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IL FASCINO SEGRETO DELLO ZIO MURATORE NICOLA


di sottodite
22.11.2014    |    29.055    |    1 5.8
"Lo zio esultò di gioia, ma questo lo eccitò a tal punto, che spingendo nel mio buco, dilatato ormai come una vera figa spanata, riuscì ad introdurre dopo..."
Ero ancora bambino quando i miei genitori mi comunicarono che dalla Calabria sarebbe venuto a lavorare nella nostra città come muratore uno zio che non avevo mai conosciuto; si chiamava Nicola, aveva 19 anni. I miei mi chiesero se poteva dormire con me nel mio letto ad una piazza e mezzo, in quanto non avevamo molto spazio per ospitarlo: mi dissero che mi avrebbe arrecato poco disturbo, perché avrebbe lavorato dal Lunedì al Sabato, si sarebbe alzato alle 5 del mattino e sarebbe tornato dopo le 18. Certo la sera sarebbe dovuto andare a dormire verso le 21,30-22,00 ed io non avrei potuto giocare o leggere a letto dopo quell’ ora ma avrei dovuto dormire e fare molto piano. Iniziai a fare i capricci, perché non avrei più avuto nessuna libertà, la sera nemmeno avrei potuto vedere la televisione fino ad un po’ più tardi, perché dopo, salendo in camera, l’ avrei potuto svegliare; inoltre non lo conoscevo per niente, anche se era lo zio Nicola, spesso nominato dal papà come un ragazzo bravo ma disoccupato giù in Calabria, e non volevo dormire con uno sconosciuto, magari rompicoglioni! Tanto feci e tanto gridai che la mamma si convinse a farlo dormire in soggiorno, sul divano-letto, anche se minacciò che nessuno avrebbe potuto vedere la tv dopo le 21,30, eccetto il Sabato, visto che l’ indomani lo zio non lavorava. Per me andava bene e il disagio sarebbe stato per tutti e non solo mio. Dopo qualche giorno arrivò col treno lo zio Nicola, il viaggio era stato molto lungo e faticoso, 16 ore di treno. Andò a prenderlo in Stazione il papà a notte fonda del Sabato, così riuscii a vederlo solo al mattino tardi della Domenica, dopo che si fu riposato qualche ora e rimasi a bocca aperta: era un ragazzone non molto alto ma bellissimo, con dei riccioloni nerissimi che gli coprivano una parte della fronte, degli occhi nerissimi da timido cerbiatto, con sopra delle sopracciglia folte e nerissime che gli davano un’ aria prepotente e schiva allo stesso tempo; teneva quasi sempre lo sguardo timidamente abbassato e non guardava molto negli occhi, ma quando lo faceva ti fulminava come se volesse entrarti in fondo al cuore e al corpo, mi dava un brivido ed un fremito per tutto il corpo: ma quello che mi colpì maggiormente furono le enormi mani, rispetto alla sua modesta altezza, virili e callose ma morbide allo stesso tempo, che desiderai che mi toccasse con quelle su tutto il mio corpo nudo, e gli enormi piedi, un numero inverosimile, grandi come non avevo mai visto, un 54 pensai, calzati in due anfibi da militare con grosse fibbie e le calze di lana molto pesanti. “ Chissà come li sudano, dopo un tale viaggio, con scarponi e calze del genere! “ Pensai dentro di me e rimpiansi il fatto di non averlo voluto nel mio letto a dormire: ma la mia libertà ad ogni costo! Passò la Domenica e dall’ indomani lo zio andò subito a lavorare e lo vedevo durante la settimana solo a mangiare la sera, parlava pochissimo, sì, no, etc., col suo accento calabrese che lo rendeva sempre più misterioso ed affascinante, e tra lui e me i rapporti erano gelidi, soltanto un ciao, buonasera, buonanotte e basta. Notai che quando tornava, restava vestito con la tuta da muratore, non si cambiava, teneva sempre gli scarponi da lavoro e le stesse calze per moltissimi giorni: avevano sempre lo stesso colore, quindi non le cambiava per più di 15 giorni, e si faceva la doccia di rado; avevamo un solo bagno e non ne usciva mai con l’ accappatoio la sera, dopo essere tornato dal lavoro, tranne appunto ogni 15-20 giorni, io lo curavo per la grande curiosità di vederlo un po’ spogliato, senza scarpe o calze, ma non capitava mai; quando ogni tanto faceva la doccia, entrava con tuta e scarponi e poi usciva con calze di colore nuovo, quindi pulite, sempre pesanti di lana, con maglione e pantaloni jeans ( era la sua tenuta da casa la Domenica, quando non lavorava ) e i piedoni infilati in scarpe da tennis logore e scolorite, mai ciabatte o pantofole: morivo dalla voglia anche solo di intravedere una sua qualche nudità! Col passare del tempo cercai un contatto, di parlargli un po’, cercando di scherzare con lui, e la mamma, quando lo vedevo la sera, di ritorno dal lavoro, mi diceva di salutarlo con un bacino sulla guancia, io lo facevo molto volentieri, e lui mi baciava con le sue grosse e sensuali labbrone con un bel bacio schioccante sulla guancia; allora riuscivo a sentire il suo forte odore di giovane maschione, virile e sensuale, la sua barba incolta e ruvida sul mio viso glabro e morbido, ed a tavola, seduto accanto a me, emanava un fortissimo odore di sudore, di corpo da uomo non lavato, che mi eccitava ed inebriava. Allora decisi di provocarlo, scherzando con lui, sotto il tavolo, mentre mangiavamo seduti accanto, senza che i miei se ne accorgessero. La prima volta, col ginocchio gli battei sulla gamba varie volte, allora tirò su lo sguardo verso di me, io gli sorrisi scherzoso, e lui, colla sua enorme mano, mi diede un pizzicotto sulla coscia. Fu l’ inizio dei nostri giochi serali sotto il tavolo: io gli pestavo gli scarponi col mio piccolo piede scalzato dalla pantofola, lui o mi pizzicava colla sua grande mano sul corpo, la pancia, la gamba, il fianco, o mi metteva la sua gamba accavallata sulla mia che aveva accanto; una sera andò oltre, mi pizzicò sul pisello ( che al contatto divenne lungo e duro immediatamente ) con le sue grosse dita, e fece finta di raccogliere il tovagliolo, che aveva fatto cadere apposta sotto il tavolo, si slacciò lo scarpone e dopo sentii