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La mutandina azzurra


di ringo00
02.09.2023    |    23.767    |    4 8.9
"Mirko iniziò a scoparmi, tenendomi i fianchi; era meglio di quando mi aveva preso la prima volta, in quella posizione entrava di più, fino in fondo, ..."
-ATTENZIONE- QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA
Ultimo capitolo del racconto dei fratelli porcelli, buona lettura
Mirko mi aveva scopato nel sedere… Io glielo avevo succhiato mentre dormiva… Cos’altro potevo fare? Questa domanda mi frullava nella testa, mentre mi rigiravo nel mio letto; poco più in là, Mirko stava ancora russando come un tapiro, del tutto inconsapevole che poco prima gli avessi fatto un lavoretto di bocca. Alla fine ci rinunciai, mettendomi a dormire: forse la notte mi avrebbe portato consiglio. Detto fatto: mamma e papà l’indomani ci dissero che avrebbero dovuto assentarsi per alcuni giorni, e che saremmo rimasti a casa da soli. Il mio cervellino perverso si mise subito in moto: forse avrei avuto qualche occasione! Dopo la colazione, i due genitori uscirono, la macchina di famiglia uscì dal cortile e sparí lungo la strada; avevo finalmente libertà di azione, e non persi tempo: Mirko era in salotto a guardare la televisione, e con tutta calma tornai in cameretta per dare un’altra occhiata alla famosa rivista porno, opportunamente occultata dentro l’altlante. Sfogliai le pagine lentamente, gustandomi le porcate che vi erano rappresentate: donne bellissime che prendevano cazzi in tutti i buchi, uomini col cazzo fuori che si segavano… Mi stava venendo l’acquolina, e il cazzetto stava alzando la testa. La mia attenzione fu calamitata da una pagina sul finire della rivista: una réclame di intimo sexy, sulla quale faceva bella mostra di se una splendida modella con indosso nient’altro che una striminzita mutandina che lasciava pochissimo spazio all’immaginazione. La cosa mi stuzzicava, decisi di fare un tentativo; avevo già una mezza idea su come muovermi, dovevo solo procurarmi la materia prima. Scivolai nel corridoio ed entrai nella camera matrimoniale, diretto al cassettone della biancheria; puntai il cassetto dell’intimo di mamma, e ai miei occhi apparve una miscela di reggiseni, calze e altri capi che passai in rassegna con scarsa attenzione, finché non trovai quello che cercavo: le mutandine. Ne trovai una sorprendente quantità, dai classici capi da signora a dei sottilissimi perizomi. Chissà se la mamma li indossa, pensai. Comunque, dopo averle fatte passare tutte, ne trovai una che mi piacque, una mutandina di pizzo azzurrino, moderatamente sexy. Mi tolsi le mutande calciandole via, per poi indossare quelle: mi stavano abbastanza bene, il tessuto finissimo faceva un piacevole solletico al pisello, e dietro mi fasciavano bene il sedere. Mi guardai nello specchio come una ragazza vanitosa, provando qualcosa da posa ammiccante, e dopo un’ultima occhiata mi considerai pronto. Mi misi a quattro zampe sul letto, con il culetto alto e bene in vista. Chiamai a gran voce mio fratello, lo sentii borbottare dal salotto e i suoi passi lungo il corridoio; man mano che si avvicinava sentivo una gradevole tensione crescere dentro di me, mi sentivo come una donna in vista di un appuntamento. Finalmente Mirko apparve sulla soglia, e rimase lì, stupefatto: dovevo avere fatto centro, la sua espressione da zombie era un capolavoro, sembrava non credere ai suoi occhi. Spinsi il sedere ancora più in fuori, muovendolo lentamente qua e là, in un malizioso gesto di invito: “Che dici, mi stanno bene?” chiesi con aria seducente. Mirko era ancora lì, a bocca spalancata come una carpa, ma a giudicare dalla piccola gobba al suo inguine, si, decisamente mi stavano bene. Mirko sembrò tornare sulla terra, e un sorriso malizioso quanto il mio si dipinse sul suo viso: “Ma che fai, metti pure le mutandine da donna adesso, Ale? Sei proprio una troietta!” Sorrisi compiaciuto a quelle parole, essere paragonato a una femmina stava iniziando a piacermi. Mirko si avvicinò, posando la mano sulle mie chiappe, accarezzando il tessuto delle mutandine: leggevo la voglia nei suoi occhi, ma non sembrava voler prendere l’iniziativa, così la prima mossa fu mia: mi voltai, abbassandogli i calzoncini e le mutande, lasciandolo col pisello all’aria; era già abbastanza duro, ma poteva fare di meglio: con un’occhiata da porcellina glielo presi in bocca, lasciandolo nuovamente senza parole. Succhiavo meglio, ora, non sentivo più la sensazione di nausea di quando lo avevo fatto l’ultima volta. Tra una succhiata e l’altra spiegai al mio stupefatto fratello che avevo fatto pratica succhiandoglielo mentre dormiva. La cosa sembrò eccitarlo, il suo cazzo crebbe ulteriormente, palpitando nella mia bocca. Ero eccitato anche io, a quel punto: la bocca impegnata, il pisello duro tendeva la