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Gay & Bisex

Scoperte 5


di efermi
26.03.2016    |    5.741    |    3 9.9
"Mi sfilò i vestiti e mi raccomandò di stare fermo..."
Lui teneva le sopracciglia inarcate e rimase fermo, lasciandomi odorare la sua dotazione. Mi disse, in un'altra occasione, che quella reazione non se la aspettava nemmeno lui, ma che vedermi inalare il suo odore lo gonfiò di libidine. Strusciò il suo attrezzo ancora molle sulla mia faccia, quasi volesse pulirselo e con la punta mi disegnò le labbra, chiuse. Senza pensarci troppo, con un pezzetto di lingua, me le leccai e il sapore si attaccò alle papille gustative. Lo feci di nuovo. Guardai il suo volto. Puntava gli occhi in basso, verso di me. Ma che cazzo sto facendo? Mi travolse una folata di realtà. Ero minuscolo, ai piedi del mio istruttore, nudo. Mi aveva baciato, aveva scopato una delle sue amichette e adesso mi strofinava il pisello sulla faccia. Lei di sicuro sarà incazzata nera, sarà quasi un’ora che mi aspetta. Come diavolo ho fatto a cacciarmi in questo guaio? Come ne potevo uscire? Pensai. Lui divaricò le gambe e, ormai barzotto, spinse sulle mie labbra, tenendolo in mano, aggiungendo pressione poco alla volta. Non capii perché, ma quel gesto spazzò via tutti i dubbi. Lo accolsi.
Dovetti spalancare la bocca. Entrò la cappella e buona parte dell'asta, fin quando un conato interruppe la penetrazione. Lo riportò fuori e poi lo rimise in bocca, ansimando. Alla seconda imboccata ci girai intorno con la lingua e lo schioccai sul palato. La pelle era liscia, in un certo qual modo morbida, anche se era duro. Potevo sentire le venature e la forma della cappella, larga molto più del resto. Il sapore era strano, a tratti mi ricordava quello della mia donna, ma era normale, quella zoccola lo aveva sporcato col suo liquido. Il glande aveva un sapore acidulo, colpa della pisciata, ma non solo. Qualche nota era salata, forse il sudore. Un misto unico, che ora, col senno di poi, definisco “il meraviglioso sapore di cazzo”. E cominciai il mio primo pompino. Lo pompavo, senza che nessuno me lo avesse chiesto. Lo ciucciavo solo per il gusto di farlo. Lo facevo con egoismo, lo volevo in bocca e me lo godevo. Punto. Emise un gemito forte e mi stranii, quasi da dovermi fermare. Ebbi l'istinto di dover riconsegnare quella verga al legittimo prioritario. Lo tolsi di bocca. I suoni del mio sesso erano sempre stati molto diversi. Fanciulle dalla voce flebile che godevano, lanciandosi in qualche gridolino mi facevano sentire maschio e appagato. Quella volta invece era il vocione del mio istruttore. Mi disse “wow, che pompa, sei bravissimo”. Fu quella parolina magica messa al punto giusto a sbloccarmi. Mi smosse qualcosa dentro. Bravissimo. Io ero Bravissimo a succhiare il cazzo? Mi resi conto quanto era vera la frase che mi era scappata prima. Volevo sentirmi pieno di cazzo e compiacerlo fino a farlo scoppiare di goduria. In poco più di un ora sono passato dal desiderare una donna a bruciare di voglia per quel cazzo sporco. Lo rimboccai e ad ogni affondo lui grugniva. Ad ogni grugnito mi sentivo sempre più bravo, facendo diventare quel gesto la naturale espressione del mio eros. Senza accorgermene, stava uscendo la troia che abitava dentro di me.