il suo lunghissimo e grosso piedone che saliva lungo la mia gamba, colla calza umida e sudata, dandomi un brivido, fino ad arrivare a pestarmi il pisello già duro; al contatto col pisellino duro, lo vidi interdetto e stupito, ma poi pigiò il piedone forte sul pisello, facendomi un po’ di male, tanto che sobbalzai, ma questo mi eccitò tantissimo di più, mentre lui nascondeva un ghigno di divertimento. Dopo queste confidenze intime e segrete sotto il tavolo era nata una certa simpatia tra di noi, lui continuava a parlare poco, però io la sera, mi sedevo accanto a lui sul divano, davanti alla televisione, prima dell’ orario stabilito, e giocavamo a darci fastidio: pizzicotti, strizzatine, pedate, solletico, poi prima di darci il bacino della buonanotte, lo zio Nicola mi teneva il braccio intorno alle spalle, era così lunga la sua mano che arrivava a coprire la mia tettina, che allo sfioramento inavvertito della sua manona ruvida, virile ma anche morbida, si rizzava e diventava dura sotto la giacca del mio pigiamino; una volta, lo zio Nicola deve essersene accorto che la tettina si rizzava, tanto che di scatto entrò dentro la pelle nuda colla grande mano, e ridendo, col pollice enorme e l’ indice la titillò un attimo e poi la strinse forte tra le dita: io diedi un urletto di dolore e piacere e lui si ritrasse subito. Poi mi diede un bacino sulla gota e mi fece andare a letto. Nel mio letto, dopo questo, feci tanta fatica ad addormentarmi, continuavo a sentire il contatto della sua mano ruvida da muratore e forte da maschione che stuzzicava la mia tenera tettina, martoriandola, mi toccai la punta del pisellino turgido e pensando allo zio, provai un piacere immenso, anche se asciutto, vista l’ età. Decisi allora che avrei voluto che lo zio fosse venuto a dormire nel mio letto e mi feci venire un’ idea “ geniale “. Una sera che i miei erano fuori per un pranzo di lavoro, e che sapevo sarebbero tornati tardi, mi misi seduto sul divano, che presto sarebbe dovuto diventare il letto dello zio, perché erano quasi le 21,30, e mi misi a vedere un film sui vampiri, che a me piacciono molto; passate le 21,30 dopo poco lo zio Nicola mi ricordò che sarei dovuto salire nella mia camera, perché lui avrebbe dovuto dormire; allora lo pregai di aspettare ancora un po’, perché volevo seguitare a vedere ancora un po’ del film, e visto che protestava lo esortai ad iniziare a spogliarsi, mentre continuavo a guardare la tv, lo zio di malavoglia protestò, ma poi, rassegnato, si sedette per iniziare a slacciarsi lo scarpone, ed io allora gli chiesi: - “ Zio, ma che enorme piedone hai! Che numero porti? “ – Ridendo lo zio disse: - “ E’ sempre stato il mio cruccio, ho sin da piccolo avuto i piedi troppo grandi: adesso ho il 54. “ – “ Urca, che meraviglia! “ – Gridai - “ Vado matto per i piedi grandi! Me li fai vedere? “ – Gli chiesi, come niente fosse. – “ Li vuoi vedere!? Cosa vuol dire? “ – Chiese lo zio stupidissimo. – “ Ti prego, zietto, fammeli vedere da vicino… “ – Supplicai, gettandomi col viso vicino ai suoi scarponi, e sdraiandomi ai suoi piedi. – “ Fatti togliere gli scarponi da me, ti prego, zietto!!! “ – Gridai entusiasta, come se fosse un gioco nuovo da provare. – “ Veramente c’ è un altro mio cruccio: se mi sfilo gli scarponi sentirai una tale puzza!! Sin da bambino ho sempre tanto sudato nei piedi e hanno sempre puzzato tantissimo! I miei genitori e tutti i miei familiari scappavano ogni volta mi toglievo le scarpe, ed è sempre stato inutile lavarli sempre. Anche subito dopo lavati, sudano subito e tanfano tantissimo!!! “ - - “ Che meraviglia! Io adoro l’ odore dei piedi, per me non è puzza, anzi! Dai fammi sentire che odore hanno i tuoi piedoni, ti prego, zietto! “ – Esultai io e poi lamentoso gli chiesi supplichevole. – “ Beh, contento tu, se pensi ti possa piacere, che problemi posso avere io a farteli vedere ed annusare? Dai, puoi togliermi le scarpe. “ - Non me lo feci dire due volte, sfilai il primo scarpone, non senza una certa fatica, perché le calze, impregnate di sudore, erano tutte appiccicate alla suola dello scarpone dello zio: dalle calze umide ed appiccicose allora uscì un fortissimo odore di piedi non lavati, sporchi e sudati da molti giorni, era un odore di marcio dolciastro ed aspro insieme, eccitantissimo! – “ E’ meraviglioso! “ – Gridai – “ Troppo figoooo!!! “ - - “ Sei proprio un po’ matto, se ti piace la mia puzza di piedi! Sei il primo che mi dice così! “ – Disse lo zio allibito. – “ Dai fammeli vedere senza le calze, dai, ti prego, ti prego, sono enormi!!! “ – Dissi io inebriato dall’ odore ed estasiato dalla grandezza e lunghezza. – “ Ma se mi tolgo anche le calze morirai dal tanfo! Sono 15 giorni che non li lavo, e nudi, senza calze puzzano tanto di più!!! “ - - “ Dai, sì, che bello, voglio vederli e sentire! Dai, ti prego, ziuccio! “ – Supplicai piagnucolando. - “ Va bene, contento tu. Ma per me mica sei tanto giusto, nipotino mio. Sei proprio matto! “ – Disse perplesso e ridendo lo zio. Allora lentamente e con fatica si sfilò le calze pesanti e madide di sudore, appiccicaticce alla pelle unta e sudata degli enormi piedoni dello zio. Alla mia vista, oltre alle mie narici dove l’ odore era triplicato, e poi così vicino come avevo il naso ai piedi, vennero 2 enormi piedi grandissimi e lunghissimi, con un alluce e dei diti enormi, prepotenti e invitanti irresistibilmente: erano sudatissimi e sporchissimi, con pezzi di sudore misto alla lana delle calze sulla pelle e soprattutto tra i diti, negli spazi interdigitali, da cui emanava ancora più forte un odore dolciastro ed aspro di marcio irresistibile ed eccitantissimo. – “ Uhau! Che meraviglia! Sono strepitosi!!! “ – Dissi non riuscendo a trattenermi ed ispirando tutto il più odore possibile, per non perderne nemmeno una stilla. – “ Contento tu!!! “ – Continuava lo zio, ormai divertito. – “ Dai apri i diti che desidero sentire l’ odore che è qui più forte! “ – Chiesi allo zio con voce piagnucolante. – “ Ma sei davvero un po’ scemo “ – Disse mio zio sghignazzando - “ Toh, ecco che te li apro, gustatelo tutto il tanfo di formaggio marcio! “ E aprendoli quasi svenni sniffando un odore fortissimo ed inebriante, che emanavano gli spazi interdigitali, pieni di caccole miste a lana e sudore enormi di tanti colori, non resistevo più, non sapevo cosa fare per leccarle ed ingoiarle, ma come potevo fare per non scandalizzare di più zio Nicola, già ero andato oltre, ma il pisellino premeva dentro i pantaloni tanto si era indurito e mi doleva, voleva saltar fuori e farsi toccare magari da quei piedoni enormi, bianchi ed appiccicosi, stavo per fare l’ irreparabile quando lo zio, forse un po’ turbato dal vedere il mio stato disse: - “ Adesso però ti devi accontentare, è tardi e devo andare a dormire, altrimenti domattina non mi alzerò mai. Va e torna nella tua camera ! “ – Raffreddato dal suo tono dolce, pacato ma deciso, mi alzai, sempre in ginocchio davanti a lui e lo pregai di farmeli annusare di nuovo la sera dopo, senza però lavarli prima. Tanto lo pregai e supplicai che mi promise la sera dopo che me li avrebbe fatti annusare di nuovo, tanto più sporchi e sudati che mai, e mi spinse proprio con i piedi verso la porta perché uscissi dalla sala e andassi a letto. Salii col pisellino che premeva sotto le mutande, mi misi a letto e non mi dava tregua, non facevo altro che pensare ai piedoni sudati ed odorosi dello zio, e che la sera dopo avrei avuto di nuovo vicini e sotto il naso, mi toccai il pisellino ritto con forza e dopo un po’ sentii un piacere mai provato che si spandeva da lì verso tutto il corpo e sebbene non uscisse niente dal buchino, capii dopo che avevo avuto un’ eiaculazione asciutta, vista l’ età non ancora puberale. L’ indomani a scuola non facevo altro che pensare alla sera, ai piedi, alla puzza, allo zio, ero in una nuvola rosa, e di ritorno a casa, in attesa delle 18,00 e del suo ritorno, decisi di espletare il piano che avevo architettato con i miei genitori. Dissi loro che la sera prima non avevo potuto vedere la fine del film dei vampiri per colpa dello zio, che doveva dormire presto e chiesi se potevano convincerlo a dormire con me nel mio letto, così io avrei potuto vedere la tv fino alla fine dei programmi che mi piaceva, lui dormire tranquillo e più comodo, promettendo che tardi di ritorno in camera avrei fatto pianissimo per non disturbarlo e non svegliarlo. I miei genitori furono contentissimi della mia decisione, era quello che volevano sin dall’ inizio, e capirono che il ghiaccio si era rotto tra me e lo zio, che era nata la simpatia, tanto da dormire insieme e decisero di parlare con lui la Domenica, che stava a casa dal lavoro, quindi tra 2 giorni. La sera, dopo mangiato, lo zio ed io ci sedemmo sul divano a guardare la tv, lo zio aveva uno sguardo diverso, beffardo, d’ intesa con me, era più sciolto, e iniziammo a fare la lotta ed i dispetti: lui mi faceva il solletico e mi pizzicava, io lo mordevo sulla faccia, le mani, il corpo, e, quando i miei se ne furono andati a letto, il gioco si fece più ardito. Lui entrò colla mano sotto la camicia e mi strizzò la tettina con forza e dolcezza, mi fece male ed io squittii, allora mi tappò la bocca colla sua grande mano e col pollice dell’ altra mi titillò il capezzolino, che uscì fuori, si inturgidì e rizzò al contatto col dito, poi lo prese tra due dita e iniziò a girarlo, io stavo svenendo dal piacere, il mio misero pisellino era già in tiro, ma dovevo far finta di non godere, allora morsi la mano che mi tappava la bocca, lui mi strizzò il capezzolo per vendicarsi, io mi avventai sulla sua faccia e gli morsi il bel labbrone turgido, lui a sua volta morse il mio, come se ci baciassimo, io scesi giù e tentai di mordergli la pancia, il braccio e poi, con un impeto di eccitazione gli morsi tra la cerniera dei pantaloni e sentii un coso duro e turgido, grosso e lungo e lo morsi delicatamente; Nicola si fermò di botto come impacciato dal mio ardire, mi capovolse verso i suoi piedi, calzati dagli anfibi, mi schiacciò la testa con questi. Lo vidi strano, come tutto rosso ed eccitato, mi teneva sotto con un anfibio sulla testa, l’ altro se lo sfilò e con voce roca sussurrò : - Ecco, lo volevi, piglialo e sniffa! “ – Non riuscivo a riconoscere la sua voce, non l’avevo mai sentita languida e arrochita, sussurrante come adesso; non me lo feci dire due volte, annusai la calza di lana bagnata, che mi ordinava di sniffare, intanto lui si era sfilato l’ altro anfibio, e mi premeva col calzino la testa nello sniffamento dell’ altro piede: l’ odore era divino, insieme alla situazione eccitantissima, perché si era capovolta, ora era lui che lo voleva e mi obbligava, e pareva anche eccitato, non più stupito ed incuriosito come la sera prima; ma la cosa andò oltre, in quanto si sfilò tutte e due i pesanti calzini di lana, continuando a tenermi sotto fermo, e mi porse i piedoni da odorare, sempre più lerci, puzzolenti e appiccicosi, che lui mi premeva sul naso e sulla faccia con fermezza e durezza. Annusai quanto più potei, fino a che lo zio parve risvegliarsi, tornò ad essere morbido e contenuto, e mi disse: - “ Contento? Che te ne pare della puzza di oggi? Ti piace come ieri o di più? Come promesso te l’ ho fatto fare? E cosa ne dirai della puzza di domani, visto che non li lavo per te…? “ – A questa affermazione impazzii di gioia e di eccitamento. – “ Sono divini…come te.. “ – Sussurrai. – “ Ah, io sarei divino… per te…!? “ – Sghignazzò lo zio, che sembrava entrato bene dentro al gioco, come lo desideravo io, ma senza saperlo prima. – “ Senti, domani è Sabato, quando torni dal lavoro di solito la sera ti