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Gay & Bisex

Verginità? Addio.


di caos_calmo88
04.12.2014    |    28.745    |    7 9.6
"Mi faceva un male cane! Rimanemmo qualche istante immobili, come due statue di sale..."
Cosa ci facessi in quel vecchio fienile abbandonato, in un caldo pomeriggio d’agosto, proprio non me lo so spiegare. O forse si…?
Vagavo in bicicletta senza meta, col mio inseparabile amico, non che vicino di casa, Maurizio. Avevamo la stessa età, 14 anni, forse 15.
Da qualche tempo ormai eravamo compagni di porcate segrete, ricordo ancora la prima volta che gli succhiai il cazzo. Stavamo allegramente pisciando in un prato, una freddissima mattina di Novembre, il suo uccello stava ancora gocciolando quando glielo presi in mano. Senza dire una parola m’inginocchiai per leccargli le palle, lui non obbiettò, ed io andai avanti… il suo cazzo si fece durissimo, me lo gustai avidamente, sentivo il sapore dell’urina nella mia bocca, finche non mi riempì la bocca di sborra. Che sensazione unica, meravigliosa, appagante. Poi lui fece lo stesso a me.
Da quel momento in avanti, una lunga serie di pompini all’aperto… fino a quell’estate nel fienile.
Desideravo da tempo dare il culo al mio amico, ero analmente vergine, ma deciso ad andare oltre.
Nascondemmo le biciclette dietro ad una siepe, eravamo in una zona isolata, intorno a noi solo prati e un casolare diroccato. Il posto perfetto… Con l’incoscienza tipica dei giovani ragazzi, ci avventurammo all’interno di questo rudere. Profilattici usati ovunque, vecchi giornalini porno abbandonati sul pavimento… ne presi uno, l’attrice di turno prendeva un cazzone enorme nel culo… Dissi a Maurizio: “Perché non proviamo anche noi?” Lui sorrise, mi afferrò la mano e mi portò fuori dalla casa.
Aveva già adocchiato il luogo adatto per sfondarmi il culo… il fienile che stava nell’aia! Comoda, ma soprattutto difficile da raggiungere, poiché posta al primo piano, era raggiungibile solo arrampicandosi al canale di scolo. Per noi era un gioco facile e molto frizzante!
Una volta arrivati di sopra, ci trovammo in un posticino intimo, insolito, tranquillissimo… in terra c’era della paglia, mi misi in ginocchio, pronto a succhiare Maurizio, che prontamente si abbassò gli slip, sfoderando il suo cazzone già bagnato. Era un bel ragazzo Maurizio, aveva un grosso uccello, nonostante la sua giovane età era molto porco, proprio come me.
Lui si mise a sedere sulla paglia, con le gambe aperte, mentre io a pecorina gli lavoravo le palle e la cappella. Lui con le dita cominciò a sfiorarmi il buchetto… era arrivato il momento, tra poco avrei avuto il suo randello dentro di me… Avrei goduto? Mi avrebbe fatto male? Quante perplessità!
Decisi di affidarmi a lui, lo lasciai fare, sfilò il cazzo dalla mia bocca e prese a leccarmi e mordicchiarmi le chiappette, sentivo la sua lingua morbida sfiorarmi il buchino, che il sudore dovuto all’afa di quel pomeriggio aveva reso tenero. Infilò un dito nel mio culo e lo muoveva avanti e indietro, lentamente, con delicatezza. Ne infilò un altro con molta cura, mi stava allargando per mettere la lingua all’interno… Un brivido mi colse lungo la schiena.
“Puppami il cazzo e insalivalo per bene”, mi disse Maurizio. Io obbedì.
Il suo cazzo era bagnato e scivoloso, pronto per spaccarmi il culo.
Cominciò a muovere la cappella sul mio buco, colava di saliva e di sudore, entrò all’improvviso, velocemente, sentì un dolore acutissimo e tirai un urlo, gli dissi di fermarsi, e lui, col suo uccellone piantato fino a metà nel mio culo, si arrestò di colpo. Mi faceva un male cane!
Rimanemmo qualche istante immobili, come due statue di sale. Il suo palo ardeva e pulsava dentro di me, ogni minimo movimento mi faceva ansimare… eppure, nemmeno per un attimo, pensai di farglielo togliere..
Con estrema calma Maurizio riprese il suo lavoro, muovendo avanti e indietro con delicatezza il suo grosso pene venoso. Il dolore pian piano sparì, e fui in grado di godermi il tutto. Il mio ano si stava lentamente slabbrando, un’emozione forte, nuovissima, il mio uccello era fradicio, avevo il respiro affannoso e il battito del cuore impazzito. Era così delicato nel chiavarmi che i suoi coglioni mi sfioravano appena le chiappe.
Cominciò a darmi dei colpi più forti e decisi, ma non durò molto. Maurizio, poco più esperto di me all’epoca riguardo al sesso anale, sborrò copiosamente dentro il mio culo, rendendolo ancora più bollente.
Io sborrai mentre mi sfilava l’uccello dal culo, non potevo vederlo, ma sentivo che il mio buco era apertissimo e spalancato, era un po’ indolenzito, dopotutto mi aveva sverginato. Un filo di sborra colò dal mio buchino… “Mi hai rotto il culo!”, gli dissi con tono trionfante.
Ci rivestimmo soddisfatti e ce ne andammo in sella alle nostre bici, come sempre fingendo che nulla fosse accaduto. Lui si credeva etero… e penso che tuttora finga di esserlo. Poco tempo dopo le nostre strade si divisero e oggi ci salutiamo a malapena. Ma questa è un’altra storia.
Arrivato a casa, mi cambiai, ritrovando nelle mie mutande il resto della sborra di Maurizio, colata dal mio culo aperto. Non resistetti alla tentazione di annusarla e poi leccarla dagli slip.
Per diversi anni, gran parte dei nostri pomeriggi liberi, io e Maurizio li passavamo così. Ci sono stati pochi baci, anzi direi pochissimi… ma quante sborrate!


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