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L'uomo della fantasia 4


di efermi
15.01.2016    |    5.134    |    3 9.4
"Il pisellino saltella floscio in qua e in là al contrario del suo che, se possibile, è sempre più duro..."
Il sole filtra dalla tendina del bagno scaldando la mia pelle bagnata. Afferro la lametta, con cura la passo sulle gambe. Dalla caviglia arrivo fino all'inguine. Il pavimento è ormai un tappeto scuro. Guardo nello specchio mentre passo il palmo sulla superficie delle cosce. Mi giro, i glutei sono completamente lisci. Mi scappa un sorriso. Sono tutto depilato. Il vento estivo entra nella stanza, scorre sulla pelle e mi fa tremare, sensibile come un bambino. Tasto le chiappe e gli occhi si sgranano dallo stupore. Il minimo tocco è amplificato più che mai. Già immagino quando a palparmi saranno le sue mani esperte.
È sera ormai. Indosso la solita tutta comoda di sempre. Prendo le chiavi della macchina ed apro la porta. Non voglio farlo aspettare, non vedo l'ora di stare con lui, di fargli vedere la sua sorpresa. Scendo il primo scalino. Cazzo, sto uscendo in ciabatte! Maledetta fretta! Torno indietro e poi di nuovo giù per arrivare in strada. Salgo in macchina e carico il suo l'indirizzo sul navigatore, almeno eviterò il traffico cittadino. Arrivo. Suono il campanello. L'idea di prendere l’ascensore e starmene in piedi ad aspettare l'arrivo del terzo piano mi mette ansia. L'energia e l'impegno per salire le scale mi aiutano a tenere a bada l'agitazione e la smania che ho. Raggiungo la porta dell’appartamento, è già aperta, lo vedo. Con la testa sono già al momento in cui scoprirà cosa ho fatto per lui. E se non gli piacessi? Se non fosse contento, se mi preferisse diverso? Una gocciolina di sudore mi attraversa la schiena. Riesco a malapena a dirgli “ciao” per la poca saliva che ho sul palato. Lui cinge i miei fianchi, si avvicina e mi bacia. La sua lingua inizia a giocare con la mia e il vigore mi viene meno, mi sciolgo e abbandono tra le sue braccia. Lo stringo. Passo una mano sui capelli ricci e folti, neri come il carbone. Appoggio l'altra sui pettorali massaggio dolcemente.
Entriamo dentro casa senza che quel contatto magnetico dei nostri corpi venga meno. C'è una sorta di incantesimo che ci tiene appiccicati, quasi fossimo incapaci di distanziarci. Mi adagia con cura sul letto. La testa poggiata sul cuscino. Ritrovo l'odore che annusai quando per la prima volta, il mio naso schiacciato contro le lenzuola e il culetto all'insù, lui si prendeva la mia verginità. Riprovo le stesse emozioni, ma stavolta sono consapevole di chi sono, del ruolo che mi compete e mi realizza. I suoi occhi color castagna vedono solo me, luccicano di desiderio.
Mentre si toglie prima la maglia poi i pantaloni e di seguito ogni indumento mi chiede di spogliarmi. Vuole vedermi nudo. Cosi faccio. Tolte anche le mutande ,eccitato e preoccupato, col pisellino floscio, rimango in attesa di una sua reazione. Resta immobile a fissarmi, studia. Provo a carpire dai suoi occhi, dalle labbra, dalla contrazione dei muscoli facciali quale sia il suo pensiero. È poco quello che lascia trasparire. Si avvicina alla mia gamba e la sfiora. Appoggia la mano e massaggia. Gli occhi adesso tradiscono l’incredulità, ed io sento forte il calore della sua mano. Scorgo il suo membro muoversi, sollevarsi, senza nessuno stimolo diretto. La vista del mio corpo depilato, pronto per essere messo a sua disposizione, sta provocando in lui un’erezione incontrollata. Il cuore va a mille, ogni cellula del corpo freme. In mezzo alle gambe ho la calma piatta, ma nello stesso tempo la sensazione che il buchino si stia inumidendo. Che bello. Si! Gli piaccio! Passa la lingua sulla mia pelle nuda. Non dimentica neanche un centimetro. Insaliva tutto, odora, assapora l'essenza.
Sono preda della sua voglia. Mi tiene alte e larghe le gambe, passando la lingua sul buco. Godo come una troia, una cagna in calore. Cresce smisuratamente la voglia che ho di sentirmi sua e concedergli di realizzare tutte le inconfessabili voglie sessuali. Desidero scoprire le perversioni più segrete, quelle che neanche conosce. Accendere l'interruttore della sua porcaggine per poi dargli il permesso di sfogarsi su di me. Donargli la chiave del mio corpo e della mia testa, farlo entrare e dichiarargli: fa come fossi a casa tua.
