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Ogni maledetto weekend (Parte terza)


di Stalio
12.07.2016    |    17.255    |    3 9.4
"" "Cazzo Elena, con tutti i posti che ci sono proprio a casa dovevi farlo venire?" "Scusami, ma qui in casa tutto mi parla di te, e..."

Quindi? Mi sono perso. Sei arrivata fino alla settimana scorsa? Quando ti ho scoperta?"
"Si. Vuoi sapere della pizzeria?"
"Si, come hai fatto? Sei sempre stata con me, scommetto che eri già d'accordo."
"No, ci siamo visti per la prima volta quella sera, in pizzeria. Sono stata con due di loro."
"Con due? Le due volte che sei andata in bagno, e non mi sono accorto di niente, o quasi."
"Quando siamo arrivati in pizzeria, mentre seduti al tavolo stavamo aspettando per ordinare, mi sono accorta che uno dei ragazzi mi stava mangiando con gli occhi, tu non potevi vederlo perché gli davi le spalle, ogni tanto mi sorrideva e mi faceva l'occhiolino, ed io stavo prendendo fuoco, così quando ha cominciato a farmi segno con la testa di andare in bagno, ho resistito finché ho potuto, poi sono crollata. Quando me lo sono trovato davanti mi ha spinto nel bagno delle donne, ha chiuso la porta a chiave, si è tirato fuori l'uccello durissimo e me l'ha messo in mano, mentre mi baciava e mi palpava in mezzo alle gambe, mi ha tirato fuori le tette. Poi mi ha spinto giù, me lo ha messo in bocca, e faceva avanti ed indietro, quindi si è poggiato con le spalle al muro ed io ho finito il lavoro. Ma non era ancora contento, e subito mi ha tirato su ed ho preso il suo posto con le spalle attaccate al muro, con un braccio mi ha sollevato una gamba e mi ha infilzato. Mi ha scopato una decina di minuti, poi è esploso per la seconda volta, dentro. Così, soddisfatto, mi ha lasciata ed è uscito. Io mi sono data una sistematina e sono tornata da te."
"Quante volte hai goduto?"
"Non lo so, diverse volte. Io ne ricordo tre, ma possono essere state di più."
"E poi, anche con l'altro."
"Temevo che ti venissero a dire qualcosa, vedevo che parlavano tra di loro, indicavano te, e sorridevano. Così quando il secondo ragazzo mi ha fatto segno di seguirlo in bagno, io ci sono andata."
"È stato meglio il primo o il secondo?"
"Il primo, senza dubbio. E con il secondo mi sono sentita un po' ricattata."
"Mi devi raccontare qualcos'altro?"
"Si, di quest'ultima settimana, poi basta."
"Meno male: dimmi dai."
"I primi giorni sono stati un inferno, stavo malissimo, piangevo sempre. Il pensiero che te ne eri andato mi faceva impazzire, provavo a chiamarti ma tu non mi rispondevi. Comunque già il solo far squillare il tuo cellulare mi dava un po' di consolazione. Quando finalmente ti sei degnato di rispondermi ho provato una grande gioia, parlavo con te, con il mio amore. Che bello. La notte sono riuscita a dormire, dopo tre notti in bianco. Anche il giorno dopo è stato bellissimo, e quando sei stato tu a chiamarmi ho capito che eri ancora mio, che presto o tardi saresti tornato da me, a casa nostra. Dopo quella telefonata mi sentivo euforica ed anche eccitata, mi sono fatto una doccia e sotto l'acqua calda mi sono masturbata pensando a te. Quando ho finito, mentre mi stavo asciugando, ho sentito suonare il campanello, era il postino che dal citofono mi diceva di avere una ricevuta da firmare, così l'ho fatto salire. Io ero in accappatoio con i capelli bagnati, e sono uscita sul pianerottolo per non farlo entrare in casa. Lui, un uomo sulla quarantina, quando mi ha vista è rimasto a bocca aperta, non diceva niente ma mi guardava con desiderio, poi: "Caspita, signora, è così che ci si presenta ad un povero postino in astinenza?" Mi si è avvicinato per farmi firmare, poi è successo tutto all'improvviso: mi sono ritrovata con le spalle contro il muro, l'accappatoio aperto e lui in ginocchio che mi leccava la micina. Il primo orgasmo è arrivato così, poi si è tirato su, mi ha girato, fatto poggiare le braccia contro il muro, e da dietro mi ha penetrato. Mi ha scopato in quella posizione, facendomi venire a ripetizione, alla fine mi ha sborrato in bocca."