Presa la testa con due mani, sollevò una gamba, portandomi ancora di più sotto di lui. I suoi coglioni mi sbatterono sulla faccia. Più volte. Lo faceva apposta. Glieli baciai. Fu quasi un segno di devozione. Un ringraziamento per quello che mi stava facendo. Me ne infilai uno in bocca e lo succhiai così forte che lui sentì dolore e si ritrasse, dicendomi di stare attento. Ero piegato sotto le sue gambe a slinguargli lo scroto. Non mi davo pace del fatto che mi piacesse come nessuna cosa avessi fatto sino a quel giorno. Mi spinse il naso e la bocca sulle palle, deciso. Quando mi tolse presi un grosso respiro perché mi mancava l'ossigeno.
Mi fece alzare, mi portò fuori dal bagno e mi disse di appoggiarmi con le mani alla panca. Stavo a pecorina in mezzi agli attrezzi della palestra. Mi sfilò i vestiti e mi raccomandò di stare fermo. Dovevo solo stare fermo, al resto avrebbe pensato lui. Non dovevo preoccuparmi. Missione ardua, considerato che, messo com’ero, non avevo modo di vedere cosa stesse facendo. Sentii palpare forte il culo. Con entrambe le mani mi teneva le chiappe e le strizzava. Dette anche un paio di schiaffetti, che mi fecero sussultare. Allontanò un gluteo dall’altro, aprendosi la strada per il buchino. Il solo sentire lo spacco del culo aperto mi teneva in agitazione. Un soffio scorse sulla sensibile pelle del mio ano. Le terminazioni nervose si risvegliarono da un sonno profondo. Sentii piacere. Mi stava soffiando sul culo a intervalli, per riprendere fiato. Poi sentii una cosa bagnata, viscida. Scivolava, insinuando sulla mia intimità. Un brivido si originò dalla spina dorsale e, percorrendola tutta, attraversò il ventre, l’inguine, le gambe, fino alla punta dei piedi. Mi sembrò di perdere l'equilibrio. Leccò ancora e ancora, facendomi rizzare i peli. Tra i colpi di lingua inserì un dito. Massaggiava con cura la mia verginità. Ci volle poco, con tutta quella saliva, che il dito fece capolino all'interno dell’ano. Entrò tutto, senza fatica ne dolore. Lo muoveva. Lo girava e lo estraeva, per infilarlo con meno garbo di prima. Mi stavo abituando a quella strana stimolazione quando lui fece diventare il dito due dita. E poi tre. Credo sia stato un mix di bravura sua e buona disposizione mia, perché tutto filò liscio come l'olio. Mi stava scopando con tre dita ed io dovevo reggermi le labbra coi denti per non urlare di piacere. Vibrò di nuovo il telefono, dentro i pantaloni poggiati per terra. Cazzo è lei, pensai. Quel pensiero mi fece perdere l'elasticità anale e sentii dolore strizzando le dita con lo sfintere. “scusa” gli dissi “è lei…” mi rassicurò dicendomi che potevo rispondere senza problemi.
“ciao tesoro”
“ma dove cazzo sei? È due ore che ti aspetto” era inviperita
“hai ragione scusa, ho avuto un contrattempo. Mi ha chiamato Gianni, gli si è rotta la macchina. Non potevo lasciarlo nella merda” le dissi, sperando che non indagasse chiamando il mio amico Gianni
“potevi almeno dirmelo però! Vabbè dai, poi chiamami quando hai fatto”
“ok, a dopo” attaccai.
“tutto ok?” domandò lui. Non risposi subito. Il primo pensiero fu :“che tenero che è” e scoprii che potevo provare quel tipo di sentimento anche per un maschio. Il vuoto che avevano lasciato le sue dita reclamava la sua presenza. Mi vergognavo troppo a dirglielo, ma non vedevo l'ora che si riappropriasse del mio culo.
“si si, tutto bene. Grazie”
Si avvicino e mi baciò con la lingua, provando con le mani a intrufolarsi tra le chiappe. Sculettando lo assecondai nei movimenti e due dita mi trafissero. Mi stava in bocca e in culo. Gemetti forte. Si, lo doveva sapere anche lui che mi stava facendo godere bene.
*** continua***
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