una sensazione bellissima. Così quando lui avvertì l’irrigidirsi del mio membro, preludio dell’orgasmo a lungo atteso, mise fine alla sua corsa verso il piacere segandosi il cazzo e schizzandosi tutto il petto con il liquido biancastro. Le contrazioni del suo orgasmo si trasmisero come un interruttore al mio uccello che eruttò lo sperma copiosamente. Sudati e contenti, eravamo lì stremati e appagati che avremmo voluto che quell’attimo meraviglioso non terminasse mai. Andrea allora mi circondò il bacino con le sue gambe e mi attirò a lui racchiudendomi in una morsa amorosa dalla quale non volevo liberarmi. Ci baciammo ancora a lungo poi infine ci sciogliemmo dall’abbraccio stendendoci l’uno di fianco all’altro e continuando a carezzarci con dolcezza: era stato un orgasmo superbo che ci aveva soddisfatto completamente e svuotato di tutto il desiderio sessuale lasciando spazio solo ai sentimenti. Parlammo scoprendo una inaspettata sintonia e ci raccontammo cose molto intime anche di questo fatto di fare sesso con uomini. Entrambi avevamo cominciato perché “costretti” dal nostro desiderio di sfondare nel mondo dello spettacolo. Andrea mi confessò allora una cosa che probabilmente non aveva osato dire a nessuno, forse nemmeno a se stesso “Sai Giulio, quello che mi turba non è fare sesso con un uomo, potrebbe essere una parte da recitare, quello che mi sconvolge è … “ “Cosa Andrea?” “E’ che mi piace!” “Beh cosa c’è di male? Anche a me è piaciuto farlo adesso con te, mi è piaciuto farlo con Max, mi ha dato piacere il cazzo il Osvaldo nel culo e quello di Goffredo in bocca.” “Oh te lo raccomando Goffredo! Lui ha un uccello mostruoso ma non ha nessuna delicatezza! Ma vedi, anche con lui alla fine comincio a godere e non resisto al piacere. Sono fatto male?” “Oh no perché allora siamo fatti tutti male! Piuttosto come facciamo adesso?” Sentivamo entrambi che non avremmo voluto spezzare questo legame che miracolosamente si era venuto a creare ma eravamo anche consci che il futuro ci avrebbe riservato delle distrazioni insuperabili: io ero destinato a Max e Andrea doveva fare l’attor giovine per il resto della compagnia. Convenimmo entrambi di riprendere il discorso tra di noi quando sarebbero finite le rappresentazioni.

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