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Gay & Bisex

Prof di Filosofia - L'ultima volta


di Asseffect
25.06.2017    |    7.824    |    2 9.0
""Sei mio stanotte" mi sussurra: "Mio e di nessun altro..."
Mi chiama il prof: a fine estate sarà spostato in una nuova città per insegnare. Mi chiede di trovarci per un ultima volta, e ovviamente acconsento.

Ci troviamo la sera a casa sua e parliamo dei dettagli dello spostamento: città, tempistiche, possibilità di ritorno (scarse al momento) e cose attinenti. Verso le 20 mi propone di uscire a cena.

Andiamo in una pizzeria in periferia, contando che è infra settimana c'è poca gente. Parliamo del più e del meno. Sembriamo padre e figlio, vista la differenza d'età. Ultimamente ha proprio abbracciato il look da filosofo: barbona bianca e folta riccioluta. sebbene ben curata, i capelli radi ben pettinati e ha messo su un po' di pancetta che gli dona un terribile fascino.

Tornando a casa, in macchina mi confessa la sua fantasia:

"Voglio possederti come facevano un tempo i filosofi con i propri discepoli" mi dice, "voglio fare l'amore con te al chiaro di luna mentre parliamo".

"Non chiedo altro" gli dico.

Guida verso la campagna, mentre gli metto una mano sulla patta e lo massaggio.

Quando arriviamo smonta e andando verso il baule arrossisce. Con un sorriso mi getta una tunica: bianca, in lino, molto semplice. La sua è simile, adorna di una fascia rossa dalla spalla sinistra al fianco destro.

Sorridendo ci cambiamo. Una volta pronti lui va sotto un platano e mi siedo a fianco a lui, appoggiando la testa al suo petto villoso. Parliamo del più e del meno, coccolati da una sottile brezza fresca, finché ad un certo punto non mi bacia. La sua barba e i baffi mi solleticano il volto, mentre le nostre lingue mulinano scambiando le reciproche salive e risvegliando il desiderio.

Dolcemente mi fa sollevare e mi pone su di lui, alzandomi la tunica e infilandomi un dito in culo.

"Voglio prenderti senza nulla" mi dice, "niente creme o profilattici, proprio come nell'antichità". Infila un secondo dito, poi un terzo. Gli dico che sono pronto.

Si tira su la tunica e appoggia la sua cappella grossa pulsante e bagnata di presperma alla rosa dell'ano. Spingendo leggermente con il bacino infila la cappella.

"Sei mio stanotte" mi sussurra: "Mio e di nessun altro. Ti donerò tutto me stesso, le mie forze ed il mio affetto. Sei come un figlio per me", dice baciandomi.

Lentamente entra del tutto, fino all'attaccatura del pisello, poi dolcemente e lentamente inizia a farmi suo.

Parliamo delle stelle, del tempo e del piacere mentre mi possiede. Lentamente il suo avanti ed indietro continua. Ad un certo punto si ferma ed esce da me, mi fa girare e poi mi prende nuovamente. Le nostre pance sono a contatto e mi stendo nuovamente sul suo petto villoso.

Mentre mi prende sento il suo cuore battere sempre più freneticamente, finché non raggiunge l'apice del piacere.
Sento una scarica elettrica sconvolgergli il corpo, mentre un fremito si propaga attraverso il suo corpo, nel suo cazzo e attraverso di me.

Getti di sperma mi invadono il culo, mentre lo abbraccio, e lui ricambia con lo stesso affetto.
Limoniamo per qualche minuto, mentre nel sedere sento il suo pisellone che si affloscia e che pian piano scivola fuori, accompagnato da un rivolo di sburro. Mi giro a prenderlo in bocca.

Il folto pelo pubico mi solletica il naso mentre lo ripulisco e lo lecco. Prendo in bocca le palle ancora pelose e sudate, il loro contenuto svuotato in me, e le ripulisco per bene.

"Tocca a te" mi dice alzandosi.

Ci scambiamo di posto, io steso sotto di lui.
Dopo averlo allargato lo faccio girare di pancia, in modo da sentire la sua nerchia ormai flaccida su di me, mentre spingo la cappella e la mia asta dentro di lui.

Come un coltello nel burro fuso scivolo fino alla fine, i suoi testicoli appoggiati al mio pube.
Si abbassa con la testa a limonarmi, mentre col bacino lo possiedo. Per molto tempo continuiamo in questo modo, finché anch'io sto per venire.
La stessa scarica elettrica si propaga attraverso di me. Il mio uccello esplode in un fiume mentre siamo abbracciati a baciarci.

Lo sento passare da duro a semi eretto e flaccido, mentre scivola nella mia sborra fuori dal suo culo.
Ora è il suo turno, e infatti non si fa aspettare.
La barba mi solletica i testicoli mentre mi prende in bocca e mi ripulisce.
Quando passa alle palle il mio uccello flaccido ed umido di saliva gli scivola sulla faccia e sui baffi ispidi.

Poco dopo ci rialziamo e torniamo a casa.
Sono ormai le 4 del mattino, e ancora con la toga saliamo in ascensore ed entriamo nel suo appartamento. Ci denudiamo e ci mettiamo a letto. Gli do la schiena e lui mi mette l'uccello tra le natiche e così ci addormentiamo.

Mi sveglio il giorno dopo a mezzo giorno, lui che ancora dorme.
Il durello mattutino si fa sentire, ed infatti le mie chiappe sono allargate dal suo bastone.
Con una mano lo masturbo e lo sveglio.

Sistemandosi mi incula nuovamente.
Facciamo ancora l'amore: mi fa sdraiare di pancia, le gambe divaricate leggermente e si pone sopra di me.

Come un cavallo con la puledra si fa strada nei miei recessi, e mi monta con dolcezza e decisione.
Quando sta per venire esce da me: io mi giro e lui mi infila l'uccello in bocca:

"Bevi il seme del filosofo" mi dice scaricandosi in me.

Una volta che si è scaricato lo piego a novanta e mi pongo dietro di lui.
Invado la sua rosa e mi spingo fino a che le mie palle, nuovamente cariche sbattono sulle sue.

Come un toro monto la mia vacca: le mani attorno alle maniglie dell'amore mi permettono una presa salda ed una pompata decisa. mentre i suoi mugolii di piacere mi sconvolgono.

Quando sto per venire esco da lui che si gira col pancione all'aria. Mi siedo sul suo petto villoso e gli infilo l'uccello in bocca. Barba e baffi sono per me una combinazione fatale, e infatti in pochi secondi fiotto un fiume di sperma.

Mi abbasso, gli infilo la lingua in bocca e limoniamo nel mio piacere.

Poco dopo entrambi ci alziamo, e mentre mi vesto lui si dirige nello studio.
Torna poco dopo porgendomi un diario nero.

"Quest'agenda era un regalo di una persona a me cara. Ci avevo appuntato dentro desideri, voglie e qualche foto. Te la regalo perché voglio che tu abbia qualcosa per ricordarti di me." Scrive il nuovo indirizzo e me la porge.

Con gli occhi lucidi ci abbracciamo, ci baciamo e ci separiamo.
Non va troppo lontano per fortuna, ma non sarà facile vedersi.

Quando sono fuori mi giro e lo vedo affacciato alla finestra. Lo riconosco a torso nudo e per il barbone, sebbene fosse al 7° piano.

Torno a casa, inizialmente triste, ma il ricordo della notte precedente e il sapere di averlo fatto godere mi riempiono di gioia.


Grazie mille professore, spero di sentirla al più presto
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