Quella volta in biblioteca

Quella che vado a raccontare è una storia realmente accaduta.

Qualche anno fa frequentavo Alice (nome di fantasia). In quel periodo entrambi studiavamo spesso nella biblioteca della nostra università e come sempre, prima di sederci, facevamo un giro perlustrativo per trovare il posto migliore. Quel giorno, dopo due giri completi, decidemmo che il penultimo banco era quello perfetto!
C’erano solo due ragazzi, ben distanziati tra di loro e noi ci sedemmo dal lato opposto, fianco a fianco. La prima ora passò normalmente nel silenzio classico di una biblioteca universitaria.
Preso dalla noia totale, iniziai a guardarmi intorno e notati subito che il nostro posto era poco visibile dal corridoio, ma soprattutto, che non era inquadrato da nessuna telecamera e in quel momento mi scattò in testa qualcosa. Mi avvicinai ad Alice e le misi una mano sulla gamba.
Lei stupita mi guarda e con lo sguardo mi dice “che cavolo stai facendo?”. Continuammo a studiare (con la mia mano sempre sulla sua gamba) e ad un certo punto uno dei due ragazzi si alza e va via. Restiamo in 3 al tavolo. Vista la “lontananza” dell’altro ragazzo, decido che è giunto il momento di provocare seriamente Alice.
La mano inizia a salire sempre più e lei cerca di toglierla, ma senza successo. Il suo sguardo era un mix di preoccupazione ed eccitazione. Le sussurro di concentrarsi sul libro, di leggere e di non preoccuparsi del resto. Inizio così ad accarezzare quel pantalone blu scuro aderente, sempre più su… fino a raggiungere un calore che mai mi sarei aspettato di trovare.
Avevo lo sguardo fisso sul libro per non dare nell’occhio e la mano tra le sue gambe. Con un po' di pazienza riesco ad abbassare la sola cerniera del pantalone ed infilare giusto un dito dentro. Iniziai a giocare con il suo clitoride sempre di più e sentivo le sue gambe muoversi da spasmi improvvisi.
A quel punto prese una matita ed iniziò a morderla. Quella scena mi gasò ancora di più e da lì a poco mi sono ritrovato con il dito completamente bagnato. Naturalmente non mi sono fermato fino a quando non ho sentito le sue gambe tremare e stringersi forte.
Mi sono ricomposto. Il ragazzo dall’altra parte del tavolo non si è reso conto di nulla e Alice a quel punto mi chiede di andare via.
Entrati in macchina urla di botto “sei uno stronzo di merda, cosa ti è saltato in mente? Sei forse pazzo? Che cazzo fai? Portami subito a casa!”. Restai in silenzio quasi mortificato e misi in moto la macchina con direzione casa di Alice.
Arrivati all’altezza di un supermercato mi chiese di fermarmi perché aveva la necessità di comprare l’acqua per casa. Naturalmente sempre in silenzio acconsentì alla richiesta. Mi fermai davanti l’ingresso del supermercato, ma lei con tono molto nervoso, mi disse di sposare la macchina e metterla di fianco i carrelli parcheggiati in fondo.
Stupito mi ritrovo le mani di Alice sui miei pantaloni. “Stai zitto non dire niente che sono ancora incazzata con te”. Non feci nemmeno un respiro e subito dopo disse: “cazzo non ho mai goduto così tanto come oggi, adesso voglio divertirmi anche io con te”. Scoppiai a ridere e la baciai, per poco, perché si fiondò subito tra le mie gambe, dove trovò l’asta già ben sveglia (del resto non mi era mai passata l’eccitazione di quel momento) e in pochi minuti non si perse nemmeno una goccia.