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La doppia colazione


di Isaac
04.04.2013    |    15.139    |    4 9.1
"“No! No, per carità, non chiami nessuno, anzi, mi scusi per prima, ero assorto e non facevo caso a dove guardavo” farfugliai girando la testa ma senza..."
Allenarsi al mattino ha i suoi vantaggi, le corsie sono semi-vuote e gli altri pochi che scelgono quell’orario sono buoni praticanti, come me, e quindi non ci si ostacola a vicenda; in piena estate, poi, siamo ancora meno a ritrovarci in vasca alle sette del mattino e quella mattina eravamo appena in quattro, tre uomini ed una donna, ciascuno nella sua propria corsia.
Finito il programma sono solito fare un quarto d’ora di sauna e quando ci entrai trovai il più giovane degli altri due che m’aveva preceduto di qualche minuto; ci salutammo con un cenno del capo e mi sedetti a debita distanza appoggiando i gomiti alle ginocchia e sollevando di tanto gli occhi verso la clessidra che colla solita estenuante lentezza colava i suoi quindici minuti.
Ogni tanto volgevo distrattamente lo sguardo verso l’altro nuotatore, decisamente più prestante di me e d’un tratto realizzai che era completamente depilato: petto, braccia, gambe … il tipo che si prende molta cura di se, che si applica la crema corpo dopo la doccia ed il roll-on defatigante alle palpebre, dissi tra me e me con sprezzante invidia da uomo di mezza età; insistendo con lo sguardo, ma di sottecchi per non dare nell’occhio. Cercai di capire se si depilasse anche il pube ma nonostante avesse uno slip aderente potei solo constatare che doveva essere anche ben dotato, più di me anche in quel caso. Intanto i minuti passavano, lui seduto immobile colle gambe leggermente divaricate e la testa appoggiata alla parete che guardava fuori dalla porta a vetri, ed io nella medesima posizione di prima che di tanto in tanto, stupendo me stesso per primo, dardeggiavo un’occhiata a quel pacco che, ma pensavo fosse solo un’impressione, dall’una occhiata alla successiva mi sembrava divenire più consistente finché non realizzai che si, nonostante gli oltre novanta gradi di temperatura, il mio compagno di cabina aveva una mezza erezione dovuta chissà a quali pensieri dietro lo sguardo perso oltre il vetro.
Comunque, il suo quarto d’ora passò e lui uscì diretto agli spogliatoi; nel passarmi davanti ebbi modo di vedere come il costume ormai aderisse al punto che una fenditura sembrava profilarsi in corrispondenza del laccio in vita ma fu più un’impressione che una vera e propria percezione visiva. Mi diedi dello stupido e cercai di pensare ad altro paventando che mi si potessero leggere in viso certi turbamenti del tutto nuovi.
Il quarto d’ora finì anche per me, uscii docciandomi rapidamente eppoi m’immersi nella vasca di reazione gelata; cominciando subito ad iperventilare per attenuare la morsa del freddo, resistetti un minuto che mi parve più lungo ancora dei quindici appena passati ed infine mi diressi all’area docce.
Credevo che non vi avrei trovato nessuno ed invece il ragazzo che m’aveva preceduto era sotto la doccia, immobile e con la testa volta verso l’alto mentre un intenso getto d’acqua calda e fumigante lo irrorava sulla schiena, quasi inavvertitamente mi cadde l’occhio e constatai che no, il pube non era depilato (“meno male”, mi sorpresi a pensare) e che il membro, rilassato ma reduce dallo stato di eccitazione e col glande completamente scoperto, era davvero notevole per dimensioni come notevoli erano i testicoli. Indugiai con la vista un istante di troppo perché quando rialzai gli occhi incrociai i suoi; distolsi subito lo sguardo contraendo il viso in una smorfia che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere un sorriso di circostanza ma nel frattempo ero avvampato. M’affrettai in un box distante di due dal suo, camminando legnosamente nel tentativo di far presto senza darlo ad intendere e vi entrai dando la faccia alla parete. Aprii l’acqua e cercai di dilavare con quella l’imbarazzo che mi aveva fatto schizzare le pulsazioni a livello di infarto.
“Stupido! Stupido! Stupido! Hai intenzione di farti espellere con ignominia dal circolo? Quando mai prima hai avuto di queste curiosità?” mentre mi dicevo queste cose scoprii che dabbasso qualcun altro non la pensava allo stesso modo e con incredulità dovetti prendere atto d’una erezione come poche altre volte prima ne avevo avute.
