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Lui & Lei

la nevicata


di amolafi
09.05.2016    |    19.915    |    1 9.3
"Pochi secondi dopo la zia accese la luce e chiese cosa fosse successo, le dissi che avevo freddo e lei, dopo una breve riflessione: "Se non ti da..."
Quando si sposò la cugina di Anna volle invitare anche me:
"Così conosciamo anche il tuo fidanzato."
Visto che c'ero già io con la macchina il fratello di Anna si defilò dall'invito.
Il matrimonio era in un paesino dalle parti di Clusone dove la famiglia di Anna aveva un piccolo monolocale dove spesso andavamo a passare le domeniche pomeriggio a letto .
Eravamo io, Anna, sua madre e la sua sorellina di dodici anni e per strada raccogliemmo anche una "vecchia" zia, una burrosa ultracinquantenne, più vicina ai sessanta che ai cinquanta.
All'uscita dalla chiesa cominciavano a cadere i primi fiocchi di neve ma scendendo verso Lovere, dove c'era il ristorante, era diventato nevischio che, nel tardo pomeriggio dopo il pranzo nunziale, era diventata neve.
Senza le catene e con la strada piena di neve procedevo con molta precauzione per evitare di perdere il controllo della macchina. Arrivammo al paese che c'erano almeno una ventina di centimetri di neve sulla strada non ancora pulita dai mezzi spartineve. Ero molto preoccupato per il ritorno ma cercavo di non darlo a vedere mentre la mamma di Anna era molto spaventata all'idea di affrontare quelle strade e propose di fermarci per la notte e ripartire il mattino seguente con il chiaro e le strade pulite.
Da casa della zia telefonai a mia madre per tranquillizzarla ma poi si presentò un problema: Nel piccolo appartamento di Anna c'era solo un letto matrimoniale, dove avrebbero dormito lei, sua madre e la sorellina, poi c'era solo il tavolo e le sedie della cucina. Io dove avrei dormito? Nel piccolo paesino non c'erano alberghi o locande e non potevo certo mettermi in macchina per andare a cercarne, tanto valeva andare a casa.
Intervenne la zia, che abitava sullo stesso pianerottolo della palazzina, dicendo che nel tinello aveva un divanetto:
"Non è un granché ma i giovani dormono dappertutto e poi è solo per questa notte."
Anna aiutò la zia a preparare il giaciglio di fortuna mettendo un lenzuolo, un cuscino e un paio di coperte e poi andammo tutti a dormire. A parte la scomodità del divanetto il problema era un altro, la stufa a legna era rimasta spenta per tutto il giorno ed io avevo un freddo boia e non riuscivo a scaldarmi. Mi alzai e presi il mio cappotto e la giacca per metterle come coperte ma muovendomi al buio urtai una sedia facendola cadere.
Pochi secondi dopo la zia accese la luce e chiese cosa fosse successo, le dissi che avevo freddo e lei, dopo una breve riflessione:
"Se non ti da fastidio dormire con una vecchia cicciona puoi venire nel mio letto che c'è una bella trapunta e li non soffri il freddo."
Accettai e mi misi sdraiai quasi al bordo del letto per non disturbare e nel tentativo di scaldarmi i piedi ogni tanto li sfregavo tra loro. Sentii i piedi della donna avvicinarsi ai miei, erano come due borse d'acqua calda e dopo un attimo di imbarazzo cercai di infilare i miei in mezzo per scaldarmi meglio. I miei movimenti e i suoi avevano fatto in modo da trovarci appoggiati sedere contro sedere e sentendolo caldo cercavo di stare più vicino possibile. Quel calore mi fece venire cattivi pensieri che fino a quel momento non mi avevano sfiorato e cominciai a pensare cosa potevo fare, immaginavo che la zia si girasse e me lo prendesse in mano o in bocca oppure che mi venisse sopra mettendosi a cavallo del mio cazzo cavalcandomi ma non succedeva niente, avrei voluto saltarle addosso ma se poi non era dell'idea come andava a finire?
Ero eccitato ed avevo il cazzo che scoppiava, anche se mi ero scaldato non avrei dormito per l'eccitazione, dovevo inventare qualcosa.
Fingendo di dormire mi girai e mi trovai con la punta del cazzo, che avevo levato dalle mutande, che sfiorava le sue chiappe. Rimasi fermo in quella posizione per vedere una reazione della donna ma lei non si spostava di un millimetro mentre io ero sempre più arrapato.
"E' vecchia ma per una scopata al buio va bene ugualmente." Pensavo in piena libidine.
Cercando di essere più naturale possibile feci un altro spostamento e mi avvicinai appoggiandoglielo con forza in mezzo alle chiappe e passandole la mano sopra il fianco. Niente, ferma immobile.
Nel frattempo i minuti, le decine di minuti, passavano e lei stava li ferma.
Cominciai a muovere lentamente la mano ed arrivai in mezzo alle cosce, aspettai un po' e poi cominciai a tirarle su la camicia da notte, infilai le dita nelle mutande, toccai il pelo e le sue cosce si aprirono leggermente, persi ogni controllo, infilai un dito nella fessura umida e poi le abbassai le mutande aiutato dai suoi piccoli spostamenti, non parlavamo ma avevamo le idee chiare su cosa volevamo.
Le andai sopra e glie lo infilai cominciando a muovermi lentamente con spinte fino a fondo, ero troppo eccitato e per non venire subito mi fermavo continuamente mentre lei sembrava non partecipasse. Non riuscii più a trattenermi e venni dentro di lei, solo allora le sue braccia mi abbracciarono e mi diede un bacio sulla guancia. Scivolai di fianco e rimanemmo abbracciati uno di fronte all'altra mentre io continuavo ad accarezzarle le grosse tette e il culone. Non ci volle molto perché mi tornasse duro, presi la sua mano e glie lo feci prendere, cominciò a menarmelo su e giù lentamente e ad accarezzarmi le palle, le misi una mano dietro la nuca e lei andò giù prendendomelo in bocca succhiandolo molto delicatamente mentre mi accarezzava il petto e il ventre. Si girò e mi fece salire sopra di lei, glie lo misi dentro e ricominciai con il movimento lento spingendo a fondo mentre lei mi accarezzava la schiena e mi baciava in continuazione le guance e il collo e con il bacino veniva incontro per rispondere alle mie spinte. Riuscii a resistere abbastanza a lungo e quando la sua stretta si fece più forte e sentii il suo respiro farsi più affannoso capii che stava venendo, mi lasciai andare e venni quasi contemporaneamente a lei. Rimasi un po' sopra fino a quando si ammosciò e mentre le scivolavo di fianco mi disse:
"Adesso cerca di dormire. Capito!"
Mi svegliai che era mattino presto pensando di approfittarne per farne un'altra prima di alzarmi ma la sua parte del letto era vuota, andai in cucina e la trovai che faceva colazione.
"Guarda che faccia che hai, dormi ancora un po' che è meglio."
Questa volta mi misi sul divanetto e dormii fino a quando Anna mi venne a svegliare.
"Dai che ha finito di nevicare, alzati che andiamo a casa."
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