Il prof di filosofia - Astinenza

Oramai è da più di un mese che non scopo.
L'università mi mette sotto pressione, gli esami che si avvicinano, le lezioni fino a tardi.
Quando provo a farmi una sega a casa non riesco a venire. Le palle mi scoppiano.

Scrivo la sera al mio adorato prof: "Ho bisogno di scoparti, tanto!"
"Sono a casa a correggere le simulazioni di terza prova, possiamo fare domani"
"No, ora, non ce la faccio più".

Mi chiama, mi chiede come sono messo, cosa stia succedendo.
Gli spiego la situazione: per l'ansia ho veramente bisogno di scopare.
tutto
Mi dice di venire.
Preparo il borsone, dico ai miei che sarei andato in palestra e parto in macchina.
Mezz'ora dopo arrivo in condominio. Prendo l'ascensore, il cazzo è un palo di marmo, dalla cappella mi escono umori. Ho già le mutande fradice e l'acquolina in bocca.

Mi apre la porta, entro, la richiude.
Gli salto addosso quando siamo in salotto, buttandolo sul divano.
Gli infilo la lingua in bocca.
Siamo ancora entrambi vestiti, lui tutto elegante, io in tuta.

Mentre gli infilo la lingua in bocca gli sbottono la camicia.
Gliela tolgo. Gli prendo le tettine in mano.
Lui mette mano nei pantaloni della tuta, li abbassa con le mutande.

Il mio cazzo, una pertica piena di umori svetta in alto, un filo di presperma che cola dalla cappella.
Mi alzo: a fatica gli tolgo la cintura e sfilo i pantaloni. Le mutande subito dopo. Per fortuna non ha le scarpe.

Mi tolgo felpa e maglietta.
Entrambi nudi ci guardiamo.
Lui ha gli occhi lussuriosi, presumo i miei siano uguali.
Anche lui ha il cazzo duro.

Lo stendo sul divano: sembro un guerriero che si erge su un indifeso, Achille su Patroclo.
Il mio pisello è caldo come una lancia: la punto al culo, sputo e mi lancio dentro.

...Piacere...
...Calma...
...Caldo...
...Umido...

Mi stendo su di lui, le nostre fronti a contatto.
Mi abbraccia e mi bacia dolcemente.

"Non ti preoccupare, è tutto a posto", mi dice.
Annuisco, iniziando a muovermi.
Un lento movimento di bacino.

Ad un certo punto il mio cazzo esce dal suo culo, non fosse per lui non me ne sarei accordo.
Mi fa alzare e poi sedere sul divano, lui sopra di me.
Si scopa da solo.

Lo stress diminuisce.
Sento la pressione allentarsi.

Lo faccio alzare, lo piego a novanta sul bracciolo e glielo metto dentro.
Scivola come un coltello caldo nel burro.
La pressione chiede il suo prezzo: vengo, copiosamente dentro di lui.

Si alza sul divano e mi stendo.
Lui si alza, e torna qualche minuto dopo con una tazza di te.

Siamo seduti a berlo sul divano, entrambi nudi.
Noto solo ora che ha la barba più curata, e che si è rasato i capelli.
Mi vergogno di non averlo guardato in volto prima, preso solo dal mio personale godimento.
Gli occhi mi si inumidiscono.
Lui prende entrambe le tazze, le appoggia per terra e mi abbraccia.
Il suo petto villoso raccoglie le mie lacrime, il battito del suo cuore mi tranquillizza.

"Non preoccuparti, capisco ciò che stai attraversando. Andrà tutto bene, non preoccuparti"
Alzo la testa e lo guardo negli occhi: quegli occhioni dolci che mi hanno sempre sostenuto.
Lo bacio sulle labbra.

Sono tranquillo.
Mi abbasso e lo prendo in bocca.

"Non preoccuparti" mi dice.
Ma voglio sdebitarmi. Glielo dico.

Mi alza e mi porta in camera da letto.
Mi fa stendere su di un fianco e si piazza dietro di me.
Dolcemente mi alza la gamba sinistra, e col membro lubrificato mi penetra.

Puro piacere e godimento.
Dura poco, qualche minuto.
Poi, il pisello flaccido, lo sento uscire, accompagnato da un rivolo.

Mi giro, ci abbracciamo.

Pochi minuti dopo, alla porta lo saluto.
Tornando a casa ripenso a quanto è successo.
Finalmente, dopo settimane, sono riuscito a dormire tranquillamente.




Prof, se per caso è sul sito e le capitasse di leggere: grazie