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Uccello di rovo parte seconda


di Membro VIP di Annunci69.it Sandrinof
20.09.2022    |    2.918    |    0 8.5
"“che spveco eh? un vevo peccato… anche perché ho un cazzone fva le gambve che fa pavura..."
Rientrati nella magione del marchese, lo stesso mi spiegò che avrebbe avuto bisogno di me per uno scherzo ai suoi amici.
La sera sarebbero arrivati, con mogli al seguito, per una battuta di caccia organizzata nella tenuta il giorno dopo.
Dopo avermi edotto circa i dettagli dell’ “operazione” mi presentò alla moglie come un suo cugino, all’estero da tempo.
Cominciai a calarmi nella parte del cugino Sandrino poco macho e molto sbarazzino…
Notai subito un lampo di dispiacere negli occhi della signora marchesa che doveva, suo malgrado, rinunciare ad un bel toro di oltre uno e novanta di altezza, e sicuramente ben proporzionato anche sotto, come il gonfiore dei pantaloni lasciava supporre.
Arrivarono gli ospiti ai quali furono assegnati gli alloggi. La sera ci riunimmo per l’aperitivo e poi per la cena.
Gli ospiti erano i tre amici del marchese, tutti intorno ai cinquanta, e le rispettive consorti:
Stella, molto più giovane, Letizia sulla quarantina e Barbara più o meno coetanea del marito.
Devo dire che tutte e tre erano notevoli. Già durante le presentazioni avevo calcato molto la mano, con atteggiamenti da vera “checca” che avevano anche un po’ imbarazzato i presenti.
Dopo cena mi riunii alle signore lasciando il marchese e gli amici a giocare a biliardo, non senza qualche frecciata di questi nei miei confronti. Compresi il rammarico del marchese, i suoi amici erano pesanti e le battute non sembravano dettate da ilarità quanto più da un vero e proprio astio.
Non mi preoccupai più di tanto; avrei reso molto più di quanto ricevevo in quel momento.
Le signore erano tutte sedute in giardino. L’occasione era perfetta per cominciare a capire come avrei potuto portare a termine il compito assegnato. Intanto le osservavo, oltre alla marchesa che avevo avuto modo di vedere anche in azione. Scrutai Barbara, che era la classica bellezza mediterranea, una bella donna sulla cinquantina, non mi sarei stupito se avesse avuto almeno un quarto di sangue siculo. I suoi lunghi capelli mori, i lineamenti e le fattezze ricordavano infatti una passionale figlia di Cariddi. Roberto, suo marito, gestiva un piccolo ufficio marketing a Milano, a quanto mi sembrava di capire la giovane maternità aveva forzato il matrimonio che, seppur godesse di una facciata irreprensibile, non sembrava animato da un gran fervore. Roberto era fra l’altro decisamente il più insopportabile dei tre, animato da una falsa percezione di leadership, presumeva di essere sempre simpatico.
Letizia aveva capelli castani molto corti e degli splendidi occhi chiari, il portamento conseguiva la sensualità innata delle donne molto riservate che, pur avendo più di quarant’anni, sembrano non conoscere a fondo l’effetto che possono provocare anche con un solo sorriso. Giuseppe, suo marito, era un uomo grassoccio e presuntuoso, senza spina dorsale ad evidente rimorchio di Roberto, dal quale cercava sempre approvazione.
Stella era una ragazza giovane, intorno ai venticinque anni, sposata da un paio a quanto avevo capito, con un fisico minuto ma ben proporzionato ed occhi velati, mi faceva pensare che avesse fumato qualcosa.
Compresi che quei ritrovi, forse non erano così piacevoli per le donne, vista la differenza di età e di estrazione sociale, resa di sicuro meno evidente dai tacchi vertiginosi e dagli abiti che le fasciavano.
Federico, il marito di Stella, era un ometto prematuramente calvo che si mormorava avesse ereditato una fortuna, nel corso della cena si era rivelato piuttosto riservato, sicuramente non dotato di grande empatia.
Incalzato dalle signore, alle quali non dispiaceva il diversivo che rappresentavo, mi feci prendere un po’ in giro, cominciando a raccontare dei miei amichetti e dell’attuale fidanzato, con il quale però le cose non andavano a meraviglia, complice la solita routine e la mancanza di un certo brivido.
Ero sicuro che l’argomento avrebbe prodotto gli effetti desiderati. Barbara si rivolse subito alla marchesa, dicendo molto maliziosamente che non tutte sottostavano alla solita routine.
La marchesa le rispose tranquillamente:
“Barbara tu muori dalla voglia di qualche altro cazzo ma sei troppo ipocrita per ammetterlo. Io me ne frego di quello che pensa la gente, e penso al mio piacere. A mio marito va bene così, l’unico rammarico che ha è nei confronti dei suoi amici che lo vezzeggiano.”