"Cazzo Elena, sul pianerottolo di casa? Ti ha visto qualcuno?"
"No. Sapevo che i nostri dirimpettai non erano in casa."
"Aspetta, io ero lontano. Come hai fatto?"
"Ci ho pensato anch'io a questo: probabilmente è stato il fatto di sapere che ancora mi amavi, nonostante tutto. Credo sia bastato quello. Ed ha funzionato anche dopo, la sera."
"La sera?"
"Mi ha cercata il ragazzo della pizzeria, il primo. Gli avevo lasciato il mio numero di cellulare."
"Dove vi siete visti?"
"Qui a casa nostra."
"Elena, a casa? Sul letto dove dormo io?"
"Non sul letto, su questo divano."
"Cazzo Elena, con tutti i posti che ci sono proprio a casa dovevi farlo venire?"
"Scusami, ma qui in casa tutto mi parla di te, e prima che arrivasse ho messo una tua foto bene in vista, ed ha funzionato."
"Lasciamo perdere va': continua con il racconto."
"Basta, sai tutto, proprio tutto."
"Tutto, mi hai detto tutto?"
"Ti ho detto tutto."
"Sei sicura? Non ti stai scordando niente?" 
Elena diventò subito rossa, poi: "Veramente ci sarebbe ancora qualcos'altro, ma mi vergogno."
"Dopo tutto quello che mi hai detto ti vergogni ancora di qualcosa?"
"Si, perché è diverso, ci eravamo appena rappacificati, effettivamente me la potevo risparmiare. Ma quando l'ho visto è arrivata la solita vampata di calore, e non ho capito più niente."
Facendo lo gnorri: "Chi è questo, di grazia?"
"Stamattina, il figlio del direttore dell'albergo."
"Ecco, se non me lo confessavi avrei pensato: chissà quanti altri uomini mi sta nascondendo. Che non mi stavi dicendo tutta la verità. 
Vi ho visto in ascensore e poi in camera."
"Cosa? Cosa hai visto?"
"La tua performance col figlio del direttore."
"Come hai fatto? Tu hai visto tutto?
"Ho fatto, non ti preoccupare, si, tutto."
"E cosa hai provato? Mi interessa."
"Non mi sono arrabbiato, ma ho capito che è un comportamento che tu non riesci a controllare. È così?"
"Si, a meno che non scappi via. Come facevo prima dell'avventura al centro commerciale. Ma poi le conseguenze erano: mal di testa, nervosismo, voglia di non far niente, depressione. Mi sentivo uno straccio perché agivo contro natura. Mi facevo violenza, non so se puoi capirmi."
"Un po' si. Senti Elena, io ti aiuterò a saltarne fuori, ma tu ci devi mettere del tuo."
"Cosa vuoi che faccia? Hai qualche idea?"
"Che ne dici se facciamo delle prove? Tipo: ‪dal lunedì al venerdì‬ fai la brava, mentre nel weekend ti concedo qualche avventura."
"Ehmmmmm, quello che ho detto che conosci, non può i fine settimana."
"Ma vi vedete ancora? Avevo capito che non avevi storie fisse."
"Solo con lui. C'è anche il Carabiniere che passa di tanto in tanto, quando fa il turno serale. Con gli altri no."
"Ma non è rischioso farlo sulla rampa del garage? Se arriva una macchina?"
"Si, il rischio c'è, per questo ultimamente lo facciamo all'interno del nostro garage."
"Bravi. E adesso capisco perché mi hai fatto portare giù la poltrona. Eri stanca di farlo in piedi?"
"Si. Tu non immagini quello che si può fare su una poltrona."
"E con quello che non mi vuoi dire, come fai? Se hai bisogno della mia vicinanza?"
"Tu ci sei. Ma abbiamo detto che di questo non si parlava, altrimenti chiamo Mario."
"No, Mario no, va bene non ti farò altre domande. Lo puoi vedere il venerdì, d'accordo?"
"Penso di si. Devo sentire da lui, ma non ci dovrebbero essere problemi."
"Ti posso chiedere una cosa Elena? Andiamo un po' sul personale."
"Certo che si."
"Il culo, si, qualcuno l'ha violato?"
"Noooo che dici? Quello è tuo, te lo meriti. Quando vuoi, come vuoi."
"Uffff, pensavo di essermelo perso. Lo voglio stasera, ti va'?"
"Subito? Mamma, ho già male, mi brucia."

