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Gay & Bisex

Scoperte 4


di efermi
25.03.2016    |    6.147    |    2 9.7
"Di scatto mi tappai la bocca con la mano, ma le parole erano già scappate via..."
Si alzò in piedi, dette un bacio al suo istruttore e cercando di ricomporsi come meglio poteva abbandonò la palestra.
*** continua***
Io rimasi li, di pietra, con il cazzo ancora duro in mano. Non sapevo se dovevo tornare da lui o se era meglio sgattaiolare via di nascosto. L'iniziativa la prese lui. Senza nemmeno rivestirsi lo vidi avvicinarsi alla porta. Io lì, sempre nascosto, impassibile. Aprì la porta e mi trovò con le brache calate e il pisello in mano. Mi squadrò. Scambiammo qualche sguardo in cui ci dicemmo più di quello che avremo potuto usando la lingua. E poi gli occhi di entrambi scivolarono sui nostri sessi eccitati. “Adesso fammi quello che hai fatto a lei”. Pensai. O meglio, credevo di averlo pensato. D'iniziativa le labbra si mossero senza permesso, il fiato uscì da solo fuori dai polmoni e quel pensiero in un istante divenne voce. Di scatto mi tappai la bocca con la mano, ma le parole erano già scappate via. Non potevo farci più niente. Per mia stessa ammissione, involontaria, volevo il cazzo. Come quella puttanella. E mi convinsi che ormai, lui avrebbe voluto quello che gli spettava. Quella frase evasa dalla mia bocca era lo specchio di quello che avevo dentro. Non potevo farci niente. Solo, non lo sapevo. Stavo cominciando a scoprire chi sono.
Mi prese la mano e mi portò in bagno.
Disse che non poteva trattenere oltre la vescica. Si mise di fronte al vaso e pisciò. Lo spacco sul glande si era dilatato e un getto forte e giallo zampillava dalla punta. Lo teneva scappellato con una mano, dandogli la direzione. Non potei far a meno di notare i muscoli del tronco, che si contraevano, e le palle che ciondolavano. Finì di svuotarsi nel cesso e si rivolse a me, col cazzo ancora in mano. Tutto nudo e sudato. Fece un cenno, come ad intendere che dovessi avvicinarmi a lui. Lo feci. Con la mano destra poggiata sulla nuca mi invitò, senza troppa delicatezza, a piegarmi, portando il mio naso a pochi centimetri dal suo cazzo. Aveva delle striature biancastre lasciate dalla figa fradicia di quell'infoiata, i peli del pube bagnati di sudore e alcune gocce gialle sulla punta. Presi fiato. L'odore era penetrante, non molto definibile. Lo annusai ancora, da più vicino. Arrivò diritto al cervello facendomi girare la testa. Lo sniffai più a fondo. Ad ogni respiro coglievo un’essenza diversa. Ogni particolare di quell’aroma scaricava elettricità ai neuroni. Una droga di cui, di lì a poco, avrei avuto bisogno.

Lui teneva le sopracciglia inarcate e rimase fermo, lasciandomi odorare la sua dotazione.
*** continua ***
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