Non appena finita la frase Stella, la più giovane, arrossì visibilmente ed il discorso virò subito all’argomento tradimenti..
Io punzecchiai un po’ le signore e, dopo un po’ di battibecco, queste concordavano che la voglia di qualche avventura non era certo passata, anche se il timore di venire scoperte e di perdere il loro status borghese sembrava prevalere.
Dopo qualche altro discorso frivolo ci lasciammo per andare a letto e svegliarsi di buon ora vista la giornata che ci aspettava.
Il mattino dopo la prima colazione ci trovammo in giardino e da lì ci incamminammo nella radura da dove iniziava la tenuta di caccia. Ai margini si vedeva un bel bosco, che faceva proprio al caso mio.
Mi rivolsi a Barbara chiedendo se aveva voglia di andare nel bosco a cercare funghi… Lei mi rispose che avrebbe fatto molto volentieri due passi all’ombra.
I mariti intanto cominciarono a prendersi in giro… Giuseppe canzonava Roberto, il marito di Barbara, dicendogli di stare attento alle mogli nei boschetti, e Roberto gli rispose che da tanto ero “culattino” si sarebbe fidato anche a mettermi nel letto con sua moglie.
Inoltrati un po’ nella pineta Barbara cominciò ad entrare un po’ in confidenza, dopo un po’ di conversazione mi chiese quando avevo scoperto di essere omosessuale…
“Insomma un bel ragazzone come te…quando hai capito che eri gay?”
Io le risposi prontamente..
“che spveco eh? un vevo peccato… anche perché ho un cazzone fva le gambve che fa pavura..vuoi sentire?”
Barbara mi rispose subito:
“Ma no, che dici, via Sandrino”.
Ed io che ero già eccitato sia per la situazione, che per i leggings di Barbara, dai quali si intravedeva un voluttuosissimo culo continuai:
“Chi vuoi che ci veda? Senti” e così facendo avvicinai il cavallo dei pantaloni alla sua mano…
Lei allungó la mano sui larghi calzoni di velluto e toccando disse “caspita è vero, è proprio un palo!”
“Vieni che te lo faccio assaggiare tutto!”
Mi abbassai i pantaloni ed estrassi il membro in pieno tiro.
Lei, dopo una brevissima titubanza, si chinó cominciando ad accoglierlo nella sua bocca. Le sue labbra piene mi stavano regalando una pompa di prim’ordine.
“Che figlio di puttana che sei! Freghi tutti così!”
Sorridendo, la girai facendola appoggiare ad un tronco che si trovava lì vicino. Abbassati i leggings, da dietro cominciai a leccarla fra le gambe. Era già fradicia, e visto il poco tempo a disposizione, ne approfittai subito appoggiando la cappella alla sua bella ficona. Cominciò a gemere e centimetro dopo centimetro la sentivo accogliere il mio cazzone. Cominciai ad estrarlo e rimetterlo dentro piano piano.
“Oddio che cazzo che haiiii”
La sentivo bagnatissima, tanto che i suoi umori le colavano sulle gambe.
“Si si continua così che godo come una troia”
Io aumentai il ritmo, pompandola più a fondo.
“Tieni troia prendilo tutto”
Le gambe le cedettero in un orgasmo sconquassante. Lo estrassi e glielo misi in bocca.
“Si porco fammi bere tutta la tua sborra”
Le scaricai in bel po’ di roba in bocca, un po’ fini fuori, ma lei da brava ripulì tutta l’asta con passione.
Dopo poco ci rivestimmo e vidi che era preoccupata perché non riusciva a ritrovare le mutandine.
“Le ho io, te le ridarò dopo che mi sarò sbattuto anche Letizia e Stella”
Mi lanciò uno sguardo interrogativo, al che le chiesi di farmi un favore. Ormai la situazione la divertiva, le chiesi di provare a convincere Letizia. Immaginavo che con Stella invece non avrei avuto grandi problemi.
Ci riunimmo al gruppo e Barbara disse a Stella che non avevamo avuto fortuna.
“Niente funghi, però il bosco è un incanto” disse Barbara.
Stella mi guardò ed io le chiesi se voleva fare due passi anche lei.
“Ma si” rispose “Meglio che guardare gli uomini e la contessa sparare”.
Appena dentro il bosco andai dietro un cespuglio con la scusa di un bisognino. Dopo un minuto le urlai:
“Vieni Stella!! C’è un fungo enorme qui!!”
Appena arrivata mi trovò con la patta aperta ed il cazzo nuovamente turgido, in bella vista. Vidi lo stupore nei suoi occhi.