fai la doccia; prima di farla vieni in camera mia, come se dovessimo giocare alla play-station, e mi fai odorare. – “ Va bene, nipotino porcellino, che gli piace la puzza dei miei piedoni. “ – E mi spinse sempre coi piedi nudi sulla faccia per farmi uscire, poi mentre io strisciando mi avvicinavo alla porta, lui coi piedi mi stuzzicava e me li metteva sotto il naso, prima uno poi l’ altro, ridendo, intanto si toglieva la maglietta e restava a torso nudo, e che fisico!! Mentre sempre in ginocchio, aprivo la porta per uscire, lui si era tolto i pantaloni e rimasto in mutande, vidi che il suo cazzo era ritto e premeva sotto le mutande, ritto e duro, enorme, ma lui mi porgeva i piedi sotto il naso, come niente fosse, senza timore che potesse arrivare qualcuno dei miei, ed infine mi spinse via coi piedi, ridendo e dicendo: - “ Buonanotte, e sogna i mei piedoni… ! “ – Come se avesse saputo che la sera prima mi ero toccato pensando ai suoi piedi; magari anche lui si era toccato, e magari aveva sborrato, pensando ai suoi piedoni odorati da me, chissà? La sera dopo, come avevamo deciso, venne a bussare alla mia camera, dicendo che voleva giocare con me, e facendolo sentire ai miei ad alta voce. Aprii di corsa la porta e lo vidi: mi sembrava sempre più bello, riccioloni neri scompigliati, occhi e sopracciglia birichine nerissime, labbra tumide e beffarde, sguardo d’ intesa. Chiusi di fretta la porta alle sue spalle, corsi ad accendere il gioco col sonoro che andava alto, in modo che i miei sentissero che giocavamo, e chiusi la porta a chiave. Lo zio, guardandosi intorno nella stanza, come un padrone, si era seduto sul mio letto, poggiando gli anfibi al bordo del letto e iniziando a scalzarseli, per restare con solo le calze sudate. L’ odore che tanto adoravo si era già sparso nella mia camera, il mio naso corse subito a sniffare le calze con lunghe inspirazioni sonore; quando lo zio Nicola si fu stufato, si tolse le calze e rimase a piedi nudi, mentre ero corso a venerarli col naso. _ “ Ti prego, zio, non li lavare più! Come faccio a stare anche un solo giorno senza annusarli…!? “ – Piagnucolai supplichevole. – “ Ma prima o poi la doccia la devo fare, mi devo lavare un po’; noi in Calabria, nel mio paese, non abbiamo ancora l’ acqua corrente, così ci laviamo a turno una volta ogni 15 giorni, ma qui! I miei colleghi operai, ma anche i tuoi genitori sentiranno la puzza, e non solo i piedi, ma tutto il corpo, non posso andare oltre, non posso esagerare. Dai, hai sniffato tutto il possibile, mica posso essere come i barboni per strada, che si laveranno una volta ogni 2 o 3 mesi! “ – Allora, pensai, che era arrivato il grande momento, dovevo tentare. – “ Va bene, zietto, però, prima di farti la doccia, vorrei assaggiarli… “ - - “ …Assaggiarli..!? Cosa vuoi dire? Senti, fra 2 settimane o anche prima te li faccio annusare ancora, non capisco..Lo faremo ancora, anche prima, se ti va… Io sono disposto, se sei contento tu a me cosa mi costa… “ – Dissi io, con un filo di voce, non so con che coraggio, tentai. – “ Non ti costa nulla nemmeno se me li fai assaggiare: ti prego zio Nicola, ho voglia di sentire che sapore hanno i tuoi piedi sudati. Se mi piace l’ odore, magari anche il sapore è buono! “ – Disse lo zio allibito: - “ Vorresti mica dire che vuoi assaggiarli leccandoli? “ - - “ E come altro potrei sentire il sapore, se non colla lingua? “ - - “ Per me tu hai qualche rotella fuori posto!! Adesso basta, stai esagerando! E poi non ti fa schifo leccare dei piedi sporchi? Non ho mai conosciuto bambini o persone “ strane “ come te! Non sono cose che si fanno… “ -. – “ Ma scusa che male c’ è? Mica stiamo facendo cose brutte, io non faccio male a nessuno e nemmeno tu: non vedo cosa ci sia di male che un nipote assaggi il sapore dei piedi sudati dello zio. A me piace, non mi fa nessuno schifo, anzi, ne ho voglia, e a te cosa ti costa? L’ odore dei piedi mi è sempre piaciuto, ho sentito quello di qualche amico di scuola, del mio Maestro di basket e anche del papà, mi è sempre piaciuto, fin da piccolo, ma il tuo odore è STREPITOSO!!!! Ti prego, zietto, dai…!! “ – Lo supplicai quasi piangendo. – “ E’ vero, hai ragione, non c’ è niente di male, per me è un’ esperienza nuova, non mi è mai capitato nemmeno di sentirlo dire o leggerlo. Anzi, no. Qualche tempo fa, in Calabria, dei miei colleghi muratori, che lavoravano con me, prendevano in giro un giovane apprendista, dicendo che era un finocchio, e uno di loro si è tolto la scarpa e si voleva far baciare il piede, perché diceva che piace ai finocchi, poi non è successo nulla, ma io non me lo ricordavo. Adesso tu me l’ hai fatto venire in mente. Non sei mica un po’ finocchietto? Io non ho niente contro i gay, anzi, mi sono simpatici, sono divertenti ed anche sensibili, ma tu? “ -. – “ Io so solo che ho voglia di assaggiare il sapore dei tuoi piedi, ti prego, fammelo fare…!!! “ - - “ Ok, facciamo anche questo… “ – Sospirò lo zio Nicola, e mi porse entrambi i piedoni vicino alla bocca; iniziai a tirare timidamente fuori la lingua e lappai leggermente un pezzo di piede, mentre lo zio osservava con un’ assorta e strana attenzione: - “ Allora, che sapore hanno? Sono di tuo gusto…? “ chiese. Io ero fuori di me dall’ eccitazione, il sapore era strepitoso: sapevano di amarognolo e dolciastro insieme, il sudore colloso mi faceva appiccicare la lingua ma mi invitava a continuare a leccare tanto era eccitante e gustoso il sapore. – “ Sono gustosissimi!!!! “ – sussurrai con foga continuando a lumare e lappare sempre di più; bagnai colla saliva tutto il piedone, sopra e sotto, e non restava che leccare l’ alluce e gli altri diti, se mio zio me l’ avesse permesso. Iniziai a succhiare il grande virile e volgare allucione e mentre stavo per aprire colla lingua lo spazio tra dito e dito, pieno di caccole