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L'uomo della fantasia 3


di efermi
09.01.2016    |    4.966    |    3 8.9
"Quella è stata la prima volta che ho preso un cazzo vero..."
Quella è stata la prima volta che ho preso un cazzo vero.
La prima volta che ho incontrato il mio uomo. La volta in cui ho provato le sensazioni e le emozioni più forti della mia, ancora breve, vita sessuale.
Dopo aver gustato la sua intimità, il succo del suo sesso e aver sperimentato la sodomia (lato passivo), sapevo che la mia natura era mutata.
Non immaginavo fino a quel punto. Vi spiego.
Passarono pochi giorni dopo quell'incontro. Il mio pensiero si posava volta per volta sui problemi della vita quotidiana, come una farfalla vola di fiore in fiore.
La farfallina, birichina, finiva sempre per posarsi ( per ore ed ore...) sul cazzo di lui. ..ehm...sul pensiero della sua persona. Il mio uomo.
Era un pensiero fisso, praticamente.
Lo chiamai.
"Ciao, come stai? "
"Bene tesoro. Tu che mi dici? "
"Niente di che, sono sempre molto indaffarato, sai il lavoro, gli impegni familiari, vorrei avere più tempo per me" che bugiardo che sono, non avevo niente da fare.
"È giusto che tu ti prenda dei momenti tuoi, per stare bene. Non puoi sempre pensare agli altri" lui.
"Hai ragione. E poi sono 4 giorni che non ci vediamo. .."
"Io stasera sono libero, dove abito lo sai. Se non hai da fare possiamo vederci dopo cena"
"Non saprei, sono molto stanco. Non ti prometto niente" gli rispondevo io. Mica potevo dirgli che non aspettavo altro. Dovevo in giusta misura farmi desiderare.
Quella sera ero effettivamente molto stanco e decisi di rimanere a casa a leggere un buon libro di sul conflitto interiore dei babbuini nati in cattività .....seee a chi la do a bere, avevo una voglia di cazzo che mi riempiva anche le orbite oculari, secondo voi potevo stare a casa?
Ore 20:00 cena, leggera.
Ore 20:30 accensione della macchina e partenza.
Ore 21:03 arrivo sotto casa sua.
Questa è la realtà.
Mi ha accolto con la solita premura e gentilezza di sempre. Ci siamo accomodati in salotto e abbiamo parlato amabilmente come vecchi amici.
Anche se io, dentro di me scalpitavo.
Mi sentivo come il toro che alla corrida non può far a meno di rincorrere e perseguire l'obiettivo di acciuffare quel drappo rosso.
Lui era il drappo rosso che sventolava sotto il mio naso senza tregua con i suoi sguardi magnetici, la sua fisicità prorompente e quell’odore speziato di maschio che riempiva la casa.
Mi ha invitato a sedermi sulle sue gambe e mi ha abbracciato. Sotto sentivo crescere la sua voglia per me.
Il contatto tra noi due generava elettricità. Di un voltaggio sufficiente a fargli rizzare il cazzo.
Nel giro di due minuti mi sono ritrovato tutto nudo di fronte a lui. Nudo io e nudo lui.
E quando mi ha chiesto di leccare tutto il suo corpo cominciando dai piedi, sulle prime sono rimasto imbambolato, poi mi sono inginocchiato, ho avvicinato il viso al suo alluce ed ho dato qualche timida leccatina. Giusto così, per capire cosa provavo. Sottostare al suo piacere, a terra, tutto nudo, succhiando il suo pollicione, mi faceva sentire suo. Mi dava un appagamento che all'occhio di chi osserva forse non è così immediato da scorgere. Lui avrebbe potuto chiederemi di lavare il pavimento come di pulire i piatti. Il semplice fatto di obbedirgli sapendo che il sottomettermi alla sua volontà gli dava piacere era il massimo della goduria. Mentale s'intende.
Ho leccato i suoi piedi con la stessa devozione con cui dopo ho leccato il suo cazzo.
Certo leccare un cazzo è diverso.
Il cazzo sà di uomo. Puzza di cazzo.
È lo strumento con cui ti possiede fisicamente.
Quello strumento il cui uso, quando sono con lui, è prerogativa solo e soltanto sua.
Il pompino che gli ho fatto è stato fantastico, anche meglio del primo, a detta sua.
" sei diventata più brava, stai prendendo dimestichezza con la mia verga. Brava troietta!"
Di questo ne ero felice.
Quello che mi preme più raccontarvi del nostri secondo incontro, e del fatto che ho capito che ero cambiato parecchio, è come mi ha posseduto quella sera.
La volta scorsa mi ha preso alla pecorina.
Stavolta è stato diverso.
La lingua in bocca a frugare ogni angolo mio palato, con il calore e il peso del suo corpo peloso e sudato, mi teneva larghe le gambe facendo perno sulle mie caviglie.
È stata una penetrazione profonda e intensa. Col sudore il suo membro scivolava nel mio ano con estrema facilità, mandandomi in estasi. A forza di pompare ha distrutto il mio culetto. È stato dentro di me un tempo infinito prima di liberarsi di quel liquido seminale che tanto lo infastidiva e lo rendeva nervoso. Era meno fastidioso iniettarlo dentro il mio culetto. Per me portarlo a casa, conservarlo dentro me tutta la notte continuando a sognare quel coito stupendo e la mattina seguente espellerlo per tornare a desiderarlo più di prima era invece un onore.
All'inizio, quando ha iniziato a stantuffare il suo arnese dentro di me ero eccitatissimo. A dire il vero lo ero all'inizio, a metà alla fine e in qualsiasi momento preso a caso nel tempo trascorso con lui.
Con la differenza che all'inizio ero pure duro.
Avevo il pisellino gonfio. Ritto.
Con l'andare della scopata è andato scemando quel vigore, di pari passo col lo scemare della mia virilità.
L'eccitazione, il desiderio, il calore quelli no. La voglia di cazzo nonostante tutto continuava, anzi aumentava addirittura.
Per giunta quel cazzino moscio che sotto i colpi del mio maschio ballonzolava a destra e a manca, ha deciso di cominciare a colare. Si colare.
Usciva sperma del mio pisello senza che io mi toccassi, senza che schizzassi.
Sono venuto come una donna.
Mi sono bagnato il pisellino solo perché il culo era pieno di cazzo.
E godevo. Altroché se godevo.
E mi vergognavo.
"Mmmm sssii dai...uuhhh guarda lì...mmmm,che fai vieni col culo troia?oohh ssiii sei stupenda amore. La prossima volta quando mi vedi invece di indurirti ti si bagnerà il buchino”
Non avevo valutato questa possibilità.
Avevo preso in considerazione l'idea che io non sarei stato più io.
Quando mi ha sverginato l'ho capito subito. Lo sapete.
Arrivare a questo, per giunta in tempi così brevi, non lo avrei mai immaginato.
La cosa strana è che la natura che sto scoprendo di avere sotto la superficie è allo stesso tempo imbarazzante ed eccitante.
Aver incontrato lui mi persuade del fatto che avrò modo di scavare ancora e portare alla luce tanti tesori celati del mio essere.
Il mio essere passivo.
Il mio essere frocio.
Il mio essere la sua troietta vogliosa.
Il mio essere davvero me stesso.
Il mio essere umano.
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