Si tira su', mi abbraccia e mi bacia: "Che bello averti di nuovo qui, e che liberazione averti confessato tutto. Ti amo da impazzire."
"Anch'io ti amo Elena e spero di reggere tutto quello che mi aspetta."
"Ce la farai, perché mi ami."
"Questo è certo. Che dici se dopo pranzo usciamo? Possiamo andare a vedere i carri in fiore, c'è la sfilata. Dicono che siano fantastici."
"Si tesoro, facciamo tutto quello che vuoi."

La sfilata fu molto bella, i carri erano stratosferici, tipo quelli che sfilano quadro c'è il carnevale ma con le figure fatte con fiori veri, e di vario colore. Elena, al solito, era vestita poco, con una gran minigonna, ed io sperimentai subito quello che mi spettava nei mesi ed anni a venire. Fu una specie di antipasto.
C'era una marea di gente lungo tutto il percorso, con Elena ci fermammo in un angolo dove la visuale era ottima, ma tutto intorno, dietro e davanti a noi, c'era gente. Ci tenevamo per mano, poi lei mi si accostò ancora e spostandosi dietro mi abbracciò, la sua bocca era vicino alle mie orecchie, e la sentii gemere. Mi stavo girando per capire cosa stesse succedendo, quando lei sottovoce mi disse: "Fermo, non ti muovere. C'è qualcuno che mi sta palpando il culo."
"Cosa?" Una sua mano scese sulla mia patta e cominciò a palparmi l'uccello da sopra i pantaloni.
"Fai finta di niente, ti faccio io il resoconto."
Ed incominciò: "Ho una mano sul culo, uhmmm, mi sto bagnando. Ecco, adesso sta scendendo giù, è sulle cosce, sentirà che sono bagnata. Sta salendo, mi sta palpando la patatina, uhmmmmm, hooooooo, ho un dito dentro, ora due, adesso mi sta chiavando con le dita, hoooooooo. Sto per venire, haaaaaaa. Siiiiiii."
Attaccò la bocca al mio collo, per non far passare i gemiti di piacere, ma qualcosa si sentì: "Siiii, hooooo, vengoooooo." Per fortuna, proprio in quel momento transitò uno dei carri, e la gente fu' distratta da quello, inoltre c'era una gran chiasso.
Quando si riprese dall'orgasmo si staccò da me e si guardò intorno, anch'io lo feci, vicino a noi c'erano una coppia, due ragazzini di 15-16 anni, un uomo anziano sulla settantina, oltre ad alcune ragazzine.
L'unico che sorrideva era il vecchio. Io ed Elena ci guardammo con fare interrogativo, senza capire.
Poi presi una sua mano e me la portai sull'uccello: "Guarda cosa hai fatto,disgraziata."
"Vieni, cerchiamo un bar."
Ci infilammo nel primo che capitò, e nel bagno seduta sul water mi fece un pompino stellare.
 
Continua
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