e residui di sudore raffermo da giorni, fu lo zio stesso che allargò tutti i diti, come ad invitarmi a leccare e pulire; a questa azione fatta spontaneamente da Nicola, presi il coraggio e lumai e leccai, succhiando ed ingoiando tutto lo sporco. Lo zio ebbe un sussulto, ma cercò di restare immobile, alzai velocemente gli occhi per guardarlo in viso e vidi i suoi occhi come allucinati, in estasi, ma soprattutto il suo viso e le gote erano rosse, come se fosse eccitato ed infoiato! Visto questo continuai a leccare tutti gli altri diti e ad ingoiare tutto il sudore e le caccole, senza lasciarne niente, pulizia completa! – “ Beh, hai fatto un bel lavoretto di lavaggio completo ad un mio piede, ma l’ altro lo lasci sporco? – Chiese con malizia e divertimento lo zio. – “ Forse sei già sazio o ti è venuta l’ indigestione…? “ e intanto mi provocava porgendomi il piede sporco vicino alle labbra, poi, dato che tardavo a fare il lavoretto, mi forzò col piedone la bocca e lo introdusse dentro con dolce forza; al che eseguii la pulizia con gusto e sempre più eccitato, ingoiando con foia tutto, mentre lo zio collaborava muovendo i diti e il piede dentro la bocca e giocando ad infilarmelo dentro. Finita la pulizia i piedoni erano bagnati dalla mia saliva, puliti e lindi, ma lo zio continuò il gioco, dicendo: - “ Se ti piace il sapore dei miei piedi, toh! Ingoiali e mangiali! “ - Non sembrava nemmeno lui, la voce roca per l’ eccitazione, lo sguardo beffardo e violento, il piede che mi forzava in bocca; non potevo resistere a tale violenza dolce ed eccitante, spalancai più che potevo la bocca e lui mi infilò dentro tutto il piede, spingendolo dentro il più possibile, tanto che mi ritrovai quasi tutto il piede enorme infilato in gola, ed iniziavo a far fatica sia a contenerlo, sia a respirare, ma lo zio pareva non accorgersene, spingeva e basta con insistenza e determinazione. Iniziai a tossire e a fare gorgoglii con la bocca, ma lui, senza pietà introduceva il piede sempre di più, tanto che era tutto dentro fino alla caviglia e nemmeno io sapevo come aveva fatto la mia bocca a spalancarsi fino a contenerlo dentro tutto; poi Nicola parve svegliarsi dall’ estasi, si accorse che ciò che faceva stava diventando per me pericoloso, tirò via dolcemente il piede dalla mia bocca, ed io tossii e gorgogliai per respirare. Allora, con dolcezza, mi prese la testa tra le mani e mi chiese preoccupato: - “ Tutto bene, nipotino mio?! “ - - “ Tutto meravigliosamente bene…!! “ – Sussurrai. – “ Non hai fatto un po’ troppa indigestione, stasera…? “ – E si alzò, uscì dalla mia stanza e corse a farsi la doccia, giù dove era il bagno. Io in estasi, mi addormentai, sognandolo, ma soprattutto sapendo che l’ indomani, i miei genitori gliel’ avrebbero detto che avrebbe dormito nel mio letto con me! La mattina dopo, quando scesi tardi in salotto per fare colazione, incontrai i miei genitori che stavano finendo di parlottare con mio zio, Nicola mi vide tutto insonnolito, e con aria spavalda e allegra mi gridò: - “ Buongiorno, nipotino addormentato! Dormito bene? “ - e mi guardò ridendo con aria maliziosa. Poi si allontanò. Io mi sedetti in cucina a fare colazione. Dopo poco entrò con una valigia in mano e, fissandomi negli occhi disse: - “ Mi sto trasferendo nel tuo letto… “ – e salì nella mia camera. Io ero già di nuovo supereccitato, immaginandomi la notte sotto le lenzuola con lui, e quanti bei giochetti avremmo potuto fare coi suoi piedoni, col suo odore di sudore dei piedi e di tutto il corpo vicino a me e al mio naso, e il pisellino svettò dritto, sotto il pigiama, in su, come per voler uscire da sotto i pantaloni del pigiama, non sapevo come tenerlo a freno, premeva come non aveva fatto mai! Il tempo non passava mai, il pomeriggio lo zio uscì e tornò la sera, dopo mangiato, non aveva mangiato con noi, tornò alle 21,30 per venire a letto a dormire. Io ero al computer a giocare, aspettando il grande momento, e quando lo sentii salire le scale ed aprire la porta trasalii: mi pareva di essere il suo amante segreto… Nicola entrò e sorridendo mi salutò: - “ Ecco la nostra prima notte, con la benedizione addirittura dei tuoi genitori… che non sanno nulla, né tantomeno sospettano. Meglio così: ci divertiremo… “ – Disse, non sembrava più nemmeno la stessa persona, era spavaldo, prepotente come un Padrone e allegramente sarcastico. – “ Dai, muoviti! Vieni a letto. “ – Mi ordinò con prepotenza. Io corsi al mio posto vicino al letto, iniziai a tirarmi via i vestiti, ma lui bruscamente mi disse: - “ Sai, durante il giorno ho molto pensato a noi due, e mi sono venute in mente delle fantasie, che non ho mai avuto. Voglio provarle. Avvicinati a me senza spogliarti, ci penso io… “ – Io rimasi sbalordito, ma ubbidendo corsi da lui. Intanto lui si era tolto gli scarponi e restando con i calzini madidi e bagnati di sudore iniziò ad infilarmeli sotto la maglietta e tanto fece che me la tolse coi piedoni. La gettò lontano da noi per terra, e poi con un piede fece scendere la cerniera dei pantaloni, che aprì completamente la mia patta. Allora si sfilò i calzini e con un piede nudo entrò dentro la patta a cercare; trovò il pisellino pronto, ritto e puntuto e disse: - “ Ah, sei già pronto!!! Lo avevo immaginato… “ – Entrò coll’ allucione dentro il buco delle mutandine e toccò la punta del mio pisellino: al che io mi sentii venir meno dal piacere, era una cosa che non avevo mai provato ma mi faceva sdilinquire e arrivava dalla punta del pisellino toccato dal suo ditone del piede fino a tutto il mio corpo e la mia testa!! Lui continua a toccare e mi fa uscire fuori il pisellino ritto davanti a lui: - “ Però, ce l’ hai già duro e lunghetto, pur avendolo piccolo: lo facciamo un po’ esercitare… ? “ – Disse sottovoce con quella voce roca che gli avevo sentito la sera stessa, e