Feci due passi verso di lei e la presi in un bacio appassionante, appoggiando il cazzo al suo ventre.
“Ma allora non sei…?”
“Frocio? Direi di no, ora ti faccio vedere di cosa sono capace”.
“Mi tenti con questo cazzone, ma se ci scoprono..”
“Nessuno sospetta niente, avanti goditelo”
Cominciò a segarmi piano ed io le tolsi i vestiti, aveva un corpo piccolo e definito tipo skinny. Le misi il cazzo fra le gambe e lei sussurrò:
“È troppo grosso, mio marito ce l’ha più piccolo, non entra!”
“Non ti preoccupare” le dissi.
“Adesso ti lavoro con la bocca e vedrai”.
Cominciai a suggiarle il clitoride e lavorarle i buchetti con le dita.
“Oooh che bravo che sei” evidentemente suo marito non era molto dedito ai preliminari, tanto che dopo poco venne copiosamente.
Mi appoggiai ad un albero e dopo un po’ di appuntellamento la feci montare sopra.
“Me lo sento fino in gola!”
La sua fichetta stretta mi fasciava il cazzo, mi girai e appoggiandola al tronco cominciai a forzare la penetrazione.
“Sei un maiale mi sfondi…sii siii come godooo!!”
Cominciò ad agitarsi su di me ed io le misi un dito nel buchetto dietro che era strettissimo.
“Siii sii vengooo”
“Non così che ti sfili!!”
Venne come una fontana sfilandosi dal cazzo.
“Non ho ancora finito” le dissi.
La feci stendere a quattro zampe sull’erba e cominciai a leccarle il buchetto dietro.
“Che fai sei impazzito!?!”
“Sarei pazzo a non farti questo culetto!”risposi.
“No no” mi disse allarmata “me lo aprirai, non sono abituata non lo prendo spesso dietro”.
Ma ormai lo avevo già abboccato:
“Non temere lo metto dentro piano piano e ti faccio abituare”.
E così dicendo inserii appena la cappella nel buchetto bagnato dai suoi umori e dalla mia saliva:
“Rilassati e vedrai”.
Con maestrìa cominciai a spingere millimetro dopo millimetro, fermandomi per allentare lo sfintere e farla abituare.
“Mmmhh si così..” Il dolore stava già passando per lasciare spazio al piacere.
Riuscii ad inserirlo per buona parte e lei cominciò ad assecondare la mazza spingendo a sua volta.
“Vedi troietta che ti piace farti sfondare”
“Siii sii che gran cazzone, come lo sento” cominciai a pomparla, prima piano poi sempre più forte.
“Piano! piano!! mi sfondi”
“Prendilo tutto vacca”
Cominciai a montarla a pieno ritmo e lei iniziò ad urlare
“Aah aaaaah si spaccami” dopo qualche minuto di quella monta forsennata squirtó godendo come una vera vacca, facendomi venire nel suo culetto, ormai allargato a dismisura.
Estrassi il cazzo ancora colante, mentre perdeva tutta il mio seme dallo sfintere sfondato.
“Dio che scopata non capisco più niente”
Le dissi che era il caso di tornare, altrimenti avrebbero cominciato a preoccuparsi. Tornando dagli altri notai con piacere che la camminata non era più molto flessuosa.
“Mi sento tutta aperta ed ho perso anche le mutandine fortunatamente ho i pantaloni da caccia, sto colando dappertutto”.
Arrivati dagli altri cominciarono nuovamente a prenderci in giro
“Ehyyy vi eravate persi??” Disse subito Barbara con malizia.
“Macché mi sono appisolata in una radura mentre Sandrino era alla ricerca di qualche porcino, fra l’altro l’erba era tutta bagnata e sono fradicia! Spero di non ammalarmi!” Rispose Stella col suo fare da ragazzina ingenua.
Mi si avvicinò subito Letizia, che alzando la voce per farsi sentire disse:
“Adesso tocca a me provare a trovare qualcosa per cena, che qui fra caccia e fungaioli nessuno ha preso niente!”
“Vai vai con ‘Sandrina’ che a culo non dovrebbe avere problemi” urlò suo marito ridendo con lo sguardo rivolto a Roberto in cerca dell’approvazione.
“Uffa sono un po’ stanchino” dissi io con malcelata noia.
“Vai vai e portaci una bella mazza di tamburo” urlò Roberto ridendo a squarciagola per la sua battuta veramente arguta.
“Beh vedrò quel che posso fare..” risposi a bassa voce.