A quel punto udii una voce alle mie spalle: “Scusi lei, si sente bene?”. Era quell’adone che con voce profonda ed impostata era arrivato dinanzi al mio box “ho visto che aveva un’espressione congestionata ed era legato nei movimenti, forse le ha fatto male la sauna? Vuole che chiami qualcuno?”. “No! No, per carità, non chiami nessuno, anzi, mi scusi per prima, ero assorto e non facevo caso a dove guardavo” farfugliai girando la testa ma senza voltarmi del tutto e, con un riflesso incondizionato piuttosto ridicolo, mi coprii il pube colle mani come a fare barriera per un calcio di punizione. Mi sembrò esitasse un attimo ma restò lì; voltandomi ancora con la testa notai che indossava l’accappatoio aperto sul davanti e che … be’, stavolta non c’erano dubbi, era visibilmente eccitato ed il suo cazzo, così grande a riposo, era divenuto decisamente enorme. Dovetti spalancare gli occhi con un’espressione piuttosto allarmata perché di scatto richiuse l’accappatoio ed io, a quel punto e senza rendermene conto sussurai un “no …” pieno di rammarico.
“No, non è niente, sto bene grazie …” bofonchiai arrossendo nuovamente e girandomi di tre quarti, lui abbassò lo sguardo sulle mie mani chiuse a coppa, passò un secondo, forse due eppoi mi lasciai cadere le braccia sui fianchi scoprendo la serpe in seno che, evidentemente, trovava assai interessante quella situazione. Ci guardammo negli occhi senza parlare per un po’, nel frattempo anche lui aveva lasciato andare i lembi dell’accappatoio e così ci fronteggiavamo … “Mi chiamo Fausto”, disse lui, “Piacere, Roberto” risposi ed assurdamente gli tesi la mano come a volergliela stringere; la cosa lo sorprese ma me la porse e così, formalmente, ci presentammo come due gentiluomini.
“Io sono gay” mi disse; non avevo sbagliato del tutto a proposito della crema corpo e del roll-on” pensai beffardamente, poi risposi “Io no, credo … ma non ne sono tanto sicuro in questo momento”; apprezzò la battuta e sorrise, “Mi stavi adocchiando sin dalla sauna, vero?”, “Chi, io?” celiai con un ghigno imbarazzato, “Si, devi proprio essere etero, voi fate sempre così eppure il cazzo piace più a voi che non alle donne; forse vi piace addirittura più che a noi”, “Non ti seguo …”, “Be’, si, a me, ad esempio, piacciono le tue gambe da terzino, e le tue spalle larghe, mentre tu non hai fatto altro che guardarmi questo” disse mettendosi una mano sotto lo scroto ed alzando il pacco intero come a volermelo porgere. La situazione si stava facendo divertente e, finalmente, cominciai a rilassarmi “Hai ragione ma non te la prendere, la mia è tutta invidia” dissi mettendomi le mani sui fianchi “Eppoi nemmeno saprei che cosa farci con tutto quel ben di dio” mentii, “Oh, sono sicuro di si” mi rimbeccò lui chiudendosi l’accappatoio e rabbuiandosi in volto. Ma che, è stupido? pensai, prima mi sconvolge con ‘sta mazza da film ed ora fa la ragazzina ritrosa?” Mi avvicinai d’un passo e con entrambe le mani feci per aprirgli l’accappatoio “In effetti un’idea ce l’avrei” mi sorpresi a dirgli “Ma qui forse siamo un po’ troppo in vista, potrebbe arrivare qualcuno”, “Vieni con me” disse, mi prese per mano e mi portò verso l’unica cabina doccia provvista di porta, usata da chi è pudico o, magari anziano e portatore di stomie; entrammo e si richiuse la porta alle spalle appoggiandovisi sopra con la schiena, le gambe leggermente divaricate e flesse, quasi a protendere il bacino verso di me. Non dicemmo una parola, io mi inginocchiai dinanzi a lui e rimasi a guardare da vicino quel cazzo tanto più grande del mio che faceva su e giù come ad invitarmi. Avvicinai il volto ed avvertii la fragranza del doccia-schiuma esalare dal pube ricciuto, con una nota di maschio proveniente dalla cappella turgida e già lucida d’un velo di essenza , schiusi le labbra esitante “Non posso credere che sto per farlo davvero” sussurrai mentre, dopo essermele umettate con la lingua, le richiudevo lentamente intorno al glande
Cominciai a muovere la testa avanti ed indietro, come avevo visto fare in altre circostanze e da un altro punto di vista, diciamo, con la lingua avvertivo il frenulo ed il bordo della cappella mentre le labbra in movimento aderivano alle grosse vene ed innervature di quella mazza favolosa; non cercai di farmela entrare in bocca per più di quanto non potesse, era troppo palese lo sforzo ed il disagio di attrici pur specializzate a cui avevo visto farlo sui siti hard ma Fausto sembrava apprezzare lo stesso, mi aveva messo una mano sul capo, colle dita tra i capelli che ho ancora folti ancorché brizzolati, e non sembrava voler forzare la situazione limitandosi a tenervela appoggiata. Io, dal canto mio, colle mani gli cingevo i fianchi ed ogni tanto per riprendere fiato mi staccavo da lui ed affondavo la faccia nell’inguine, o sotto l’asta, cercando con la lingua quei sodi coglioni ed il perineo; nel frattempo il suo profumo s’era fatto più intenso, inebriante, ed un sapore come d’albume lievemente salato, il suo smegma e la mia copiosa saliva immagino, m’aveva riempita la bocca.