anche ghignando. Allora con tutti e due i piedoni iniziò a farlo andare su e giù e a farlo oscillare come se fosse un campanellino, e si divertiva a tirarlo su e poi piegarlo in giù facendomi un po’ di male, e tirandolo a più non posso. Io sentivo un po’ di dolore ma il piacere era immenso, era come se lui facesse una cosa che avevo sognato ma che non ricordavo di aver desiderato!! Poi smise di scatto e con un piede entrò sotto la mia maglietta intima e da sotto arrivò ad un mio capezzolino, e mentre la prima volta sul divano mi aveva titillato il capezzolino con le dita delle mani e poi me l’ aveva strizzato, stavolta lo titillava coll’ allucione, poi quando questo era ben ritto e duro, lo premeva come schiacciandolo, per farlo rientrare dentro: insomma, un altro piacere inimmaginabile! Poi con tutti e due gli alluci titillò e spinse prima un capezzolino solo, poi tutti e due, al che caddi in ginocchio davanti a lui dal godimento. Lui mi spogliò dolcemente completamente nudo e io iniziai a pulirgli tutti e due i piedoni colla mia lingua. Lui, infoiato, diceva: - “ Sì, dai, fammi una bella pulizia, lecca… lecca… e ingoia tutto. Lo farai tutte le sere, vero? Quando tornerò dal lavoro i miei piedi saranno zozzi e puzzolenti, e tu li pulirai e lapperai a dovere prima di andare a letto! “ - - “ … e anche tutta la notte…!!! “ – Mugolai io di piacere sniffando l’ odore ed ingoiando le numerose caccole tra i diti. Mentre facevo questo lo guardavo e vidi che aveva inserito la sua grande mano sotto i pantaloni e si toccava, tanto che sotto la sua patta c’ era un grosso rigonfio, e la sua mano andava su e giù, piano piano ma poi sempre più velocemente, finchè lo sentii sospirare e gemere sottovoce; il movimento sotto la mano cessò e vidi che la patta era tutta bagnata! Nicola si sdraiò beato, si sfilò i pantaloni e vidi le mutande tutte bagnate. Poi corse in bagno, di ritorno, lavato e colle mutande pulite, io ero già pronto ai piedi del letto, per ciucciarli tutta la notte mentre lui dormiva, allora lui li fece sprofondare dentro la mia bocca più che potevo e chiuse gli occhi e si addormentò, mentre io li ciucciai per tutta la notte, in estasi. Al mattino, si alzò molto presto, si vestì e uscì per andare a lavorare, lasciando la mia bocca vuota e sola dai suoi piedoni, e mi sentii solo e triste senza i suoi piedi, lui e il suo odore di maschio e la sua dolcezza che mi proteggeva. Durante il giorno mi vennero delle fantasie e dei desideri, e dato che oramai sapevo che erano reciproci, decisi di provare a metterli in pratica con lui. La sera, dopo mangiato, al solito gli pulisco colla linguetta esperta oramai i piedi, meravigliosamente supersudati ed odorosi di maschio. Poi mi tiro fuori il pisellino, lungo e duro, lui al solito ci gioca e lo titilla, divertendosi un mondo. Poi gli esprimo il mio desiderio: - “ Zietto, vorrei che il tuo piede mi entrasse dentro! “ - - “ Dentro dove? “ – Chiede stupito Nicola. – “ Nel mio buchino del pisellino! Lo vorrei sentire tutto dentro! “ - - “ Ma come faccio, se è così piccolo e stretto e il mio piede grosso e lungo? “ - - “ Vedi, zietto, potremmo fare ogni notte un pò di esercitazione per slargarlo. Ad esempio, tu inizi ad entrare e a forzare col tuo dito più piccolo, il mignolo, Tu spingi e forzi per entrare e pian piano il buchino si allargherà il più possibile e man mano arriverai a poter introdurre l’ alluce ed un pò di piede. Tu non devi aver timore di farmi male, tu pensa ad entrare quanto più puoi, anche se piango o grido tu non avere pietà, lo devi infilare dentro quanto più puoi, io lo voglio dentro!! “ - - “ Ma il buchino si sgranerà e ti farà molto male!!! “ – Disse perplesso lo zio. – “ Non ti preoccupare. Il dolore lo sopporto io, tu infila e spingi senza pietà quanto più puoi, perché io lo voglio tutto dentro!!! “ – Dissi io al parossismo dell’ eccitazione. Lo convinsi ed iniziò a spingermi dentro al buchino la punta del mignolo coll’ unghia, che piano piano entrò ed il buchino si allargò un pochino. Coll’ esercizio di ogni notte per un po’, il mignolo si introdusse tutto dentro ed il buchino si allargava sempre più, anche con un po’ di dolore, ma l’ allenamento funzionava. Io sentivo prima un dolorino all’ inizio del buchino, in cima alla cannulina, lo zio forzava con divertimento ma dolcemente senza pietà, e il dito lentamente scivolava pian piano dentro; il dolorino si faceva più pungentino ma era sopportabile, il buchino si allargava lentamente, si sgranava senza pietà, forzato dalla pelle esterna, dura e callosa del dito introdotto, ma insieme al dolorino pungente c’ era un lontano e leggero piacere-smania dentro il mio pisellino, come se volessi che forzasse e nel contempo mi desse internamente una smania: era indescrivibile. - “ Basta, così, per la prima sera, mi sembra tu abbia sofferto abbastanza: il mignolino del mio piede, che non è poi così piccolo, ma lo è rispetto a gli altri diti, è entrato tutto dentro, ed il tuo buchino si è ben dilatato ed è irritato e arrossato. Facciamo che stasera ti voglio premiare in maniera nuova stasera: avvicinati al mio viso colla tua bocca. “ – Così disse zio Nicola ed io obbedii; lui premette le sue labbra sulle mie e mi baciò. Io restai in estasi, tanto lungo e dolce fu il suo bacio; sentivo l’ odore del suo fiato virile, che odorava di maschio e di fumo, le sue labbra grosse, dure e ruvide sulle mie delicate e morbide. Quando si staccò delicatamente, sussurrai - No, ti prego, ancora… “ - Allora mi tirò giù sdraiato sui cuscini e ci addormentammo tutta notte labbra sulle labbra, senza mai staccarci: se si staccava lui, io ero pronto a rincollare le mie labbra, se lo facevo io, lui prepotente mi baciava ancora lungamente con veemenza: fu un premio bellissimo!!! Le altre notti continuammo coll’ esercitazione del dilatamento: ogni notte un dito sempre più grosso, come volevo io, ma il dolore diventava sempre più forte, io prima leccavo ed umettavo ben bene colla mia saliva il dito del piede da farmi introdurre, per aiutarlo a scivolare dentro la cannulina del pisellino, che resisteva; lo zio capiva la mia sofferenza, spesso si fermava e mi dava tregua, anche se io resistevo in silenzio e non dicevo nulla, ogni tanto mi sfuggiva un gemito, quando il dito, entrando e scivolando, sgranava e forzava il buco, che però, nonostante il dolore cedeva e si allargava sempre più, mentre il dito ben vi si accomodava: alcuni diti erano più duri e callosi, quindi quando lo zio faceva introdurre dentro il duro e nodoso callo, il dolore e la smania all’ inizio sembravano insopportabili; poi invece, proprio il ravanare del duro callo, mi dava un piacere-smania nel profondo, nel bordo della cannula e nella morbida pelle che avvolgeva il dito e che si dilatava, ed un’ eccitamento indescrivibile. Lo zio però, ghignava dopo il mio gemito sommesso, e allora sembrava divertirsi un pochino a vedermi soffrire, come dire che lo avevo voluto io e adesso mi toccava, e spingeva con meno dolcezza e più vigore forzandomi e quindi di nuovo gemevo… Ma ad ogni sofferenza corrispondeva sempre più in aumento il piacere-smania collegato allo sprofondare del dito sempre più in fondo dentro il mio pisellino violato. Quando arrivammo all’ indice del piede, che era ben robusto, più lungo e più prepotente, anche con un piccolo e duro callo, molto eccitante, lo zio, per aiutarmi ad introdurlo tutto fino in fondo, e per farmi scordare il necessario dolore lancinante, mentre forzava con un piede, usò l’ altro per titillarmi le tettine ben ritte, puntute ed eccitate, poi le strizzò colle dita delle mani, piano, delicatamente, poi sempre più forte, così si associò anche questo dolore al dito-trapano nell’ uccello, ma poi con le labbra e la lingua le succhiò e baciò, tanto che mi sentii svenire e sdelinquire dal piacere, al che, lo zio ne approfittò per forzare di netto il buchino ed introdurre fino in fondo il ditone lungo indice del piedone con uno strappo impietoso; ma continuando a ciucciarmi le tettine ritte come non mai, iniziò spontaneamente a ravanare il ditone introdotto quasi in fondo alla cannulina del pisello, lo girava, roteava, spingeva, piegava in modo da farsi posto dentro comodamente, e allora io iniziai a provare un piacere mai provato: il dolore era cessato, c’ era solo un immenso ed indicibile piacere, che lo zio fece durare per alcuni minuti, poi estrasse il dito, ed io vidi il buchino del pisello dilatato, come fosse una piccola fighetta, poi, lentamente, pur essendo ben rosso ed irritato si ridusse e tornò piccolo, quasi alle dimensioni normali: solo un buchino un po’ spanato. Il piacere cessò e restò internamente un certo indolenzimento. – “ Stasera ci siamo quasi, domani notte toccherà l’ allucione, che è molto grosso, largo, prepotente e duro: hai provato molto dolore, ma anche molto piacere, vero? “ – Non attese la risposta, ma il mio viso in estasi diceva tutto. – “ Adesso ti voglio premiare per quello che vuoi tu, farò e ti farò fare tutto quello che vuoi. Dimmi… “ – Allora presi coraggio e finalmente chiesi quello che desideravo da sempre; “ Vorrei poter vedere la tua potenza in tiro… “ - Sussurrai, quasi senza fiato. “ - - “ Lo immaginavo, nipotino finocchietto… “ – Mentre diceva così, con grande scherno e malizia, lentamente si aprì i pochi bottoni della patta dei pantaloni del pigiama, e svettò già da sola una grossa e lunga bestia, una nerchia ritta e dura, in tiro ed eccitata, padrona, maschia e prepotente, che voleva umiliare il mio piccolo uccellino e quello di tutti gli altri uomini normo-dotati. – “ Uahuhh!!! “ – Non riuscii a trattenermi e mugolai, eccitatissimo: era meravigliosoooo!!! – “ E adesso che l’ hai visto, vorrai assaggiarlo, suppongo… “ – Rise malizioso Nicola. Imbarazzatissimo, anche se sapevo, finsi di essere candido ed ingenuo: - “ Beh, io non lo so, ma dicono che se uno lo tocca, anche colle mani, o la bocca, o altro, dopo un po’ esce un liquido abbondante: vorrei vederlo, non l’ ho mai visto; dal mio non esce ancora niente se non la pipì. Poi vorrei sapere che sapore ha… “ - - “ Non ti resta che provare, è a tua disposizione: per fare uscire prima la sborra, si chiama così il liquido, nipotello finocchietto mio, ti consiglio di provare a pompare con la bocca, fai andare la pelle su e giù, come faccio io coi miei piedoni sul tuo pisellino, e tu provi molto piacere, no? Fallo provare anche tu a me… !!! “ – Non me lo feci dire due volte, mi fiondai sulla enorme cappella, spalancai la bocca e iniziai a pompare: lo zio mi guidava con prima la mano sulla testa, spingendola, e facendo sprofondare il cazzone tutto fino in gola, poi trovò un’ altra soluzione, che era volgare e da macho, ma a me piacque molto: mi spingeva la testa con un piede, quindi con più prepotenza e vigore. Tanto spinse che dopo un po’ sentii che il piede si fermò mentre avevo l’ uccellone ben immerso in gola; lui iniziò a mugolare infoiato, senza cedere col piedone che mi schiacciava la testa, e dal buco del cazzone uscì un mare di sborra, amara, acida, collosa nella mia bocca. – “ Ti piace… il sapore…!!??? “ – Mi chiese eccitatissimo mentre finiva di eiacularmi in bocca. – “ Oh, siiiiìì!!! E’ troppo buonaaaa!!! “ – Riuscii a dire colla bocca impastata e piena del suo cazzo che si ammorbidiva. – “ Allora ingoiala tutta, non lasciarne nemmeno una goccia!!! – “ Mi ordinò, ormai spompato; ed io deglutii tutto quel ben di dio, ottimo, gustoso, maschio; alla fine lo zio estrasse la sua nerchia ammollata e svettante perché umida, ed io colla mia bocca e colla lingua, fui pronto a leccare, ingoiare e succhiare tutte le ultime gocce del suo nettare, direttamente