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Pane, burro e marmellata


di Membro VIP di Annunci69.it Occhidimare12
09.02.2023    |    560    |    13 9.7
"Altissimo, almeno un metro e novanta..."

La domenica mi piace leggere, lontano da tutti. Prendo il libro del giorno e me ne vado in uno dei miei luoghi preferiti. Il lago, il mare, un monastero, un angolo di verde in cui nessuno mi rompa l'anima. Per tutti la domenica è famiglia. Per me non lo è mai stata più di tanto. Da bambina vedevo un genitore alla volta. La cosa bella è che si andava sempre al ristorante. Quella è una cosa che mi è rimasta dentro e se qualcuno vuole conoscermi davvero dovrebbe invitarmi a mangiare. Da come uno mangia si capiscono tante cose. E poi vuoi mettere ordinare insieme, scegliere insieme, guardarsi negli occhi, parlare, sorridere condividere un dolce? Avere tempo per sé e per l'altra persona, dinanzi a una pietanza preparata con cura e che invita alla lentezza dei sensi? Bisogna regalarsi del tempo. Il caffè conoscitivo non fa per me. Divento nervosa ancora prima di berlo. Il classico calice di vino, buttato lì per fare scena, su di me non fa breccia. Bevo poco, un sorso di Amarone rubino ma con chi scelgo accuratamente io. Di solito, con mio marito. Il rosso inebria e ci si inebria solo con chi valga la pena farlo. Tornando alla domenica, presi il mio "Toccato dal fuoco" e andai. Tiepida l'aria, tiepida l'atmosfera. Disadorno il prato, calmo e bigio il lago.
Mi distesi sotto un pioppo che si inerpicava nel cielo come una scala infinita. Fissavo le nuvole che in gregge pascolavano nel turchese primaverile. Mi tolsi le scarpe e la felpa della tuta nera. La t-shirt magenta esaltava il seno libero. Senza reggiseno. Iniziai a leggere. Ogni tanto qualche pesce guizzava nell'acqua.
Voltandomi verso la collina vidi un ragazzo con un cesto che scendeva agilmente per la stradina al di sotto del parcheggio. Altissimo, almeno un metro e novanta. Rasato. Occhi grigi e barba di qualche giorno. Sorridente come il sole di luglio e solare come la costa azzurra. Tutto trasudava di bello e bellezza in lui. Bello fisicamente e bellezza umana, da subito percepibile come energia buona. "Ciao, ti ho trovata! Sono Ruben" disse. Mi voltai e mi guardai intorno per vedere se ci fossero ragazze nei dintorni a cui si stesse rivolgendo. Ero sola. Eravamo solo noi.
"Parli con me?" chiesi con voce incerta.
"Con te. Ci siamo conosciuti in chat ieri sera, "dotato24". Ti ho trovata, wow, ti ho trovata" urlò.
"Ruben? Ma come hai fatto?" chiesi sgranando gli occhi.
"La descrizione, del lago carsico con l'inghiottitoio sul fondo. Quella mi ha aiutato a capire il posto. Ho scritto le caratteristiche su google, ed eccomi qua!".
Si sedette accanto a me. Stese una tovaglia a quadri indaco e dal cestino, come un mago, fece uscire succo di mirtillo, biscotti al cocco, confettura di amarene, burro e del pane che profumava di semplicità e gioia condivisa. Lo guardavo muoversi con sicurezza ed ero affascinata dai modi gentili. Ad occhio e croce poteva avere venticinquenne anni ventisette, al massimo. Così intraprendente e solare che pur essendo molto giovane non mi faceva pensare affatto ad un figlio di quell'età ma ad un uomo che aveva tutte le intenzioni di piacermi e mi piaceva. Mangiammo pane, burro e marmellata e quando si avvicinò per togliere una briciola dal labbro, lo baciai. Così, per gratitudine? No. Non proprio. Al mio bacio a stampo corrispose un suo lunghissimo bacio umido e caldo, che dalla bocca si estese al collo, al seno e poi ovunque. Ci rotolammo nell'erba, sotto una siepe di lauro che cingeva un ristorante smesso. Ero presa da mille voglie libere, e disinibita gli aprii la chiusura dei Jeans. Avevo voglia di vedere come ce lo avesse. Tirò fuori un cazzo enorme e durissimo. Glielo afferrai delicatamente tra le mani e lo tenni fermo e sollevato come un cobra che potesse spruzzare veleno all'improvviso. Volevo quel veleno e lo succhiai. Lo sentivo ingigantirsi nella bocca che riusciva a contenerne solo la sommità. Mi spostava i capelli di lato e mi sospingeva la testa guardandomi negli occhi. "Mi piace sentire la tua lingua calda. È una dolce carezza" mi disse.
Volli il suo liquido sul viso come fosse un unguento. Un balsamo calmante sulla mia pelle desiderosa di calore. Arrivò subito. Copioso. Denso e perlaceo. Il mio pompino aveva sortito in breve il giusto effetto.
"Bene, bene mia moglie ha ricevuto la sua merenda. Pane, marmellata. Con un overdose di burro, mi pare! Bravo, ragazzo. Audace, mi piacciono i giovani così. E anche alla mia mogliettina vogliosa". Quella domenica mio marito era venuto a farmi compagnia e dopo aver fatto il giro  del bosco, adiacente il lago, si era fermato a guardare me e Ruben da lontano godendo della scena. Ruben, tutt'altro che imbarazzato, si alzò con il cazzo ancora duro avanti a sé come un'asticella, tutta da ammirare. "Se volete, possiamo continuare e divertirci tutti insieme" propose. "Perché no?" rispondemmo mio marito ed io. Ci avviammo tutti verso casa e la sera concludemmo la domenica tutti e tre come si deve! Dandoci piacere fino a tarda notte, bevendo, mangiando e scambiandoci sensazioni molto molto belle.
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