mutandina azzurra come una piccola vela, il mio buchino si stava aprendo come un fiore, già affamato. Il pompino procedeva a meraviglia, provavo a imitare le donne sulla rivista, alternavo la cappella alle palle, leccandole come caramelle. Mirko era cotto a puntino, meglio non esagerare o sarebbe rimasto a secco: mi tolsi il suo cazzo di bocca, mettendomi sul letto a pecorina, offrendo una bella panoramica del mio culetto a mio fratello. Finalmente sembrò decidersi, e si portò dietro di me, armeggiando con l’elastico della mutandina; fremetti mentre le abbassava lentamente fino a metà coscia, sulle chiappe sentivo la pressione del suo pisello teso. Fece cadere un po’ di saliva sul mio fiorellino, spalmandola gentilmente con l’indice, che invase la mia intimità strappandomi un gemito eccitato. Mi ravanó per un paio di minuti, sentivo il suo dito entrare sempre più in fondo, istintivamente allargai le gambe per agevolarne l’accesso. Mirko se la godeva, segandosi con la mano libera; con la coda dell’occhio vidi una sottile scia di pre sperma colare dalla sua uretra, come un piccolo rubinetto. Non resistevo più: “Mirkooo~ Mettillo dentro, daiii~” mugolai come una donnina. Mi accontentó: la sua cappella puntò decisa all’imbocco del mio buchino, e agevolata dalla saliva superò facilmente la rosellina anale. Un nuovo gemito oscenamente femminile uscì dalla mia bocca: mi sento una troia, come quelle sulla rivista, mi dissi. Mirko iniziò a scoparmi, tenendomi i fianchi; era meglio di quando mi aveva preso la prima volta, in quella posizione entrava di più, fino in fondo, sfiorando la mia prostata in erba, ad ogni affondo mugolavo come un cagnolino. Forse era merito della mutandina, o chissà, fatto sta che Mirko stava durando molto più del solito: aveva gli occhi chiusi, sembra perso nell’estasi. Sbirciai tra le mie gambe, da sotto: il mio pisello duro dondolava dolcemente sotto le spinte, dalla testa stava facendo capolino una gocciolina trasparente; mi sarebbe piaciuto farmi una bella sborrata, ma anche così mi stava piacendo molto. Come se mi avesse letto nel pensiero, Mirko strinse la destra a pugno sul mio pisello, scappellandolo il più possibile: ora si che godevo anche io! L’effetto combinato dell’inculata e della sega era fantastico, stavo godendo come un maialino. Mirko non accennò a fermarsi, anzi, le sue spinte si fecero sempre più rapide e decise: doveva esserci quasi, e infatti, grugnendo eccitato, mi riversó una calda sborrata dentro. La accolsi con un gridolino acuto, da donna; nella foga dell’orgasmo, Mirko pompava frenetico, segandomi nel contempo con altrettanta velocità, facendomi tremare come una foglia. Proprio mentre finiva di farcirmi il culetto di crema iniziai a sborrare anche io, una discreta quantità di sperma ancora immaturo ma denso e caldo imbrattó la mano di Mirko e poi anche il copriletto. Le nostre eiaculazioni sembrarono durare un’infinità, mi sentivo lo stomaco come fosse stato riempito fino all’orlo; quando finalmente Mirko si sfilò era esausto, e crollò accanto a me. Mi sentivo soddisfatto, il culetto aveva ricevuto una bella dose, lo sentivo bollente. Mi coricai sul fianco, osservando Mirko che stava cercando di riprendersi; senza dire una parola, mi misi a leccare via ogni traccia di sperma dal suo pisello, ripulendolo con cura. “Sei proprio una puttanella, Ale…” mormorò. Lo presi come un complimento, mentre finivo la mia operazione di pulizia. Quando fu bello pulito mi asciugai le labbra col la mano, per poi sdraiarmi accanto a lui. Sembravamo quasi una coppia, come mamma e papà quando scopavano, mi sentivo una femminuccia. Poco dopo svegliai Mirko, facendogli tornare duro il pisello con una sega: lui reagì prontamente, e mi scopó nuovamente.
Furono giornate intense: le passammo quasi interamente a scopare come ricci sul lettone, facendo delle brevi pause solo per mangiare e riposarci. Dopo due giorni e mezzo eravamo rimasti senza nemmeno una goccia di sperma, le palle di entrambi penzolavano come sacchetti vuoti, ma ne era valsa la pena. Il copriletto era messo peggio di noi, macchiato ovunque da chiazze bianche di sborra. Lo mettemmo in lavatrice, e fortunatamente lo rimettemmo al suo posto giusto poco prima che mamma e papà tornassero a casa. La mutandina azzurra la tenni io, gelosamente nascosta; io e Mirko scoppiammo a ridere quando sentimmo mamma lamentarsi che le era sparito un paio di mutandine, quando invece erano nascoste in cameretta, dietro all’armadio. Continuai a fare sesso con mio fratello peri i successivi tre anni, fino a quando non incominciamo entrambi ad interessarci alle ragazze. In comune accordo decidemmo di farla finita, ma solo dopo un’ultima, indimenticabile notte di sesso in cui torno fuori per l’ultima volta la famosa mutandina azzurra.

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