Siamo avvinghiati. I nostri corpi strusciano, si cercano. Gocce del suo sudore cadono su di me. Il profumo, l'intenso aroma acre delle nostre voglie riempie la stanza. Impugna la verga, alla base di una foresta pelosa si innalza l'albero del mio desiderio. Dal tronco duro come il marmo alla chioma lucida ed ampia, enorme, lo bramo tutto. Turgido, ricoperto di venature gonfie, pulsanti. Strofina la cappella sul culo, girando intorno al buco bagnato. È una sensazione già provata, ma l'assenza di peli amplifica meravigliosamente quel contatto magico tra i nostri sessi. Giocherella così per qualche minuto. Respira affannosamente anche se non fa nessuna fatica. Come un rapinatore punta la pistola alla tempia del suo ostaggio così lui, con quel potente arnese che il buon dio gli ha donato, spinge il glande contro il mio ano, delicatamente a intervalli regolari. Sta minacciando di penetrarmi. Con le mani tengo larghe le chiappe e mi accosto per invitarlo ad entrare subito. Dubito di poter resistere ancora. Mi blocca, muove la testa da sinistra verso destra e schiocca la lingua come sono soliti fare i siculi per dire di no. Vuole vedermi scoppiare, impazzire, contorcere dalla voglia di cazzo. L'immagine di me, bisognoso del suo membro, quasi fosse l'acqua in un deserto, colma il suo orgoglio. Lo rende tremendamente porco, si compiace di me e di sé stesso, della mascolinità, la virilità prorompente che schiaccia e disintegra quella del suo partner. Le spinte sullo sfintere si fanno gradualmente più decise, i movimenti del bacino più ampi e armoniosi. Il pisellino saltella floscio in qua e in là al contrario del suo che, se possibile, è sempre più duro. Posso solo concentrarmi nel rilassare lo sfintere per dare agio al suo palo di trafiggermi. Preme forte. Sempre di più. Improvvisamente mi manca l'aria, il respiro si ferma, il corpo immobile.
Ha squarciato il mio culo. I peli del pube solleticano la mia pelle. Ha sfondato, rotto le resistenze del povero culino stando comodo nel ventre. Sembra arrivarmi in gola. A malapena riesco a controllare la goduria, a tal punto che un gemito, più simile ad un grido smorzato, evade della mie labbra. In un sol colpo quell'albero lussurioso è sparito nel caldo e accogliente pertugio. Le mie palline sembrano le radici di quel fusto largo. Tremendo. Misto di dolcezza, porcaggine, possessione e non so cos’altro. Il sudore e i liquidi che secernono i nostri corpi rendono la penetrazione scivolosa e lubrificata, senza il minimo attrito.
Si muove su di me. Mi aggrappo alle sue braccia. Ondeggia, ancheggia. Tutti i muscoli sono al servizio di quell’organo pieno di sangue, grosso e marmoreo che entra ed esce. Sposto la testa, la trascino sul cuscino, stringo i pugni aggrappandomi alle lenzuola umide e digrigno i denti. Gemo forte. Anche se non vorrei, ho paura che ci sentano i vicini. China la testa posando la lingua sul mio petto per poi leccare avidamente, concentrandosi sui capezzoli. Succhia, mordicchia, slingua, assapora, bacia, li trastulla con il naso e poi torna a premerli tra le labbra. La mente vaga libera senza un pensiero preciso, eppure soddisfatta. È forse questo il nirvana che tanti ricercano? I colpi si fanno più forti e profondi. Profondissimi, da fare male. Il letto comincia a muoversi e la spalliera sbatte sul muro facendo rumore. Continua senza esitare, senza pause mi scoparmi e lecca. Sono in paradiso.
Dentro di me sento degli spasmi, la temperatura si alza, lui urla di piacere. Il bastone che ho dentro freme, si contrae più volte, spruzza il suo seme. Mi farcisce di crema bollente e i miei gridolini accompagnano i suoi. Lui schizza nel culo ed io bagno il pube colando dalla punta del pisellino molle. Stiamo venendo insieme. Rimaniamo così. Abbracciato stretti, uno dentro l'altro. Gustiamo l'apice di questa scopata riposando dalla fatica patita per arrivare a tanto appagamento.
Il pensiero di sentirlo uscire da me per lasciare un vuoto incolmabile mi fa orrore. Lui sta lì. Non si stacca. Senza che glielo chieda rimane comodo, nemmeno lui vuole perdere il contatto con me. I respiri tornano regolari. Il battito dei cuori riprende il ritmo abituale. Petto contro petto mi sembra sentire i nostri cuori scandire la stessa melodia. Accarezzo la schiena, i glutei e poi i capelli, con tenerezza. Lo coccolo. Si addormenta. Nella maniera più naturale si lascia andare, tanta è la complicità e la fiducia. Non si vergogna e non teme di appisolarsi sul mio corpo come fosse un giaciglio comodo, col membro all'interno delle mie viscere.
Mi gusto il suono del suo respiro e l'odore caratteristico di uomo sudato e stanco, ma soddisfatto e sereno. Volgo lo sguardo all'estremo della finestra che sta di fianco al letto e osservo il cielo. Il bagliore di una stella cadente disegna una scia luminosa. Penso : vorrei che questa notte durasse per sempre...
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