Addentrandomi con Letizia sottobraccio nel bosco vedevo già che il suo sguardo era incuriosito, di sicuro Barbara aveva fatto il suo lavoro, decisi di divertirmi un altro po’ allora. Fischiettavo come un cardellino e raccoglievo fiorellini. Letizia stava cominciando a pensare che la sua amica si fosse inventata tutto per farle uno scherzo. Mi disse che doveva fare un po’ d’acqua e si appartò dietro un cespuglio. Appena fuori dalla sua vista andai velocemente dall’altra parte per raggiungerla alle spalle.
Stava facendo pipì accucciata dietro un albero. Vedevo il suo bel culo roseo ed appena si rialzò per pulirsi la presi per il collo piegandola in avanti.
“Ma che succede?!?” Urlò stranita senza rendersi conto inizialmente che ero io.
Le misi una mano fra le gambe e tenendola per il collo le sussurrai all’orecchio
“Adesso vedrai..anzi sentirai” e tenendola stretta senza possibilità di farla voltare tirai fuori il cazzo e la infilai da dietro nella passera ancora umida.
“Prendilo tutto”.
Lei si bloccò accusando il colpo. Io sentii un po’ di attrito e forzai ancora di più.
“Ah piano! PIANO!”
Ma ero troppo eccitato e non sentivo ragioni. La spinsi a novanta gradi con tutte e due le mani alla base del collo e spinsi forte per inforcarla bene.
Cominciò a muovere il bacino per diminuire la pressione ma io iniziai a montarla con foga.
Non sapeva più come fare, ma sentivo che aveva cominciato subito a bagnarsi, le piaceva quella situazione, ed essere presa con violenza era una novità. Era spaesata, piegata con un cazzone dentro che le riempiva la fica e la apriva ad ogni affondo. Piegò le gambe inginocchiandosi, io la spinsi in avanti senza toglierlo e, appuntellandomi per bene, ripresi a sbatterla alla pecorina.
Prese a gemere fortemente eccitandomi ancora di più, ormai ero partito e la fottevo come un animale. Lei urlò come una forsennata.
“Siii godo godooo!!!” Stavo per venire anche io e lei sentì il cazzo gonfiarsi ancor di più.
“Vienimi dentro che prendo la pillola” con felice scelta le scaricai l’ultimo fiotto che mi rimaneva.
Ci rialzammo e vidi il suo sguardo shoccato…
“Che bastardo che sei” mi disse sorridendo soddisfatta dalla chiavata. Avevo infranto le sue barriere scatenando la troia che era in lei, e la cosa l’aveva piacevolmente colpita.
Tornammo dagli altri e piano piano rientrammo verso la magione. Le donne cominciarono a parlare fra loro, la marchesa era l’unica che era riuscita a prendere una bella lepre, gli altri tutti a mani vuote.
“Ho perso anche le mutandine” sussurrò Letizia a Barbara che immediatamente si girò verso di me.
“Le ha Sandrino! Aveva promesso che me le avrebbe ridate..”
“Ve le ho prese io, vorrei tenerle..come ricordo di questa bella giornata!”
Le donne si guardarono e poi concordarono che me le ero meritate..
“Ok ok te le lasciamo..dopotutto in questa giornata di caccia, ci hai impallinato tutte e tre!” Disse Letizia ridendo.
Appena arrivati andai subito nello studio del conte, il quale sorridendo mi staccò un generoso assegno.
“Sapevo che potevo contare su di te, come sempre!” Gli lasciai un cadeau e fatta la borsa, lasciai di soppiatto la villa.
Un po’ di tempo dopo mi chiamò il conte tutto soddisfatto raccontandomi che la sera stessa aveva chiamato i suoi amici nello studio. Gli aveva spiegato il mio ruolo e ciò che era successo.
“Adesso che siete cornuti anche voi magari la smetterete con le battute”
Lo scetticismo era stato spazzato via dalle mutandine delle consorti, in bella vista sulla scrivania del conte.
“Come dicevi l’altra sera Roberto?! Non deve essere male avere una moglie tanto libertina? Beh saprai dirmelo tu adesso. E guardatevi bene dal puntare il dito verso le vostre signore, si sono fatte conquistare da un bel ragazzo, probabilmente ne avevano bisogno. A parti inverse avreste fatto lo stesso ed anche peggio. Le mutandine rimangono qui, che vi siano di monito se vi vengono idee strane di divorzio o altre sciocchezze”
Detto questo il conte mi confessò che quella notte era passata in estrema tranquillità e che nessuno aveva accennato ai fatti del giorno con le rispettive. Dai microfoni piazzati nelle stanze aveva anche sentito che le donne si sentivano molto stanche per la giornata. Il giorno dopo avevano tutti lasciato la villa serenamente, ma di buon mattino..
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