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Don Diego (parte II)


di Membro VIP di Annunci69.it Occhidimare12
03.07.2023    |    336    |    3 7.6
"Quella sera fu sconvolgente per Ludovica che non tornò mai più in quel luogo..."
Quando l'estate successiva Ludovica tornò a controllare gli effetti dell'inverno sul suo lavoro di restauro della Madonna del Campo fu estremamente soddisfatta nel notare che il volto di Maria era esattamente come lo aveva riscoperto e cristallizzato con il fissativo satinato. I colori vivaci non erano affatto cambiati. Chi invece appariva visibilmente cambiato era Diego, Don Diego. Lo aveva visto una volta in autunno e due volte in inverno verso Natale. Insieme con alcune altre parrocchiane, con cui aveva condiviso il rito di iniziazione della candela. Lo aveva incontrato in quella che era stata ribattezzata, con chiaro e audace doppio senso, "la cappella di Don Diego". Di fatto lui non aveva più preso parte ai giochi erotici, concertati in quel luogo attrezzato con chiari intenti sadomaso. Qualche volta esigeva un pompino. Si alzava dalla sua postazione, dopo aver osservato le donne giocare a masturbrsi in vari modi a vicenda, e mostrava loro tutta la sua eccitazione esponendo il suo pene. Esse aspettavano con desiderio quel momento e facevano a gara per succhiarglielo per ricevere poi tutte inginocchiate il suo caldo liquido. Così come la domenica l'ostia dalle sue mani. Il più delle volte, tuttavia, se ne stava seduto in fondo alla sala nella penombra, generata dai ceri accesi e come il regista di una pièce teatrale ordinava quello che le attrici-vestali avrebbero dovuto fare. Quando era in quel luogo usava un tono di voce strano. Sinistro e meccanico. Gli ordini erano sempre secchi e sintetici come impartiti ad un pastore tedesco più che a un essere umano. Di umano forse quella pratica sessuale non aveva granché ma continuava ad essere perpetuata dal sacerdote e dal suo "harem" di donne. Possibile che nessuno si fosse accorto di nulla? Dei lividi provocati dalle percosse? Dalle ferite indotte dalle fruste? Dalle bruciature sulla pelle? Nessun marito in paese aveva chiesto a sua moglie come si fosse procurata quei segni o dove andasse quando usciva a notte fonda? Pareva proprio di no. Quando ci fu il primo incontro, la sera del solstizio d'estate, a cui dopo tempo riprese parte anche Ludovica, Don Diego era assente. Al suo posto, quella sera, era subentrata suor Agata. Bella di una bellezza androgena. Dal velo nero, che le copriva il capo, una ciocca di capelli nero corvino si era liberata e contrastava col pallore del suo incarnato. Le labbra bianche e sottili le conferivano un'aria asciutta, austera, risolutiva. Tra le vestali si era diffuso un clima di terrore, diverso da quello dissacrante ed erotico creato da Don Diego. "Fate un cerchio attorno alla croce disegnata per terra!" ordinò. Tutte eseguirono in silenzio. "E tu, sdraiati sulla croce" disse, rivolgendosi a Maria che obbedì stendendosi tra i ceri accesi che costituivano il crocifisso a terra. Quello non era un luogo sacro. Era solo una fottutissima rimessa per cose dismesse. Perché quella pseudo sacralità? Non era eccitante e Ludovica avrebbe voluto correre via. Correre a cercare Don Diego per chiedergli di persona "Che diavolo sta succedendo? Che cazzo ti è successo? Perché mi tratti come fossi una sconosciuta. Sono Ludovica, ti ricordi di me? Quella con cui parlavi di arte, con cui ballavi e che desideravi tanto da doverti segare ogni volta che il tuo sguardo si posava su...!" ma se ne stette lì a prendere parte a quella roba macabra che sembrava ormai più un rito satanico che altro di eccitante. Ad un cenno di Agata tutte fecero cadere il proprio mantello rosso e rimasero nude intorno a Maria. Una ragazza di ventitré anni, dal corpo minuto e privo quasi di forme femminili. Del tutto piatta sul petto e con i capelli color cenere annodati in una coda bassa appiattita sulla schiena ricurva. Tra tutte, Maria era la più insignificante. Una gattina morta dalla voce flebile che tutto avrebbe ispirato tranne erotismo o passionalità. Suor Agata le si mise sopra e alzandosi appena la veste fino a scoprire i polpacci velati dalle calze fumo, inaspettatamente le rilasciò sul viso la propria urina. Maria emise un urlo strozzato ma non protestò. Accettò la cosa come si accetta una punizione che si sa di aver meritato. Anastasia, una delle donne nude poste circolarmente, porse ad Agata una candela proteggendone la fiamma con le mani. La suora ebbe cura di non farla spegnere e fece colare la cera sul pube e poi sulla vagina di Maria che si accartocciò su se stessa come una foglia secca. Continuò con il corpo a contorcersi per minuti interminabili miagolando come una gattina ferita e a sputare sulle dita delle mani portandole tra le cosce per raffreddare le parti ustionate. Intervennero allora quattro tra le vestali che afferrandola per i polsi e le caviglie la tennero ferma con forza brutale. La crudeltà di suor Agata, chiaramente deputata ad una cruenta sessione punitiva sulla giovane, proseguì con maggiore incisività quando, impugnata una corda spessa, iniziò a sferrare violenti colpi di frusta sul corpo indifeso di Maria. "Basta, cazzo! Ma che gioco è?" urlò Ludovica, prontamente zittita però da una vestale che le tappò la bocca, prima con la mano e poi con una benda nera. Ribellarsi a quel rito avrebbe comportato una dura punizione per lei e per le altre. Maria era stremata e sanguinava. Il suo esile corpo era stato violato da Agata senza che nessuna delle presenti ne conoscesse il motivo. La punizione per chissà quale peccato avesse commesso non era ancora terminata. La suora inquisitrice prese una sorta di forcipe. Maria era tenuta con le gambe divaricate ma proprio nel momento in cui il suo corpo stava per essere penetrato e trafitto dal ferro si sentì urlare da fuori: "Ferma, no no. Basta così. Basta così!". Don Diego era apparso all'improvviso e si era gettato su Maria facendole scudo col corpo e coprendola con uno dei mantelli scivolati a terra nel momento in cui le vestali si erano denudate. Quella sera fu sconvolgente per Ludovica che non tornò mai più in quel luogo. Anni dopo seppe che Diego non era più Don Diego ma Diego e basta. Aveva rinunciato al sacerdozio e aveva sposato Maria dalla quale aveva avuto una figlia, Sara. Con la famiglia costituita era andato a vivere a Cuba dove aveva aperto una scuola di salsa. Ludovica passò l'intera vita a chiedersi come Diego così colto, brillante e carismatico avesse potuto perdere la testa per una persona così insipida e mandare tutto a puttane.
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