dal buco e dalla canna molle, non me ne feci disperdere una goccia. Stanchi, satolli e sazi, ci sdraiammo, nudi ed abbracciati sul lettone, ma io, prima di addormentarmi, gli sussurrai all’ orecchio: - “ Ne voglio una dose tutte le sere, è un buon sonnifero per me… “ - - “ Ok, sarà fatto maialino dello zio… “ – E ci addormentammo, felici. Arrivammo finalmente all’ ultima sera: devo dire che introdurre anche solo la punta dell’ enorme allucione fu impresa dura; il buco si apriva e si dilatava al solo contatto, per l’ eccitazione, ma non a sufficienza per contenere il grosso e prepotente allucione. Lo zio si sforzò prima con delicatezza ad introdurre, poi si stancò e colle mani si aiutò a sgranare il buchino, che con forza si aprì a sufficienza per contenere la grossa punta arrotondata del ditone, ma pur spingendo, la cannula non riusciva a prenderlo e contenerlo, così lo zio, si alzò in piedi sul letto, e con tutta la forza del corpo e del peso, spinse l’ alluce: io sentii un ultimo strappo, un dolore indescrivibile, ma poi l’ alluce entrò dentro il pisello scivolando come una mano in un guanto, o il piede nel calzino, tutto dentro. Lo zio esultò di gioia, ma questo lo eccitò a tal punto, che spingendo nel mio buco, dilatato ormai come una vera figa spanata, riuscì ad introdurre dopo l’ alluce piano piano gli altri diti fino a tutto metà piede; non posso descrivere il dolore prima, ma il piacere poi: avevo tutto il piede dentro fino alla prostata, e vidi uscire un liquidino, che non era mai uscito, che bagnò il piede immerso dello zio, inumidendolo. Poi non resistendo più, gemetti languente di piacere. Lo zio, imperterrito, continuò a ravanarmi ancora dentro, spingendosi sempre più nel fondo, era infoiato e prepotente, e questo mi eccitava sempre più, finchè riprovai un piacere sempre più meraviglioso e mi bagnai ancora, bagnando abbondantemente il piedone immerso dello zione. Nicola allora, infoiatissimo, mantenendo il piedone premuto nel fondo del mio uccellino sgranato col buchino aperto fino all’ inverosimile, anzi spingendovelo sempre più, mi prese con violenza la testa e mi infilò a forza il suo superuccellone in tiro, durissimo e lungo come non mai, mi fece pompare, mentre io collaboravo con gusto, fino a che sborrò non so quanta abbondanza di sborra, saporita, calda e collosa, che inghiottii con enorme gusto. Pensavo che Nicola, soddisfatto, tirasse fuori la sua nerchia, oramai molle e vischiosa, invece la mantenne dentro la mia bocca, mentre io non capivo perché, ma subivo; poi sentii che questa si stava irrigidendo e rigonfiando, si riallungava mentre era immersa nella mia bocca, poi lentamente le mani dello zio ripresero la mia testa e mi incitarono a ripompare lentamente, sentii il piedone immerso dentro il mio uccellino squarciato che tornava a stuzzicarmi e a ravanare per bene, mi eccitai ancora anch’ io, lo zio aumentò il pompa mento, il tutto durò un bel po’, finchè capii, dall’ ansimare del respiro dello ziaccio prepotente, che stava per sborrare ancora, e mi ritrovai la bocca ancora riempita dal suo liquido amarognolo, in misura minore, ma molto più denso e salato di prima. Ringoiai tutto e deglutii, pensando che mi liberasse la gola infiammata e riempita dal suo lungo serpentone, invece lo zio, mi tenne la testa obbligata con entrambe le mani ferma, con in bocca la molle ed umida nerchia, lo sentii mingere, poi dalla molle cannula interna sentii arrivare un fiotto, prima lieve, poi sempre più violento di liquido. - “ Ed ora bevi tutto, e sciacquati la gola, dissetati fino in fondo e non perdere una goccia! “ - Disse lo zio con prepotenza da Padrone. Capii che stavo assaporando e bevendo la sua urina, calda e che pareva non finire mai, lenta e lunga, salata ed amara: la trovai così buona e dissetante, come mai avrei immaginato: all’ inizio era mista all’ ultimo residuo di sperma, poi divenne fluida, calda e pura, non avrei mai pensato di bere piscia, ma fu una vera sorpresa, e dal godimento mi bagnai ancora, dentro il mio pisello, violato dal piedone e dai diti poderosi e callosi dello zio. Alla fine, con mio dolore non indifferente, lo zio estrasse il piede lentamente, che aveva sprofondato nella cannula del mio pisellino, mentre estraeva, il buco dilatatissimo, si restringeva ed io sentivo un dolore inimmaginabile, mentre il pisellino, riprendeva la sua piccola forma, come se fosse un calzino elastico, solo il buchino rimase un po’ slargato ed aperto rispetto a prima, e così restò per sempre, tanto che potei in futuro contenere tanti altri piedi, di misure più piccole o più grandi di quelli meravigliosi dello zio Nicola, che me l’ avevano “ sverginato “. Eravamo al parossismo del piacere, io abbracciai le gambe dello zio, inginocchiato come uno schiavo davanti a lui, lui mi tirò su, mi strinse forte nell’ abbraccio e mi baciò in bocca: - “ Ora sei mio per sempre, mio dolce finocchio. Sai che ti ho desiderato dal primo giorno che ti ho visto, col tuo corpicino bianco e molle, debole da schiacciare. Avevo sempre desiderato che qualcuno mi leccasse i piedoni sudati, ma non lo dicevo nemmeno a me stesso: è un’ esperienza incomparabile!!! Ed i giochi che abbiamo fatto ed inventato li voglio fare sempre con te “ - - “ Anch’ io, mio divino zio, sarò per sempre il tuo schiavetto sottomesso… “ risposi all’ apice della felicità. E così è stato per anni. Questo era il fascino segreto dello zio: i suoi piedoni sudati e sporchi ed il loro odore divino!

P.S. Se qualche giovane ragazzo o uomo maturo, o anche più di uno insieme, volesse provare l’esperienza di farsi leccare e pulire i piedi sporchi e sudati, o volesse con me provare l’esperienza può contattarmi a [email protected] oppure Telegram @Sottodite e sarò a sua disposizione come leccapiedi!
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