Stand by me - ricordi di un'estate

Quarant'anni fa esatti anziché in ufficio passavo il mese di luglio al mare. Preadolescente trascorrevo le giornate in acqua coi coetanei e con un amico in particolare; le giornate e, non di rado, i pomeriggi a casa di lui, quando il caldo era così soffocante da non consentire la permanenza in spiaggia.

Dopo pranzo andavamo in camera a leggere i fumetti stesi sui lettini, le tapparelle abbassate a far filtrare la poca luce necessaria e tener fuori il caldo opprimente ma non l'assordante, ipnotico, frinre delle cicale.

Un pomeriggio, in particolare, mentre leggevo un fumetto già letto più e più volte e perciò non molto interessante, mi sorpresi ad avere la mente e lo sguardo altrove; senza che me ne fossi reso conto da qualche minuto guardavo il pube del mio amico steso sul lettino di fianco al mio; sotto al costume di lycra attillato qualcosa s'era inturgidIto e ogni tanto sobbalzava. Al culmine di quel turgore un'ombra di lattiginosa umidità e il sottile profumo marino di sesso maschile.

Battei incredulo più e più volte gli occhi mentre realizzavo che neanche lui, da parecchio tempo ormai, girava le pagine del suo giornaletto; intuii che nel mimetismo sincopato che ci immobilizzava ci stavamo spiando a vicenda e, infine, realizzai che anch'io ero eccitato come lui e anche il mio umore intrideva la stoffa del costume.

Restammo così a lungo, immobili, i respiri trattenuti, le fronti imperlate di sudore e il cuore in gola; il dialogo tra i sessi, malamente trattenuti dagli slip tesi e sempre più bagnati, proseguiva in una lingua a noi sconosciuta. Fugaci visioni del suo membro impubere, del suo glande scoperto, del mio viso esitante che gli si accostava inalandone il profumo sottile, le mie labbra che si schiudevano... chissà che cosa stesse pensando lui ma non accadde nulla: eravamo troppo giovani e del tutto impreparati a quella situazione che, prima d'allora, non avevamo nemmeno immaginato. Mi alzai goffamente e andai in cucina per bere il bicchier d'acqua di cui sentivo l'assoluta necessità e rammaricandomi, per i quarant'anni successivi, di non aver presa l'iniziativa.

In cucina trovai la madre, una piacente signora dallo sguardo indagatore che mi osservò a lungo prima di chiedermi se fosse successo qualcosa e se stessi bene; cercai di rassicurarla men goffamente che potei ma realizzai che paonazzo com'ero, col membro tumescente e il costume bagnato risultavo poco credibile. Riflettè un poco e mi parve arricciasse impercettibilmente il naso, come se sentisse qualcosa, poi si alzò dalla sedia e fece capolino nella camera del mio amico, la seguii quel poco che mi consentisse di guardare dentro e lo vidi steso sul fianco, spalle alla madre, che fingeva di dormire. Ancora immaginai che lei sentisse qualcosa, sembrò esitare e poi tornò da me: "forse è meglio che tu vada, si è addormentato".

Presagivo, allora, che i nostri pomeriggi assieme si sarebbero diradati e che durante quelli avremmo ostinatamente letto i nostri fumetti, del resto avevo scoperto il cesto della biancheria del loro bagno dove la madre di lui deponeva la sua biancheria così fragrante, assieme a quella di lui e della sorella... ma questa è un'altra storia.