Andavamo avanti così da qualche minuto, con insospettabile affiatamento quando d’un tratto sentimmo bussare lievemente alla porta. Trasalimmo entrambi, io mi staccai da lui restando inginocchiato e sperando che da dietro la porta in vetro satinato, essendoci lui davanti, non mi si vedesse. “Fausto, sei tu?” pronunciò l’importuno “Sei da solo?”. Fausto si rilasciò immediatamente e comincio a ridere sommessamente “Si, sono io e no, non sono da solo, che cosa vuoi?” rispose “Se state facendo quel che penso vorrei entrare …”.
A questo non ero preparato, dal basso rivolsi uno sguardo interrogativo ed inquieto a Fausto che mi disse: “E’ Paolo, il mio fidanzato, era in vasca con noi prima”. Lui, il terzo uomo! Come avevo fatto a non capire che i due si conoscessero? “Lo faccio entrare?”, cercai di ricordarmi che fattezze avesse Paolo, poi dissi “Entrare per fare cosa?”, “Be’, a voi etero non piace solo succhiarlo …” ammiccò lui, abbassai lo sguardo e per un attimo considerai la situazione, mezz’ora prima stavo nuotando pensando alle pratiche d’ufficio che avrei dovuto affrontare di li a poco e senza poter immaginare che, invece, poco dopo mi sarei appartato in una doccia a succhiare il cazzo ad un uomo che non avevo mai visto prima, in verità a succhiare il cazzo ad un uomo qualsiasi, né che la cosa mi sarebbe tanto piaciuta, né che potesse degenerare ulteriormente. Mentre riflettevo su ciò la mia mano aveva ripreso meccanicamente ad accarezzare la spessa e smisurata verga di Fausto, perché quella consistenza che avevo così ben coltivata con la bocca non svanisse, così Fausto decise per me, si sollevò dalla porta che subito si schiuse facendo entrare Paolo. Per quello che potevo vedere, e da quella posizione, mi parve un bell’uomo ma, soprattutto, con un cazzo di tutto rispetto e già in sintonia con la situazione. “Sei sempre il solito” disse a Fausto, “fai nuove amicizie e non me le presenti”, “Piacere, Roberto” dissi da la sotto ma senza tendergli la mano, stavolta. “Roberto è un neofita ma ha un talento naturale con la bocca”, disse Fausto, Paolo sorrise e si pose dalla parte opposta, appoggiandosi alla parete mentre Fausto richiudeva la porta poggiandovisi nuovamente sopra con la schiena. Ero preso tra due fuochi, pensai tra me e me ma tutt’altro che dispiaciuto, guardai Fausto che assentì benevolo, così mi girai sulle ginocchia e mi ritrovai il ragguardevole cazzo di Paolo dinanzi alla bocca.
Ormai ero espertissimo e ripercorsi con lui quanto poco prima avevo scoperto di poter e saper fare con Fausto “Hai ragione, è proprio bravo!” disse Paolo ed io mi sentii sopraffatto da un’ondata di orgoglio riuscendo a bfonchiare solo un goffo “Grazie” colla bocca piena, “Meriterebbe un premio”, rispose Fausto che a quel punto si sedette sui talloni, dietro di me, e mi mise le mani sui fianchi invitandomi ad alzarmi in piedi “No, senza interromperti” mi sussurrò all’orecchio e così mi alzai a novanta gradi, più o meno la temperatura di quella sauna fatale, continuando a succhiare con impegno il marmoreo cazzo di Paolo il quale, da parte sua, se la godeva rantolando cogli occhi al cielo. Fausto si riabbassò sui talloni, di modo d’avere la faccia all’altezza del mio grosso deretano, colle mani schiuse le natiche e comincio a slinguazzarmi il buco del culo, cosa che avevo sempre apprezzato sebbene a ben poche signore mi fossi azzardato a chiederlo; mentre mi slinguazzava, colla faccia incuenata tra le mie chiappe, la sua mano destra aveva agguantato il mio cazzo sin lì trascurato, ed aveva cominciato a menarlo soavemente, andò avanti così qualche minuto, poì si alzò in piedi e mi sussurrò “Sei una cagnetta dolcissima”, prima che potessi realizzare le sue intenzioni appoggiò il glande al mio buchetto che, nel frattempo, s’era lavorato dapprima con un dito eppoi con due, tra uno slinguazzamento e l’altro e con mio sincero stupore, entrò senza quasi incontrare resistenza “Non ci posso credere che tu non l’abbia mai fatto!” mi prese in giro lui, eppure era così e non mi capacitavo di come il mio sino a pochi secondi prima vergine culo potesse aver accolta in se, quasi avidamente ingoiata, quella mazza stupefacente ma nessuno dei tre, ormai, aveva granché voglia di parlare: io ero in pieno deliquio, un velo rosso sugli occhi ed il rullo ancestrale di mille tamburi oceanici nelle orecchie mentre da una parte sentivo l’invasore pervadermi nelle viscere ed insistere con l’ariete sulla mia prostata, dall’altra il suo gemello, stillante gli afrori più elettrizzanti, in procinto di esplodere nella mia bocca ed infatti da li a poco avvenne così, Paolo emise una specie di rauco ruggito e mi inondò la bocca di sperma densissimo che cercai di trattenere tutto nonostante me ne trafilasse un po’ dagli angoli della bocca ma che riuscii a deglutire quasi per intero poi, mentre ancora succhiavo affannosamente Paolo per cavargli l’anima, un colpo di reni più deciso degli altri mi sollevò quasi da terra (e non sono un peso piuma …), seguito da decine di altri parossisticamente dati quasi con furia cieca da un Fausto trasfigurato che m’aveva conficcate le unghie nelle reni e colle braccia pure mi spingeva avanti ed indietro quasi a voler entrare per più della lunghezza del suo magnifico cazzo dentro di me.
Quando ci staccammo l’uno dall’altro e l’altro ancora dall’uno eravamo tutti e tre abbastanza sconvolti, io ero accasciato sul piatto doccia col culo slabbrato che un poco mi bruciava e da cui colava un rivolo dello sperma di … per un attimo mi chiesi di chi potesse essere, visto che avevo avidamente ingurgitato il copioso fiotto di Paolo ma, va da se, poteva essere solo quello del mio primo uomo, di colui che m’aveva così gagliardamente sverginato di prima mattina nell’afoso luglio di quell’anno bisestile.
Ripresici uscimmo con circospezione uno alla volta dalla doccia ma nella mezz’ora scarsa in cui tutto s’era compiuto nessun altro era entrato negli spogliatoi, ci facemmo velocemente la doccia in tre box adiacenti ridacchiando di tanto in tanto, ci vestimmo rapidamente, ormai del tutto scevri da qualsiasi foia sessuale e senza nemmeno indugiare con gli di sguardi sull’une e sull’altre pudenda. “Andiamo a far colazione?” proposi ai miei due nuovi amici, dimentico della scorpacciata di crema che m'ero appena fatta. “Ma si, dai, al bar c’è Titti che ci aspetta” rispose Paolo.
Arrivati al bar scoprii che Titti era la quarta nuotatrice di quella mattina fatale, ci presentammo fra risolini di intesa e battute velate e ci sedemmo al tavolo mentre il cameriere veniva a prendere le ordinazioni “Sai, Titti è bisessuale. Come te, ormai” mi sussurrò Fausto all’orecchio e lì presagii che nelle mattine successive ci sarebbero stati sviluppi interessanti …
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